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09 dicembre 2011
In fuga dal Natale...dove non andare....
Non avete ancora messo via l’ultima t-shirt e loro già sono lì. Gli inequivocabili segni del Natale. Mucchi di panettoni sugli scaffali dei supermercati, grappoli di pubblicità di profumi, e nuovi giocattoli, luci a intermittenza dondolanti tra un palazzo e l’altro.
Ogni anno in anticipo sul precedente, come se il tempo non corresse abbastanza, vi trovate tutto ciò davanti agli occhi. Ciò fa sì che in voi prorompa un’improvvisa voglia di fuggire, andare lontano in un posto sicuro, senza Babbi Natali "sgarrupati" e sperduti per le strade, negozi affollati di persone indemoniate, strade sovraccariche di automobilisti imbufaliti.
Ma dove andare, vi chiederete, per essere veramente al sicuro? Che esistano dei luoghi del tutto immuni dal virus del natale, non è certo. Sicuramente ci sono dei posti in cui il Natale non si dovrebbe festeggiare. I paesi di cultura musulmana, ad esempio, come il Marocco. Non è lontano, due ore di volo, ma dovrebbe essere piuttosto al riparo dalle mangerecce festività natalizie. Cosa c’è di meglio di una bella escursione nel deserto per evitare capponi, interminabili partite di tombola e orrende decorazioni natalizie? O di un tour nella storia, nell’arte e nella cultura di Marrakech, dove il benessere della mente trova un alleato in quello del corpo, raggiunto nei numerosi e rilassantissimi hammam di cui la città è ricca?
E a proposito di Africa, perché non spingersi fino all’estremo sud, tra Johannesburg e Cape Town, a latitudini in cui il 25 dicembre si colloca nel mezzo delle vacanze estive e la festività diventa l’occasione per organizzare gite o andare al mare?
Quanto all’Asia, un paese dove è altamente probabile che il Natale non sia una delle festività che vanno per la maggiore è la Mongolia, in cui la religione predominante è il placido buddismo tibetano. L’antica terra di Gengis Khan e degli sciamani è terra di steppe, dal clima rigido, ma affascinante nei suoi due aspetti: quello poetico della terra dei nomadi, quello più frenetico della capitale Ulan Bator dai tratti più occidentali.
Per il resto, va detto che non ci sono angoli di mondo in cui si è del tutto al riparo dal Natale. Persino in Giappone, dove la percentuale di cristiani è decisamente bassa, si trovano tracce della festa, soprattutto nei centri commerciali. Pare infatti che Santa Kuroshu, il vecchietto vestito di rosso che invade le vetrine dei negozi nei centri commerciali, riscuota l’ilare interesse della popolazione. Anche se la cosa ha un aspetto puramente ludico e del tutto scevro da celebrazioni di tipo religioso.
E vi venisse in mente qualcosa di estremo come Papua Nuova Guinea – che vi solletica peripli antropologici di studio dei non semplici rapporti tra tribù locali – date prima un occhio alle cifre. I dati dicono che il 3 percento della popolazione pratica culti tradizionali, per lo più combinandoli con il Cristianesimo. Il restante 69 percento degli abitanti dichiarano di praticare esclusivamente la religione cristiana. Il 36 percento della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica, il resto è composto da diversi gruppi anglicani.
Il luogo ideale in cui beccar Babbo Natale a bere cocktail gustandosi un tramonto sul Mar dei Coralli.
Buon Viaggio !!!
Roberto
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