29 dicembre 2011

Le 25 canzoni Banali che ci hanno cambiato la vita.

Non hanno né un testo profondo né una melodia ricercata. Anzi spesso le loro parole sono banali e la melodia è scontata. Tuttavia, ognuna, a modo suo, è riuscita a segnare la storia dell'umanità. Il blog mentalfloss.com presenta la classifica delle 25 canzoni che hanno cambiato la storia del mondo nell'ultimo quarto di secolo e sottolinea come tanti di questi pezzi, alcuni molto vecchi, altri recentissimi, non solo hanno salvato la vita a tante persone, ma sono riusciti a rafforzare la gloria degli Stati Uniti nel mondo. Barney il dinosauroBarney il dinosauro IL PODIO - Al primo posto nella top 25 c'è «I love you» la canzone del cartone animato americano «Barney il dinosauro». Sebbene il testo sia davvero surreale, la melodia è la più usata nella «discoteca», una zona del carcere di Guantanamo dove sono portati i terroristi per confessare le loro colpe e soprattutto per svelare i segreti di Al Qaeda. Etichettata come «musica della futilità», la canzone riesce a trasmettere al prigioniero il messaggio che è inutile mantenere il silenzio e resistere. Un po' pomposamente il blog afferma che gli Usa non hanno perso la guerra contro il terrorismo anche grazie alla canzone del dinosauro Barney. Al secondo posto si piazza «Believe» di Cher, prima canzone nella quale è stato usato l'auto-tune, un software che manipolando l'audio permette di correggere l'intonazione o mascherare piccoli errori o imperfezioni della voce. La melodia di Cher che nel 1998 fu un autentico successo con oltre 10 milioni di copie vendute, grazie al software ha cambiato la storia della musica (oggi è usato da tantissimi cantanti) ed è unica secondo il blog perché ha reso «l'importanza della voce del cantante obsoleta e superflua». Sul gradino più basso del podio c'è la storica «Everybody hurts» dei Rem. Il suo testo non è un inno alla felicità, ma sembra che ascoltato dalle mucche le stimoli a produrre più latte. L’hanno rivelato due ricercatori dell'università inglese di Leicester che hanno dimostrato come questa «ode all'empatia» del gruppo americano riduca lo stress mentale dei bovini e li spinga a produrre almeno mezzo litro di latte in più ogni giorno.
LE ALTRE - Al quarto posto si piazza «Jigsaw Falling into Place», singolo di «In Rainbows» settimo album in studio dei Radiohead. Registrato nel 2007, il pezzo secondo il blog «ha ucciso le case discografiche». In un'epoca in cui il download illegale è diventato un costume comune e la musica in generale soffre una grande crisi, la band britannica è stata la prima a chiedere ai propri fan di scaricare il pezzo direttamente dal proprio sito web e di offrire un compenso a scelta libera. Almeno un terzo degli utenti ha scaricato gratuitamente l'intero album, ma in media gli acquirenti hanno versato circa otto dollari. L'affare per i Radiohead è stato enorme (sono stati venduti almeno 3 milioni di copie virtuali): essi non solo hanno diminuito considerevolmente il potere delle case discografiche, ma hanno creato un modo di operare (successivamente la tecnica è stata imitata da molteplici band) che è riuscito a salvare la musica dalla crisi del download illegale. Segue in classifica la celebre «Across the Universe» dei Beatles. Il 4 febbraio del 2008 la melodia è stata diffusa verso l'Universo dalla Nasa e potrebbe essere il primo messaggio musicale ascoltato da eventuali alieni che vivono nel cosmo. Al sesto posto la canzone «Gin and Juice» di Snoop Dogg. Il 19 marzo del 1994, il rapper che vestiva una maglia bianca rossa e blu oversize di Tommy Hilfiger presentò la melodia al Saturday Night Live e l'indomani i fan del cantante assaltarono i megastore di Manhattan per comprare lo stesso indumento indossato dal loro idolo. Il marchio che fino allora era considerato «da figli di papà» divenne il più amato dalle gang di strada e dai ragazzi comuni. Da allora è nata una collaborazione tra lo stilista statunitense e il rapper americano che più tardi sarebbe stata imitata da altri artisti e stilisti. Nella restante top 25 sono da segnalare al nono posto la canzone «The Drugs don't work» dei Verve che secondo studi scientifici è talmente triste da rallentare il battito cardiaco e quindi è sconsigliata a chi è molto giù, l'assordante «Panama» dei Van Halen, usata nel gennaio del 1990 dai marines americani per stanare il dittatore Noriega che aveva ottenuto asilo nella sede dell'ambasciata del Vaticano nello stato centroamericano (dopo 10 giorni di tortura musicale a tutto volume il signore della droga uscì dal suo rifugio preferendo il carcere) e infine al ventunesimo posto Gran Vals, canzone composta nel 1902 dal chitarrista Francisco Tárrega e divenuta dal 1993 la suoneria ufficiale dei telefoni Nokia: si stima che ogni giorno sia ascoltata circa 1,8 miliardi di volte ed è secondo il blog la musica che ha definitivamente segnato la fine del silenzio.

Storie di Natale e di solidarietà....

Occorre liberalizzare le esibizioni degli artisti da strada, oltre che i saldi. Lo sollecita il Codacons, denunciando che martedì a Milano quattro zampognari, che si esibivano con le cornamuse in corso Vittorio Emanuele, sono stati multati dai vigili urbani perché non avevano il permesso. Contravvenzione da 100 euro a testa. A segnalarlo un passante che ha cercato invano di protestare con i vigili, evidenziando come non facessero male a nessuno e, anzi, contribuissero a creare un clima natalizio». «Purtroppo siamo stati costretti ad intervenire: ci ha chiamato un'altra artista di strada, che però ha una regolare autorizzazione ad esibirsi», replicano i vigili urbani di Milano. «Siamo stati chiamati dall'artista infastidita dalla presenza abusiva degli zampognari - spiegano dal comando dei vigili urbani -. Contemporaneamente ci aveva chiamato anche un Babbo Natale, che protestava perché il suo spazio era stato occupato da un mimo abusivo: non abbiamo potuto fare altro che applicare il regolamento». Così sono scattate le contravvenzioni. I PRE-SALDI - «Ci domandiamo perché i vigili multino solo gli zampognari e non anche i commercianti che, in violazione della normativa regionale, praticano già i saldi nel 75% dei negozi e che dovrebbero essere multati con una sanzione da 500 euro», afferma Marco Donzelli, il presidente del Codacons, secondo il quale «è giunta l'ora di liberalizzare sia il periodo dei saldi che le esibizioni degli artisti di strada». Per esibirsi in pubblico, ricorda l'associazione, occorre presentare una domanda da 7 a 3 giorni prima della data di rappresentazione, indicando la via, l'ora di inizio e di termine dell'esibizione. Un «assurdo», commenta il Codacons: «È contro la natura stessa dell'artista di strada, infatti, dover comunicare prima la via e l'orario dove si intende suonare, anche perché gli zampognari, tipicamente, si esibiscono camminando e cambiando di continuo luogo». NON OCCUPANO SUOLO - Donzelli evidenzia anche che quando «non vi è occupazione di suolo pubblico, come in questo caso, è sufficiente che nel regolamento si stabiliscano le modalità della rappresentazione, senza necessità di dover compilare un modulo di autorizzazione da presentare alla Polizia Municipale, tanto più che la domanda è gratuita e la richiesta non può essere negata, salvo appunto nei casi sopra indicati». Per il Codacons l'arte di strada «è cosa ben diversa dalla vendita abusiva di prodotti contraffatti» e «deve continuare a poter essere esercitata liberamente».
GRANELLI: NUOVE REGOLE - L'assessore alla Polizia locale Marco Granelli, pur difendendo l'operato dei vigili che «hanno applicato il Regolamento attualmente in vigore a tutela degli artisti di strada», promette: «Stiamo lavorando a un nuovo Regolamento che semplificherà le norme e introdurrà facilitazioni, tra cui la gratuità, per l’attività degli artisti di strada».

28 dicembre 2011

Dopo le feste scatta l'arte del riciclo.

Abbiamo consumato pranzi luculliani e abbiamo scartato decine di pacchi e pacchetti. Ora in casa abbiamo montagne di carte, nastri e imballaggi vari, mentre la cucina trabocca di bottiglie di vetro e plastica vuote, avanzi di ogni genere e contenitori usati. Che fare per liberarci di tutto questo senza gravare sull’ambiente? Ecco le indicazioni dell’Ama, l’azienda che a Roma si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. La prima avvertenza sta nel separare correttamente i rifiuti, differenziando i materiali riciclabili e depositandoli nei corretti contenitori. Ecco i 10 consigli semplici, ma preziosi, per un dopo-Natale all'insegna del rispetto per l’ambiente: 1.La carta da pacchi e i cartoni utilizzati per confezionare i regali, ben piegati e ridotti di volume, vanno conferiti insieme a “carta e cartone” (colore bianco); 2.I nastri da imballaggio e la carta plastificata vanno invece buttati assieme ai materiali non riciclabili. 3.Le bottiglie di spumante, vuotate e sciacquate, vanno conferite nella raccolta del materiale di vetro. 4.Il tappo in sughero, invece, deve essere gettato con i materiali non riciclabili 5.Le bottiglie di plastica devono essere schiacciate e ridotte di volume prima di essere conferite nella raccolta della plastica. 6.Lle lattine, dopo essere state schiacciate, nella raccolta dell’alluminio. A Roma, vetro, plastica e alluminio è raccolto tutto insieme nel “multi materiale” con contenitori blu); 7.Gli scarti alimentari, ovvero gli avanzi di cibo, frutta e verdura, vanno separati e raccolti nel cosiddetto “umido” o “frazione organica” in maniera differenziata per i cittadini già raggiunti da questo tipo di raccolta differenziata. In tutti gli altri casi gli scarti alimentari vanno invece conferiti nell'”indifferenziato” 8.Piatti, posate e bicchieri di plastica, che si consiglia di usare con parsimonia, sono materiali non riciclabili e per questo vanno gettati nell''indifferenziato' 9.Gli abeti di Natale naturali si potranno consegnare gratuitamente negli appositi centri di raccolta che vengono allestiti in molte città dall’azienda locale che si occupa dello smaltimento dei rifiuti, o dal Corpo forestale dello Stato. Nella Capitale Ama allestisce 11 centri fissi di raccolta e 128 postazioni mobili attive dal 7 al 16 gennaio prossimi. Gli alberi vengono ripiantati o trasformati in compost 10.Gli abeti di Natale artificiali, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (televisori, computer, cellulari, ecc.), i rifiuti ingombranti (librerie, scaffali, sedie, divani, quadri, ecc.) vanno conferiti, gratuitamente, nei Centri fissi di raccolta o presso le postazioni mobili di raccolta, attive in giorni e orari prefissati.

26 dicembre 2011

Come non ammalarsi in volo

Terrorizzati dal decollo, spiritosi, esibizionisti, lamentosi cronici, sono tipologie di passeggeri in volo facili da riconoscere. Poi esiste un'altra categoria. Molto meno percettibile, anche se sempre più radicata. Quella di uomini (i più) e donne con golfino o felpa protettivi a portata di mano, borsa capiente, fazzoletto all'abbisogna. Spesso pallidi ma non perché siano malati: al contrario, per irrefrenabile paura d'ammalarsi. Sono gli aero-ipocondriaci, quelli che anche se diretti verso atolli primordiali, suite arabesche e prospettive ludiche a 360 gradi, non riescono a dimenticare quale infida, spaventevole giungla di pericoli virali e di contagi sia per loro un jet verso qualunque destinazione. Non che le statistiche siano avare sui rischi reali, (soprattutto tosse, raffreddore, mal di gola) dispensati dal microclima d'una cabina pressurizzata. Però l'aero-ipocondriaco diventa tale anche in base a una letteratura esagerata e qualche volta di pura invenzione.

Le "Utopie" di fine anno.

Il ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, tra i banchi in formica della scuola di oggi, immagina le classi 2.0 di domani. E propone un tablet al posto dei libri di testo, un'unica tavoletta elettronica per contenere in un centimetro di spessore le migliaia di pagine dei volumi che accompagnano gli studenti nell'arco della carriera. E che oltre il contenuto, hanno anche un peso importante, in chilogrammi, sorretto da zaini sempre più rinforzati. Un fardello che dalle scuole raccontate da Collodi e De Amicis è diventato sempre più grande, e che finalmente la tecnologia può contribuire ad alleviare. Aumentando nello stesso tempo la quantità di informazioni disponibili a chi studia.

15 dicembre 2011

La tecnologia è Senior.

NON chiamateli "anziani" o peggio ancora "vecchi". Per il loro, il magico mondo del marketing ha inventato da tempo un nuovo termine, e anche il mondo delle nuove tecnologie si è velocemente adeguato. Li chiamano "senior". Sono gli over 60, quelli che possono spendere qualcosa in più, comprarsi o farsi regalare un cellulare pur di sentirsi più sicuri, o un computer per restare in contatto coi figli e coi nipoti che hanno lasciato il nido e vivono ormai in giro per il mondo. Secondo l'Istat, solo in Italia gli ultra sessantenni sono oltre 16 milioni, ovvero il 26,6% della popolazione. Nel Belpaese e in tutta Europa, però, rappresentano soprattutto un mercato importante, a cui si sta guardando con sempre più interesse e attenzione. Tasti più grandi del normale, quindi, funzioni semplificate, applicazioni sviluppate per esigenze particolari. Dal cellulare ai tablet, passando per computer e i sistemi operativi, non c'è oggetto tecnologico che non abbia una sua declinazione per i più anziani. Pardon, per i senior. Pronto, chi parla? Secondo una ricerca condotta da Market Institut e presentata ad aprile 2011 da Renato Mannheimer, fra gli over 65 che non possiedono un cellulare (il 6% degli utenti fra i 65 e i 75 anni, il 12% fra gli over 75%), il 71% considera i dispositivi di ultima generazione inutili o incompatibili con le loro esigenze: funzioni superflue, tasti troppo piccoli, scarsa conoscenza del "mezzo". Sono queste le motivazioni che vengono citate più frequentemente. Ecco allora cellulari per ipovedenti (con schermo ad alto contrasto), quelli con l'audio potenziato per chi è duro di orecchi, ergonomici, semplici, tutti o quasi tutti con tasti grandi e le funzioni ridotte al minimo per non aggiungere ciò che tanto non verrebbe utilizzato. Come il T100 della Easyteck (59,99 euro), 200 contatti memorizzabili in rubrica, calcolatrice, allarme, radio, e un tasto di emergenza associabile a 5 numeri. O la serie Doro Phoneeasy (89,90 euro) con audio amplificato. I cellulari ergonomici Hagenuk a partire da 29 euro. O la gamma Easyphone della NGM (in particolare la serie Victor, Oscar e Boris) da 69 a 99 euro, muniti di un dispositivo d'emergenza che, grazie alla pressione del pulsante dedicato e posto sulla parte posteriore, consente di avvisare con SMS e mettersi in contatto con i propri cari in un momento di bisogno. C'è poi la serie Speakeasy della Binatone con tasti parlanti a 69,99 euro, e la serie Easy della società ITT Monaco a partire da 69,90 euro. Sul listino Wind è invece presente il cellulare Onda M925S (69 euro) dell'azienda italiana Onda Mobile Communications con sede a Roveredo in Piano, in provincia di Pordenone, produttrice anche del modello Felice N322S (da 54 euro): design semplice e la classica apertura a conchiglia con ampi tasti separati. Inoltre come per ogni cellulare dedicato agli anziani non poteva mancare il tasto SOS nella parte posteriore del telefono, che permette di far partire fino a 4 chiamate, una dopo l'altra, ai numeri memorizzati. Nel catalogo Vodafone spunta, invece, Emporia RL1 dell'omonima azienda austriaca, mentre in quello Tim la versione (molto simile) "Elegance": poche funzioni (telefonate, messaggi, rubrica, sveglia e poco altro), ma soprattutto tasti grandi e caratteri ben leggibili a "soli" 99 euro il primo, a 79 il secondo. Per concludere questa carrellata con l'azienda cinese Auro, che offre il modello Comfort 2010 da 125 euro circa, e il modello M301 da 96 euro. L'olandese Beafon, che si occupa esclusivamente di creare cellulari per anziani con 6 tipologie disponibili, dai 19 ai 129 euro. E l'italiana Brondi, 8 esemplari per gli over 60 presentati sul sito della società sotto la sezione, rigorosamente, dedicata ai "senior". Diverso il discorso per gli smartphone, ovvero cellulari più completi e complessi, che solo per questo fatto rischiano di creare non pochi ostacoli a chi già di impedimenti ne potrebbe avere. Tablet per nonni e nonne. A sorpresa, l'arrivo sul mercato delle cosiddette tavolette magiche, più piccole di un computer e poco più grandi di uno smartphone, ha permesso invece ad alcune aziende di fornire i propri servizi su tablet e ad altre di costruirne di nuovi espressamente creati per la terza età. E' il caso dell'americana Memo Touch LLC 1, che ha recentemente lanciato "Memo Touch", nato da una rivisitazione del tablet Archos 101 e munito di piattaforma Android. L'idea di fondo è quella di fornire uno strumento con cui è possibile fissare promemoria e relativi allarmi, nel caso di piccole incombenze, come prendere le medicine o andare dal dottore. Ma anche quello di avere a portata di mano i numeri di telefono più utili e rimanere, quindi, in contatto con i famigliari in caso di bisogno. Per ora disponibile solo per il mercato statunitense, Memo Touch costa 299 dollari e richiede un abbonamento semestrale e annuale (rispettivamente 174 e 300 dollari). Se qualcuno pensa si tratti solo di un prodotto di nicchia, basti dire che sullo stesso fronte si è mosso anche il gigante Care Innovations Connect 2, una joint-venture fra Intel e General Electric con una gamma di prodotti: dal tablet al semplice lettore, fino al supporto di connessione con le strutture sanitarie per eventuali interventi o suggerimenti in caso di bisogno. Se da un lato, però, ci sono realtà sempre più specializzate nel settore, dall'altro, nel caso dei tablet, anche chi si rivolge a un mercato generico come Apple con i suoi iPad o Samsung con Galaxy Tab non è del tutto insensibile ai benefici economici e pubblicitari che possono giungere dal mondo senior. Grazie soprattutto alla facilità d'uso, alla flessibilità con cui è possibile ingrandire e rimpicciolire il contenuto, alla funzione VoiceOver (il lettore di schermo), l'iPad ha riscosso un certo successo anche fra gli over 65. La navigazione tramite lo schermo multitouch e la tastiera richiedono qualche pratica, ma a sentire Virginia Campbell, 99 anni, ospite di una casa di cura nello stato dell'Oregon (GUARDA IL VIDEO 3), non si direbbe. Il suo video, registrato qualche minuto dopo aver ricevuto il suo primo iPad, ha già racimolato 700mila visualizzazioni su YouTube e lei, a poche settimane dal gradito regalo, confessa di non poterne più farne a meno e che, grazie all'ultimo gioiello di Cupertino, ha finalmente ripreso a leggere. Meno idillico, ma pur sempre positivo è il riscontro ottenuto invece dall'inchiesta dell'associazione non profit americana AARP, impegnata nel sostegno di persone sopra i 50 anni, che è andata a chiedere cosa ne pensano i diretti interessati del nuovo iPad. Fra difficoltà iniziali e qualche "aiutino" da parte dell'intervistatrice, gli ospiti della casa di cura Greenspring a Springfield, nello stato della Virginia, hanno promosso l'oggetto del desidero di teenager, ma anche di senior. Il computer per la terza età. C'è poi chi, invece, ha pensato di offrire non un semplice cellulare o un tablet, ma l'intero computer. O quasi. In Italia sono due essenzialmente le offerte. Con 220mila istallazione in attivo e vincitore del Premio E-Inclusion da parte della Comunità Europea, l'associazione Eldy Onlus 4 di Vicenza ha sviluppato e distribuisce (si può scaricare gratuitamente online) un'interfaccia semplificata installabile su piattaforme Windows e Linux. L'obiettivo è quello di offrire un nuovo e più semplice ambiente grafico per chi non ha particolare dimestichezza con la tecnologia. Si può navigare, chattare, spedire email, leggere notizie, controllare il tempo atmosferico. Inoltre è possibile usarlo come programma di videoscrittura e visualizzatore di immagini e video. Parte del progetto è stato poi adottato da un'altra realtà, questa volta inglese, la semplicITy computers 5, che ha sviluppato l'omonimo software, ma che in questo caso vende preinstallato su un portatile, oppure un desktop o ancora un video touchscreen da tavolo nella versione 20 o 24 pollici. Per tornare infine in Italia, dove la Sr Labs 6 di Milano ha messo a punto dTouch, un vero e proprio computer a controllo tattile munito del software iAble, che permette di fruire di servizi online come posta elettronica e internet, ma anche di fare telefonate, leggere libri (o farseli leggere ad alta voce) e persino gestire apparecchiature domotiche. Il tutto semplicemente toccando lo schermo (18,5' pollici HD Ready, risoluzione 1366x768, con aspetto 16:9), senza mouse. Costo: 1.250 euro. Comunque sia, cellulare, smartphone, tablet o computer, la parola d'ordine è semplificare. Poche funzioni, ma essenziali, e soprattutto dimensioni adatte ad occhi di una certa età. Il tutto per rispondere alle esigenze, ma anche ai limiti, che gli over 60 potrebbero riscontrare utilizzando un prodotto tecnologico. Nella speranza di ridurre il digital divide che separa chi ha accesso alle nuove tecnologie e chi ne è rimasto escluso

14 dicembre 2011

Curiosità sul Natale.

Il Natale è senza dubbio una festa magica, ricca di atmosfere evocative e simboli ricchi di storia. Un posto particolare durante le Feste spetta alle piante e ai fiori che in questi giorni si trasformano in addobbi casalinghi, omaggi e regali. Non solo le luci e i colori dell’albero di Natale, tra agrifogli, ginepri, stelle di Natale e il classico vischio, la casa di Natale diventa un piccolo bosco incantato, fatto di arbusti, bacche e fiori, al cui richiamo sembra impossibile resistere. Scopriamo insieme tutte queste piante e la loro magica storia.L’origine dell’Albero di Natale Uno dei simboli conosciuti in tutto il mondo è sicuramente l’albero di Natale. Le sue origini vanno collocate nei paesi nordici e ha probabilmente anche lontane origini pagane. Nei boschi del Nord Europa nacque l’usanza di scegliere il ceppo migliore, solitamente di una quercia o di un abete perché sempreverdi, e bruciarlo nella propria casa insieme alla propria famiglia per dodici giorni.Con questa usanza si desiderava bruciare il passato e cercare i segni di presagio su come sarebbe stato l’anno successivo. La tradizione cristiana, poi, riprese il simbolo dell’albero perché precedentemente testimoniava la manifestazione divina del cosmo che illuminava tutta l’umanità. L'agrifoglio per un buon augurio Piccola pianticella nostrana, l’agrifoglio è facilmente riconoscibile grazie alle foglie pungenti e alle inconfondibili bacche rosse. Durante le feste natalizie viene utilizzato come fiore reciso per addobbare la casa proprio perché la tradizione la individua come pianta di buon auspcio.Nel passato, infatti, si credeva che l’agrifoglio avesse il potere di scacciare gli spiriti maligni anche per la sua caratteristica di sempreverde e quindi di vita perenne. A questo proposito sono molte le leggende che circondano questa pianta. Con il passare del tempo, la cultura cristiana lo trasformò in un addobbo natalizio perché le foglie assomigliavano alla corona di spine di Gesù e le bacche rosse ricordavano il colore del sacrificio. La magia della rosa di Natale Questa pianta è anche conosciuta con il nome botanico di Elleboro, riconoscibile grazie ai suoi bellissimi fiori bianchi che sbocciano in pieno inverno. Una delle sue varietà, l’Helleborus niger, è appunto la famosa di Rosa di Natale. Proprio grazie alla sua fioritura che coincide con i giorni delle feste natalizie sono nate numerose leggende.Una di queste narra che mentre i Re Magi offrivano i doni per la nascita di Gesù, una piccola pastorella che non aveva doni da offrire si mise a piangere addolorata. Un angelo si accorse della bambina e le mostrò dei piccoli fiori bianchi appena sbocciati sotto la neve che la piccola poteva offrire come omaggio. Da quel momento il fiore venne ribattezzato Rosa di Natale.La stella di Natale, il vero simbolo delle Feste Il giorno di Natale è grande usanza omaggiare amici e parenti con la stella di Natale, considerato uno dei maggiori segni di buon auspicio delle feste. Le sue origini sembrano risalire all’America Centrale dove viene chiamata ‘Fiore della Notte Santa’. Le leggende che girano intorno a questa pianta dai fiori rossi sono molto simili a quelle della rosa di Natale. Anche questa volta si tratta di una bambina povera e molto triste perché non aveva nessun regalo da offrire per la Vigilia. Per questo motivo decise di donare dell’erba raccolta per strada che magicamente si trasformò nei bellissimi fiori a forma di stella. Un bacio sotto il Vischio Altra tradizione natalizia è quella di appendere il vischio sulla porta e di scambiarsi un bacio con chi si trova nello stesso momento sotto la pianta. Questo gesto indicherebbe un buon auspicio di fortuna per l’anno nuovo. L’usanza del bacio farebbe risalire le sue origini alla mitologia scandinava. Il vischio è la pianta sacra di Frigg, dea dell’amore: dopo che il figlio Balder venne ucciso da una freccia di vischio, Frigg cominciò a piangere sul suo corpo e mentre le sue lacrime si trasformavano nelle perle bianche del vischio, Balder tornò in vita. La felicità fu tale che Frigg baciò chiunque passasse sotto l’albero sul quale cresce il vischio per fare in modo che non capitasse mai nulla di male a tutti coloro che si fossero dati un bacio sotto un ramoscello di vischio.

09 dicembre 2011

In fuga dal Natale...dove non andare....

Non avete ancora messo via l’ultima t-shirt e loro già sono lì. Gli inequivocabili segni del Natale. Mucchi di panettoni sugli scaffali dei supermercati, grappoli di pubblicità di profumi, e nuovi giocattoli, luci a intermittenza dondolanti tra un palazzo e l’altro. Ogni anno in anticipo sul precedente, come se il tempo non corresse abbastanza, vi trovate tutto ciò davanti agli occhi. Ciò fa sì che in voi prorompa un’improvvisa voglia di fuggire, andare lontano in un posto sicuro, senza Babbi Natali "sgarrupati" e sperduti per le strade, negozi affollati di persone indemoniate, strade sovraccariche di automobilisti imbufaliti. Ma dove andare, vi chiederete, per essere veramente al sicuro? Che esistano dei luoghi del tutto immuni dal virus del natale, non è certo. Sicuramente ci sono dei posti in cui il Natale non si dovrebbe festeggiare. I paesi di cultura musulmana, ad esempio, come il Marocco. Non è lontano, due ore di volo, ma dovrebbe essere piuttosto al riparo dalle mangerecce festività natalizie. Cosa c’è di meglio di una bella escursione nel deserto per evitare capponi, interminabili partite di tombola e orrende decorazioni natalizie? O di un tour nella storia, nell’arte e nella cultura di Marrakech, dove il benessere della mente trova un alleato in quello del corpo, raggiunto nei numerosi e rilassantissimi hammam di cui la città è ricca? E a proposito di Africa, perché non spingersi fino all’estremo sud, tra Johannesburg e Cape Town, a latitudini in cui il 25 dicembre si colloca nel mezzo delle vacanze estive e la festività diventa l’occasione per organizzare gite o andare al mare? Quanto all’Asia, un paese dove è altamente probabile che il Natale non sia una delle festività che vanno per la maggiore è la Mongolia, in cui la religione predominante è il placido buddismo tibetano. L’antica terra di Gengis Khan e degli sciamani è terra di steppe, dal clima rigido, ma affascinante nei suoi due aspetti: quello poetico della terra dei nomadi, quello più frenetico della capitale Ulan Bator dai tratti più occidentali. Per il resto, va detto che non ci sono angoli di mondo in cui si è del tutto al riparo dal Natale. Persino in Giappone, dove la percentuale di cristiani è decisamente bassa, si trovano tracce della festa, soprattutto nei centri commerciali. Pare infatti che Santa Kuroshu, il vecchietto vestito di rosso che invade le vetrine dei negozi nei centri commerciali, riscuota l’ilare interesse della popolazione. Anche se la cosa ha un aspetto puramente ludico e del tutto scevro da celebrazioni di tipo religioso. E vi venisse in mente qualcosa di estremo come Papua Nuova Guinea – che vi solletica peripli antropologici di studio dei non semplici rapporti tra tribù locali – date prima un occhio alle cifre. I dati dicono che il 3 percento della popolazione pratica culti tradizionali, per lo più combinandoli con il Cristianesimo. Il restante 69 percento degli abitanti dichiarano di praticare esclusivamente la religione cristiana. Il 36 percento della popolazione appartiene alla Chiesa cattolica, il resto è composto da diversi gruppi anglicani. Il luogo ideale in cui beccar Babbo Natale a bere cocktail gustandosi un tramonto sul Mar dei Coralli. Buon Viaggio !!! Roberto

06 dicembre 2011

Quello che non sappiamo del caffè

C'è chi non può dire di aver davvero iniziato la giornata prima di averne bevuti almeno un paio e chi lo ricicla nei modi più impensabili, c'è ne sfrutta le capacità come "rimedio della nonna" e chi, consumandolo, sogna di bruciare grassi e zucchero. È il caffé, bevanda tanto cara agli italiani che quando sono all'estero, alla fine di ogni pasto, si lamentano della mancanza di un espresso fatto come si deve. Ecco alcune cose poco note sul caffè. Il futuro è nei fondi di caffé, ma non temete, non ci sono di mezzo maghe e fattucchiere. Un gruppo di ricercatori del Politecnico di Torino ha messo a punto uno studio su tre livelli presentato al Salone del gusto del 2008: con uno dei processi comunemente utilizzati per l'estrazione della caffeina dai chicchi si possono ricavare lipidi e cere destinati alla filiera farmaceutica; dal processo di estrazione si ottiene anche una pasta compatta che viene poi impiegata nella formazione di un substrato utilizzato per la coltivazione di funghi commestibili dalle ottime proprietà nutritive; in agricoltura dopo la coltivazione dei funghi lo stesso substrato viene utilizzato per la produzione di vermicompost. Perché i fondi? È presto detto: da ogni tazza di caffè (che utilizza normalmente 7 grammi di caffè) si ottiene una quantità di fondo pari a 13 grammi grazie all'acqua acquisita nel passaggio di produzione della bevanda. Ma i metodi di riutilizzo dei fondi di caffè non si contano: alcuni li usano come fertilizzanti per piante perché rendono acido il terreno, altri distribuiscono la polvere utilizzata e opportunamente asciugata lungo gli stipiti di finestre e balconi per sfruttarne le doti naturali di antiparassitario contro le formiche, e infine in Olanda c'è chi come Matthijs Vogels ha messo su un business di vasi e barattoli realizzati al 100% in caffé riciclato. Molti sanno che le prime piante utilizzate come arabica erano originarie dell'Etiopia: una provenienza che il paese del Corno d'Africa ha tentato anche di trasformare in brevetto quando nel 2005 provò a far registrare tre varietà presso l'Uspto (United States Patent and Trademark Office). In questo modo chiunque avesse utilizzato i pregiati chicchi avrebbe dovuto pagare un diritto di sfruttamento del marchio con grandi introiti per il governo di Addis Abeba. Elisir di lunga vita. A dispetto della controindicazioni che comunemente vengono attribuite al consumo di caffé, uno studio finanziato dai National Institute of Health americani e coordinato dal professor Esther Lopez-Garcia avrebbe dimostrato inaspettate capacità salva vita della bevanda. Tra i dati diffusi destano curiosità quelli relativi alle donne per le quali il caffè ridurrebbe il rischio di morte per patologie cardiache del 25% e dell'8% per qualsiasi altra patologia: meno incoraggianti i risultati sui soggetti maschi per i quali non si sono registrati miglioramenti (ma nemmeno peggioramenti). Sono parecchie le varietà diffuse ma ce n'è una che pare essere così pregiata che il suo prezzo al kg si aggira intorno ai 500 euro. Si chiama Kopi Luwak ed è prodotto sull'isola di Sumatra in modo quanto meno singolare: si ricava, infatti, dalle bacche ingerite e parzialmente defecate dallo zibetto delle palme. Il Guinness World Record è invece costellato di primato che riguardano il caffè: dalla macchina espresso più veloce al mondo (11,5 litri in un minuto) alla più larga tazza di caffè mai concepita (capacità di 7.608,68 litri). Gli effetti del caffé sembrano anche avere conseguenze differenti a seconda che a consumarlo siano gli uomini o le donne: un pool di studiosi spagnoli dell'università di Barcellona ha pubblicato un articolo sulla rivista di divulgazione scientifica "Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry" che documenterebbe come sui soggetti di sesso maschile il caffè agisca più velocemente rispetto al gentil sesso alzando la soglia di attenzione nel giro di dieci minuti. Una volta, a Napoli, c'era la bellissima e romantica abitudine del cosiddetto caffè sospeso: nei bar del capoluogo campano, chi era particolarmente felice beveva un caffè lasciandone pagato un altro per chi fosse entrato senza poterselo permettere. Questa usanza prova a tornare in vita in tutta Italia grazie all'impegno della Rete del caffè sospeso.
Anche i campi dell'estetica e della cosmesi non sono rimasti indifferenti al fascino del caffè: esfoliante per la pelle, crema dimagrante o riducente, stick per le labbra, balsamo per i capelli e... rimedio contro la calvizie. Stando a uno studio indipendente dell'università di Jena la caffeina avrebbe la capacità di stimolare l'attività della radice del capello rallentando il processo di caduta.

02 dicembre 2011

I più Influenti al mondo

Quali sono le menti più eccelse dell'anno che sta finendo, quali sono gli uomini e le donne il cui pensiero ha maggiormente influenzato l'opinione pubblica e ha cambiato la storia? Il Foreign Policy, sito di politica estera, ha stilato la classifica delle 100 personalità il cui pensiero è stato influente negli ultimi 12 mesi. Una classifica con molte sorprese e con un nome italiano: Ilda Boccassini. Ilda la Rossa. Il pubblico ministero di Milano è l'unica personalità italiana presente nella classifica di FP. A dire il vero il suo nome è strettamente legato a quello di Silvio Berlusconi e anche la motivazione data da Foreing Policy per inserirla in classifica si riferisce principalmente all'ex premier italiano. "Se vi è un simbolo vivente del tracollo che ha colpito il Mediterraneo quest'anno, questi è Silvio Berlusconi" esordisce, infatti, l'articolo sul magistrato. Dal Bunga Bunga ai tanti (24) processi che hanno coinvolto l'ex premier, il nome del pubblico ministero accompagna quello di Berlusconi ormai da quasi vent'anni. Famosa per la sua lotta alla mafia, politicamente orientata senza misteri a sinistra, da diciassette anni Ilda la Rossa ha inseguito la sua "preda preferita" e, come scrive FP, è stato solo grazie alla diciassettenne Ruby che è riuscita finalmente a trovare come fermarla. Insomma, essere riuscita a mettere la corruzione del berlusconismo sotto processo, nonostante le difese a mezzo campagne stampa dell'impero mediatico di Berlusconi, pare essere l'unico motivo per cui FP ha deciso di collocare Ilda Bocassini al 57esimo posto della classifica. La primavera araba. Dieci nomi per raccontare una rivoluzione. Le prime dieci posizioni della classifica di Foreign Policy, infatti, includono uomini e donne coinvolte nella cosiddetta "primavera araba", cioè l'insieme dei movimenti popolari che hanno fatto crollare i regimi dalla Tunisia all'Egitto fino alla Libia. I primi cinque della lista sono: Alaa Al Aswany, scrittore egiziano che ha raccontato e ha contribuito — rischiando la vita — alla caduta di Mubarak; Mohamed ElBaradei, il volto politico dell'opposizione al regime egiziano; Wael Ghonim, responsabile del marketing di Google per il Medio Oriente e primo blogger ad aver attaccato il regime di Mubarak. Poi ci sono Ali Ferzat, vignettista e avvocato per i diritti umani siriano, e Razan Zaitouneh, prima donna nella classifica, anch'essa avvocato per i diritti umani che ha criticato pesantemente il regime siriano. Donne pensanti. Abbiamo già detto di Ilda Boccassini e di Razan Zaitouneh, ma quante sono le donne che hanno influenzato il 2011 con il loro pensiero? Per la precisione 31, spesso molto differenti tra loro. Da un lato, infatti, ci sono coloro che combattono per la libertà del loro Paese, come le donne della primavera araba o Aung San Suu Kyi, la leader della dissidenza birmana, per anni imprigionata dal regime. Dall'altro, invece, donne potenti come Condoleeza Rice, Hillary Clinton o Christine Lagarde; o divenute potenti e ascoltate grazie ai buoni uffici del marito. E' il caso di come Melinda Gates, consorte di tale Bill. Certo, anche la Clinton ha tanto di marito (un altro Bill); tuttavia, ha poi saputo emanciparsi scrollandosi dalle spalle lo scomodo peso del compagno.
I più famosi. Tra i cento nomi scelti da FP molti sono sconosciuti al grande pubblico, o a chi non segue quotidianamente la vita politica mondiale. Altri, invece, sono nomi che esprimono potere e notorietà, ma che forse pochi avrebbero immaginato tra i pensatori più influenti nel consesso sociale. Parliamo di Nicholas Sarkozy e Angela Merkel, decisamente centrali nella crisi economica europea; o Mark Zuckerberg, anche se in questo caso non è chiaro se la portata rivoluzionaria sia da attribuire alla sua invenzione — Facebook, tra l'altro non più fresca di novità - o il suo pensiero, sconosciuto ai più. Tra i pensatori di professione figurano filosofi di sicuro valore, come Bernard-Henri Lévy, le cui posizioni su casi giudiziari spinosi come quelli di Roman Polanski, Cesare Battisti e Dominique Strauss-Kahn — un garantismo che, espresso anche dopo le sentenze di riconosciuta colpevolezza di Polanski e Battisti, è sembrato sfociare in un latente desiderio di impunità - lasciano spazio a legittime perplessità sull'inserimento tra i cento pensatori più influenti.

30 novembre 2011

La crisi che accorcia l'albero di Natale.

La crisi economica colpisce anche il Natale e "accorcia" di una trentina di centimetri l'altezza dell'albero che le famiglie si apprestano ad addobbare nelle loro case, rispetto alle dimensioni abituali una decina di anni fa. Il Natale è anche il momento della scelta tra l'abete naturale e quello sintetico. Le previsioni sulle preferenze degli Italiani sono discordati: secondo Coldiretti, l'albero "vero" continuerà ad essere il preferito dalle famiglie, mentre Codacons annuncia per la prima volta il "sorpasso" del numero di alberi di Natale sintetici rispetto a quelli naturali. La Coldiretti spiega che i nostri connazionali si apprestano a scegliere alberi di taglia più piccola rispetto a quanto facevano in passato, per effetto congiunto dell'andamento climatico, del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione, ma anche della crisi economica che spinge a privilegiare alberi di costo inferiore con una dimensione media più ridotta, fermandosi attorno al metro e mezzo. In Italia saranno acquistati circa 6 milioni di alberi veri, per una spesa di 140 milioni. Gli abeti naturali, a differenza di quelli di plastica, non consumano petrolio e non liberano gas a effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto. Gli alberi sintetici, inoltre, impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell'ambiente. L'albero naturale, insomma, "concilia il rispetto della tradizione con quello dell'ambiente e mantiene un grande fascino", anche se per quest'anno si prevede un aumento delle importazioni soprattutto dai Paesi del Nord e dell'Est Europa, in quantità superiore alla produzione nazionale: "si tratta del preoccupante risultato dell'abbandono dell'attività di coltivazione da parte di molti produttori nazionali". Nel nostro Paese "gli alberi naturali sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all'abbandono e contribuiscono a migliorare l'assetto idrogeologico delle colline e a combattere l'erosione e gli incendi. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio - rileva Coldiretti - derivano da coltivazioni vivaistiche che occupano stagionalmente circa mille aziende agricole specializzate che danno lavoro a circa 10mila addetti". I prezzi al consumo quest'anno sono sostanzialmente stabili e cambiano a seconda della varietà, della presenza o meno del vaso e dell'altezza. Dai 10-30 euro dell'abete più piccolo si può arrivare sino ai 500 per le piante di grandi dimensioni. Secondo dati Codacons, però, per la prima volta nelle case degli italiani il numero di alberi di Natale sintetici supererà quello degli alberi veri. L'Associazione dei consumatori ha monitorato le propensioni al consumo dei cittadini in vista delle prossime festività e da quanto è emerso fino a questo momento si stima che saranno acquistati 10 milioni di alberi di Natale: contrariamente a quanto sostiene Coldiretti, che prevede una quota di abeti veri di poco superiore a quelli finti, Coldiretti ritiene che il 60% delle famiglie sceglierà quello sintetico, mentre il 40% rimarrà fedele all'albero naturale. "L'inversione di tendenza - spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi - è attribuibile innanzitutto alla crisi economica in atto, che porta i cittadini a scegliere beni e addobbi che possano essere riciclati nel tempo. L'albero vero, inoltre, presenta problemi di varia natura, dalla perdita di aghi alla necessità di spazio dove collocarlo dopo le feste. Proprio a causa della crisi - conclude Rienzi - sale al 13% la percentuale di famiglie che quest'anno non allestirà alcun albero in casa". E il vostro albero sarà ecologico o Vero ? Buona giornata Roberto

28 novembre 2011

In forma...cuore e amore....

La rima nasce già baciata direi leggendo questa iniziativa tutta americana. Due cuori e una bici: negli States, l'anima gemella si conosce al bike club. Altro che approcci in chat e speed dating: l'appuntamento al buio scatta tra un giro sulla ciclabile e un fuori pista avventuroso. Complice la passione comune per la mobilità sostenibile. Tant'è: nelle città americane si moltiplicano le «bike love lane», percorsi ad hoc per eco-romantici incollati al sellino. Le preferenziali per ciclisti a caccia di flirt sono segnalate sull'asfalto dalla sagoma di una bicicletta, sormontata da un cuore. A San Francisco, popolata da una folta comunità di cicloamatori, i bike club non si contano. E il ventaglio di opzioni, ognuna con una caratteristica diversa, consente di restringere il campo e aumentare le probabilità di trovare la persona giusta. Già, perché se la sintonia sportiva è l'ABC, meglio condirla con altre affinità. Gli spiriti solidali possono iscriversi al programma di volontariato della Bycicle Coalition, mentre Different Spokes propone pedalate settimanali per gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Non solo: a San Valentino, la Bycicle Coalition organizza «Love on wheels», gioco per far conoscere «ciclo-laureati e laureate nella vita di tutti i giorni». In Italia, qualcuno sta pensando di importare l'idea: «Vorremmo promuovere iniziative analoghe – anticipa il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli – lungo l'itinerario dei castelli della Bassa (75 chilometri che toccano luoghi suggestivi, tra cui le rocche di San Secondo e di Fontanellato, il Museo di Giovannino Guareschi e quello del Parmigiano Reggiano ndr)». La rete, costruita nel 2002, necessita di nuove risorse per essere valorizzata in questa nuova chiave: «Ci piacerebbe inserire il logo all'americana delle bike love lane – ammette Bernazzoli – e offrire al pubblico un'altra opportunità di vivere il territorio». Su Internet, nel frattempo, impazzano le piattaforme per single dall'animo sportivo. Salutisti e amanti del training all'aria aperta possono incontrarsi su siti tematici come Fitness Singles, con oltre 100mila iscritti (l'abbonamento mensile al servizio costa 39.50 dollari). Specifico, e gratuito, Cyclingsingles rassicura gli amanti delle due ruote: «Che cerchiate una relazione sentimentale o una semplice amicizia, finalmente potrete trovarle in un ambiente frequentato da persone come voi». La tendenza spopola anche nel Regno Unito, vedi il gruppo di ciclisti sul forum urbansocial.com, con più di 5.000 biker solitari alla ricerca del partner ideale. Da fenomeno glocale a business planetario: il flirt ciclistico è terreno di conquista per i tour operator, che per sopravvivere in un settore sempre più inflazionato puntano sull'originalità. È il caso del brasiliano DuVine Adventures, specializzato in cicloturismo di lusso per single. Tra le mete più gettonate, l'Italia: Puglia, Toscana, Umbria. Gli operatori nostrani, fiutato l'affare, iniziano a confezionare pacchetti a tema: Postificio Viaggi propone un percorso di tre giorni in mountain bike per single sulle Dolomiti di Brenta. Jonas vacanze ecologiche, da maggio a luglio organizza weekend in bicicletta a Torino. Chi preferisce la formula fai-da-te, può consultare il «cerca amici» di Bici & Tour. La filosofia è semplice: «Stai organizzando le tue vacanze in bicicletta e cerchi un compagno di viaggio? Vuoi contattare un gruppo di pazzi scatenati come te per organizzare il raid cicloturistico dell'anno? O, semplicemente, cerchi un amico per condividere qualche uscita domenicale in bici? Allora, benvenuto sulla nostra bacheca». E chissà che, tra i numerosi post, non si nasconda qualche rider solitario in vena di scorribande: tra sentieri sterrati o su quelli, non meno scoscesi, delle emozioni. Buon Inizio di settimana. Roberto

23 novembre 2011

Falsi miti per i mali di stagione

È arrivato ormai quel periodo dell'anno in cui andiamo incontro a raffreddori, tosse e ai tipici malanni del primo freddo. Non c'è momento migliore allora per parlare di alimenti immunostimolanti, ovvero sostanze capaci di stimolare il sistema immunitario contro raffreddore, mal di gola, tosse e allergie. Ma fate attenzione ai falsi miti che ruotano intorno agli immunostimolanti. Vediamo quali sono i 4 miti da sfatare sugli alimenti salva-influenza. 1° Mito. La vitamina C per scongiurare il raffreddore È opinione diffusa che la vitamina C è una valida arma contro il raffreddore. Niente di più falso. A dimostrarlo sono stati vari studi clinici che non hanno rilevato alcun effetto della vitamina C nella prevenzione del raffreddore in situazioni normali. Tuttavia le ricerche hanno mostrato che la vitamina C, presa in dosi da 200 mg fino ad un massimo di 2000 mg al giorno, può contribuire a ridurre la durata di leggeri raffreddori. Naturalmente le probabilità di successo variano da persona a persona. Un rimedio contro il raffreddore potrebbe essere lo zinco. Uno studio pubblicato sul Journal of Infectious Diseases sostiene che gli adulti che hanno preso pasticche di zinco (13,3 mg ogni 2 o 3 ore per tutta la durata del raffreddore), già dal primo giorno, hanno notato dei miglioramenti. Gli studiosi pensano che lo zinco si lega ai recettori delle cellule della bocca e della gola, bloccando il virus del raffreddore e la sua diffusione. Lo zinco si presenta in varie forme, ma le pasticche sono sicuramente le più efficaci. Senza contare che spray nasali e tamponi potrebbero danneggiare l'olfatto. 2° Mito. Il miele cura le allergie La teoria che il miele può curare dalle allergie si basa sul fatto che le api raccolgono il polline (principale causa delle allergie) che finirà poi accidentalmente nel miele. Consumando il miele, prendiamo anche una piccola dose di polline, che può stimolare il sistema immunitario e ridurre le allergie. Ma il polline raccolto dalle api non è sufficiente a fare la differenza. Inoltre, finora non ci sono studi scientifici a confermare che il miele allevia i sintomi dell'allergia. Il miele, però, può aiutare a lenire la tosse. I ricercatori della Penn State University hanno testato, infatti, che il miele è più efficace del destrometorfano, l'ingrediente attivo nella maggior parte dei farmaci come sedativo per la tosse. 3° Mito. I latticini favoriscono l'influenza Alcune persone quando sono ammalate evitano i latticini perché pensano di favorire l'influenza. Questa teoria non è stata ancora scientificamente respinta né confermata. Sono stati solamente fatti dei test per cui utilizzando una bevanda a base di soia con caratteristiche simili al latte, i soggetti hanno subito le stesse modifiche di quelli che hanno bevuto il latte di mucca. Quindi, continuate a bere tranquillamente latte: contiene vitamina D, un valido supporto per il sistema immunitario. 4° Mito. Le bevande multivitaminiche impediscono di ammalarsi Quando sulle bevande multivitaminiche troviamo ad esempio vitamine A, C, E, zinco e altri nutrienti, è vero che sono tra le vitamine e i minerali di cui il nostro sistema immunitario ha bisogno, ma vanno assunte con moderazione. Se si esagera con le quantità, potrebbero essere addirittura dannose, oltre che inefficienti, per la nostra salute. Fate attenzione, dunque, a prendere bevande multivitaminiche solo se ne avete realmente bisogno. Al posto delle bevande ricche di vitamine e sali minerali, provate semplicemente un multivitaminico quotidiano, sarà un supporto utile soprattutto in questo periodo dell'anno. Buona Giornata Roberto

Più è morbida più inquina

Anche la carta igienica inquina. Soprattutto quella troppo bianca e morbida. É quanto emerge da un recente studio di Greenpeace che ha classificato i principali produttori americani di rotoli e rotoloni in base all'impatto sull'ecosistema. Come molti altri tipi di carta, anche la carta igienica è mix di carta nuova prodotta a partire dalla cellulosa degli alberi, e carta riciclata. Più è alto il contenuto di fibra nuova più la carta risulta essere morbida e soffice. Secondo Greepeace gli americani, nonostante la maggior sensibilità ai temi ecologici, sono tra i maggiori consumatori mondiali di carta supersoffice: solo il 2% dei produttori d'oltreoceano utilizza infatti materiale riciclato. Molto poco, soprattutto se paragonato al 20% dei marchi europei. A fare le spese di tutta questa morbidezza sarebbero le foreste secolari del Canada e del Sud America: meno della metà della polpa impiegata per produrre carta igienica proviene infatti da boschi coltivati. Il resto deriverebbe da antiche foreste di seconda crescita, essenziali nell'assorbire il diossido di carbonio, uno dei maggiori responsabili del riscaldamento globale. Ma a rischio non ci sono solo i boschi: convertire un albero in carta richiede infatti molta più acqua di quella che serve per ottenere fibra dalla carta già prodotta e, come se non bastasse, per offrire carta bianchissima molti ricorrono a candeggianti a base di cloro. La crisi economica sta però facendo sentire i propri effetti anche tra gli scaffali del supermercato: secondo le ultime stime negli USA le vendite di carta pregiata sono diminuite di oltre il 7% a tutto vantaggio della carta riciclata, sicurmente più impattante sulla pelle ma meno pesante per l'ambiente e il portafogli. E mentre si dibatte sulle qualità tattili della carta igienica, un'azienda giapponese, la Nakabayashy di Tokyo, lancia sul mercato il primo riciclatore di carta da ufficio: un grosso marchingegno che converte i fogli usati da stampanti e fotocopiatrici in carta da toilette. La macchina ha una capacità di produzione di circa 2 rotoli l'ora a partire da 1800 fogli A4 e pesa 600 kg. Unico neo il prezzo, che per ora si aggira sugli 80.000 euro. Buona Giornata Roberto

17 novembre 2011

Le sigarette antincendio ???

Che il fumo provochi il cancro e le sigarette uccidano oltre mezzo milione di persone ogni anno in Europa sono verità ormai appurate. Tuttavia pochi fumatori sanno che nello stesso lasso di tempo le sigarette causano circa 30mila incendi con un bilancio stimato in mille vittime e 4.000 feriti. Per limitare i rischi di incendi involontariamente causati dai fumatori, la Commissione Europea ha stabilito che nel nostro continente saranno vendute esclusivamente sigarette «con ridotta propensione alla combustione» già ribattezzate dalla stampa firesafe cigarettes, «sigarette antincendio». Ma come funzionano ? L'imposizione scatta da oggi ma le sigarette a bassa infiammabilità sono in commercio in Europa già da agosto. La differenza rispetto alle sigarette normali fino a ieri in commercio è la riduzione della propensione alla combustione, cioè della capacità di una sigaretta lasciata accesa di provocare un incendio. Lungo la cartina della sigaretta sono stati inseriti due anelli di carta più spessa che riducono l'apporto di ossigeno. Nel momento in cui una persona incautamente non spegne la sigaretta, ma smette di fumarla e la lascia incustodita, oppure la getta ancora accesa, il tabacco brucerà finché non raggiungerà uno di questi due anelli che provocherà l'automatico spegnimento della sigaretta. La sigaretta antincendio brucia più lentamente e quindi diminuisce anche la possibilità che una sigaretta spenta male possa trasmettere fuoco ad alberi, a mobili e a qualsiasi oggetto combustibile. E se smettessimo ? Buon Serata Roberto

16 novembre 2011

Bugie in chat...uomini e donne alla pari.

Gli uomini raccontano più bugie delle donne, ma la menzogna è praticata abitualmente da entrambi i sessi che frequentano i siti d'appuntamenti online. E' ciò che emerge da un sondaggio effettuato dall'agenzia di ricerca OpinionMatters su un campione di 1000 persone, adulte e non sposate e commissionato da Beatifulpeople.com, il celebre sito internazionale d'incontri a cui possono iscriversi solo persone belle dopo aver superato un dura selezione. La ricerca dimostra che gli uomini, per apparire più affascinanti, mentono principalmente sul loro lavoro, sulla propria altezza e in generale sul fisico (spesso descritto come quello di un atleta) mentre le donne nascondono il loro vero peso, l'età e le proprie forme. GLI UOMINI - Nell'epoca dell'edonismo virtuale gli uomini appaiono vanitosi ed egocentrici, ma alle partner multimediali raccontano bugie soprattutto sulla propria occupazione. Circa il 40% dichiara di guadagnare più di quanto realmente intasca solo per far apparire il proprio lavoro più interessante (di solito affermano di lavorare nella sanità, nella finanza o nel cinema). Seguono a ruota bugie legate all'altezza (i maschietti si aggiungono sempre qualche centimetro in più) e al peso (di solito chi è in carne si toglie qualche chilo, mentre chi è molto magro preferisce presentarsi più tonico). Tanti uomini sulle chat online millantano di avere un fisico atletico e sportivo e allo stesso tempo raccontano di vivere in una condizione economica privilegiata. Spesso dichiarano di avere un ruolo più importante di quello che realmente svolgono in azienda e alcuni per sedurre le partner multimediali raccontano di essere amici di celebrità dello star-system. Bugie meno comuni, ma presenti nella top ten dedicata alle menzogne degli uomini, sono quelle di chi dichiara di avere un assistente personale o di chi confessa di lavorare nel mondo cinematografico. LE DONNE - Le bugie del gentil sesso sono legate soprattutto all'aspetto fisico. La menzogna più ricorrente di una donna che frequenta un sito d'incontri è legata al peso (il 58% dichiara di avere qualche chilo in meno), ma tante si presentano al partner di chat più giovani (una donna su cinque invia vecchie foto per apparire più attraente) e con forme più avvenenti. Non mancano bugie legate all'altezza e alla propria condizione economica e sono tante le donne che mentono sulla taglia del proprio seno. Anche tanti membri del gentil sesso raccontano falsamente di avere un lavoro glamour e di conoscere personaggi famosi. Meno frequenti, ma comunque presenti nella top ten, sono coloro che dichiarano di avere un assistente personale e di lavorare nel mondo dell’intrattenimento.
CAMPO MINATO - Greg Hodge, amministratore delegato di Beautiful People.com, analizza con ironia il sondaggio: «L'industria dei siti d'incontri è davvero un campo minato – dichiara il Ceo al Telegraph di Londra -. Sono tante le persone che mentono pur di apparire migliori. E spesso capita che siete convinti di aver organizzato un appuntamento con una bella ragazza e quando poi la incontrate vi sembra di avere davanti sua sorella, solo che è più grassa e più vecchia della persona che vi aspettavate. Così la fiducia è perduta e il primo appuntamento diventa anche l'ultimo».

Australiani...pendolari.

MILANO – Sareste disposti a svegliarvi un’ora prima e prendere il treno alle 6 di mattina pur di non pagare il biglietto? Lascereste la vostra auto in garage se vi offrissero un abbonamento gratuito ai mezzi pubblici? In Australia, nello stato di Sydney, gli amministratori pensano che viaggiare gratis sui treni all’alba possa essere un forte incentivo a non accalcarsi nell’ora di punta. Convincendo gli abitanti a cambiare abitudini, oltretutto, potrebbero risolvere il problema della congestione stradale nelle ore calde della giornata, ridurre il numero di auto in circolazione e aiutare l’ambiente. Infrastructure NSW, l’ente strumentale del governo del Nuovo Galles del Sud appena nato e impegnato a definire le priorità statali sul tema delle infrastrutture, ha lanciato la sua proposta, adesso al vaglio del governo locale: offriamo a chi deve arrivare in centro il treno gratis. Ma solo se ci si muoverà entro le 7 di mattina. LA RICERCA – Questa proposta è supportata anche dai risultati di una ricerca condotta nel 2010 dalla Southern Cross University, presentata nel corso dell’Australasian Transport Research Forum e riportata dal Sydney Morning Herald: già proponendo uno sconto sui trasporti del 30 per cento, un 15 per cento di viaggiatori sarebbero disposti ad anticipare il loro viaggio verso il lavoro o il luogo di studio di almeno 30 minuti, mentre un temerario 4 per cento partirebbe da casa anche un’ora prima per spendere meno. Certo, molti non possono comunque permettersi di cambiare ritmi di vita e orari in funzione di uno sconto: bambini da accudire e accompagnare a scuola, turni di lavoro con esigenze particolari sono alcune delle cause principali di una scarsa elasticità nei tempi. L’ULTIMO TRENO – Forse anche per questo motivo, simili tentativi da parte di amministrazioni locali passate non sono mai riuscite ad arrivare alla loro realizzazione. Ma anche all’interno degli orari «gratuiti», in passato si sono creati ugualmente ingorghi: per esempio, mettendo a disposizione una serie di treni pendolari senza pagare il biglietto, la folla si concentrava tutta sull’ultimo disponibile, quello più vicino agli orari «normali» di viaggio, lasciando le corse precedenti completamente deserte. O ancora, lo specchietto dei trasporti gratuiti verso il centro della città di Sydney spingeva ad affrontare il viaggio anche chi normalmente sarebbe rimasto a casa in quegli orari, creando ulteriore traffico. LA STRATEGIA – L’idea del treno gratuito per incentivare l’abbandono dell’auto è parte di una piano ventennale allo studio dell’ente australiano dedito ai miglioramenti nelle infrastrutture di tutto lo stato. Insieme con accessi tariffari facilitati per i viaggiatori che scelgono i mezzi pubblici, la strategia dello stato prevede anche di inasprire i prezzi dei tratti autostradali e dei pedaggi per raggiungere il centro di Sydney in automobile. E tra le molte proposte, questa volta meno popolari rispetto ai treni gratis, si parla anche di sistemi tariffari differenziati a seconda delle ore prescelte: chi viaggia in auto all’ora di punta (ma anche in treno o in bus), potrebbe presto pagare di più rispetto a chi ha la fortuna di andare al lavoro in orari meno inflazionati. Si può fare ? Roberto

14 novembre 2011

Il Kamasutra dell'Infedele.

L’infedeltà è un pianeta misterioso che stuzzica sempre di più. Una delle curiosità più intriganti in proposito fa chiedere: ma lei, nel letto con il suo amante, si comporta come con il marito? Ovvero: il fatto di trovarsi in compagnia di un uomo diverso genera comportamenti differenti oppure le abitudini consolidate vengono riproposte anche fuori dal rapporto stabile? Lo staff del sito Incontri-Extraconiugali.com, portale specializzato in incontri per persone sposate, ha svolto un’indagine in proposito: dal sondaggio è emerso che per le donne la relazione extraconiugale ha una serie di caratteri propri e specifici, nella maggior parte dei casi molto differenti da quelli che contraddistinguono la storia ufficiale. La relazione "istituzionale", infatti, vive anche e soprattutto di situazioni che richiedono tenerezza, baci e carezze. Quando invece ci si trova in compagnia dell’amante subentra invece quel pizzico di trasgressione che rende piccante il rapporto clandestino. In particolare, le stesse donne che con il proprio partner dichiarano di apprezzare nell'amore le posizioni più “tradizionali” e che concedono una maggiore intimità (ad esempio che consentono di guardarsi negli occhi durante il rapporto), preferiscono abbandonarsi con l'amante a situazioni più passionali e inconsuete. Da questo punto di vista il 36% delle donne dichiara di preferire, durante l’incontro "fedifrago", le posizioni che consentono loro di stare sopra e dettare i ritmi, mantenendo il controllo del rapporto. Insomma, in questo modo si sentono dominatrici della situazione e nello stesso tempo creano una situazione ideale dal punto di vista fisico. Tra l’altro si tratta di posizioni più facili da mettere in pratica anche in automobile, per necessità uno dei luoghi più popolari per gli incontri clandestini. Al secondo posto, con il 27% delle preferenze, si classificano le posizioni che consentono lo svolgimento del rapporto in piedi, altra caratteristica frequente degli incontri extra-coniugali, spesso consumati in posti inconsueti. Infatti, mentre il letto è per lo più identificato come il luogo dell’amore nuziale, incontrarsi con il partner in luoghi insoliti e preferibilmente, appunto, in piedi, regala al rapporto adulterino un maggiore slancio passionale. La medaglia di bronzo di questa ideale classifica spetta, nel 22% dei casi, ai rapporti nei quali danno le spalle all’amante, in particolare con posizioni laterali o nelle quali gli amanti si ritrovano sdraiati l’uno sull’altra. Molto apprezzata in questi casi la presenza di specchi o di altre superfici riflettenti che consentano di vedersi durante il rapporto. Le preferenze femminili, quindi, non sembrano riservare grandi sorprese. "Quanto dichiarato è perfettamente in linea con il tradimento visto come scappatella per distrarsi dalla monotonia e dalla routine della vita coniugale quotidiana. Risulta quindi perfettamente sensato e comprensibile che tale voglia di novità e di un maggiore slancio passionale si concretizzi anche sotto le lenzuola”, conclude lo staff di Incontri-Extraconiugali.com. Mi chiedo perchè cercare "fuori" quello che potremmo trovare anche in casa parlandone con il partner ? Buona Giornata Roberto

11 novembre 2011

Superstiziosi ?

I superstiziosi sono avvertiti da giorni: l'11 novembre 2011 è giorno palindromo, ovvero una data costituita da una particolare serie di numeri che non cambiano se li si legge nei due sensi. Per qualcuno è un segno negativo, per altri è un segno di fortuna: per noi ora è l'occasione per una riflessione sulle convinzioni in materia di fortuna e sfortuna. Uno dei luoghi in cui si espongono con maggiore frequenza amuleti, cornetti di corallo e santini è l'automobile, con specchietti retrovisori e cruscotti in pole position. Il primo dato di fatto è che la scaramanzia su quattro ruote non è morta, anche se ci si crede con minore convinzione. Lo riferisce Chiarezza.it, il portale online di confronto tra polizze assicurative, dopo aver realizzato un sondaggio per scoprire le abitudini scaramantiche degli italiani quando si trovano al volante. Secondo i risultati del sondaggio il 60% degli intervistati ammette di credere a riti e superstizioni, ma dichiara di non lasciarsi influenzare più di tanto. Non manca a dire il vero uno zoccolo duro, pari a circa il 10% del campione, che non nasconde una vera e propria dipendenza da amuleti e gesti scaramantici anti iella. A fare da contraltare c'è una quota del 30% che si dichiara completamente immune a queste pratiche. Insomma, in auto la superstizione è dura a morire, anche se accompagnata da coscienza e consapevolezza. Il 73%, infatti, ritiene che i portafortuna non siano indispensabili, mentre il 25% sostiene di essere molto affezionato ai suoi amuleti. Resiste anche un inossidabile 1,7% che non si mette alla guida senza la benedizione del talismano prescelto. I portafortuna più gettonati sono i “ninnoli” appesi allo specchietto (13,5%): dai dadi di peluche, ai gadget o ai pupazzetti di ogni genere e foggia. Un po' superato è invece il classico cornetto rosso (3,8%), ancora però particolarmente amato dai guidatori partenopei. Solo l’1,9% manifesta attaccamento a simboli religiosi come rosari, crocifissi e immagini sacre: più diffusi sono invece i gadget legati alla squadra del cuore, presenti sul 3,9% delle auto degli intervistati. Ma qui la fantasia regna sovrana, con coccinelle, quadrifogli, disegni dei bambini, foto dei propri cari, scritte che esortano a moderare la velocità, folletti, collane e pendenti. E' curioso anche il fatto che ancora resiste un 1,9% convinto che un CD, grazie al riflesso, riesca a impedire agli autovelox la lettura della targa. "Questa indagine apparentemente molto ‘leggera’ conferma la consapevolezza che gli italiani hanno dei rischi che si corrono quando ci si trova al volante", ha dichiarato Serena Cellamare, Responsabile Comunicazione di Chiarezza.it. “Un cornetto rosso attaccato allo specchietto dà sicuramente un tocco di colore all’abitacolo: l’importante è che chi si mette alla guida presti attenzione a tutte quelle misure di sicurezza che garantiscono la prevenzione di incidenti ed episodi spiacevoli, spesso causati da piccole disattenzioni e dalla poca prudenza”. Buona giornata Roberto

08 novembre 2011

Le piccole pesti d'Europa

I bambini italiani sono i meno amati dagli albergatori europei. L'associazione Donne e qualità della vita ha chiesto a 500 proprietari di hotel in tutto il continente quali fossero i bimbi meno graditi nelle loro strutture: il 66% di questo campione ha indicato gli italiani. I più amati, invece, sono i figli degli svedesi: il 27% degli albergatori ne apprezza l'educazione e il rispetto. Al secondo posto i piccoli danesi, al terzo gli svizzeri. Bella figura anche per gli irlandesi e gli inglesi, mentre ai livelli più bassi della classifica della maleducazione infantile, con gli italiani, ci sono spagnoli e russi. Confusione, caos e impertinenza: ecco i motivi per questa ostilità nei confronti dei nostri bambini. Secondo il 22%, il principale problema è la troppa vivacità: parolacce, rumori molesti, urla, capricci, sia negli spazi comuni che nelle stanze private. Il 17% lamenta addirittura danni alle strutture, come la distruzione di mobili o oggetti e scritte sui muri. Non va meglio a tavola, dove il 15% degli intervistati ha individuato chiari sintomi di cattiva educazione, come volume troppo alto della voce e corse tra i tavoli. Non manca l'ascensore nella lista delle lamentele: secondo il 12% degli albergatori, i nostri bimbi la usano come un divertente gioco. Infine, secondo il 9%, c'è anche il problema del volume troppo alto della Tv nelle stanze. Non tutti gli italiani sono uguali. I peggiori sarebbero, quasi a pari merito, i piccoli romani(19%) e i milanesi (17%). Dopo vengono napoletani (14%), torinesi (13%), bolognesi (11%), baresi (10%), palermitani (8%) e calabresi (7%). I virtuosi sono invece i fiorentini, gli umbri e i veneziani. Capitolo buone maniere: come dobbiamo farli comportare, i bimbi, per non fargli fare la figura dei cafoni? La prima regola da seguire è niente rumori molesti. Non soltanto negli ambienti comuni ma anche all'interno delle stanze. E questo vale non solo per urla e strepiti ma anche per il volume di televisione, telefono e radio. Secondo aspetto importante, i corridoi: non si corre e non si gira in pigiama. Punto terzo: niente furti e fare attenzione a non rompere nulla. Quarto: essere gentili con il personale. Quinto: a tavola non abusare del buffet. Infine: al ristorante non si ciondola tra i tavoli. Buona Giornata Roberto

06 novembre 2011

Il "gomito del tennista" è out !

"C'erano una volta i dolori tipici della casalinga e il gomito del tennista...". Così potrebbe iniziare una moderna favola sui mali contemporanei. Oggi infatti la tecnologia gioca un ruolo importante nella vita di tutti i giorni, a prescindere dalla professione che si svolge. Ma la conseguenza è che porta con sé una lunga serie di nuovi e inaspettati malanni. A lanciare l'allarme per primi sono stati i chiropratici inglesi, esperti di medicina alternativa che si sono ritrovati negli ultimi anni a dover affrontare i danni inaspettati di smartphone e cellulari: sono sempre più numerosi i casi di pollice da sms o di collo da cellulare. Parliamo di minacce inattese ai nostri arti causate, nella maggioranza dei casi, da movimenti o da posizioni sbagliate. Le molte ore passate a rispondere agli sms, a parlare al cellulare mentre si fa altro o più semplicemente davanti a un pc provocherebbero precisi dolori ai polsi, al collo e alla schiena. Obbligare il corpo a posizioni innaturali, come quelle che si adottano spontaneamente quando si guarda un monitor o si scrive sulla tastiera, per molto tempo senza muoversi, induce a un affaticamento e al conseguente irrigidimento dei muscoli. Ripetere lo stesso movimento in maniera meccanica, come quando si digita sul cellulare o si usa il mouse per molte ore, affatica e usura le articolazioni. Queste due macro-categorie di comportamenti a lungo andare possono essere non solo la fonte di dolorose infiammazioni, ma anche la causa di danni permanenti. Il fastidio fisico, a causa del comportamento intelligente del nostro corpo che cerca di compensare, tende poi a diffondersi e quindi a scendere dal collo verso le spalle e la schiena, per esempio. E nei casi più gravi sono in agguato vere e proprie forme precoci di artrite. I soggetti più a rischio sono i bambini e gli adolescenti, il cui sistema fisico è ancora in divenire. Nei più giovani infatti il peso della testa è ancora sproporzionato rispetto al resto del corpo e quindi tutti gli sforzi producono effetti maggiori che negli adulti. Una particolare patologia che è entrata di diritto nel novero dei casi classificati dai medici è quella del cosiddetto "texter's thumb" ossia il pollice di chi scrive sms. Riconosciuto come una forma di dito a scatto, è una vera e propria forma di tendinite che affligge soprattutto i ragazzi dediti al costante uso di messaggini e simili, tanto che è stata fissata una soglia di sms oltre la quale si viene considerati a rischio: tra gli 80 e i 100 al giorno. Oltre al numero, che rimane un parametro indicativo, chiaramente è molto importante anche la lunghezza dei singoli messaggi. I modi con cui vengono solitamente affrontate queste situazioni consistono in una dose di antidolorifici o al massimo in qualche massaggio, mentre solo nei casi più gravi si parla di fisioterapia. Bisognerebbe ricordare invece che mai come in materia di salute, prevenire è meglio che curare, per cui sarebbe bene evitare posture sbagliate e posizioni scomode o forzate. Ad ogni modo la cosa migliore rimane fare una pausa ogni tanto. Staccare e dare modo ai propri muscoli, oltre che alla propria testa, di rifiatare, di muoversi e allentare la pressione. Così facendo si potrebbero evitare non solo dolori articolari, ma forse anche tanti fastidiosi mal di testa. Un altro aspetto meno serio, ma che non mancherà di impensierire molte persone è quello che in gergo viene chiamato "rughe d'espressione". Il risultato di un'attività emotiva intensa, e resa sempre più pressante grazie alla costante interconnessione garantita dalle nuove tecnologie, può portare al formarsi di rughe in quei punti della faccia che utilizziamo con maggiore frequenza. Gesti ripetitivi infatti possono portare all'apparire anche su un viso giovane le temute "zampe di gallina" o la raggiera intorno alla bocca. Per evitare che questa avvenga bisognerebbe prima di tutto cercare di rilassarsi e controllare i propri impulsi, e poi eventualmente pensare di attuare una vera e propria ginnastica per mantenere il tono dei 54 muscoli della faccia.

04 novembre 2011

Quanto costerebbe il carburante senza tasse ?

E' di questi giorni l'annuncio di un ulteriore aumento delle "accise" sui carburanti deciso dall'Agenzia delle Dogane per far fronte alle recenti inondazioni che hanno colpito Liguria e Toscana e che hanno portato il Governo a dichiarare lo "stato di emergenza". La tassa, che resterà in vigore fino al 31 dicembre prossimo, prevede un aumento di 8,9 Euro ogni mille litri di benzina e gasolio acquistati e, nella pratica, si traduce con un aumento alla pompa di 1 - 1,1 centesimi al litro. Ma come funziona la tassazione italiana sui carburanti? Oltre all'IVA del 21% sono infatti comprese non poche tasse "extra" che nel corso dei decenni si sono sommate per coprire i costi di svariate "emergenze": guerre, inondazioni, terremoti e crisi varie. La storia inizia nel lontanissimo 1935, quando il Regime Fascista decise di scatenare la guerra per la conquista dell'Etiopia. Per far fronte alle sanzioni comminate per questo atto dalla Società delle Nazioni, il Governo decise di introdurre una tassa di 1,9 lire per ogni litro di carburante acquistato. Nel corso degli anni si è ricorso molte altre volte a tale strumento, con questa cronologia degli eventi più importanti: 0,007 Euro per la crisi di Suez del 1956 0,005 Euro per il disastro del Vajont del 1963 0,005 Euro per l'alluvione di Firenze del 1966 0,005 Euro per il terremoto del Belice del 1968 0,051 Euro per il terremoto del Friuli del 1976 0,039 Euro per il terremoto dell'Irpinia del 1980 0,106 Euro per la guerra del Libano del 1983 0,011 Euro per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996 0,020 Euro per il rinnovo del contratto degli "autoferrotranvieri" del 2004 0,005 Euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005 0,007 Euro per il finanziamento alla cultura nel 2011 0.040 Euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011 E ad emergenza rientrata? Ovvio: non si tocca nulla, gli aumenti restano e gli automobilisti di oggi continuano a pagare le "crisi" di oltre 50 anni di Storia. Alla fine la somma di tutte le accise ci costa 0,6221 Euro in più per ogni litro di benzina e 0,4811 Euro per ogni litro di gasolio. Considerando un prezzo alla pompa di circa 1,64 Euro/litro e togliendo l'IVA del 21%, si scopre che un litro di "verde" costerebbe, senza l'intervento dello Stato, soli 0,733 Euro/litro. Facciamo due conti ? Buona Giornata Roberto

03 novembre 2011

Le 10 domande per capire se siete felici

LONDRA - Il governo britannico non vuole soltanto il voto ovvero il sostegno dei suoi cittadini. Vuole anche che siano felici: certo ragionando che non c'è un sostenitore più fedele di quello che si alza la mattina contento della propria vita. Per questo il primo ministro David Cameron ha deciso di lanciare un "sondaggio sulla felicità", con una lista di dieci domande da inviare a tutti gli abitanti del Regno Unito per misurarne per l'appunto "l'indice della felicità". Siete soddisfatti della vostra vita? Siete soddisfatti di vostra moglie (o di vostro marito)? Come giudicate la vostra salute fisica e mentale? Avete un lavoro e ne siete soddisfatti? Siete contenti di vivere nel vostro quartiere e avete paura del crimine? Siete soddisfatti del vostro salario? Avete ricevuto una buona istruzione? Vi fidate dei politici nazionali e locali? Queste sono le principali domande del sondaggio, cui se ne aggiungono altre sullo stato dell'economia e dell'inquinamento, le cui risposte provengono dalle statistiche ufficiali. Lo stato ha speso due milioni di sterline e impiegato un anno per preparare questa iniziativa. L'opposizione afferma che è una perdita di denaro e di tempo. Ma Cameron, accogliendo le raccomandazioni di due premi Nobel per l'Economia (Joseph Stiglitz e Amartya Sen), è convinto che il progresso di un paese non si misura soltanto in termini di prodotto interno lordo e tasso di disoccupazione, bensì anche su come e quanto i cittadini sono in grado di godersi la vita. Un modo per portare in Europa quel "diritto alla felicità" che un popolo più ottimista, e forse anche un po' più ingenuo, come gli americani hanno voluto scrivere nella propria carta costituzionale. Proviamo ? Buongiorno Roberto

02 novembre 2011

Lifting per cani...ma loro che ne pensano ?

numeri sono sorprendenti: Petplan, una delle maggiori compagnie assicurative per cani del Regno Unito, ha stimato che negli ultimi 3 anni sono aumentate del 25% le operazioni di rinoplastica ai cuccioli inglesi, per una spesa totale di 1,7 milioni di euro nel 2010. Oltre un milione di euro è stato versato dalla compagnia per i lifting alle palpebre e un quarto di milione per interventi dentali. Se alcune di queste procedure sono curative (è il caso di Shankly, lo Shar-pei di Wellington finito sul Daily Mail, i cui occhi erano completamente coperti dalle pieghe e che quindi non poteva più vedere), in molti casi sono dettate dalla vanità di padroni insicuri. Negli Stati Uniti, dove secondo l'American Veterinary Medical Association ci sono 17 milioni di cani sovrappeso (il 40% del totale), esistono cliniche, come quelle di Austin, in Texas, che pubblicizzano sui loro siti interventi di liposuzione per cani. La mania non risparmia il Vecchio Continente: nel 2007 l'Agenzia Europea di Valutazione del Farmaco ha registrato lo Srentrol, il primo farmaco della Pfizer per il trattamento dell'obesità nel cane adulto, approvato pochi mesi prima oltreoceano dalla Food and Drug Administration. E cosa dire dei Neuticles, i finti testicoli in silicone per l'autostima del cane, inventati da Gregg A. Miller, di Oak Grove, in Missouri? «Devo dire che da noi non c'è grande richiesta. Comunque il concetto della gratificazione del cane legata ai testicoli è una bischerata» afferma il toscanaccio Marco Melosi, da 30 anni veterinario e oggi vice presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. «I testicoli in silicone" continua "sono deontolgicamente vietati perché la ragione per cui venivano richiesti è la partecipazione alle mostre canine. Venivano messi in modo fraudolento a quei cani in cui uno o entrambi i testicoli non erano scesi. Questa pratica è vietata anche per legge». La normativa a cui si riferisce è l'ordinanza dell'onorevole Francesca Martini del 2009, ripresa nel 2011, che ha anche posto fine ai tagli di orecchie e code per scopi estetici, con buona pace di alani, dobermann e boxer. «Queste operazioni non sono mai richieste dal cane», scherza, amaro, Melosi. Razza umana brutta gente !!! Buongiorno !!! Roberto

Curiosità sui nomi delle vetture.

I nomi delle auto hanno provenienze tra le più disparate, possono spaziare dalle semplici operazioni di marketing a delle invenzioni più o meno casuali. Una fetta importante, anche se recentemente un po' trascurata è quella di denominare le vetture secondo indicazioni "geografiche", cioè con nomi di città o, più raramente, di interi Stati. Ecco una breve rassegna di alcune tra le più importanti e significative. Lancia Aprilia Prodotta tra il 1937 e il 1949, fu l'ultima vettura della Casa ad essere prodotta sotto la guida di Vincenzo Lancia, il quale però non riuscì a vedere il primo modello uscire dalla fabbrica a causa della morte prematura. Montava in origine un motore quattro cilindri da 1.352 cc per 47 CV di potenza e una velocità massima limitata, per volontà di Lancia stesso, a 125 Km/h. Il nome era un omaggio alla cittadina della pianura pontina, appena fondata dopo la conclusione della bonifica del territorio. Ford Torino-Gran Torino Prodotta dal 1968 al 1976, è stata per anni l'icona della classica "muscle car" americana; era spinta da propulsori V8 con dimensioni variabili tra i 4.9 e i 7 litri. La versione più diffusa proponeva un motore da 5.800 cc per 165 CV che permetteva una velocità massima di 180 Km/h. La versione GT (Gran Torino) è stata protagonista della leggendaria serie TV "Starsky e Hutch" e del bellissimo film di Clint Eastwood del 2008. Il nome era un ovvio omaggio a quella che gli americani consideravano la "Detroit d'Italia". Ford Cortina Prodotta nel ventennio 1962-1982, era stata pensata come una spaziosa vettura per famiglie; la prima serie era spinta da motori da 1.197 cc e 1.499 cc, con potenze che arrivavano ai 78 CV. Il nome derivava dalla famosa località sciistica sede delle Olimpiadi invernali del 1956 e per il lancio pubblicitario alcuni modelli vennero fatti scendere dalla pista di bob costruita per quell'occasione. Bentley Mulsanne Tipico esempio di modello extra-lusso realizzato dalla storica Casa inglese, fu costruita dal 1980 al 1992 (in foto la versione recentemente rinnovata) e montava un propulsore V8 da 6,75 litri che permetteva a questa vettura lunga più di cinque metri di raggiungere i 208 Km/h con un'accelerazione 0-100 Km/h di dieci secondi. La sua denominazione deriva dalla cittadina francese il cui territorio è attraversato da uno dei tratti più veloci della 24 Ore di Le Mans, gara nella quale la Bentley ha trionfato cinque volte. Seat Ibiza Uno dei modelli storici della Casa di Martorell; è sul mercato dal 1984 e ha venduto finora più di quattro milioni di esemplari. La prima serie montava propulsori con potenze dai 44 ai 105 CV, mentre l'ultima, uscita nel 2008, può vantare motori che arrivano anche a 180 CV. Il nome deriva dalla famosa isola dell'arcipelago delle Baleari. Maserati Indy Disegnata da Virginio Varo, fu prodotta nel quinquennio 1969-1974 in poco più di 1.100 esemplari. Tra le motorizzazioni disponibili spiccava quella dotata del V8 da 4.9 litri che, forte di ben 320 CV, poteva arrivare alla velocità di punta di 265 Km/h. Il suo nome è il diminutivo della città americana di Indianapolis, sede della leggendaria 500 Miglia che venne vinta dalla Casa italiana nel biennio 1939-1940. Dodge Monaco Prodotta ininterrottamente per 13 anni (dal 1965 al 1978), questa vettura di 5,42 metri è stata una delle vetture più famose del grande schermo: la "Bluesmobile" del film Blues Brothers era infatti una Monaco, dotata di un motore V8 che erogava ben 375 CV. Ferrari California Una delle Ferrari più belle degli ultimi anni, questa granturismo monta un motore V8 da 4,3 litri da 460 CV. Riesce ad arrivare a 310 Km/h e, grazie anche al dispositivo "Launch control", ferma il cronometro nello scatto 0-100 Km/h a soli 3,9 secondi. Alfa Romeo Montreal La coupé prodotta dal 1970 al 1977 in quasi 4.000 esemplari nacque come una "concept car", presentata in occasione dei festeggiamenti per il centenario della nascita della Federazione Canadese, svoltasi appunto a Montreal nel 1967. Il motore era un V8 da 2,6 litri che sprigionava una potenza di 197 CV per una velocità massima di 225 Km/h. Chevrolet Malibù Questo pezzo di storia americana venne prodotto dal 1964 al 1983 con varie motorizzazioni, per poi riemergere nel 1997 con una versione moderna. Nella sua prima generazione era dotata di motori V8 con potenze che potevano arrivare fino a 350 CV. Il suo nome deriva dalla famosa cittadina della California, set naturale per moltissimi film e serie tv. Buona Giornata Roberto

01 novembre 2011

Novità per le "maxi taglie".

Gli esperti la chiamano “globesity”: è l'epidemia di obesità che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con numeri e mortalità in costante crescita. La popolazione italiana è tra quelle in Europa ad avere la più alta incidenza di obesità: secondo i dati Istat, ci sono 20 milioni di persone in sovrappeso e 5 milioni obese, con un'incidenza maggiore al Sud (ma in crescita al Nord-Ovest), in leggero aumento negli uomini. Nemmeno i bambini sono risparmiati: a 8 anni, il 36% è troppo grasso. Nonostante lo scenario sia così allarmante, non sempre le strutture sanitarie risultano adeguate e pronte ad affrontare il fenomeno: solo lo 0,4% degli obesi patologici italiani ha la possibilità di intervenire anche a livello chirurgico nell'ambito di un approccio multidisciplinare. Per dare risposta a questa urgenza è stato inaugurato oggi a Milano l'Istituto Nazionale per la Chirurgia dell’Obesità (INCO), all’interno dell'Istituto Clinico Sant'Ambrogio: un centro di eccellenza con 12 posti letto. L'equipe chirurgica multidisciplinare comprende anche dietista e psicologo perché l' obesità - legata allo stile di vita - richiede un approccio clinico che tenga conto anche di questi aspetti. “Non per tutti gli obesi la chirurgia definita bariatrica rappresenta la cura migliore – spiega il professor Alessandro Giovanelli, direttore del centro – per molti casi è possibile eseguire una restrizione gastrica per mangiare meno, che si ottiene attraverso il bendaggio gastrico o il palloncino intergastrico. Gli interventi malassorbitivi che puntano invece a far assimilare meno ciò che si mangia, sono la diversione biliopancreatica e il bypass biliointestinale. Infine ci sono gli interventi ormonali, come il bypass gastrico e la sleeve gastrectomy, che consentono di modificare l'assetto metabolico e la produzione delle sostanze che agiscono sul senso di fame». Molto importante anche il fatto che le diverse tipologie di intervento identificate dagli specialisti sono accessibili a tutti: le cure sono rimborsate dal servizio sanitario nazionale. "Un altro fatto importante è che più della metà dei pazienti obesi è esposta a rischio di diabete di tipo 2, un fatto costoso per il ssn: con il calo di peso associato alle variazioni metaboliche si ottiene il controllo o la guarigione dal diabete stesso» aggiunge Giovanelli. Molti pazienti arriveranno da tutta Italia? Nessun problema: il centro coordinerà una rete nazionale di strutture affiliate per assicurare su tutto il territorio nazionale la continuità assistenziale. Buona Giornata Roberto

Buone notizie dai Biocarburanti.

Crescono le vendite di biocarburanti nell'Ue e anche l'Italia accelera sui biocarburanti, provando a seguire i Paesi piu' attenti alla sostenibilita' ambientale con l'obiettivo di migliorare la produzione interna di energia con progetti come quello sull'etanolo da biomassa lignocellulosica. Nell'Unione europea, a valle delle Direttive 28 e 30 del 2009, diversi Stati membri nel 2011 hanno aumentato le quote nazionali di miscelazione dei biocarburanti rispetto al 2010, sulla base del contenuto energetico. Cosi' l'Italia (passata da 3,5 a 4%), la Polonia (da 5,75 a 6,2%), Spagna (da 5,83 a 7%), Bulgaria (3,5 a 5%), Danimarca (adotta per la prima volta una quota del 3,5%). Come risultato di questo scenario, aumenta il tasso atteso con un maggior consumo di biocombustibili per trasporti in Ue. Secondo EurObserv'Er (stime a luglio 2011), le vendite di biocarburanti sono passate da 1,7 milioni di tonnellate petrolio equivalente del 2009 a 13,9 milioni. Di pari passo con la crescita delle produzioni di biofuel, si sta diffondendo una visione piu' ampia nel settore dei biocarburanti. Nel 2009 i soli biocarburanti in Italia occupavano 5.600 unita' (rispetto ai 63.200 delle fonti rinnovabili) per un fatturato complessivo di 1,5 miliardi di euro (su 9,7 miliardi complessivi delle rinnovabili). L'Italia, con progetti quali quello del gruppo Mossi & Ghisolfi sull'etanolo da biomassa lignocellulosica (l'impianto dimostrativo oggi piu' grande al mondo), si trova a svolgere un ruolo di punta a livello internazionale. E questo comporta nuova occupazione altamente specialistica nella ricerca, varie centinaia di occupati (diretti ed indiretti) nella produzione industriale, ed altrettanti nel comparto agricolo. Buona Giornata. Roberto (fonte ansa)