29 giugno 2012

La mozzarella con il certificato antimafia

CASERTA – «Anche questo significa amare la propria terra e sottrarla alle mafie». La vera mozzarella dop avrà il certificato antimafia e Roberto Saviano condivide l'iniziativa dei soci del Consorzio di tutela della bufala dop. Ieri, mercoledì, il Consorzio ha approvato all’unanimità un nuovo codice etico. La decisione è arrivata nel corso dell’assemblea annuale svoltasi per la prima volta in un bene confiscato alla camorra a Castelvolturno e diventato sede del Centro di formazione nazionale del corpo forestale. Da domani per poter aderire al Consorzio di tutela e produrre l’“oro bianco” della tavola, condizione pregiudiziale sarà la presentazione, entro la fine di ogni anno solare, del certificato camerale antimafia. Il presidente del consorzio, Domenico Raimondo, commenta così la svolta storica voluta dagli stessi produttori: “Sulla legalità abbiamo compiuto un’altra nettissima scelta di campo, senza mezze misure e senza tentennamenti: Il Codice Etico, che già era stato varato all’unanimità dal cda, sarà d’ora in poi la nostra carta d’identità, il nostro biglietto da visita, convinti come siamo che, prima ancora di buon prodotto, valgono le persone che lo realizzano. E queste persone devono essere al di sopra di ogni sospetto. Tutte. Altrimenti non potranno trovare accoglienza né ascolto presso il Consorzio”.
IL PLAUSO DI SAVIANO - E il plauso più apprezzato all’iniziativa è arrivato anche dallo scrittore Roberto Saviano, che aveva già inserito la mozzarella di bufala campana tra le 10 cose per cui vale la pena vivere e su facebook e twitter ha scritto: “La mozzarella di bufala campana Dop ha intrapreso un percorso che dia sicurezza alla qualità e dimostri di non essere riciclaggio di camorra. Per dimostrarlo il Consorzio ha elaborato una serie di regole alle quali attenersi per rispettare la legalità. Due gli elementi fondamentali: l’obbligo di presentare ogni anno il certificato camerale antimafia e l’utilizzo di latte proveniente da allevamenti Dop”. Allo storico appuntamento con la firma del codice etico, in una terra funestata negli anni passati dalla ferocia criminale del clan dei Casalesi hanno presenziato il comandante regionale del corpo forestale dello Stato, Vincenzo Stabile, l’assessore all’Agricoltura della Provincia di Salerno, Mario Miano, il dirigente del settore Agricoltura della Provincia di Caserta, Ciro Costagliola, e il presidente della Commissione agricoltura della Camera, Paolo Russo. La benedizione culinaria all’iniziativa è arrivata da due protagonisti del mondo dell’enogastronomia: lo chef due stelle Michelin Gennaro Esposito e il pizzaiolo della rinomata Notizia di Napoli, Enzo Coccia.

la stella che divora l'atmosfera.

MILANO - A 60 anni luce dalla Terra un gruppo di astronomi americani, francesi ed inglesi, ha scoperto e studiato in diretta la distruzione dell’atmosfera di un pianeta da parte della stella-madre nota come HD 189733. Un evento catastrofico, ma la sua causa è un fenomeno che accade in questo periodo con sempre maggior frequenza anche sul nostro Sole, per fortuna con conseguenze diverse. Sul lontano astro osservato contemporaneamente dal telescopio spaziale Hubble e dal satellite Swift che raccoglie raggi X, delle potenti eruzioni hanno scagliato nel cosmo circostante fiumi di raggi X. La radiazione investendo l’atmosfera del pianeta ne ha provocato l’evaporazione e quindi l’annullamento. NON CORRIAMO QUESTO PERICOLO - I motivi sono due. Il primo è che il pianeta, il quale porta la sigla della stella madre seguita da una “b”, è molto vicino all’astro, circa un terzo della distanza Terra-Sole, quindi circa 50 milioni di chilometri e questo lo espone in maniera molto critica; il secondo è che i raggi X riscaldano al loro passaggio l’atmosfera fino a provocarne, appunto, l’evaporazione. La Terra essendo più lontana non corre questo pericolo. La stella è più piccola e più fredda del nostro Sole e il pianeta che le gira intorno ha caratteristiche analoghe a quelle del nostro Giove; vale a dire che è in buona parte gassoso con una temperatura di circa mille gradi; tanti ma non abbastanza per causare la distruzione delle particelle volatili. TEMA CALDO E ATTUALE- I raggi X sono molto energetici e quindi sono in grado di riscaldare facilmente l’atmosfera di alcune decine di migliaia di gradi facilitando il dissolvimento degli strati più elevati. Il fenomeno è noto, ma solo adesso è stato osservato per la prima volta in diretta. Naturalmente è molto interessante perché consente di indagare con dei riferimenti più violenti le interazioni tra un pianeta e la sua stella. E questo è uno dei temi più caldi nello studio degli effetti sull’ambiente terrestre. In termini più astronomici la questione è altrettanto importante perché si ritiene che alcuni dei pianeti extrasolari scoperti finora di natura rocciosa altro non siano che i resti di un effetto analogo a quello ora visto. La loro stella-madre avrebbe distrutto la cortina di gas che li circondava lasciandoli alla fine spogli e privi di quell’ambiente che li circondava.

Beckham è fuori dalle olimpiadi

MILANO - È stato forse lo sportivo più celebre di Britannia degli ultimi 15 anni: si prospettava un finale coi fiocchi per la lunga e onorata carriera di David Beckham. Chiudere nella sua Londra, teatro degli imminenti Giochi Olimpici, con la rappresentativa di calcio. Magari facendo il portabandiera di tutti gli atleti nel nome dell'Union Jack, dopo aver avuto il privilegio di portare per primo la fiamma olimpica. L'ARCIGNO PEARCE- Ma Beck non aveva fatto i conti con Stuart Pearce, un tempo arcigno difensore e compagno di squadra di Beck in Nazionale negli anni'90, oggi diventato l'allenatore della squadra olimpica, dopo esser transitato brevemente sulla panchina dei Tre Leoni, in seguito al brusco addio di Capello. Dopo averlo preconvocato nei 35, Pearce lo ha escluso dai definitivi 18: evidentemente non l'ha ritenuto degno di ricoprire una delle tre caselle dei fuoriquota. Per quella che sarebbe stata un'esperienza molto particolare: a differenza delle altre competizioni infatto, qui le Nation (Scozia, Galles, Irlanda del Nord e Inghilterra) non esistono, ma per una volta si gioca tutti per la Gran Bretagna. David Beckham accende la fiaccola olimpiaDavid Beckham accende la fiaccola olimpia «SONO MOLTO DELUSO» La notizia ha avuto una grossa eco al di là della Manica: i tablod hanno strillato di "accoltellamento alle spalle" o "choc per Beckham". E lo stesso 37enne David, ora in forza ai Galaxy di Los Angeles, non l'ha presa molto bene: «Tutti sanno quello che ha sempre significato per me giocare per il mio Paese - ha detto- Per questo sarei stato molto onorato di partecipare all'esperienza unica che rappresenterà questa squadra della Gran Bretagna. Naturalmente sono molto deluso, ma assicuro che non ci sarà per questa squadra tifoso più motivato di me e, come tutti, spero che vinceranno l'oro». Di sicuro, a vincer l'oro, ci proverà un altro nonnetto, il 38enne gallese Ryan Giggs, vecchio compagno di squadra di Beck. Ed evidentemente non così anziano per l'arcigno Pearce.

28 giugno 2012

Allarme usura

[Esplora il significato del termine: (Fotogramma) (Fotogramma) MILANO - Quattro pregiudicati arrestati e un sequestro di beni immobili per circa un milione di euro sono il risultato di un’indagine condotta dalla Dia nei confronti di un presunto gruppo criminale accusato di estorsioni e usura. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Mario Venditti, hanno richiesto più di due anni di intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertamenti bancari e patrimoniali. LEGAMI CON LA ’NDRANGHETA - In particolare, gli arrestati (Giovanni Forti, di 51 anni residente a Novara, Dario Pandolfi di 61, domiciliato a Milano, Elio Nestola, di 57, di Milano e Vito Moro, di 47, già detenuto per reati riguardanti gli stupefacenti), tutti pluripregiudicati per vari reati, e ritenuti contigui anche a pericolosi appartenenti alla criminalità organizzata calabrese, tra il 2008 e il 2009 avrebbero concesso a un imprenditore milanese in gravi difficoltà economiche e privo di liquidità, prestiti usurari per più di un milione di euro a tassi superiori al 40% mensile. Per le richieste estorsive il gruppo avrebbe fatto ricorso anche a brutali pestaggi, causando gravi lesioni all’imprenditore usurato, nonché minacce di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari di cui gli arrestati conoscevano luoghi di residenza e abitudini. ] (Fotogramma) (Fotogramma) MILANO - Quattro pregiudicati arrestati e un sequestro di beni immobili per circa un milione di euro sono il risultato di un'indagine condotta dalla Dia nei confronti di un presunto gruppo criminale accusato di estorsioni e usura. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Mario Venditti, hanno richiesto più di due anni di intercettazioni telefoniche ed ambientali, accertamenti bancari e patrimoniali. LEGAMI CON LA 'NDRANGHETA - In particolare, gli arrestati (Giovanni Forti, di 51 anni residente a Novara, Dario Pandolfi di 61, domiciliato a Milano, Elio Nestola, di 57, di Milano e Vito Moro, di 47, già detenuto per reati riguardanti gli stupefacenti), tutti pluripregiudicati per vari reati, e ritenuti contigui anche a pericolosi appartenenti alla criminalità organizzata calabrese, tra il 2008 e il 2009 avrebbero concesso a un imprenditore milanese in gravi difficoltà economiche e privo di liquidità, prestiti usurari per più di un milione di euro a tassi superiori al 40% mensile. Per le richieste estorsive il gruppo avrebbe fatto ricorso anche a brutali pestaggi, causando gravi lesioni all'imprenditore usurato, nonché minacce di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari di cui gli arrestati conoscevano luoghi di residenza e abitudini.

La Grave Crisi del Monte Dei Paschi

Monte dei Paschi di Siena, la terza banca italiana, ha alzato oggi il velo sul piano industriale 2012-2015. «Completa razionalizzazione dell'assetto del gruppo con incorporazione delle controllate e chiusura di 400 filiali» con la riduzione di oltre 4.600 posti di lavoro: è questo uno dei punti principali del piano approvato dal consiglio di amministrazione di Mps dopo ben 11 ore di riunione. Il documento prevede un utile netto consolidato di 630 milioni di euro a fine periodo. E' stato scritto «con il vento a prua» pensando a uno scenario sfavorevole in maniera prudenziale, dice il presidente del gruppo Alessandro Profumo secondo cui «per la prima volta ha ricavi in decrescita ma la redditività migliora» perchè incide «in maniera radicale» sulla struttura di costi della banca. Secondo l'ad Fabrizio Viola «la banca deve risolvere i problemi di redditività, come risulta dal bilancio 2011, che vanno risolti». TITOLO VOLA IN BORSA - I mercati sembrano apprezzare il nuovo piano industriale di Mps e la cessione di Biverbanca alla CariAsti: in apertura a piazza Affari la banca guadagna oltre il 3%. TAGLI E CHIUSURE - Sul fronte dei tagli, il programma prevede una «riduzione della base dei costi del 16%» tra il 2012 e il 2015. Il piano si basa sulla chiusura di 400 filiali e la riduzione complessiva di oltre 4.600 posti, «in un percorso socialmente sostenibile» anche grazie alla cessione di asset (1.200 dipendenti) e all'esternalizzazione di alcuni servizi come le attività di back-office che riguarderà 2.300 dipendenti «preservando i livelli occupazionali del personale coinvolto». Sarà inoltre incentivato l'esodo per coloro che hanno maturato il diritto alla pensione. Previste anche azioni sul fronte dei dirigenti con una sforbiciata di 100 unità, pari al 20% del totale, e il taglio «one-off» del 5% della retribuzione per 12 mesi. Le chiusure e i tagli rappresentano una decisione dura, ma necessaria per raggiungere la riduzione dei costi operativi di 565 milioni di euro con una variazione annua negativa del 4,3%. BIVERBANCA E ANTONVENETA - Il cda del Monte Paschi di Siena ha deliberato di cedere il 60,42% di Biverbanca (la Cassa di Risparmio di Biella e Vercelli) alla Cassa di Risparmio di Asti, per un controvalore di 203 milioni di euro. Il prezzo, informa una nota, è soggetto ad aggiustamento sulla base della variazione del patrimonio netto dal 31 marzo 2012 alla data del closing, ma non potrà scendere sotto i 150 milioni o salire sopra i 223 milioni di euro. Mps punta anche sulla razionalizzazione dell'assetto del gruppo con la cessione di Consum.it e Leasing e la creazione di un'unica rete commerciale, attraverso la cessione di Biverbanca e l'incorporazione di Banca Antonveneta. TREMONTI BOND - In una nota l'istituto di credito comunica inoltre di aver avviato le procedure per emettere entro l'anno uno «strumento di patrimonializzazione governativo» per 3,4 miliardi di cui 1,5 miliardi verranno sottoscritti direttamente dal Tesoro mentre la parte restante sarà destinata al rimborso dei Tremonti Bond in essere. Il rimborso di circa 3 miliardi di tale strumento è previsto entro la fine del piano. Il nuovo piano al 2015 di Mps porterà la banca a «rimborsare di fatto l'intervento pubblico di patrimonializzazione» per massimi 3,9 miliardi di euro. AUMENTO DI CAPITALE - La banca ha inoltre convocato per il 9-10 ottobre l'assemblea per assegnare al cda la delega di un aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione dell'importo massimo di 1 miliardo da effettuarsi entro cinque anni. Mps avverte inoltre che un impairment test effettuato sull'avviamento a fine giugno potrebbe comportare svalutazioni e che i risultati di tale test saranno resi noti con la prima semestrale. A livello operativo il risultato netto nel 2015 dovrebbe attestarsi oltre 1,3 miliardi con un cagr del 26,2% derivante per il 70% dalla riduzione dei costi.

La dieta Atkins Pericolosa.

Seguire una dieta come la Atkins, ovvero privilegiare le proteine al posto dei carboidrati, fa sì dimagrire più velocemente, ma negli anni a venire può anche aumentare il rischio di infarti ed ictus del 5%. Percentuale che schizza addirittura al 60% nel caso in cui le giovani donne si sottopongano ad un regime alimentare così restrittivo per un lungo periodo di tempo. A puntare l’ennesimo dito contro la Atkins e le sue sorelle è uno studio pubblicato sul British Medical Journal e condotto dall’Università di Atene, in collaborazione con il German Institute of Human Nutrition e il Max Delbruck Centre for Molecular Medicine di Berlino, su 43.396 donne svedesi fra i 30 e i 49 anni, che hanno risposto ad un questionario legato allo stile di vita e al consumo di 800 alimenti diversi, e seguite in media per 15,7 anni. Di loro, 1.270 hanno sofferto di problemi cardiocircolatori: un valore relativamente elevato, che ha però spinto gli scienziati a lanciare l’allarme, anche se sul Daily Express i responsabili della Atkins definiscono la ricerca «estremamente fuorviante» perché l’aumentato rischio di patologie cardiache non è legato alla dieta, «bensì ad un ridotto apporto di carboidrati accompagnato ad un aumento nel consumo di proteine». LE CRITICHE - «Malgrado la popolarità di queste diete che privilegiano le proteine al posto dei carboidrati, indipendentemente dalla fonte delle prime e dalla natura dei secondi, è sempre meglio sconsigliarne il loro uso costante e sul lungo periodo – ha spiegato la professoressa Pagona Lagiou dell’Università di Atene – perché abbiamo riscontrato un legame evidente fra questi sistemi dimagranti e le malattie cardiocircolatorie». Una preoccupazione che accompagna da tempo anche il professor Lucio Lucchin, presidente dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), che mette in guardia dal proliferare delle diete iperproteiche, spesso riproposte con nomi diversi (vedi la Dieta Dukan o quella a zona) per attualizzarle, ma sempre potenzialmente pericolose per la salute. «Queste diete vengono camuffate e riproposte come miracolose, ma in realtà di miracoloso non hanno nulla – spiega il nutrizionista - e vengono consigliate solo perché danno maggiori risultati in poco tempo, senza però spiegare adeguatamente i rischi ad esse correlate. Questo sistema dimagrante, che a volte consiglio anche io, soprattutto in casi particolari, va infatti seguito per poche settimane, 3 o 4 al massimo, e solo dietro rigoroso controllo medico, perché un abuso può portare non solo ai problemi cardiocircolatori di cui parla lo studio, ma anche a patologie renali ed epatiche piuttosto gravi e causate da un surplus di lavoro di questi organi per smaltire le proteine assunte». PATOLOGIE DOPO MOLTO TEMPO - Insomma, niente diete fotocopia per imitare l’amica che sfoggia due taglie in meno o, peggio ancora, la celebrità di turno che giura di aver ritrovato la forma perduta abolendo pane e pasta, ma un regime alimentare tagliato su misura e quindi ideato da un esperto, che mixi tutti gli alimenti e non imponga di sceglierne uno piuttosto che un altro. «Non bisogna pensare che tutti i cosiddetti Vip siano intelligenti e sappiano quindi cosa fare quando si parla di diete dimagranti – conclude il professor Lucchin - . Purtroppo, però, sempre più persone tendono a seguirne i consigli strampalati, senza capire che così facendo mettono a repentaglio la loro salute: le patologie causate da lunghi periodi di diete sballate possono infatti manifestarsi anche dopo molto tempo, quando ormai il danno potrebbe essere irreparabile. Ecco perché è necessario tornare al più presto ad una comunicazione corretta e non più dominata dal marketing, perché in ballo c’è la salute della gente e con quella non si può scherzare».

27 giugno 2012

Lo spazzolino almeno dopo 30 minuti

L’ossessione dello spazzolino può giocare brutti scherzi ai denti. Chi non riesce ad aspettare neanche un minuto a fine pasto e corre in bagno cedendo al richiamo del dentifricio, forse sta commettendo un errore. Per proteggere le superfici dei denti devono trascorrere almeno 30 minuti dall’attacco erosivo degli acidi presenti in cibi e bevande. Lo dicono i dentisti dell’Academy of General Dentistry, la seconda più grande associazione odontoiatrica degli Stati Uniti. I RISCHI - Il «contrordine» si basa sui risultati di una ricerca, in cui si dimostra che passare subito dalla forchetta allo spazzolino può creare danni seri perché gli acidi «bruciano» lo smalto dei denti e lo strato sottostante di dentina. Strofinare troppo presto con le setole dello spazzolino può quindi guidare questi acidi ancora più in profondità accelerando il processo di corrosione. Una ricerca ha dimostrato proprio che i denti si intaccano più velocemente se vengono strofinati entro 20-30 minuti dal pasto o dopo aver bevuto il caffè o un soft drink acido che praticamente li «spoglia» dello strato superficiale demineralizzandoli.

La Siae...una questione di parentela.

Per far sentire i propri dipendenti come in famiglia la Siae non ha rivali: pensa anche al bucato. Chi va in missione può far lavare e stirare camicie e mutande a spese dell'azienda. Dieci euro e 91 centesimi vale la speciale «indennità lavanderia» quotidiana che scatta in busta paga dopo il quarto giorno passato fuori sede. Quanti lo ritengono un privilegio anacronistico non sanno che la Società degli autori ed editori è anche tecnicamente un gruppo familiare. Al 42 per cento. Nel senso che ben 527 dei 1.257 assunti a tempo indeterminato (il 42 per cento del totale, appunto) vantano legami di famiglia o di conoscenza. Ci sono figli, nipoti, mariti e mogli di dipendenti ed ex dipendenti. Ma anche congiunti di mandatari (cioè gli esattori dei diritti) di sindacalisti e perfino di soci. E poi rampolli di compositori e parolieri, perfino delle guardie incaricate della vigilanza nella sede centrale. La lista è sterminata, con intrecci che attraversano ogni categoria. Dei 559 entrati alla Siae durante gli anni per chiamata diretta, ben 268 sono parenti. Idem 57 dei 128 reclutati tramite il collocamento obbligatorio. E 55 dei 154 che hanno superato le selezioni speciali. Ma perfino 147 dei 416 assunti per concorso hanno rapporti di parentela. I nomi dicono poco o nulla. Ciò che importa è che in questo clan familiare gigantesco finora tutto sia filato liscio, senza bisogno di mettere nulla per iscritto. Ecco spiegato perché alla Siae non esiste nemmeno un contratto di lavoro vero e proprio. I rapporti fra l'azienda e i dipendenti, come hanno toccato con mano il commissario Gian Luigi Rondi, i suoi due vice Mario Stella Richter e Domenico Luca Scordino, nonché i loro collaboratori, sono regolati da micro accordi che hanno determinato condizioni senza alcun paragone in realtà aziendali di questo Paese. Cominciando dallo stipendio: 64 mila euro in media per i dipendenti e 158 mila per i dirigenti. Con un sistema di automatismi che fa lievitare le buste paga a ritmi biennali fra il 7,5 e l'8,5 per cento. Per non parlare della giungla dei benefit che prevede, oltre alla già citata indennità per il bucato, quella che in Siae viene chiamata in modo stravagante «indennità di penna». Altro non è che una somma mensile, da un minimo di 53 a un massimo di 159 euro, riconosciuta a tutto il personale per il passaggio dalla «penna» al computer. C'è poi il «premio di operosità», la gratifica per l'Epifania, tre giorni di franchigia per malattia senza obbligo di certificato medico, 36 giorni di ferie... Le conseguenze? Sono nelle cifre delle perdite operative accusate dalla Siae negli ultimi anni: 21,4 milioni nel 2006, 34,6 nel 2007, 20,1 nel 2008, 20,9 nel 2009, 27,2 nel 2010. Cifre cui dà il suo piccolo contributo anche il costo del contenzioso. Perché si litiga anche nelle migliori famiglie. Nonostante condizioni di favore che non hanno eguali nel panorama degli enti pubblici o parapubblici, negli ultimi cinque anni i dipendenti della Siae hanno attivato 189 cause di lavoro. Con un costo medio per l'azienda di un milione 469 mila euro l'anno. Insomma, un bagno di sangue. Del quale ancora non si vede la fine. I commissari hanno tagliato 2,8 milioni di spese generali e un milione e mezzo di costi della dirigenza, sperando poi di risparmiarne altri 3 rivedendo gli accordi con i mandatari: un groviglio di 605 agenzie disseminate irrazionalmente sul territorio con dimensioni medie ridicole, se si pensa che il ricavo medio di ciascuna è di 128 mila euro l'anno. Ma il vero problema è quello del personale, perché finora tutti tentativi di normalizzare la situazione applicando un qualsiasi contratto di lavoro sono miseramente naufragati nella melma di uno stato d'agitazione proclamato dai sindacati interni. La questione fa il paio con la vicenda del Fondo pensioni, istituito nel 1951, che deve provvedere al pagamento degli assegni di quiescenza del personale ed è una delle cause principali del dissesto che ha portato un anno fa al commissariamento. Ha un patrimonio interamente investito in immobili, con un valore di mercato di 205 milioni. Ma che non rende praticamente nulla. Tanto che finora, per riuscire a pagare le pensioni, la Siae ha dovuto mettere costantemente mano al portafoglio, aggravando non poco il proprio conto economico. Basta dire che il Fondo ha assorbito 130 milioni di contributi aziendali, con la previsione di ingoiarne altri 60 nei prossimi dieci anni. Nel tentativo di rimetterlo in sesto, e anche in conseguenza delle nuove regole sugli investimenti degli enti previdenziali, sono stati istituiti due fondi immobiliari. Il che ha scombinato i piani di vendita di alcuni stabili di proprietà della Siae a condizioni favorevolissime: minimo anticipo e dilazioni di pagamento quarantennali. Parliamo degli immobili a destinazione residenziale occupati fra l'altro dai dipendenti della Società degli autori ed editori. Che hanno una caratteristica comune: su 37 affittuari, 34 sono sindacalisti. Fra di loro figura anche il contabile dello stesso Fondo pensioni. Si tratta di Roberto Belli, responsabile della Slc-Cgil nonché fratello di una dipendente attualmente in servizio e di una ex dipendente Siae (rispettivamente Antonella e Patrizia Belli), destinatario di una recentissima e sorprendente contestazione disciplinare. Il 13 giugno la direzione generale gli ha spedito una lettera dove si dice che una verifica condotta dalla Ria&partners, la società di revisione del bilancio del Fondo, ha fatto saltare fuori alcuni bonifici per un totale di 30 mila euro che insieme ad alcuni assegni e versamenti, c'è scritto, «non risultano autorizzati e non trovano riscontro nelle registrazioni contabili». Denaro, dicono i documenti bancari, trasferito dal conto Bancoposta del Fondo stesso ai conti correnti bancari personali di Belli e della sua compagna. Inevitabile, adesso, la richiesta di spiegazioni convincenti.

Donne rinunciano alle vacanze per un ritocchino.

Rinunciare alle vacanze pur di concedersi un ritocco estetico. Il 22% delle donne tra i 25 e i 55 anni farebbe a meno delle ferie per sottoporsi a un intervento. È uno dei risultati di una ricerca Doxa, promossa da LaCLINIQUE (organizzazione di Cosmetic Surgery che fa chirurgia estetica) su un campione di 1000 donne e 250 uomini. LA CRISI - Nonostante la crisi, l'atteggiamento positivo verso la chirurgia estetica è confermato anche per il 2012: uomini e donne di ogni parte d'Italia mantengono l'atteggiamento positivo verso il ritocco, nonostante la crisi faccia percepire elevato il prezzo di taluni interventi, che invece sono più a buon mercato in questo periodo. Un impedimento che non frena il 35% delle donne (40% nel 2011) che superano questa barriera pur di farsi più belle. Oggi, a causa della crisi economica, si tende a fare rinunce pur di ottenere ciò che si vuole. Ed ecco che un buon 22% delle donne intervistate tra i 25 e i 55 anni farebbe a meno delle vacanze per sottoporsi a un intervento, consapevoli che farlo aumenterebbe la loro autostima, come afferma il 43% di chi è riuscita a eliminare i propri difetti fisici. Idem per gli uomini: il 9% in più dei maschi, rispetto al 2011, pensa al primo intervento chirurgico nonostante l'aumento della paura degli effetti delle cicatrici nel tempo. LE MOTIVAZIONI - Le motivazioni che spingono verso il bisturi il sesso femminile sono soprattutto legate al rapporto con la propria immagine, le donne sono mosse da cause interiori, quindi più resistenti. Non lo fanno più per compiacere il proprio partner (-4%) o perchè sono attente all'opinione altrui (-2%), ma per se stesse. La prima motivazione, sia per gli uomini che per le donne, resta la paura di invecchiare (85%); vi è inoltre un forte calo (-11%) rispetto alla paura del dolore. Ma quali sono gli interventi ai quali si ricorre con più frequenza? Per quanto riguarda le donne, vincono la mastoplastica additiva (17%, +2% rispetto al 2011), la liposuzione (31%) e l'addominoplastica (18%). Gli inestetismi più odiati sono la cellulite, che il 58% delle donne vuole eliminare, e i cuscinetti adiposi (53%).

26 giugno 2012

Lavoratori pubblici ridotti i buoni pasto di due euro è bene comincire dalle Briciole.

MILANO - L'ipotesi sarebbe contenuta nel pacchetto Spending Review su cui sta lavorando alacremente il super-commissario (ex liquidatore Parmalat) Enrico Bondi: ridurre a 5,29 euro l'importo dei buoni pasto per oltre 450 mila dipendenti pubblici di amministrazioni centrali e periferiche (gli statali). L'asticella finora esentasse dei buoni pasto, quella fino alla quale l'importo è de-fiscalizzato per il lavoratore (per cui non viene denunciato ai fini Irpef) e de-contribuito per il datore lavoro (ai fini previdenziali). L'ASTICELLA - Imporre a tutti questa cifra-tagliola significa risparmiare circa 10 milioni di euro in termini di spesa pubblica e si sa - in tempi di vacche magre - trovare nuove fonti di risparmio per scongiurare l'aumento dell'Iva di due punti percentuali (dal 21 al 23%) è la missione esistenziale del dream ticket Giarda (il ministro che per primo ha tentato di elaborare una fotografia puntuale della spesa delle amministrazioni pubbliche) e appunto Bondi, chiamato a trovare quei 4,2 miliardi di euro entro la fine dell'anno (al netto degli effetti nefasti post-terremoto in Emilia) per rispettare la road map imposta da Bruxelles in modo da raggiungere il pareggio di bilancio tra tre anni. Eppure incidere sui centri di spesa (ammesso che la voce buoni-pasto rappresenti il simbolo dello sperpero pubblico) sta provocando una vera e propria levata di scudi di Anseb, l'associazione di società emittitrici di buoni pasto, e di Fipe (la Federazione Italiana Pubblici Esercizi), che rappresenta gli interessi di chi è a valle della filiera, appunto gli esercenti che ottengono il buono pasto come carta-moneta e corrispondono in cambio almeno un pasto per il dipendente che ne fa uso. LA RIDUZIONE - Questa presunta riduzione di almeno due euro (una parte dei dipendenti pubblici è in possesso di un ticket con valore facciale compreso tra i 7 e gli 8 euro) «significa tornare al valore di acquisto di 15 anni fa e quindi togliere fisicamente il pane dalla bocca a tanti lavoratori senza far risparmiare in maniera significativa lo Stato», dice il presidente dell'Anseb, Franco Tumino. Di più: sarebbe un'ulteriore misura deprimente per i consumi, dato il suo effettivo sostegno alle famiglie (una sorta di benefit dal forte contenuto sociale, tanto da poter spesso essere utilizzato come moneta corrente in supermercati e centri commerciali), un simbolo di welfare aziendale, soprattutto capace di generare un indotto da circa 3,4 miliardi di euro all'anno «perfettamente tracciato, con indubbi benefici anche per l'erario», rincara Tumino. Tanto che il buono pasto obbliga ad una fatturazione finale per ottenere il pagamento del suo valore dalla società emittitrice, che permette di garantire 306 milioni di euro di Pil e 438 milioni di euro di risorse fiscali per l'erario ogni anno (stima sul 2013). LO STUDIO - E colpisce il perfetto timing, con il quale un recente studio dell'università Bocconi ha denunciato il cortocircuito di cui soffre da 15 anni il settore dei buoni pasto, l'unico escluso dal naturale meccanismo di adeguamento all'inflazione (tipico, per esempio, dei contratti di lavoro collettivi e di quelli di locazione). Secondo questa analisi un eventuale aumento dell'esenzione a 8 euro (cifra che compenserebbe il rincaro dei prezzi degli alimenti di questi ultimi 15 anni cresciuti di circa il 50%) genererebbe un innalzamento del 3,24% del potere d'acquisto per oltre 2,3 milioni di lavoratori. Ora il governo - sull'altare del risparmio e della razionalizzazione della spesa - fa dietrofront e sacrifica ulteriormente questo benefit per i dipendenti pubblici, già colpiti dal mancato adeguamento all'inflazione dei contratti collettivi, sancito dalle ultime manovre finanziarie. «Riducendo i volumi di questo mercato e penalizzando tutto l'indotto», segnala Tumino. Tutto per dieci milioni di euro. Quasi la retribuzione di un grand commis di Stato, che magari ha accumulato diversi incarichi e percepisce svariati emolumenti.

Francia pensione il Minitel

[Esplora il significato del termine: PARIGI – In epoca di tablet e wifi ci sono ancora in Francia oltre 800 mila scatole marroni collegate alle linea telefonica, ma da sabato 30 giugno saranno inutilizzabili: il servizio Minitel viene definitivamente chiuso, la via autarchica francese alla rete è completamente abbandonata. Negli ultimi anni l’addio al Minitel è stato annunciato più volte, ma non pochi francesi erano rimasti fedeli a un servizio famigliare e ormai completamente anacronistico. Sperimentato per la prima volta in Bretagna nel 1980 sotto l’impulso dell’allora presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing, il Minitel è arrivato a essere utilizzato nel 2000 da 25 milioni di persone (su 55 milioni di abitanti), con nove milioni di terminali installati nelle case francesi. Nel video qui sotto, il telegiornale d’epoca che presenta ai francesi il Minitel: «L’elenco telefonico di carta ha probabilmente fatto il suo tempo: domani viene inaugurato il Minitel». Da pagine gialle su scala nazionale il Minitel è diventato uno strumento molto usato per consultare orari di treni e aerei o ricette di cucina, ma la grande diffusione e popolarità ha finito per averla – proprio come Internet – anche grazie al sesso. Una pubblicità della «messaggeria rosa» 3615 Ulla Le «Messaggerie rosa» 3615 Ulla o 3615 Aline sono diventate negli anni Novanta parte – come minimo – del paesaggio urbano francese, con le pubblicità affisse per strada o pubblicate nei giornali. Xavier Niel, attuale patron dell’operatore telefonico Free e proprietario – con Pierre Bergé e Matthieu Pigasse – di Le Monde, ha fondato il suo impero con i proventi dei servizi a luci rosse del Minitel. E Claude Perdriel, storico fondatore del newsmagazine di sinistra Le Nouvel Observateur, tra gli anni Ottanta e Novanta ha potuto rafforzare il suo gruppo editoriale con i soldi fatti grazie alle messaggerie rosa. Che cosa resta oggi di questo rudimentale «Internet in un Paese solo»? Non poco, secondo Valérie Schafer e Benjamin G. Thierry, autori del saggio «Le Minitel, l’énfance numérique de la France»: «L’economia telematica francese si fonda tuttora sull’idea, sperimentata dal Minitel, di un terminale sovvenzionato dall’operatore (allora il Minitel, oggi per esempio l’iPhone o l’iPad), servizi messi a disposizione del cliente, e un sistema di redistribuzione dei ricavi che vanno in parte ai fornitori dell’informazione e in parte all’operatore». Simbolo della passione francese per la tecnologia negli anni Ottanta e Novanta, diventato poi fattore di ritardo e arretratezza nella diffusione di Internet, il Minitel finisce al macero. Una fabbrica di Tolosa si sta già occupando di distruggere e riciclare tonnellate di plastica beige. ] PARIGI – In epoca di tablet e wifi ci sono ancora in Francia oltre 800 mila scatole marroni collegate alle linea telefonica, ma da sabato 30 giugno saranno inutilizzabili: il servizio Minitel viene definitivamente chiuso, la via autarchica francese alla rete è completamente abbandonata. Negli ultimi anni l’addio al Minitel è stato annunciato più volte, ma non pochi francesi erano rimasti fedeli a un servizio famigliare e ormai completamente anacronistico. Sperimentato per la prima volta in Bretagna nel 1980 sotto l’impulso dell’allora presidente della Repubblica Valéry Giscard d’Estaing, il Minitel è arrivato a essere utilizzato nel 2000 da 25 milioni di persone (su 55 milioni di abitanti), con nove milioni di terminali installati nelle case francesi. Nel video qui sotto, il telegiornale d’epoca che presenta ai francesi il Minitel: «L’elenco telefonico di carta ha probabilmente fatto il suo tempo: domani viene inaugurato il Minitel». Da pagine gialle su scala nazionale il Minitel è diventato uno strumento molto usato per consultare orari di treni e aerei o ricette di cucina, ma la grande diffusione e popolarità ha finito per averla – proprio come Internet – anche grazie al sesso. Le «Messaggerie rosa» 3615 Ulla o 3615 Aline sono diventate negli anni Novanta parte – come minimo – del paesaggio urbano francese, con le pubblicità affisse per strada o pubblicate nei giornali. Xavier Niel, attuale patron dell’operatore telefonico Free e proprietario – con Pierre Bergé e Matthieu Pigasse – di Le Monde, ha fondato il suo impero con i proventi dei servizi a luci rosse del Minitel. E Claude Perdriel, storico fondatore del newsmagazine di sinistra Le Nouvel Observateur, tra gli anni Ottanta e Novanta ha potuto rafforzare il suo gruppo editoriale con i soldi fatti grazie alle messaggerie rosa. Che cosa resta oggi di questo rudimentale «Internet in un Paese solo»? Non poco, secondo Valérie Schafer e Benjamin G. Thierry, autori del saggio «Le Minitel, l’énfance numérique de la France»: «L’economia telematica francese si fonda tuttora sull’idea, sperimentata dal Minitel, di un terminale sovvenzionato dall’operatore (allora il Minitel, oggi per esempio l’iPhone o l’iPad), servizi messi a disposizione del cliente, e un sistema di redistribuzione dei ricavi che vanno in parte ai fornitori dell’informazione e in parte all’operatore». Simbolo della passione francese per la tecnologia negli anni Ottanta e Novanta, diventato poi fattore di ritardo e arretratezza nella diffusione di Internet, il Minitel finisce al macero. Una fabbrica di Tolosa si sta già occupando di distruggere e riciclare tonnellate di plastica beige.

Crisi la confindustria scopre che è peggio del previsto.

MILANO - Le condizioni economiche dell'eurozona «si stanno rivelando molto peggiori di quel che era stato previsto pochi mesi fa». E le misure finora adottate dalla Bce e dai governi «si sono dimostrate del tutto inadeguate». Confindustria non vede possibilità di ripresa all'orizzonte, e distilla tutto il suo pessimismo in una nota sulle politiche di bilancio europee e di anticipazione delle previsioni del rapporto del suo centro studi. In particolare, sottolineano i tecnici di viale dell'Astronomia, «le politiche di bilancio improntate al solo rigore, invece di stabilizzare il ciclo, stanno facendo avvitare su se stessa l'intera economia europea». LA LETTERA DI SQUINZI - Intanto il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, a margine dell'assemblea degli industriali di Como, ha annunciato una nuova iniziativa: «Oggi è partita la lettera di varie associazioni italiane. Ne partiranno altre in questi giorni. È un pressing che stiamo cercando di fare sulla commissione europea perché nel vertice del 28 e 29 di giugno si prendano le decisioni giuste che vadano nella direzione di farci ritrovare la crescita». La lettera indirizzata al presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. Squinzi ricorda anche di avere «firmato anche l'appello della Cefic, la Federazione delle industrie chimiche europee: 29mila imprese, un milione e 400mila dipendenti. Io, come presidente, e i ceo delle aziende chimiche più importanti abbiamo firmato questo appello perchè ne tengano conto».

25 giugno 2012

Un'App per le fontanelle e Roma ed è successo.

ROMA - Caldo africano. I turisti coi piedi a mollo nelle fontane. Affari d'oro per chioschi e camionbar parcheggiati in divieto che vendon bibite ghiacciate a prezzi da gioielleria. E la canicola che incombe su parchi giochi deserti (i bimbi meglio tenerli all'ombra, a casa) e centri anziani. In una Roma da tropico c'è un ristoro che non costa nulla: l'acqua, fresca, che scorre dalle fontanelle pubbliche. La mappa interattiva della app «Nasoni di Roma»La mappa interattiva della app «Nasoni di Roma» Acqua gratuita, come l'applicazione per iPhone e iPad che in questi giorni va per la maggiore. Si chiama «Nasoni di Roma» l'app dei miracoli: moltiplica le fonti. O meglio: moltiplica le possibilità di trovare al volo il nasone più vicino a voi (siate romani o turisti a spasso sotto il solleone) per tuffar la testa sotto il getto ristoratore o dissetarsi. Una fontanella a Roma: i nasoni esistono dal 1872Una fontanella a Roma: i nasoni esistono dal 1872 Addio H2O venduta a 4 euro al litro o anche più. Con la app gratuita inventata da un analista sistemista romano - online nell'Applestore da febbraio 2011 - migliaia di persone hanno riscoperto le fontanelle di Roma. O almeno le 450 censite. Una ventina di accessi al dì via telefonino o tablet, molti di più sul sito che ripropone la mappa ( www.colosseo.org/nasoni/ ). E da quando nel marzo scorso è online la nuova versione interattiva della app (si scarica in pochi secondi), sulla quale si possono indicare altre fontane non ancora censite, sono stati aggiunti 69 nuovi nasoni, fuori Mura. Chi invia oltre 10 segnalazioni riceve in omaggio il libricino «Nasoni di Roma» (editrice Innocenti) da cui è nata l'idea della mappa interattiva. «I nasoni segnalati dagli utenti della mia app - spiega Fabrizio Di Mauro - vengono da me verificati: prima li cerco con Google Streetview; poi, se non sono certo dell'operatività, vado a verificarne il funzionamento. Infine li rendo pubblici con indicazione della persona che me li ha segnalati». Insomma, è come dare il proprio nome a una fontana. A Roma, con la bella stagione, sono stati oltre 6 mila gli accessi alle mappe web tra marzo e giugno: complice il caldo, il passa parola sui nasoni-online ha fatto aumentare anche il numero di app scaricate - ben 645 - e capita che chi ha con sé l'iPhone e identifica un nasone non censito posizioni il cellulare sopra la fontanella e invii direttamente le coordinate di latitudine e longitudine ai gestori della app. Un modo di valorizzare questo patrimonio unico, che vanta una rispettabile storia: il più antico nasone è del 1872 e serviva i mercati di strada, come a Campo de' Fiori. Una curiosità che sconcerta: quando nel 2006 Di Mauro si presentò la prima volta ad Acea per chiedere un aiuto nel lavoro di mappatura, scoprì che la società non possiede un censimento aggiornato delle 2500 fontanelle di Roma, solo un quinto delle quali è entro le Mura Aureliane. Due mesi dopo Acea metteva online una mappatura, che tuttavia ancora oggi riguarda solo le fontanelle nel I Municipio. Nel 2009 uscì il libro. Il Comune di Roma declinò la proposta di far da sponsor. Oggi la app gratuita è tra le più scaricate fra quelle dedicate a Roma. E, mentre il Comune lancia la bottiglia pieghevole per dissetarsi gratis ai nasoni, il libro è venduto come gadget dal Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua. Un successo meritato per chi ha saputo valorizzare un patrimonio che perfino il New York Times ci ha riconosciuto: «Poche cose sono gratuite a Roma - ha scritto il quotidiano statunitense - e tra queste l'acqua. Approfittatene».

Il Dilai Lama a Mirandola.

Lo hanno atteso sotto il sole. Centinaia di persone volevano stringergli le mani e lui non si è sottratto. Il Dalai Lama è arrivato nelle zone del terremoto in Emilia Romagna. La guida spirituale dei buddisti ha fatto tappa a Mirandola, dove è entrato nella zona rossa e ha salutato gli sfollati ospitati nel campo Friuli. Poi una preghiera speciale per le vittime del sisma. E raddoppia la donazione alla Croce Rossa: «Non è giusto venire a mani vuote in un posto colpito da questo disastro. Per questo motivo donerò altri 50.000 dollari a queste popolazioni». LA VISITA- Sua Santità è atterrato alle dieci a Bologna. Ad accoglierlo presso il Terminal Aviazione Generale del Marconi, era presente una delegazione del Comune di Mirandola. Poi la visita. Il Dalai Lama ha esortato la popolazione: «Dovete essere determinati, solo questo vi aiuterà a costruire una nuova casa e a tornare a guardare al futuro». E poi ha aggiunto: «Ho visto case e industrie distrutte arrivando qui. È un disastro. Ho pregato per voi da quando ho saputo del terremoto e mi trovavo a Udine». Poi rivolgendosi agli sfollati ha sottolineato: «Appena ho avuto l'occasione sono venuto qui. Vedendo questa distruzione ho provato profondo dispiacere. In passato ho visitato altri posti dove ci sono stati disastri naturali e ho sempre convinto le persone a pensare al futuro».

22 giugno 2012

I cinesi in difficoltà con gli oggetti erotici

MILANO - La rete ride, da una parte all'altra del mondo: durante gli scavi per un nuovo pozzo in un piccolo villaggio cinese, un uomo trova uno strano oggetto, ai suoi occhi «misterioso». Chiama la tv locale che manda immediatamente sul posto la sua miglior reporter, Ye Yunfeng. La giornalista crede aver fatto luce sulla vicenda e con toni euforici svela: è un fungo rarissimo, quasi sicuramente una variante del leggendario Ling-Zhi, noto anche come «fungo dell'immortalità». La telecamera stringe, la giornalista curiosa lo tocca e lo presenta da ogni lato, il video fa il giro del web. FUNGO O NON FUNGO - Dopo la messa in onda del servizio, i telefoni dell’emittente non smettono più di squillare. Quella cosa è una sensazione. Trovata da un agricoltore nella provincia cinese. È sconosciuta, inesplicabile, forse anche un po' inquietante. La storia viene raccontata domenica sera dalla reporter Ye Yunfeng nel programma investigativo «Xi’an Up Close». Come si vede dalle immagini, «la cosa» è tenuta a mollo in un catino. Intorno, un gruppo di uomini la scruta in cerca di risposte. Tutti sembrano d’accordo: è un fungo misterioso, cos’altro? Un abitante spiega ai microfoni di aver fatto una ricerca su internet, di aver scoperto che si tratta del fungo Ling-Zhi. Persino l’anziano del villaggio, un ottantenne, sottolinea di non aver mai visto nulla di simile. Ye Yunfeng si china, cerca di descrivere il fungo: «Potete notare la doppia testa alle estremità e su una di esse quelle che sembrano un paio di labbra; sull'altra parte c'è un minuscolo foro. L'oggetto è lungo 19 centimenti, luccicante e particolarmente carnoso». «GIOVANE E INESPERTA» - Ye parla con voce ferma. Lei è certa: stavolta ha davvero trovato qualcosa di enigmatico. Come fra gli altri riporta l’informatissimo blog "shangaiist" l’arcano viene presto svelato da alcuni attenti telespettatori. Quell’oggetto non è altro che un sex toy, nello specifico una vagina artificiale. Il giorno seguente l’emittente si scusa sul proprio sito e, con un po’ d’imbarazzo, ringrazia per la correzione e sottolinea: «La giornalista è ancora molto giovane e inesperta».

Sta per morire spende tutto alle Fiji ma non è così...

Il consulto medico era stato davvero infausto per Frank: «cancro», per la seconda volta. Era il maggio del 2010 e per l’uomo della Nuova Zelanda quel responso è stato un cortocircuito: il 69enne non se la sentiva di combattere un'altra volta contro la malattia. Già nel primo caso gli fu asportato una parte del polmone a causa di una proliferazione delle cellule tumorali nel cuore. La chemioterapia gli causò terribili dolori al petto e da quel giorno riusciva a stento a respirare. Frank e sua moglie decidono quindi di godersi la vita - un’ultima volta. TRAMONTO ALLE FIGI - L’immagine a ultrasuoni dopo una visita di controllo e i risultati di laboratorio davano un quadro molto chiaro: la terribile malattia era tornata. I medici avevano fatto credere all’allora 67enne di «non avere più nulla da perdere». «Solo due mesi di vita», sessanta giorni che Frank vuole vivere in pieno. Il presunto malato terminale si sbarazza di tutta la merce del piccolo negozio di ferramenta a Auckland (per un valore di 19 mila euro); vende la casa a Wairoa (rimettendoci 44 mila euro) e disdice l’assicurazione sanitaria. Vuole scappare al più presto alle Figi con la moglie Wilma, 65 anni, per godersi le spiagge, i tramonti. Ricomincia a fumare, a bere caffè. La sua testa, infatti, inizia a prendere qualche (ragionevole) sbandamento. ASPETTANDO LA MORTE - La coppia vuole realizzare i desideri di una vita, danno fondo ai risparmi: in appena dieci giorni sperperano oltre 30.000 dollari in ristoranti stellati, hotel a cinque stelle, escursioni e battute di pesca. «Abbiamo trascorso un bel periodo», ha raccontato Wilma al quotidiano New Zealand Herald. Il conto salatissimo per gli ultimi momenti vissuti tra gozzoviglie e bagordi sarebbe infine stato saldato grazie alla liquidazione dell’assicurazione sulla vita dell’uomo. Prima di ritornare a Wairoa, la coppia vola dalla figlia in Australia - per dirle addio, per abbracciare un’ultima volta i due nipotini. Poi per Frank inizia l’attesa, aspetta che la malattia degeneri, di morire da un momento all’altro. «Se fossero iniziati i dolori mi sarei ucciso, ma i dolori non sono mai iniziati. Tutti erano abbastanza sorpresi di trovarmi ancora vivo», spiega Frank. «Mi sentivo in forma e sano». I tanti disturbi che aveva predetto il medico, infatti, non sono mai arrivati. ERRORE - Ci sono voluti 23 mesi prima che un infermiere dell’assistenza a domicilio per i pazienti terminali arrivasse da Frank con delle novità da parte del medico. «Oggi lei mi vede per l’ultima volta», dice l’infermiere all’uomo. «Per quale motivo?», chiede Frank. La risposta: «Ebbene, lei non ha il cancro, non lo sapeva?» A quel punto inizia a farsi strada l'ipotesi di una diagnosi errata e non corrispondente al vero. E in effetti l’analisi di una seconda immagine agli ultrasuoni rivela che Frank è sano come un pesce. L’ospedale, il Hawke’s Bay Hospital, ha ammesso nel frattempo l’errore, difende però i medici e la loro affermazione di allora, «l’unica possibile» sulla base delle informazioni disponibili in quel momento. SOMMERSI DAI DEBITI - Certo, Frank e Wilma sono felicissimi: la malattia non c’è. La coppia ha tuttavia perso completamente la fiducia nella medicina e nel sistema sanitario del Paese. Ora hanno presentato una denuncia e il caso verrà approfondito dalla Commissione Salute della Nuova Zelanda. Oltre a ciò, si trovano in un mare di debiti: almeno 80 mila dollari, oltre 50 mila euro, che non sanno dove trovare. Sani sì, ma sul lastrico. Ciononostante, i due non si pentono di quella vacanza nel lusso: «Cosa avreste fatto voi in una situazione simile?», chiede la moglie. «Per me era ovvio: tutto ciò che mio marito chiedeva, lo otteneva».

21 giugno 2012

Sconti sulla benzina o presa in giro ?

MILANO- In settimana calma piatta sul fronte dei prezzi dei carburanti. Ma si preannuncia un altro week-end «caldo», dopo il primo che ha innescato una battaglia a base di sconti e esposti all'antitrust. SI ATTENDONO ALTRI SCONTI- Dopo la mossa di Eni di ribassare di 20 centesimi al litro (che vuol dire risparmiare 10 euro su un pieno di 50 litri) in 3 mila punti iperself durante i fine settimana d'estate fino al 2 settembre, i concorrenti, fra i quali la Q8 hanno risposto con promozioni simili ma anche chiedendo l'intervento del Garante. Fra lo strascico di polemiche e il successo dell'operazione dell'Eni, si attendono le prossime mosse. Alcune indiscrezioni dicono che oltre a Eni, Q8 ed Esso, altre aziende dovrebbero lanciare nuovi sconti nel prossimo fine settimana. Ma intanto è tutto fermo: secondo il monitoraggio di Quotidiano Energia le compagnie hanno mantenuto i prezzi invariati. I prezzi medi nazionali si attestano a 1,822 euro/litro per la benzina, 1,708 per il diesel e 0,811 per il Gpl. LE PROMOZIONI PER FRENARE IL CALO DEI CONSUMI- E se per gli automobilisti le promozioni sono manna dal cielo, la battaglia di prezzi serve alle compagnie a tamponare l'emorragia di consumi petroliferi. Secondo il centro studi GL Events nei primi cinque mesi dell'anno sono calati del 10,3%: il prezzo di benzina e gasolio, invece, è aumentato del 21%, la spesa è salita rispetto allo scorso anno ma in misura inferiore di quanto registrato ai listini. «La situazione del settore dei carburanti ha raggiunto un livello critico», osservano gli analisti, «eventuali ulteriori incrementi dei prezzi o del carico fiscle determinerebbero un effetto Laffer, con calo della spesa e probabilmente anche del gettito fiscale». Dunque se possono fare il maxi sconto, avrebbero un margine per far scendere i prezzi della benzina, no ? E bravi i petrolieri che ci vogliono fare una bella figura.

Finalmente qualcosa si muove.

Occhio alle prenotazioni aeree effettuate on line con la carta di credito: il “balzello” che molte compagnie impongono ai consumatori che acquistano il biglietto via internet è infatti illegale. Lo ha ribadito l’autorità antitrust che, con un provvedimento reso noto oggi, ha multato cinque compagnie aeree che avevano imposto questo costo aggiuntivo: l’autorità di controllo ha ritenuto che tale comportamento costituisce una scorretta pratica commerciale. LE SOCIETÀ - Le società multate sono Alitalia, Ryanair, Easyjet, Blu Panorama e Wizzair. La sanzione si riduce a pochi”spiccioli”, se paragonata al fatturato delle compagnie e va dai 10mila euro imposti alla low cost ungherese Wizzair fino ai 37.500 con cui è stata sanzionata Ryanair; quest’ultima, poiché recidiva, si è vista infliggere una ulteriore multa di 15mila euro; l’Alitalia dovrà invece pagare 20mila euro. Lo scorso aprile l’autorità garante era già intervenuta punendo la compagnia spagnola Vueling. Al di là della mite sanzione, tuttavia, è importante il principio che l’Antitrust ha voluto ribadire a tutela dei consumatori: i 10 – 20 euro che l’acquirente si vede imporre nel momento in cui acquista un biglietto on line usando la carta di credito o di debito sono un costo occulto e trasformano le tariffe reclamizzate in pubblicità ingannevole. IL PROVVEDIMENTO - L’intero provvedimento è disponibile sul sito del Garante e obbliga i vettori a modificare le loro tariffe includendo anche eventuali spese accessorie; ma per adeguarsi Alitalia, Ryanair e le altre società avranno tempo fino alla fine di novembre. La mitezza della condanna ha già dato il via libera a commenti sarcastici da parte delle associazioni di consumatori; tra l’altro, chi fino a oggi ha già sborsato la tassa occulta, non potrà vedersela restituita. Un provvedimento già varato dall’Unione Europea renderà comunque fuorilegge a partire dal 2014 le commissioni imposte per l’uso della carta di credito su tutti gli acquisti via web.

20 giugno 2012

Gay Village 2012 la provocazione di Francesco Facchinetti

ROMA - Un bacio omosex tra un idolo della tv, l’eterosessuale Francesco Facchinetti, protagonista dello spot-video di lancio della manifestazione e scelto anche come padrino della rassegna. E un ipotetico calciatore «azzurro» con tacchi a spillo rossi su un prato di calcio per la campagna pubblicitaria che recita così: «Naturalmente attaccanti». Il Gay Village, l’ormai storica manifestazione dell’Estate Romana che quest’anno compie undici anni, inaugura la sua programmazione giovedì 21 giugno al Parco del Ninfeo dell’Eur, ma martedì si è presentato alla stampa e con tutte le carte in regola per accendere l’attenzione del pubblico. E soprattutto con una clip destinata ad attirare l'attenzione del pubblico. Facchinetti versione gay al colloquio di lavoro Facchinetti versione gay al colloquio di lavoro DJ FRANCESCO E LA RUSIC - Il video con deejay Francesco, diretto da Gaia Gorrini e Rita Rusic (la bionda produttrice sarà a sua volta sul palco dell’Eur il 7 luglio per presentare un omaggio a Donna Summer, regina della disco music recentemente scomparsa), mostra Facchinetti nel ruolo di un «tato» gay che, insieme al suo giovane compagno, cerca di farsi assumere per fare da babysitter ai figli di una coppia etero. Il bacio tra i due suggella l’ottenimento del posto di lavoro. La pubblicità del gay village che ironizza sui calciatori omosessualiLa pubblicità del gay village che ironizza sui calciatori omosessuali MANIFESTI E AFFAIRE CASSANO - Nella campagna di affissioni pubblicitarie del Gay Village 2012, ogni riferimento all’affaire-Cassano e alle polemiche sorte dopo l’uscita poco felice del calciatore della Nazionale nei confronti di eventuali omosessuali nel mondo del calcio e nella squadra azzurra «è del tutto casuale», hanno ironizzato le fondatrici e organizzatrici della kermesse, Imma Battaglia e Annachiara Marignoli. «Ovvio che il lavoro sulla campagna è partito molti mesi fa – ha sottolineato Imma Battaglia - ma evidentemente sappiamo fiutare l’aria e siamo in grado di cogliere anche in anticipo spunti di attualità e cronaca». 300 MILA VISITATORI - Spot e testimonial a parte, il Gay Village 2012 - forte di 300 mila visitatori in questi anni, manifestazione imitatissima e premiata nel 2011 come evento pubblico dell’anno con il «Best Event Awards» – presenta un programma pieno di star e con un occhio particolare ai nuovi fenomeni di massa del web. La chiusura, il 15 settembre, vedrà sul palco un'icona gay, Amanda Lear, da anni assente dalla scena italiana. Ci sarà poi una serata con Franca Valeri, leggendaria Signorina Snob e Sora Cecioni, il 12 luglio; quidi l'omaggio a Pier Vittorio Tondelli con Wladimir Luxuria il 21 luglio. IDOLI DELLA RETE - Nella neonata rassegna «Web Heroes», arriveranno gli idoli della Rete: il 13 settembre concerto della Sora Cesira, colei che grazie a video in inglese e spagnolo maccheronici ha spopolato su internet trasformando canzoni pop in vera e propria satira politica (dieci milioni di contatti); il 30 giugno tocca invece a Charlie Hides, drag queen regina di Youtube e autrice di esilaranti parodie di Madonna e Lady Gaga.

Estate 2012 arrivano i nuovi autovelox

MILANO- Nuovi autovelox sulle strade italiane prima dell'inizio dell'«esodo». Ad annunciarlo sono l'Anas e la Polizia Stradale: installati sulla SS1 Aurelia, sulla SS7 quarter Domitiana e sulla SS 309 Romea entreranno in funzione nella seconda metà di luglio. Si tratta di una grossa novità perché i rilevatori appartengono a un nuovo tipo, «Vergilius», finora esclusiva della rete autostradale, come spiega Pietro Ciucci, a.d. dell'Anas: «Con il nuovo sistema di controllo vogliamo aumentare la sicurezza sulle strade di nostra competenza, anche attraverso una specifica attività di prevenzione, controllo e, ove consentito, di accertamento dei comportamenti illeciti, con l'ausilio di sistemi e strumenti di rilevamento automatico». IN FUNZIONE DA META' LUGLIO «Con i nuovi autovelox», ha detto Maria Luisa Pellizzari, Direttore del Servizio di Polizia Stradale,«continuiamo nell'impegno di tutela della sicurezza attraverso l’impiego di moderne tecnologie che consentono di stigmatizzare eccessi di velocità determinati da guide imprudenti e foriere di pericolo per l’incolumità degli automobilisti». I «Vergilius» utilizzano la stessa tecnologia di quelli montati in autostrada, per cui si attende una drastica riduzione degli incidenti nei tratti interessati. Inoltre, ricorda Pellizzari «consentiranno di dedicare le pattuglie di polizia a tutte quelle operazioni che non possono essere delegate alla tecnologia, come le verifiche sulle condizioni psico-fisiche dei conducenti, i controlli sull’efficienza dei veicoli, nonché l’attività di soccorso e di rilievo dei sinistri stradali». ECCO DOVE SONO COLLOCATI I NUOVI AUTOVELOX sulla SS 1 Aurelia: ai chilometri 11+950, 15+700 e 23+500; sulla SS 7 quarter Domitiana: ai chilometri 44+500 e 54+300; sulla SS 309 Romea ai chilometri 1+680 e 7+080.

Su Facebook un profilo falso su due

La «bella figura» è un fenomeno tipicamente italiano. Che ha riscontri anche sul web. Secondo una ricerca Intel condotta da Redshift Research, un italiano su due dichiara di aver «abbellito» almeno una volta il suo profilo online, anche solo con piccole accortezze inconsapevoli o in buona fede. Il 53% degli intervistati, in particolare tra i maschi, confessa che vorrebbe assomigliare di più all’immagine che diffonde online. Ma non si tratta solo di un «vezzo» italiano: è lo stesso nel resto d’Europa - con la sola eccezione dell’Olanda che mostra una percentuale del 27% - mentre in Medio Oriente e in particolare in Egitto il valore sale al 76%. MOTIVAZIONI - Tra le motivazioni, dice la ricerca, prevale il desiderio di catturare l’attenzione di amici e conoscenti nel 55% dei casi, nel 40% il tentativo di nascondere le proprie insicurezze, soprattutto per le donne. Per un maschio su due l’obiettivo principale rimane quello di poter avere nuove relazioni (vale lo stesso solo per una donna su tre). Hanno infine un peso importante anche il solo narcisismo e l’intento di piacere di più a potenziali datori di lavoro. Il 40% dedica al loro profilo online più di mezz'ora al giorno. LIFTING VIRTUALI - Le foto, ad esempio, sono il cruccio più grande delle donne (50%), selezionatissime e mai casuali all’interno dei profili online, a volte ritoccate. Per gli uomini le foto sono filtrate da uno su quattro, ma più della metà si preoccupa di apparire più divertente e brillante di quanto non sia nel quotidiano. Tra le altre bugie più diffuse, i tentativi di presentarsi più intelligenti e colti (22%) o di apparire online solo in situazioni e luoghi esclusivi (18%); da ultimo, vantarsi di particolari relazioni, vere o presunte. SI CAPISCE - Gran parte del campione analizzato ammette però di accorgersi dei «taroccamenti». Per il 50% ciò che si legge sui social network è troppo bello per essere vero, oppure (in particolare in Italia) è lampante l’incoerenza tra personalità e azioni. Il 18% dichiara di non poter distinguere facilmente il confine tra bugie e realtà. CIÒ CHE NON PIACE - Più della metà degli italiani non sopporta chi «posta» ogni dettaglio delle proprie giornate, compresi gli aspetti più intimi, le foto troppo esplicite o le volgarità. E anche coloro che si lamentano sempre di tutto e tutti o che fanno troppi errori di ortografia. MIGLIORI - Ma dalla ricerca emerge che la voglia di apparire e arricchire i propri profili online aiuta a essere migliori anche nella vita reale. Il 33% dichiara infatti di scattare più foto di sé e della propria famiglia e di fare più vacanze. Il 31% confessa di essere più curioso e di leggere di più in cerca di spunti da condividere e commentare in Rete. Il 27% degli italiani dichiara di fare maggior esercizio fisico e per il 15% di curare di più anche l’abbigliamento. ROVESCIO DELLA MEDAGLIA - C'è però un effetto negativo: metà del campione afferma di sentirsi scollegato dal mondo e in qualche modo perso se non risce a collegarsi e a condividere o raccogliere informazioni online.

15 giugno 2012

Nokia, fine ingloriosa di un marchio.

La crisi della compagnia elettronica Nokia non conosce fine. La casa finlandese entro il 2013 ha infatti intenzione di tagliare altri 10mila posti di lavoro (4mila, come annunciato, entro quest'anno), e di chiudere alcuni siti di produzione in uno sforzo di contenimento dei costi che prevede di risparmiare per tre miliardi di euro. L'annuncio ai dipendenti è stato dato tramite un video-link. GERMANIA E CANADA - A febbraio era stato annunciato il ridimensionamento dei tre impianti di Komarom, in Ungheria, di Reynosa, in Messico, e di Salo in Finlandia legato alla scelta di spostare la produzione in Asia e lasciare in Europa la customizzazione. Giovedì è stata invece annunciata la chiusura dello stabilimento di Salo (le cui attività saranno concentrate a Komarom). A Salo e a Tampere, sempre in Finlandia, restano comunque alcune attività come la creazione di prodotto della linea Lumia. Inoltre, sempre giovedì, è stato dato l'annuncio di della chiusura dei centri di Ulm, in Germania e di Burnaby in Canada. La nota conferma inoltre la vendita della divisione di telefonini extra-lusso Vertu al private equity svedese Eqt Vi Partners. Non sono stati indicati i termini finanziari dell'operazione, che dovrebbe chiudersi entro la fine del 2012. Secondo l'accordo, Nokia manterrà una quota del 10% in Vertu. LA RISTRUTTURAZIONE - Il canadese Stephen Elop, dal 2010 presidente e amministratore delegato di Nokia, punta a una ristrutturazione completa dell'azienda per fronteggiare meglio la concorrenza agguerrita di Samsung e Apple. I finlandesi da 1997 al 2011 sono stati i primi produttori di telefonini al mondo, ma negli ultimi mesi si è registrato il sorpasso da parte di Samsung. Al listino della borsa di Helsinki Nokia nella giornata di giovedì ha registrato una fortissima pressione, arrivando a quota -10% per poi recuperare qualcosa ed assestarsi intorno all'8,5%.

Politici Sardi senza Vergogna

Come Penelope e la sua tela. Di giorno ricamava, la notte disfaceva. L'escamotage dei consiglieri della Regione Sardegna somiglia molto a quello della moglie di Ulisse. Gli stipendi cancellati dal referendum di giorno sono tornati aumentati col voto notturno. Quindi i consiglieri regionali della Sardegna hanno lavorato gratis solo per 20 giorni, cioè dal 25 maggio scorso, quando è stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Sardegna, l'esito dei referendum del 6 maggio scorso, tra i quali quello che abrogava l'indennità di consigliere regionale. Ma da mercoledì a tarda sera si sono «riassegnati» lo stipendio grazie ad un emendamento. RIASSEGNATO LO STIPENDIO - Il Consiglio regionale sardo ha infatti approvato (presenti 66, votanti 60, sì 63, 3 astenuti), con un emendamento al Dl 327/A su «Integrazione alla legge regionale 4 agosto 2011, n. 16 (Norme in materia di organizzazione e personale), relativa ai contratti di collaborazioni coordinate e continuative», il nuovo stipendio dei consiglieri regionali. Così si Twitter impazza l'hashtag #Regionesardegnavergogna. «Il politico perde il pelo ma non il vizio» oppure «L'indennità se la sono fatta rimborsare...ma non ne usciranno indenni» sono tra i commenti più sobri. IL QUANTUM - I consiglieri regionali della Sardegna riavranno stipendi, diaria e indennità di carica, sostanzialmente invariati rispetto agli importi aggiornati al 2011. Apparentemente sono apportati tagli alle varie voci (indennità di carica, diaria e contributo per i gruppi) compresi fra il 20 e il 30%, ma i parametri su cui sono applicati sono indennità e rimborsi spese in vigore al 31 dicembre 2003, immediatamente successivi a un aumento di stipendio dei parlamentari (cui è agganciato quello dei consiglieri regionali), entrato in vigore nell'autunno precedente. L'emendamento assegna ai consiglieri regionali le indennità di base attribuite nel 2003, che era pari a circa 9.263 euro (secondo dettagliate fonti di stampa dell'epoca), mentre la cifra del 2011 era di 9.023 euro. I tagli dichiarati, invece, riguarda l'indennità di carica riconosciuta a partire dai vicepresidenti di commissione fino alla presidenza del Consiglio regionale (-30%), la diaria (-20%) e i contributi ai gruppi (-20%). La norma, approvata nella notte all'unanimità, non tocca, per esempio, le spese di segreteria e cancelleria, quelle per i cosiddetti «portaborse», confermate a 3.352 euro. La cifra è rimasta la stessa dal 2003 a ora. A conti fatti, i consiglieri regionali non dovranno sostenere particolari «sacrifici», come dimostra il confronto fra gli importi del 2003 e quelli attuali.

Arriva il grande caldo per 10 Giorni.

Inizia l'estate. Con una settimana d'anticipo rispetto al solstizio del 21 giugno. Lo annunciano i meteorologi, assicurando che un potente anticiclone in arrivo dal Sahara, che porta il nome del condottiero Scipione, si sta mettendo in marcia dal Sahara verso il Mediterraneo, e avvolgerà l'Italia in una morsa di caldo africano che durerà dieci giorni. «Il sole estivo accompagnerà per tutto il weekend non solo l'Italia, ma anche gran parte dell'Europa», dice Antonio Sanò, di IlMeteo.it. «Al sud e sulla Sardegna si raggiungeranno i 38°C nelle zone lontane dal mare, mentre lungo le coste il clima sarà relativamente più mite grazie alle brezze. Sul resto del centro-nord le temperature aumenteranno fino ad oltre i 30-32° e si comincerà a percepire l'afa sulla Val Padana». L'anticiclone dovrebbe rimanere sull'Italia e rafforzarsi anche per tutta la prossima settimana, almeno fino al weekend successivo del 23-24 giugno, con caldo record al sud, Sicilia e Sardegna e punte di 40°C e 35°C al centro nord. Tutto il mese di giugno dovrebbe chiudersi con temperature sopra le medie di 3-4°C.

14 giugno 2012

Un' App per segnalarti il tuo stress

In un periodo difficile come quello che stiamo attraversando fatto di difficoltà di ogni genere essere stressati sembra essere il minimo sindacale. Basta poco a far scoppiare chi vive costantemente sull'orlo di una crisi di nervi. Anche poche parole, racchiuse nei 160 caratteri di un Sms. Ma da oggi gli stressati potranno fare affidamento su una nuova App per il cellulare, in grado di riconoscere i messaggi ad «alta tensione» prima che vengano aperti. Se il contenuto è di quelli che possono indurre un crollo emotivo, il programma segnala l'Sms in rosso. E dà il tempo al destinatario di prepararsi «spiritualmente» alla lettura. L'App si chiama «Stress Work» ed è stata creata per cellulari all'University of Portsmouth. Il programma attiva una sorta di «semaforo» dei messaggi. IL CODICE - Il codice per classificarli si basa sui colori: rosso per quelli negativi, verde per quelli piacevoli, blu per quelli neutri. Gli scienziati che hanno sviluppato l'App spiegano che può aiutare le persone a gestire nel modo migliore possibile il proprio stress. Se un messaggio è in grado si trasformare l'umore colorandolo di nero, il cellulare lo segnala e previene l'effetto choc di leggere all'improvviso Sms - ma anche e-mail, post su Facebook o twitter - indesiderati. Insomma, spiegano i creatori dell'App, si evita che la «stoccata testuale» prenda il lettore in contropiede. L'App interpreta il tono dei messaggi in arrivo sul telefonino e fa partire l'allarme rosso in modo che una persona già stressata non venga colta impreparata da parole arrabbiate o ostili. L'OBIETTIVO - L'esperto Mohamed Gaber conferma al Daily Mail l'obiettivo finale: far sì che le persone siano a conoscenza dell'arrivo di un messaggio da «bollino rosso» per poter gestire lo stress derivante dai contenuti negativi. L'umore, spiega, potrebbe essere turbato e i livelli di stress potrebbero impennarsi alla visione inaspettata di una notizia preoccupante su un social media o di un'email minacciosa del proprio capo. «È importante - spiega Gaber - che l'utente metta in campo un'azione per non innervosirsi, soprattutto se ciò influisce sulle prestazioni lavorative o sui rapporti personali». Ed essendo lo stress un'esperienza molto variabile, è possibile personalizzare l'applicazione descrivendo i messaggi ritenuti negativi o positivi e istruendo l'App a riconoscerli secondo la propria percezione. I creatori del programma sperano di rendere l'applicazione disponibile entro fine giugno per il download gratuito dal mercato Android, e per le altre piattaforme entro il prossimo anno accademico. Corsera

Aumentano le prestazioni on line

Shopping sanitario su Internet per gli italiani alle prese con la crisi economica. Dallo sbiancamento dei denti alle analisi del sangue, un milione di italiani ha acquistato prestazioni sanitarie sul web. Lo rivela una ricerca del Censis per il Rapporto 2012 «Il Sistema Sanitario in controluce» della Fondazione Farmafactoring, presentato a Roma dal presidente della Fondazione Farmafactoring Marco Rabuffi, e dal presidente del Censis Giuseppe De Rita. IL SONDAGGIO - Secondo i dati, 600 mila persone lo hanno fatto una sola volta, 280 mila tra due e quattro volte, 120 mila più di cinque volte. Il 74% spiega di aver scelto le offerte online perchè è un'operazione semplice e veloce, il 26% perchè i prezzi sono vantaggiosi e conviene. E ancora: il 59% è andato online per acquistare prestazioni di odontoiatria (pulizia o sbiancamento dei denti, apparecchi ortodontici), il 36% per servizi legati alla prevenzione (analisi del sangue e delle urine, mammografia, mappatura dei nei), il 23% per visite con un nutrizionista (test delle intolleranze alimentari, diete personalizzate), il 9% per interventi di chirurgia estetica. LE PRESTAZIONI - Esistono vari siti Internet che pubblicizzano servizi di vario genere a prezzi competitivi per un numero limitato di offerte (fino a esaurimento): dal corso di inglese, alla camera d'albergo, alla cena a lume di candela fino alla prestazione sanitaria: check up medici completi, diete personalizzate, sbiancamento dei denti. Per una pulizia dei denti si possono spendere anche solo 20-30 euro, vale a dire quattro volte meno il costo di mercato e la metà degli importi viene incassato dai siti come commissione. L'ALLARME - Per i professionisti è un modo per promuovere il proprio studio, ma l'Andi, l'Associazione nazionale dentisti italiana lancia l'allarme: «Un conto è acquistare online la promozione per una cena in un ristorante, un conto è acquistare una prestazione medica come la pulizia o lo sbiancamento dei denti: il rischio concreto è che visite e prestazioni siano fatte a casaccio perché i costi spesso non coprono neppure le spese. Nel caso dei dentisti inoltre i bassi costi invogliano a fare lo sbiancamento più volte l'anno, cosa che in realtà può essere dannosa». Carlo Ghirlando, segretario culturale dell'Andi mette in guardia anche da altri rischi: «Queste offerte sono spesso l'esca per vendere altre prestazioni mediche offerte senza un serio criterio e senza un controllo della qualità. Noi siamo sempre stati molto critici anche dal punto di vista deontologico e abbiamo presentato varie denunce all'Antitrust».

13 giugno 2012

Papà anziani regalano longevità ai figli.

MILANO - Una buona notizia per gli uomini che diventano papà quando non sono più giovani, oltre i 40 o addirittura oltre i 50. Uno studio della Northwestern University (Illinois), condotto su quasi 2mila filippini e pubblicato sulla rivista dell'Accademia americana delle scienze, Pnas, rivela che i padri maturi lasciano in eredità ai figli cromosomi più «protetti», in pratica regalano loro una maggiore longevità. LO STUDIO - La differenza la fanno i telomeri, ovvero le parti terminali dei cromosomi, composte da sequenze ripetute di DNA: nei papà «anziani», essendo più lunghi, rallentano l'invecchiamento cellulare con un effetto che si amplifica col passare delle generazioni. Come le punte plastificate dei lacci delle scarpe, i telomeri sono i "cappucci" che proteggono le estremità dei cromosomi dalla degradazione. In genere, col passare degli anni, queste strutture tendono ad accorciarsi: fanno eccezione i telomeri dei cromosomi contenuti negli spermatozoi, che al contrario tendono ad allungarsi. Per verificare come questo fenomeno si rifletta sulle generazioni successive, i ricercatori hanno condotto studiato 1.779 giovani filippini (diventati padri tra i 15 e i i telomeri, confrontandola con la lunghezza di quelli della madre, e hanno valutato le possibili correlazioni con l'età in cui il padre e il nonno paterno si erano riprodotti. In questo modo i ricercatori hanno scoperto che la lunghezza dei telomeri di un individuo aumenta non solo con l'aumentare dell'età in cui il padre lo ha messo al mondo, ma anche con l'età che aveva il nonno paterno quando a sua volta era diventato papà. RISORSE EXTRA - «Se i nostri antenati più prossimi hanno atteso fino alla maturità per riprodursi, magari per ragioni culturali, per il nostro organismo potrebbe essere logico prepararsi a qualcosa di simile, investendo risorse extra per mantenere un sano funzionamento fino a un'età più avanzata» spiega l'antropologo Christopher W. Kuzawa. I ricercatori sottolineano comunque che questo non significa che sia preferibile diventare padri più tardi, perché con l'età può aumentare la probabilità di trasmettere al figlio mutazioni che possono portare ad aborti o malattie genetiche. Quali conseguenze sulla salute del figlio abbia il papà «anziano» sarà un prossimo step dello studio, ha annunciato Dan T.A. Eisenberg della Northwestern University. In passato alcuni studi avevano messo in guardia sui possibili rischi per i figli di papà in là con gli anni: nel 2011 ricercatori del Brain Institute nel Queensland (Australia) hanno avanzato l'ipotesi di una maggiore incidenza di autismo e altri disturbi cerebrali. Nel 2008 uno studio svedese ha collegato l'avanzata età del padre a un maggior rischio nei figli di disturbo bipolare, anche se - era stato sottolineato - si tratta comunque di un rischio di lievissima entità. Ma c'è un limite per concepire ?

Staccate la connessione a Vasco

MILANO- Negli ultimi tempi pareva essersi chetato, tranquillizzato: sì, qualche polemicuccia-distinguo tipo «non partecipo al concerto per l'Emilia perché poco costoso e poco faticoso». Oppure qualche strale denigratorio verso giornalisti o commentatori poco benevoli. Ordinaria amministrazione per il Vasco ai tempi di Facebook: martedì mattina, però, la bomba. VASCO DELLE COMBRICCOLE - Vasco che agli amici di Zocca, alle combriccole, ai montanari dell'appennino modenese ci ha sempre tenuto;Vasco che ha sempre alimentato il mito dell'amicizia eterna; Vasco che non dimentica mai di citare Massimo Riva ai concerti, il "fratello" ucciso dall'eroina; ebbene Vasco, via social network, ha praticamente licenziato uno della "primissima" ora, il chitarrista Maurizio Solieri. Già "il bellissimo e abbronzatissimo" dei tempi di Siamo Solo Noi, socio immancabile con la permanente sempre corvina, chitarrista dotato, magari un po'anarchico, meno levigato forse di quanto preveda il Vasco ultima maniera. Uno scorcio del post di Vasco su FacebookUno scorcio del post di Vasco su Facebook «COLPEVOLE»- Bene, Maurizio Solieri è "colpevole" di aver rilasciato, qualche giorno fa, all'edizione milanese del Corriere un' intervista(che potete leggere qui) con dichiarazioni come queste: «Ci conosciamo dal 1977, ma ultimamente è incazzato col mondo: forse sta male» oppure «lavoro ancora con lui, ma i rapporti sono solo professionali». Sostanzialmente, Maurizio confessa di non riconoscerlo più. Non l'avesse mai fatto: Vasco l'ha presa malissimo e a Facebook ha affidato una durissima nota, dove gli ha dato in pratica del "sorpassato" e dell "ingrato". Il botta e risposta ha fatto presto il giro della rete, ripreso da siti come fanpage.it, mentre sulla pagina ufficiale di Rossi da subito sono fioccati centinaia di commenti. Facebook ci stà mostrando il declino triste di uno dei più grandi Rocker italiani. Staccategli la connessione.

12 giugno 2012

10 consigli per acquistare un'auto.

Acquistare un’auto nuova è un affare. Così almeno raccontano le Case automobilistiche: carburante a un euro, motore diesel al prezzo del benzina, 5 porte invece di 3 senza spendere nulla di più, ... In realtà, una volta individuata l’auto di cui si ha bisogno, inizia un processo di acquisto che può durare mesi. E il buon affare non è sempre dietro l’angolo. A cominciare dal preventivo. La parola d’ordine è confronto: due auto uguali non hanno mai lo stesso prezzo. La concessionaria più grande ha di solito volumi e margini superiori rispetto a una piccola ed è facile spuntare uno sconto maggiore. Per dare un’indicazione: lo sconto medio, secondo InterAutoNews, è di circa il 13%. Un taglio al prezzo a ridurre il guadagno del concessionario: per un’indagine di Italia Bilanci, il margine netto della rete sarebbe dello 0,4%. Come dire: vendere l’auto non fa guadagnare. Le entrate arrivano da assistenza, finanziamenti e servizi in generale. Per questo, in concessionaria potrebbero cercare di vendervi dell’altro. Ad esempio, l’estensione della garanzia: aggiungere 3 anni ai 2 di legge, per una city car costa circa 500 euro. Troppi per un’auto da 9.000 euro o poco più. Un’occasione di risparmio può essere l’acquisto di una vettura «km zero»: si tratta di auto immatricolate dagli stessi concessionari, spesso con il contributo economico delle Case interessate a tenere alta la loro quota di mercato. Il fenomeno rappresenta circa l’11% del mercato italiano. Lo sconto rispetto al nuovo può superare il 20%. Una sorta d’incentivo per tutti. Al prezzo della km zero bisogna però aggiungere il costo del passaggio di proprietà. L’auto poi, può essere stata prodotta (e ferma nel piazzale del venditore) l’anno precedente e non avere dotazioni e aggiornamenti uguali a una nuova. C’è poi la vernice metallizzata: il costo industriale è lo stesso di un colore tradizionale ma si paga come optional. È una «tassa» che ingrossa i profitti delle Case. Come se non bastasse già il carico fiscale dello Stato. Meglio rinunciare. Tanto più se il bianco è tornato di moda. Se si ha tempo per la ricerca, è utile pensare anche a un buon usato: se, come indicano le statistiche, l’auto si utilizza sempre meno, una vettura con tanti chilometri ma in buone condizioni, può essere una soluzione ideale. 1 Capire che cosa serve Valutare le necessità. A meno di promozioni, una city car diesel costa circa 2.000 euro in più della versione a benzina: il prezzo del gasolio è simile a quello della benzina e la soglia di convenienza, per auto piccole e compatte, è sempre più lontana e corrisponde a un chilometraggio annuo che in pochi percorrono. 2 Confrontare i modelli Auto differenti offrono la stessa tecnologia. Una Seat o una Skoda possono avere lo stesso motore di un’Audi. I benzina di alcune Peugeot sono gli stessi di Bmw e Mini. Le industrie le chiamano sinergie: grazie alle economie di scala, riducono costi e aumentano i profitti e anche il cliente ci guadagna. 3 Il low cost di qualità Acquistare una vettura low cost comporta pochi compromessi. Il successo Dacia lo dimostra: +21,6% nei primi 5 mesi del 2012. Allo stesso prezzo di una compatta da città, si può acquistare un suv o una monovolume con 7 posti. Verificare sempre che ci sia il controllo di stabilità (esp) e la ruota di scorta. 4 Gli incentivi delle case Tutti li invocano ma esistono già (con o senza rottamazione): oggi si può acquistare una piccola a 7.000 euro e una compatta del segmento B a 9.000 euro. È lo stesso prezzo che si avrebbe con gli incentivi. Lo sconto è erogato da Case e concessionari e non dallo Stato ma per il cliente cambia poco. 5 Scegliere senza fretta L’elenco è lungo. C’è una promozione per tutti. Meglio però controllare dettagli e dotazioni. Non farsi prendere dalla fretta: le offerte sono spesso replicate il mese successivo. A parità di prezzo può essere utile puntare sulle alimentazioni alternative: con un’auto a gas si risparmia anche nei costi di gestione. 6 Attenzione ai pagamenti Le mini rate proposte sono accattivanti, attenzione però alla maxi rata finale. È preferibile un contributo mensile più alto per avere con un saldo finale inferiore alla stima del valore residuo dell’auto: in caso di difficoltà economica, restituendo l’auto si chiude il prestito senza complicazioni. 7 Non scartare l’usato L’ancora di salvezza. Online l’offerta è illimitata. Rispetto al nuovo si risparmiano costi di distribuzione e Iva. La contrattazione è fondamentale perché lo sconto è assicurato. La garanzia legale di conformità protegge l’acquisto di un’auto usata, acquistata in concessionaria, per un minimo di 12 mesi. 8 Occhio alle «km zero» Si tratta di auto immatricolate dalle stesse concessionarie, che hanno percorso pochi km o addirittura, appunto, zero. Formalmente usate, di fatto nuove. Il risparmio, rispetto al nuovo, può superare il 20%. Ma c’è da aggiungere il passaggio di proprietà, che su una piccola potrebbe ridurre la convenienza. 9 Evitare accessori inutili Acquistare solo quello che serve. Il concessionario ha margini di vendita prossimi allo zero. Il guadagno è su assistenza, finanziamenti e servizi. Spesso sono offerti kit di accessori a prezzi promozionali: in caso di permuta non aumentano il valore dell’auto. La vernice metallizzata su una piccola può costare 500 euro. Troppo. 10 Chiedere più preventivi Non accontentarsi. Richiedere il preventivo a concessionarie diverse. Spesso la più grande ha volumi maggiori e può offrire uno sconto superiore. Valutare online anche concessionari fuori regione: in alcune zone l’auto scelta può essere meno richiesta e l’offerta risultare più conveniente.] ROMA - Acquistare un'auto nuova è un affare. Così almeno raccontano le Case automobilistiche: carburante a un euro, motore diesel al prezzo del benzina, 5 porte invece di 3 senza spendere nulla di più, ... In realtà, una volta individuata l'auto di cui si ha bisogno, inizia un processo di acquisto che può durare mesi. E il buon affare non è sempre dietro l'angolo. A cominciare dal preventivo. La parola d'ordine è confronto: due auto uguali non hanno mai lo stesso prezzo. La concessionaria più grande ha di solito volumi e margini superiori rispetto a una piccola ed è facile spuntare uno sconto maggiore. Per dare un'indicazione: lo sconto medio, secondo InterAutoNews, è di circa il 13%. Un taglio al prezzo a ridurre il guadagno del concessionario: per un'indagine di Italia Bilanci, il margine netto della rete sarebbe dello 0,4%. Come dire: vendere l'auto non fa guadagnare. Le entrate arrivano da assistenza, finanziamenti e servizi in generale. Per questo, in concessionaria potrebbero cercare di vendervi dell'altro. Ad esempio, l'estensione della garanzia: aggiungere 3 anni ai 2 di legge, per una city car costa circa 500 euro. Troppi per un'auto da 9.000 euro o poco più. Un'occasione di risparmio può essere l'acquisto di una vettura «km zero»: si tratta di auto immatricolate dagli stessi concessionari, spesso con il contributo economico delle Case interessate a tenere alta la loro quota di mercato. Il fenomeno rappresenta circa l'11% del mercato italiano. Lo sconto rispetto al nuovo può superare il 20%. Una sorta d'incentivo per tutti. Al prezzo della km zero bisogna però aggiungere il costo del passaggio di proprietà. L'auto poi, può essere stata prodotta (e ferma nel piazzale del venditore) l'anno precedente e non avere dotazioni e aggiornamenti uguali a una nuova. C'è poi la vernice metallizzata: il costo industriale è lo stesso di un colore tradizionale ma si paga come optional. È una «tassa» che ingrossa i profitti delle Case. Come se non bastasse già il carico fiscale dello Stato. Meglio rinunciare. Tanto più se il bianco è tornato di moda. Se si ha tempo per la ricerca, è utile pensare anche a un buon usato: se, come indicano le statistiche, l'auto si utilizza sempre meno, una vettura con tanti chilometri ma in buone condizioni, può essere una soluzione ideale. 1 Capire che cosa serve Valutare le necessità. A meno di promozioni, una city car diesel costa circa 2.000 euro in più della versione a benzina: il prezzo del gasolio è simile a quello della benzina e la soglia di convenienza, per auto piccole e compatte, è sempre più lontana e corrisponde a un chilometraggio annuo che in pochi percorrono. 2 Confrontare i modelli Auto differenti offrono la stessa tecnologia. Una Seat o una Skoda possono avere lo stesso motore di un’Audi. I benzina di alcune Peugeot sono gli stessi di Bmw e Mini. Le industrie le chiamano sinergie: grazie alle economie di scala, riducono costi e aumentano i profitti e anche il cliente ci guadagna. 3 Il low cost di qualità Acquistare una vettura low cost comporta pochi compromessi. Il successo Dacia lo dimostra: +21,6% nei primi 5 mesi del 2012. Allo stesso prezzo di una compatta da città, si può acquistare un suv o una monovolume con 7 posti. Verificare sempre che ci sia il controllo di stabilità (esp) e la ruota di scorta. 4 Gli incentivi delle case Tutti li invocano ma esistono già (con o senza rottamazione): oggi si può acquistare una piccola a 7.000 euro e una compatta del segmento B a 9.000 euro. È lo stesso prezzo che si avrebbe con gli incentivi. Lo sconto è erogato da Case e concessionari e non dallo Stato ma per il cliente cambia poco. 5 Scegliere senza fretta L’elenco è lungo. C'è una promozione per tutti. Meglio però controllare dettagli e dotazioni. Non farsi prendere dalla fretta: le offerte sono spesso replicate il mese successivo. A parità di prezzo può essere utile puntare sulle alimentazioni alternative: con un’auto a gas si risparmia anche nei costi di gestione. 6 Attenzione ai pagamenti Le mini rate proposte sono accattivanti, attenzione però alla maxi rata finale. È preferibile un contributo mensile più alto per avere con un saldo finale inferiore alla stima del valore residuo dell’auto: in caso di difficoltà economica, restituendo l'auto si chiude il prestito senza complicazioni. 7 Non scartare l’usato L’ancora di salvezza. Online l’offerta è illimitata. Rispetto al nuovo si risparmiano costi di distribuzione e Iva. La contrattazione è fondamentale perché lo sconto è assicurato. La garanzia legale di conformità protegge l’acquisto di un’auto usata, acquistata in concessionaria, per un minimo di 12 mesi. 8 Occhio alle «km zero» Si tratta di auto immatricolate dalle stesse concessionarie, che hanno percorso pochi km o addirittura, appunto, zero. Formalmente usate, di fatto nuove. Il risparmio, rispetto al nuovo, può superare il 20%. Ma c’è da aggiungere il passaggio di proprietà, che su una piccola potrebbe ridurre la convenienza. 9 Evitare accessori inutili Acquistare solo quello che serve. Il concessionario ha margini di vendita prossimi allo zero. Il guadagno è su assistenza, finanziamenti e servizi. Spesso sono offerti kit di accessori a prezzi promozionali: in caso di permuta non aumentano il valore dell’auto. La vernice metallizzata su una piccola può costare 500 euro. Troppo. 10 Chiedere più preventivi Non accontentarsi. Richiedere il preventivo a concessionarie diverse. Spesso la più grande ha volumi maggiori e può offrire uno sconto superiore. Valutare online anche concessionari fuori regione: in alcune zone l’auto scelta può essere meno richiesta e l’offerta risultare più conveniente.