29 dicembre 2011

Le 25 canzoni Banali che ci hanno cambiato la vita.

Non hanno né un testo profondo né una melodia ricercata. Anzi spesso le loro parole sono banali e la melodia è scontata. Tuttavia, ognuna, a modo suo, è riuscita a segnare la storia dell'umanità. Il blog mentalfloss.com presenta la classifica delle 25 canzoni che hanno cambiato la storia del mondo nell'ultimo quarto di secolo e sottolinea come tanti di questi pezzi, alcuni molto vecchi, altri recentissimi, non solo hanno salvato la vita a tante persone, ma sono riusciti a rafforzare la gloria degli Stati Uniti nel mondo. Barney il dinosauroBarney il dinosauro IL PODIO - Al primo posto nella top 25 c'è «I love you» la canzone del cartone animato americano «Barney il dinosauro». Sebbene il testo sia davvero surreale, la melodia è la più usata nella «discoteca», una zona del carcere di Guantanamo dove sono portati i terroristi per confessare le loro colpe e soprattutto per svelare i segreti di Al Qaeda. Etichettata come «musica della futilità», la canzone riesce a trasmettere al prigioniero il messaggio che è inutile mantenere il silenzio e resistere. Un po' pomposamente il blog afferma che gli Usa non hanno perso la guerra contro il terrorismo anche grazie alla canzone del dinosauro Barney. Al secondo posto si piazza «Believe» di Cher, prima canzone nella quale è stato usato l'auto-tune, un software che manipolando l'audio permette di correggere l'intonazione o mascherare piccoli errori o imperfezioni della voce. La melodia di Cher che nel 1998 fu un autentico successo con oltre 10 milioni di copie vendute, grazie al software ha cambiato la storia della musica (oggi è usato da tantissimi cantanti) ed è unica secondo il blog perché ha reso «l'importanza della voce del cantante obsoleta e superflua». Sul gradino più basso del podio c'è la storica «Everybody hurts» dei Rem. Il suo testo non è un inno alla felicità, ma sembra che ascoltato dalle mucche le stimoli a produrre più latte. L’hanno rivelato due ricercatori dell'università inglese di Leicester che hanno dimostrato come questa «ode all'empatia» del gruppo americano riduca lo stress mentale dei bovini e li spinga a produrre almeno mezzo litro di latte in più ogni giorno.
LE ALTRE - Al quarto posto si piazza «Jigsaw Falling into Place», singolo di «In Rainbows» settimo album in studio dei Radiohead. Registrato nel 2007, il pezzo secondo il blog «ha ucciso le case discografiche». In un'epoca in cui il download illegale è diventato un costume comune e la musica in generale soffre una grande crisi, la band britannica è stata la prima a chiedere ai propri fan di scaricare il pezzo direttamente dal proprio sito web e di offrire un compenso a scelta libera. Almeno un terzo degli utenti ha scaricato gratuitamente l'intero album, ma in media gli acquirenti hanno versato circa otto dollari. L'affare per i Radiohead è stato enorme (sono stati venduti almeno 3 milioni di copie virtuali): essi non solo hanno diminuito considerevolmente il potere delle case discografiche, ma hanno creato un modo di operare (successivamente la tecnica è stata imitata da molteplici band) che è riuscito a salvare la musica dalla crisi del download illegale. Segue in classifica la celebre «Across the Universe» dei Beatles. Il 4 febbraio del 2008 la melodia è stata diffusa verso l'Universo dalla Nasa e potrebbe essere il primo messaggio musicale ascoltato da eventuali alieni che vivono nel cosmo. Al sesto posto la canzone «Gin and Juice» di Snoop Dogg. Il 19 marzo del 1994, il rapper che vestiva una maglia bianca rossa e blu oversize di Tommy Hilfiger presentò la melodia al Saturday Night Live e l'indomani i fan del cantante assaltarono i megastore di Manhattan per comprare lo stesso indumento indossato dal loro idolo. Il marchio che fino allora era considerato «da figli di papà» divenne il più amato dalle gang di strada e dai ragazzi comuni. Da allora è nata una collaborazione tra lo stilista statunitense e il rapper americano che più tardi sarebbe stata imitata da altri artisti e stilisti. Nella restante top 25 sono da segnalare al nono posto la canzone «The Drugs don't work» dei Verve che secondo studi scientifici è talmente triste da rallentare il battito cardiaco e quindi è sconsigliata a chi è molto giù, l'assordante «Panama» dei Van Halen, usata nel gennaio del 1990 dai marines americani per stanare il dittatore Noriega che aveva ottenuto asilo nella sede dell'ambasciata del Vaticano nello stato centroamericano (dopo 10 giorni di tortura musicale a tutto volume il signore della droga uscì dal suo rifugio preferendo il carcere) e infine al ventunesimo posto Gran Vals, canzone composta nel 1902 dal chitarrista Francisco Tárrega e divenuta dal 1993 la suoneria ufficiale dei telefoni Nokia: si stima che ogni giorno sia ascoltata circa 1,8 miliardi di volte ed è secondo il blog la musica che ha definitivamente segnato la fine del silenzio.

Storie di Natale e di solidarietà....

Occorre liberalizzare le esibizioni degli artisti da strada, oltre che i saldi. Lo sollecita il Codacons, denunciando che martedì a Milano quattro zampognari, che si esibivano con le cornamuse in corso Vittorio Emanuele, sono stati multati dai vigili urbani perché non avevano il permesso. Contravvenzione da 100 euro a testa. A segnalarlo un passante che ha cercato invano di protestare con i vigili, evidenziando come non facessero male a nessuno e, anzi, contribuissero a creare un clima natalizio». «Purtroppo siamo stati costretti ad intervenire: ci ha chiamato un'altra artista di strada, che però ha una regolare autorizzazione ad esibirsi», replicano i vigili urbani di Milano. «Siamo stati chiamati dall'artista infastidita dalla presenza abusiva degli zampognari - spiegano dal comando dei vigili urbani -. Contemporaneamente ci aveva chiamato anche un Babbo Natale, che protestava perché il suo spazio era stato occupato da un mimo abusivo: non abbiamo potuto fare altro che applicare il regolamento». Così sono scattate le contravvenzioni. I PRE-SALDI - «Ci domandiamo perché i vigili multino solo gli zampognari e non anche i commercianti che, in violazione della normativa regionale, praticano già i saldi nel 75% dei negozi e che dovrebbero essere multati con una sanzione da 500 euro», afferma Marco Donzelli, il presidente del Codacons, secondo il quale «è giunta l'ora di liberalizzare sia il periodo dei saldi che le esibizioni degli artisti di strada». Per esibirsi in pubblico, ricorda l'associazione, occorre presentare una domanda da 7 a 3 giorni prima della data di rappresentazione, indicando la via, l'ora di inizio e di termine dell'esibizione. Un «assurdo», commenta il Codacons: «È contro la natura stessa dell'artista di strada, infatti, dover comunicare prima la via e l'orario dove si intende suonare, anche perché gli zampognari, tipicamente, si esibiscono camminando e cambiando di continuo luogo». NON OCCUPANO SUOLO - Donzelli evidenzia anche che quando «non vi è occupazione di suolo pubblico, come in questo caso, è sufficiente che nel regolamento si stabiliscano le modalità della rappresentazione, senza necessità di dover compilare un modulo di autorizzazione da presentare alla Polizia Municipale, tanto più che la domanda è gratuita e la richiesta non può essere negata, salvo appunto nei casi sopra indicati». Per il Codacons l'arte di strada «è cosa ben diversa dalla vendita abusiva di prodotti contraffatti» e «deve continuare a poter essere esercitata liberamente».
GRANELLI: NUOVE REGOLE - L'assessore alla Polizia locale Marco Granelli, pur difendendo l'operato dei vigili che «hanno applicato il Regolamento attualmente in vigore a tutela degli artisti di strada», promette: «Stiamo lavorando a un nuovo Regolamento che semplificherà le norme e introdurrà facilitazioni, tra cui la gratuità, per l’attività degli artisti di strada».

28 dicembre 2011

Dopo le feste scatta l'arte del riciclo.

Abbiamo consumato pranzi luculliani e abbiamo scartato decine di pacchi e pacchetti. Ora in casa abbiamo montagne di carte, nastri e imballaggi vari, mentre la cucina trabocca di bottiglie di vetro e plastica vuote, avanzi di ogni genere e contenitori usati. Che fare per liberarci di tutto questo senza gravare sull’ambiente? Ecco le indicazioni dell’Ama, l’azienda che a Roma si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. La prima avvertenza sta nel separare correttamente i rifiuti, differenziando i materiali riciclabili e depositandoli nei corretti contenitori. Ecco i 10 consigli semplici, ma preziosi, per un dopo-Natale all'insegna del rispetto per l’ambiente: 1.La carta da pacchi e i cartoni utilizzati per confezionare i regali, ben piegati e ridotti di volume, vanno conferiti insieme a “carta e cartone” (colore bianco); 2.I nastri da imballaggio e la carta plastificata vanno invece buttati assieme ai materiali non riciclabili. 3.Le bottiglie di spumante, vuotate e sciacquate, vanno conferite nella raccolta del materiale di vetro. 4.Il tappo in sughero, invece, deve essere gettato con i materiali non riciclabili 5.Le bottiglie di plastica devono essere schiacciate e ridotte di volume prima di essere conferite nella raccolta della plastica. 6.Lle lattine, dopo essere state schiacciate, nella raccolta dell’alluminio. A Roma, vetro, plastica e alluminio è raccolto tutto insieme nel “multi materiale” con contenitori blu); 7.Gli scarti alimentari, ovvero gli avanzi di cibo, frutta e verdura, vanno separati e raccolti nel cosiddetto “umido” o “frazione organica” in maniera differenziata per i cittadini già raggiunti da questo tipo di raccolta differenziata. In tutti gli altri casi gli scarti alimentari vanno invece conferiti nell'”indifferenziato” 8.Piatti, posate e bicchieri di plastica, che si consiglia di usare con parsimonia, sono materiali non riciclabili e per questo vanno gettati nell''indifferenziato' 9.Gli abeti di Natale naturali si potranno consegnare gratuitamente negli appositi centri di raccolta che vengono allestiti in molte città dall’azienda locale che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, o dal Corpo forestale dello Stato. Nella Capitale Ama allestisce 11 centri fissi di raccolta e 128 postazioni mobili attive dal 7 al 16 gennaio prossimi. Gli alberi vengono ripiantati o trasformati in compost 10.Gli abeti di Natale artificiali, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (televisori, computer, cellulari, ecc.), i rifiuti ingombranti (librerie, scaffali, sedie, divani, quadri, ecc.) vanno conferiti, gratuitamente, nei Centri fissi di raccolta o presso le postazioni mobili di raccolta, attive in giorni e orari prefissati.

26 dicembre 2011

Come non ammalarsi in volo

Terrorizzati dal decollo, spiritosi, esibizionisti, lamentosi cronici, sono tipologie di passeggeri in volo facili da riconoscere. Poi esiste un'altra categoria. Molto meno percettibile, anche se sempre più radicata. Quella di uomini (i più) e donne con golfino o felpa protettivi a portata di mano, borsa capiente, fazzoletto all'abbisogna. Spesso pallidi ma non perché siano malati: al contrario, per irrefrenabile paura d'ammalarsi. Sono gli aero-ipocondriaci, quelli che anche se diretti verso atolli primordiali, suite arabesche e prospettive ludiche a 360 gradi, non riescono a dimenticare quale infida, spaventevole giungla di pericoli virali e di contagi sia per loro un jet verso qualunque destinazione. Non che le statistiche siano avare sui rischi reali, (soprattutto tosse, raffreddore, mal di gola) dispensati dal microclima d'una cabina pressurizzata. Però l'aero-ipocondriaco diventa tale anche in base a una letteratura esagerata e qualche volta di pura invenzione.

Le "Utopie" di fine anno.

Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, tra i banchi in formica della scuola di oggi, immagina le classi 2.0 di domani. E propone un tablet al posto dei libri di testo, un'unica tavoletta elettronica per contenere in un centimetro di spessore le migliaia di pagine dei volumi che accompagnano gli studenti nell'arco della carriera. E che oltre il contenuto, hanno anche un peso importante, in chilogrammi, sorretto da zaini sempre più rinforzati. Un fardello che dalle scuole raccontate da Collodi e De Amicis è diventato sempre più grande, e che finalmente la tecnologia può contribuire ad alleviare. Aumentando nello stesso tempo la quantità di informazioni disponibili a chi studia.

15 dicembre 2011

La tecnologia è Senior.

NON chiamateli "anziani" o peggio ancora "vecchi". Per il loro, il magico mondo del marketing ha inventato da tempo un nuovo termine, e anche il mondo delle nuove tecnologie si è velocemente adeguato. Li chiamano "senior". Sono gli over 60, quelli che possono spendere qualcosa in più, comprarsi o farsi regalare un cellulare pur di sentirsi più sicuri, o un computer per restare in contatto coi figli e coi nipoti che hanno lasciato il nido e vivono ormai in giro per il mondo. Secondo l'Istat, solo in Italia gli ultra sessantenni sono oltre 16 milioni, ovvero il 26,6% della popolazione. Nel Belpaese e in tutta Europa, però, rappresentano soprattutto un mercato importante, a cui si sta guardando con sempre più interesse e attenzione. Tasti più grandi del normale, quindi, funzioni semplificate, applicazioni sviluppate per esigenze particolari. Dal cellulare ai tablet, passando per computer e i sistemi operativi, non c'è oggetto tecnologico che non abbia una sua declinazione per i più anziani. Pardon, per i senior. Pronto, chi parla? Secondo una ricerca condotta da Market Institut e presentata ad aprile 2011 da Renato Mannheimer, fra gli over 65 che non possiedono un cellulare (il 6% degli utenti fra i 65 e i 75 anni, il 12% fra gli over 75%), il 71% considera i dispositivi di ultima generazione inutili o incompatibili con le loro esigenze: funzioni superflue, tasti troppo piccoli, scarsa conoscenza del "mezzo". Sono queste le motivazioni che vengono citate più frequentemente. Ecco allora cellulari per ipovedenti (con schermo ad alto contrasto), quelli con l'audio potenziato per chi è duro di orecchi, ergonomici, semplici, tutti o quasi tutti con tasti grandi e le funzioni ridotte al minimo per non aggiungere ciò che tanto non verrebbe utilizzato. Come il T100 della Easyteck (59,99 euro), 200 contatti memorizzabili in rubrica, calcolatrice, allarme, radio, e un tasto di emergenza associabile a 5 numeri. O la serie Doro Phoneeasy (89,90 euro) con audio amplificato. I cellulari ergonomici Hagenuk a partire da 29 euro. O la gamma Easyphone della NGM (in particolare la serie Victor, Oscar e Boris) da 69 a 99 euro, muniti di un dispositivo d'emergenza che, grazie alla pressione del pulsante dedicato e posto sulla parte posteriore, consente di avvisare con SMS e mettersi in contatto con i propri cari in un momento di bisogno. C'è poi la serie Speakeasy della Binatone con tasti parlanti a 69,99 euro, e la serie Easy della società ITT Monaco a partire da 69,90 euro. Sul listino Wind è invece presente il cellulare Onda M925S (69 euro) dell'azienda italiana Onda Mobile Communications con sede a Roveredo in Piano, in provincia di Pordenone, produttrice anche del modello Felice N322S (da 54 euro): design semplice e la classica apertura a conchiglia con ampi tasti separati. Inoltre come per ogni cellulare dedicato agli anziani non poteva mancare il tasto SOS nella parte posteriore del telefono, che permette di far partire fino a 4 chiamate, una dopo l'altra, ai numeri memorizzati. Nel catalogo Vodafone spunta, invece, Emporia RL1 dell'omonima azienda austriaca, mentre in quello Tim la versione (molto simile) "Elegance": poche funzioni (telefonate, messaggi, rubrica, sveglia e poco altro), ma soprattutto tasti grandi e caratteri ben leggibili a "soli" 99 euro il primo, a 79 il secondo. Per concludere questa carrellata con l'azienda cinese Auro, che offre il modello Comfort 2010 da 125 euro circa, e il modello M301 da 96 euro. L'olandese Beafon, che si occupa esclusivamente di creare cellulari per anziani con 6 tipologie disponibili, dai 19 ai 129 euro. E l'italiana Brondi, 8 esemplari per gli over 60 presentati sul sito della società sotto la sezione, rigorosamente, dedicata ai "senior". Diverso il discorso per gli smartphone, ovvero cellulari più completi e complessi, che solo per questo fatto rischiano di creare non pochi ostacoli a chi già di impedimenti ne potrebbe avere. Tablet per nonni e nonne. A sorpresa, l'arrivo sul mercato delle cosiddette tavolette magiche, più piccole di un computer e poco più grandi di uno smartphone, ha permesso invece ad alcune aziende di fornire i propri servizi su tablet e ad altre di costruirne di nuovi espressamente creati per la terza età. E' il caso dell'americana Memo Touch LLC 1, che ha recentemente lanciato "Memo Touch", nato da una rivisitazione del tablet Archos 101 e munito di piattaforma Android. L'idea di fondo è quella di fornire uno strumento con cui è possibile fissare promemoria e relativi allarmi, nel caso di piccole incombenze, come prendere le medicine o andare dal dottore. Ma anche quello di avere a portata di mano i numeri di telefono più utili e rimanere, quindi, in contatto con i famigliari in caso di bisogno. Per ora disponibile solo per il mercato statunitense, Memo Touch costa 299 dollari e richiede un abbonamento semestrale e annuale (rispettivamente 174 e 300 dollari). Se qualcuno pensa si tratti solo di un prodotto di nicchia, basti dire che sullo stesso fronte si è mosso anche il gigante Care Innovations Connect 2, una joint-venture fra Intel e General Electric con una gamma di prodotti: dal tablet al semplice lettore, fino al supporto di connessione con le strutture sanitarie per eventuali interventi o suggerimenti in caso di bisogno. Se da un lato, però, ci sono realtà sempre più specializzate nel settore, dall'altro, nel caso dei tablet, anche chi si rivolge a un mercato generico come Apple con i suoi iPad o Samsung con Galaxy Tab non è del tutto insensibile ai benefici economici e pubblicitari che possono giungere dal mondo senior. Grazie soprattutto alla facilità d'uso, alla flessibilità con cui è possibile ingrandire e rimpicciolire il contenuto, alla funzione VoiceOver (il lettore di schermo), l'iPad ha riscosso un certo successo anche fra gli over 65. La navigazione tramite lo schermo multitouch e la tastiera richiedono qualche pratica, ma a sentire Virginia Campbell, 99 anni, ospite di una casa di cura nello stato dell'Oregon (GUARDA IL VIDEO 3), non si direbbe. Il suo video, registrato qualche minuto dopo aver ricevuto il suo primo iPad, ha già racimolato 700mila visualizzazioni su YouTube e lei, a poche settimane dal gradito regalo, confessa di non poterne più farne a meno e che, grazie all'ultimo gioiello di Cupertino, ha finalmente ripreso a leggere. Meno idillico, ma pur sempre positivo è il riscontro ottenuto invece dall'inchiesta dell'associazione non profit americana AARP, impegnata nel sostegno di persone sopra i 50 anni, che è andata a chiedere cosa ne pensano i diretti interessati del nuovo iPad. Fra difficoltà iniziali e qualche "aiutino" da parte dell'intervistatrice, gli ospiti della casa di cura Greenspring a Springfield, nello stato della Virginia, hanno promosso l'oggetto del desidero di teenager, ma anche di senior. Il computer per la terza età. C'è poi chi, invece, ha pensato di offrire non un semplice cellulare o un tablet, ma l'intero computer. O quasi. In Italia sono due essenzialmente le offerte. Con 220mila istallazione in attivo e vincitore del Premio E-Inclusion da parte della Comunità Europea, l'associazione Eldy Onlus 4 di Vicenza ha sviluppato e distribuisce (si può scaricare gratuitamente online) un'interfaccia semplificata installabile su piattaforme Windows e Linux. L'obiettivo è quello di offrire un nuovo e più semplice ambiente grafico per chi non ha particolare dimestichezza con la tecnologia. Si può navigare, chattare, spedire email, leggere notizie, controllare il tempo atmosferico. Inoltre è possibile usarlo come programma di videoscrittura e visualizzatore di immagini e video. Parte del progetto è stato poi adottato da un'altra realtà, questa volta inglese, la semplicITy computers 5, che ha sviluppato l'omonimo software, ma che in questo caso vende preinstallato su un portatile, oppure un desktop o ancora un video touchscreen da tavolo nella versione 20 o 24 pollici. Per tornare infine in Italia, dove la Sr Labs 6 di Milano ha messo a punto dTouch, un vero e proprio computer a controllo tattile munito del software iAble, che permette di fruire di servizi online come posta elettronica e internet, ma anche di fare telefonate, leggere libri (o farseli leggere ad alta voce) e persino gestire apparecchiature domotiche. Il tutto semplicemente toccando lo schermo (18,5' pollici HD Ready, risoluzione 1366x768, con aspetto 16:9), senza mouse. Costo: 1.250 euro. Comunque sia, cellulare, smartphone, tablet o computer, la parola d'ordine è semplificare. Poche funzioni, ma essenziali, e soprattutto dimensioni adatte ad occhi di una certa età. Il tutto per rispondere alle esigenze, ma anche ai limiti, che gli over 60 potrebbero riscontrare utilizzando un prodotto tecnologico. Nella speranza di ridurre il digital divide che separa chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi ne è rimasto escluso

14 dicembre 2011

Curiosità sul Natale.

Il Natale è senza dubbio una festa magica, ricca di atmosfere evocative e simboli ricchi di storia. Un posto particolare durante le Feste spetta alle piante e ai fiori che in questi giorni si trasformano in addobbi casalinghi, omaggi e regali. Non solo le luci e i colori dell’albero di Natale, tra agrifogli, ginepri, stelle di Natale e il classico vischio, la casa di Natale diventa un piccolo bosco incantato, fatto di arbusti, bacche e fiori, al cui richiamo sembra impossibile resistere. Scopriamo insieme tutte queste piante e la loro magica storia.L’origine dell’Albero di Natale Uno dei simboli conosciuti in tutto il mondo è sicuramente l’albero di Natale. Le sue origini vanno collocate nei paesi nordici e ha probabilmente anche lontane origini pagane. Nei boschi del Nord Europa nacque l’usanza di scegliere il ceppo migliore, solitamente di una quercia o di un abete perché sempreverdi, e bruciarlo nella propria casa insieme alla propria famiglia per dodici giorni.Con questa usanza si desiderava bruciare il passato e cercare i segni di presagio su come sarebbe stato l’anno successivo. La tradizione cristiana, poi, riprese il simbolo dell’albero perché precedentemente testimoniava la manifestazione divina del cosmo che illuminava tutta l’umanità. L'agrifoglio per un buon augurio Piccola pianticella nostrana, l’agrifoglio è facilmente riconoscibile grazie alle foglie pungenti e alle inconfondibili bacche rosse. Durante le feste natalizie viene utilizzato come fiore reciso per addobbare la casa proprio perché la tradizione la individua come pianta di buon auspcio.Nel passato, infatti, si credeva che l’agrifoglio avesse il potere di scacciare gli spiriti maligni anche per la sua caratteristica di sempreverde e quindi di vita perenne. A questo proposito sono molte le leggende che circondano questa pianta. Con il passare del tempo, la cultura cristiana lo trasformò in un addobbo natalizio perché le foglie assomigliavano alla corona di spine di Gesù e le bacche rosse ricordavano il colore del sacrificio. La magia della rosa di Natale Questa pianta è anche conosciuta con il nome botanico di Elleboro, riconoscibile grazie ai suoi bellissimi fiori bianchi che sbocciano in pieno inverno. Una delle sue varietà, l’Helleborus niger, è appunto la famosa di Rosa di Natale. Proprio grazie alla sua fioritura che coincide con i giorni delle feste natalizie sono nate numerose leggende.Una di queste narra che mentre i Re Magi offrivano i doni per la nascita di Gesù, una piccola pastorella che non aveva doni da offrire si mise a piangere addolorata. Un angelo si accorse della bambina e le mostrò dei piccoli fiori bianchi appena sbocciati sotto la neve che la piccola poteva offrire come omaggio. Da quel momento il fiore venne ribattezzato Rosa di Natale.La stella di Natale, il vero simbolo delle Feste Il giorno di Natale è grande usanza omaggiare amici e parenti con la stella di Natale, considerato uno dei maggiori segni di buon auspicio delle feste. Le sue origini sembrano risalire all’America Centrale dove viene chiamata ‘Fiore della Notte Santa’. Le leggende che girano intorno a questa pianta dai fiori rossi sono molto simili a quelle della rosa di Natale. Anche questa volta si tratta di una bambina povera e molto triste perché non aveva nessun regalo da offrire per la Vigilia. Per questo motivo decise di donare dell’erba raccolta per strada che magicamente si trasformò nei bellissimi fiori a forma di stella. Un bacio sotto il Vischio Altra tradizione natalizia è quella di appendere il vischio sulla porta e di scambiarsi un bacio con chi si trova nello stesso momento sotto la pianta. Questo gesto indicherebbe un buon auspicio di fortuna per l’anno nuovo. L’usanza del bacio farebbe risalire le sue origini alla mitologia scandinava. Il vischio è la pianta sacra di Frigg, dea dell’amore: dopo che il figlio Balder venne ucciso da una freccia di vischio, Frigg cominciò a piangere sul suo corpo e mentre le sue lacrime si trasformavano nelle perle bianche del vischio, Balder tornò in vita. La felicità fu tale che Frigg baciò chiunque passasse sotto l’albero sul quale cresce il vischio per fare in modo che non capitasse mai nulla di male a tutti coloro che si fossero dati un bacio sotto un ramoscello di vischio.

09 dicembre 2011

In fuga dal Natale...dove non andare....

Non avete ancora messo via l’ultima t-shirt e loro già sono lì. Gli inequivocabili segni del Natale. Mucchi di panettoni sugli scaffali dei supermercati, grappoli di pubblicità di profumi, e nuovi giocattoli, luci a intermittenza dondolanti tra un palazzo e l’altro. Ogni anno in anticipo sul precedente, come se il tempo non corresse abbastanza, vi trovate tutto ciò davanti agli occhi. Ciò fa sì che in voi prorompa un’improvvisa voglia di fuggire, andare lontano in un posto sicuro, senza Babbi Natali "sgarrupati" e sperduti per le strade, negozi affollati di persone indemoniate, strade sovraccariche di automobilisti imbufaliti. Ma dove andare, vi chiederete, per essere veramente al sicuro? Che esistano dei luoghi del tutto immuni dal virus del natale, non è certo. Sicuramente ci sono dei posti in cui il Natale non si dovrebbe festeggiare. I paesi di cultura musulmana, ad esempio, come il Marocco. Non è lontano, due ore di volo, ma dovrebbe essere piuttosto al riparo dalle mangerecce festività natalizie. Cosa c’è di meglio di una bella escursione nel deserto per evitare capponi, interminabili partite di tombola e orrende decorazioni natalizie? O di un tour nella storia, nell’arte e nella cultura di Marrakech, dove il benessere della mente trova un alleato in quello del corpo, raggiunto nei numerosi e rilassantissimi hammam di cui la città è ricca? E a proposito di Africa, perché non spingersi fino all’estremo sud, tra Johannesburg e Cape Town, a latitudini in cui il 25 dicembre si colloca nel mezzo delle vacanze estive e la festività diventa l’occasione per organizzare gite o andare al mare? Quanto all’Asia, un paese dove è altamente probabile che il Natale non sia una delle festività che vanno per la maggiore è la Mongolia, in cui la religione predominante è il placido buddismo tibetano. L’antica terra di Gengis Khan e degli sciamani è terra di steppe, dal clima rigido, ma affascinante nei suoi due aspetti: quello poetico della terra dei nomadi, quello più frenetico della capitale Ulan Bator dai tratti più occidentali. Per il resto, va detto che non ci sono angoli di mondo in cui si è del tutto al riparo dal Natale. Persino in Giappone, dove la percentuale di cristiani è decisamente bassa, si trovano tracce della festa, soprattutto nei centri commerciali. Pare infatti che Santa Kuroshu, il vecchietto vestito di rosso che invade le vetrine dei negozi nei centri commerciali, riscuota l’ilare interesse della popolazione. Anche se la cosa ha un aspetto puramente ludico e del tutto scevro da celebrazioni di tipo religioso. E vi venisse in mente qualcosa di estremo come Papua Nuova Guinea – che vi solletica peripli antropologici di studio dei non semplici rapporti tra tribù locali – date prima un occhio alle cifre. I dati dicono che il 3 percento della popolazione pratica culti tradizionali, per lo più combinandoli con il Cristianesimo. Il restante 69 percento degli abitanti dichiarano di praticare esclusivamente la religione cristiana. Il 36 percento della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica, il resto è composto da diversi gruppi anglicani. Il luogo ideale in cui beccar Babbo Natale a bere cocktail gustandosi un tramonto sul Mar dei Coralli. Buon Viaggio !!! Roberto

06 dicembre 2011

Quello che non sappiamo del caffè

C'è chi non può dire di aver davvero iniziato la giornata prima di averne bevuti almeno un paio e chi lo ricicla nei modi più impensabili, c'è ne sfrutta le capacità come "rimedio della nonna" e chi, consumandolo, sogna di bruciare grassi e zucchero. È il caffé, bevanda tanto cara agli italiani che quando sono all'estero, alla fine di ogni pasto, si lamentano della mancanza di un espresso fatto come si deve. Ecco alcune cose poco note sul caffè. Il futuro è nei fondi di caffé, ma non temete, non ci sono di mezzo maghe e fattucchiere. Un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino ha messo a punto uno studio su tre livelli presentato al Salone del gusto del 2008: con uno dei processi comunemente utilizzati per l'estrazione della caffeina dai chicchi si possono ricavare lipidi e cere destinati alla filiera farmaceutica; dal processo di estrazione si ottiene anche una pasta compatta che viene poi impiegata nella formazione di un substrato utilizzato per la coltivazione di funghi commestibili dalle ottime proprietà nutritive; in agricoltura dopo la coltivazione dei funghi lo stesso substrato viene utilizzato per la produzione di vermicompost. Perché i fondi? È presto detto: da ogni tazza di caffè (che utilizza normalmente 7 grammi di caffè) si ottiene una quantità di fondo pari a 13 grammi grazie all'acqua acquisita nel passaggio di produzione della bevanda. Ma i metodi di riutilizzo dei fondi di caffè non si contano: alcuni li usano come fertilizzanti per piante perché rendono acido il terreno, altri distribuiscono la polvere utilizzata e opportunamente asciugata lungo gli stipiti di finestre e balconi per sfruttarne le doti naturali di antiparassitario contro le formiche, e infine in Olanda c'è chi come Matthijs Vogels ha messo su un business di vasi e barattoli realizzati al 100% in caffé riciclato. Molti sanno che le prime piante utilizzate come arabica erano originarie dell'Etiopia: una provenienza che il paese del Corno d'Africa ha tentato anche di trasformare in brevetto quando nel 2005 provò a far registrare tre varietà presso l'Uspto (United States Patent and Trademark Office). In questo modo chiunque avesse utilizzato i pregiati chicchi avrebbe dovuto pagare un diritto di sfruttamento del marchio con grandi introiti per il governo di Addis Abeba. Elisir di lunga vita. A dispetto della controindicazioni che comunemente vengono attribuite al consumo di caffé, uno studio finanziato dai National Institute of Health americani e coordinato dal professor Esther Lopez-Garcia avrebbe dimostrato inaspettate capacità salva vita della bevanda. Tra i dati diffusi destano curiosità quelli relativi alle donne per le quali il caffè ridurrebbe il rischio di morte per patologie cardiache del 25% e dell'8% per qualsiasi altra patologia: meno incoraggianti i risultati sui soggetti maschi per i quali non si sono registrati miglioramenti (ma nemmeno peggioramenti). Sono parecchie le varietà diffuse ma ce n'è una che pare essere così pregiata che il suo prezzo al kg si aggira intorno ai 500 euro. Si chiama Kopi Luwak ed è prodotto sull'isola di Sumatra in modo quanto meno singolare: si ricava, infatti, dalle bacche ingerite e parzialmente defecate dallo zibetto delle palme. Il Guinness World Record è invece costellato di primato che riguardano il caffè: dalla macchina espresso più veloce al mondo (11,5 litri in un minuto) alla più larga tazza di caffè mai concepita (capacità di 7.608,68 litri). Gli effetti del caffé sembrano anche avere conseguenze differenti a seconda che a consumarlo siano gli uomini o le donne: un pool di studiosi spagnoli dell'università di Barcellona ha pubblicato un articolo sulla rivista di divulgazione scientifica "Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry" che documenterebbe come sui soggetti di sesso maschile il caffè agisca più velocemente rispetto al gentil sesso alzando la soglia di attenzione nel giro di dieci minuti. Una volta, a Napoli, c'era la bellissima e romantica abitudine del cosiddetto caffè sospeso: nei bar del capoluogo campano, chi era particolarmente felice beveva un caffè lasciandone pagato un altro per chi fosse entrato senza poterselo permettere. Questa usanza prova a tornare in vita in tutta Italia grazie all'impegno della Rete del caffè sospeso.
Anche i campi dell'estetica e della cosmesi non sono rimasti indifferenti al fascino del caffè: esfoliante per la pelle, crema dimagrante o riducente, stick per le labbra, balsamo per i capelli e... rimedio contro la calvizie. Stando a uno studio indipendente dell'università di Jena la caffeina avrebbe la capacità di stimolare l'attività della radice del capello rallentando il processo di caduta.

02 dicembre 2011

I più Influenti al mondo

Quali sono le menti più eccelse dell'anno che sta finendo, quali sono gli uomini e le donne il cui pensiero ha maggiormente influenzato l'opinione pubblica e ha cambiato la storia? Il Foreign Policy, sito di politica estera, ha stilato la classifica delle 100 personalità il cui pensiero è stato influente negli ultimi 12 mesi. Una classifica con molte sorprese e con un nome italiano: Ilda Boccassini. Ilda la Rossa. Il pubblico ministero di Milano è l'unica personalità italiana presente nella classifica di FP. A dire il vero il suo nome è strettamente legato a quello di Silvio Berlusconi e anche la motivazione data da Foreing Policy per inserirla in classifica si riferisce principalmente all'ex premier italiano. "Se vi è un simbolo vivente del tracollo che ha colpito il Mediterraneo quest'anno, questi è Silvio Berlusconi" esordisce, infatti, l'articolo sul magistrato. Dal Bunga Bunga ai tanti (24) processi che hanno coinvolto l'ex premier, il nome del pubblico ministero accompagna quello di Berlusconi ormai da quasi vent'anni. Famosa per la sua lotta alla mafia, politicamente orientata senza misteri a sinistra, da diciassette anni Ilda la Rossa ha inseguito la sua "preda preferita" e, come scrive FP, è stato solo grazie alla diciassettenne Ruby che è riuscita finalmente a trovare come fermarla. Insomma, essere riuscita a mettere la corruzione del berlusconismo sotto processo, nonostante le difese a mezzo campagne stampa dell'impero mediatico di Berlusconi, pare essere l'unico motivo per cui FP ha deciso di collocare Ilda Bocassini al 57esimo posto della classifica. La primavera araba. Dieci nomi per raccontare una rivoluzione. Le prime dieci posizioni della classifica di Foreign Policy, infatti, includono uomini e donne coinvolte nella cosiddetta "primavera araba", cioè l'insieme dei movimenti popolari che hanno fatto crollare i regimi dalla Tunisia all'Egitto fino alla Libia. I primi cinque della lista sono: Alaa Al Aswany, scrittore egiziano che ha raccontato e ha contribuito — rischiando la vita — alla caduta di Mubarak; Mohamed ElBaradei, il volto politico dell'opposizione al regime egiziano; Wael Ghonim, responsabile del marketing di Google per il Medio Oriente e primo blogger ad aver attaccato il regime di Mubarak. Poi ci sono Ali Ferzat, vignettista e avvocato per i diritti umani siriano, e Razan Zaitouneh, prima donna nella classifica, anch'essa avvocato per i diritti umani che ha criticato pesantemente il regime siriano. Donne pensanti. Abbiamo già detto di Ilda Boccassini e di Razan Zaitouneh, ma quante sono le donne che hanno influenzato il 2011 con il loro pensiero? Per la precisione 31, spesso molto differenti tra loro. Da un lato, infatti, ci sono coloro che combattono per la libertà del loro Paese, come le donne della primavera araba o Aung San Suu Kyi, la leader della dissidenza birmana, per anni imprigionata dal regime. Dall'altro, invece, donne potenti come Condoleeza Rice, Hillary Clinton o Christine Lagarde; o divenute potenti e ascoltate grazie ai buoni uffici del marito. E' il caso di come Melinda Gates, consorte di tale Bill. Certo, anche la Clinton ha tanto di marito (un altro Bill); tuttavia, ha poi saputo emanciparsi scrollandosi dalle spalle lo scomodo peso del compagno.
I più famosi. Tra i cento nomi scelti da FP molti sono sconosciuti al grande pubblico, o a chi non segue quotidianamente la vita politica mondiale. Altri, invece, sono nomi che esprimono potere e notorietà, ma che forse pochi avrebbero immaginato tra i pensatori più influenti nel consesso sociale. Parliamo di Nicholas Sarkozy e Angela Merkel, decisamente centrali nella crisi economica europea; o Mark Zuckerberg, anche se in questo caso non è chiaro se la portata rivoluzionaria sia da attribuire alla sua invenzione — Facebook, tra l'altro non più fresca di novità - o il suo pensiero, sconosciuto ai più. Tra i pensatori di professione figurano filosofi di sicuro valore, come Bernard-Henri Lévy, le cui posizioni su casi giudiziari spinosi come quelli di Roman Polanski, Cesare Battisti e Dominique Strauss-Kahn — un garantismo che, espresso anche dopo le sentenze di riconosciuta colpevolezza di Polanski e Battisti, è sembrato sfociare in un latente desiderio di impunità - lasciano spazio a legittime perplessità sull'inserimento tra i cento pensatori più influenti.