24 ottobre 2011

La gelosia, segreti e rimedi per vivere in coppia a lulgo.

Un pizzico di gelosia è un ingrediente fondamentale di ogni rapporto di coppia, testimonia l’interesse e la passione verso la persona amata, il timore di perderla. Niente di male quindi se questa pulsione resta nei giusti limiti di accettabilità. Molto spesso però la gelosia si trasforma in qualcosa di più forte e più grave, un’ossessione che colpisce ugualmente uomini e donne e che si manifesta in una volontà di controllo assoluto. Per superare l’eccessiva gelosia serve un vero e proprio cambiamento di mentalità. 1 – Riconosci il problema Iniziare a prendere coscienza del problema è il primo passaggio che ogni geloso o gelosa deve fare per cercare di affrontarlo. Occorre capire che non si tratta di un sentimento legittimo, ma di un problema, se non si riconosce il problema il rischio è quello di giustificarlo e in un certo modo alimentarlo perché tenderà ad aumentare sempre di più. 2 – Cerca di capire le cause Nella maggioranza dei casi la gelosia nasce dall’insicurezza e dalla mancanza di autostima. Il timore di non essere all’altezza può essere superato solo con una maggiore autostima, focalizzati sui tuoi pregi, sui tuoi punti di forza e accetta il fatto che chi ti sta accanto ti ama per come sei. 3 – Viziati un po’ Ma come, devo affrontare una crisi così grave pensando solo a me? Si, spesso il problema è che ci dedichiamo troppo poco a noi stessi, ai nostri interessi, viziarti un po’ ti aiuterà a migliorare l’umore e acquisire nuove abilità. Un corso di fotografia, di lingue, palestra o scuola di ballo. Anche fare del volontariato è un buon modo per tirare fuori il meglio di noi. Tempo ben speso per acquisire maggiore sicurezza in se stessi. 4 – Parla con Lei/Lui Forse il passo più difficile è quello di condividere la propria insicurezza, le proprie debolezze e timori con il partner. E’ bene farlo con calma e con delicatezza, ponendo l’accento non sui suoi comportamenti, mantenendo piuttosto l’attenzione su di te, su come ti senti. Evita accuse o rivendicazioni per porre la conversazione sul giusto piano ed evitare che sfoci in litigio. Se la conversazione procede in modo calmo e ragionevole le possibilità di capirsi e raggiungere un’intesa sono maggiori. 5 – Comprendere le sue esigenze In conclusione non dimentichiamo che è fondamentale anche prestare maggiore attenzione alle esigenze e alla personalità del partner. Alcune persone possono essere più socievoli ed espansive di altre, limitarne i comportamenti per gelosia sarebbe la mossa più sbagliata. Criticare ogni apprezzamento o sguardo verso le altre ragazze o atteggiamenti troppo affettuosi verso gli altri uomini potrebbe causare la reazione opposta. Fiducia e tolleranza sono le regole fondamentali per un rapporto sereno e di lunga durata. Buona Introspezione ! Roberto

I lavori più colpiti dalla crisi...

Mi sento un pò "macabro" a raccontarvi in un momento di difficoltà come quello che stiamo attraversando, di quale sia la classifica, o meglio di quali siano i lavori in crisi. Potrebbe essere magari lo spunto per dirigere i nostri sforzi verso lidi più floridi. La crisi picchia duro sull'occupazione. Nell'Unione europea, infatti, cinque milioni di persone hanno perso il lavoro tra il secondo trimestre del 2008 e lo stesso periodo del 2010. Anche se ci sono grosse differenze registrate in base all'età, al sesso e al tipo di professione. In generale, a subire di più le conseguenze negative sono stati i giovani, gli uomini, chi fa lavori con uno stipendio "medio" piuttosto di chi guadagna molto o molto poco. Sono questi, in estrema sintesi, i risultati della relazione "Cambiamenti nella struttura del lavoro in Europa nel periodo della grande recessione" (consulta il documento integrale in inglese o la sintesi in italiano). Lo studio è stato realizzato dall'Osservatorio delle professioni in Europa attivo presso Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, che ha utilizzato i dati ottenuti dalla precedente indagine sulla forza lavoro per descrivere gli effetti provocati dalla recessione sulla struttura dell'occupazione in termini di settori e professione nella Ue a 27, sia a livello aggregato, sia a livello nazionale. Nel dettaglio, la relazione evidenzia come, anche durante la crisi, "l'occupazione abbia continuato a crescere nei posti di lavoro meglio retribuiti, specialmente nei servizi ad alta intensità di conoscenza, nonché nei servizi imprenditoriali". In cifre, le occupazioni che rientrano nel "quintile" più elevato con il 20% delle retribuzioni più alte, sono cresciute dell'1% annuo. E le cose sono andate ancora meglio per chi ha investito nella formazione: i posti di lavoro destinati ai titoli di studio più elevati sono aumentati del 2% annuo. In particolare, si legge nello studio di Eurofound, la crescita è avvenuta nei "servizi ad alta intensità di conoscenza, che comprendono sia servizi pubblici (specialmente nel settore sanitario e dell'istruzione), sia servizi privati (servizi imprenditoriali)". Inoltre, "nel periodo della recessione è stato registrato un aumento della relativa importanza dei servizi pubblici per la crescita occupazionale nel quintile più elevato". Dall'altra parte, dalla relazione emerge anche che "le perdite registrate nei posti di lavoro mediamente retribuiti all'interno del settore edile e manifatturiero hanno determinato un calo occupazionale nella parte intermedia della scala retributiva". In questa fascia, infatti, durante la crisi si sono registrate perdite per oltre 4,5 milioni di posti di lavoro. Tutto questo ha portato a un vero e proprio mutamento della struttura occupazionale. Tra gli Stati Ue, infatti, sono stati osservati principalmente tre modelli relativi a questo settore. Il primo è quello della riqualificazione, cioè "dell'orientamento della crescita occupazionale verso il livello più alto della scala retributiva". Il secondo consiste nella polarizzazione, ovvero "nell'aumento occupazionale concentrato all'estremo inferiore e all'estremo superiore della scala retributiva e riduzioni nella parte intermedia". Infine, è stato notato un processo di dequalificazione, con una "maggiore soppressione dei posti di lavoro con riferimento alle mansioni meglio retribuite e crescita o diminuzioni alquanto irrilevanti per le attività meno retribuite". Se queste conclusioni sono valide praticamente per tutti i Paesi europei, in Italia la situazione è diversa. Da noi, infatti, durante la "grande recessione" è aumentato il numero di posti di lavoro con i livelli di occupazione più bassi e, dall'altra parte della scala, si è avuta una diminuzione delle occupazioni per chi guadagna di più (un fenomeno che non è stato registrato neppure negli Stati in cui la crisi si è fatta sentire con maggiore violenza). Questa situazione, secondo Eurofound, può essere legata ai tagli fatti nell'amministrazione pubblica e nell'istruzione. Tornando ai dati europei, si nota poi che "nell'epoca della recessione le donne hanno raggiunto posizioni migliori rispetto agli uomini nel mercato del lavoro, sia in termini qualitativi, sia in termini quantitativi". Per ogni posto di lavoro occupato da donne, infatti, ne sono stati persi quattro occupati da uomini. "Le poche fonti di crescita occupazionale — sottolineano i ricercatori — sono state prevalentemente costituite da posti di lavoro occupati dalle donne nel settore sanitario e dell'istruzione". Quanto all'età, emerge con chiarezza che tra il 2008 e il 2010 "i livelli occupazionali dei lavoratori più anziani sono rimasti sorprendentemente alti", mentre chi si trova in una fascia di età intermedia, compresa tra i 30 e i 49 anni, ha subito i danni maggiori. In particolare, "si è verificato un notevole incremento occupazionale fra le persone appartenenti alla fascia di età che va dai 50 ai 64 anni, tradottosi nella creazione di 1,7 milioni di nuovi posti di lavoro". Per chi ha meno di 30 anni, invece, il calo ha interessato tutti i livelli di retribuzione. Una nota di speranza, per questa fascia d'età, viene dall'andamento della crisi dopo il 2009, da quando i lavori temporanei hanno ripreso a crescere (anche se soprattutto in relazione ai posti meno retribuiti). Infine, andando ad analizzare l'andamento delle singole professioni, si nota che quelle che hanno sofferto di più durante la crisi sono state: commercianti all'ingrosso nel settore agricolo e della pesca (-80,9%); attività di costruzione, minatori, operatori del manifatturiero e dei trasporti (tra -47,8% e -21,4%); manager privati (-40,8%); fisici, matematici e ingegneri (-36,2%); operatori di macchina e assemblatori (-27,8%); operatori di macchine e assemblatori (-23,2%); operai specializzati nelle costruzioni e nell'estrazione nell'ambito dell'ingegneria civile (-20,2%); costruzioni di mobili (-16,8%); impiegati d'ufficio specializzati in attività di costruzione (-15,7%); altri operai del settore dell'abbigliamento (-15,1%); autisti e conduttori di piattaforme mobili (-14,9%); impiegati nel settore del customer service (-13,6%); operai del settore edile, con cali tra il 10 e il 13% a seconda del tipo di attività; impiegati d'ufficio (-10,4%); operai del settore metallurgico e altri lavori affini (-8,5%); impiegati d'ufficio nel settore del commercio al dettaglio (-8%). servizi legati al settore sanitario (-3,9%); commercianti al dettaglio, esclusi quelli di auto e motocicli (-1,8%);. Buon Inizio di settimana. Roberto

14 ottobre 2011

Quanto costa vivere in Italia ?

Ogni italiano spende in media 39,40 euro al giorno su un reddito giornaliero di 47 euro. In altri termini, l'83,8% di quello che guadagna al netto delle tasse lo deve spendere per fronteggiare le esigenze di tutti i giorni. E' questo il dato più allarmante che emerge da un'indagine condotta dall'associazione dei consumatori Adoc sul costo della vita in sette Paesi dell'Unione europea: Italia, Germania, Francia, Spagna, Regno Unito, Svezia e Repubblica Ceca. Nello studio si è calcolato che ogni giorno gli italiani fanno questo tipo di spese: colazione al bar (2 euro), pranzo fuori casa (11,30 euro), cena a casa (11,60 euro), trasporto privato (5,40 euro) o biglietti dei mezzi pubblici (2 euro), Rc auto (1,10 euro, il premio mensile suddiviso per 30 giorni), cellulare (1,50 euro per 10 minuti di chiamate), utenze domestiche (5 euro, considerando luce, gas, acqua e rifiuti), Tv pubblica (0,30 euro, la ripartizione del canone annuo su un singolo giorno) e, in alcuni casi, cinema (7,50 euro). Facendo un confronto con gli altri Paesi presi in considerazione, la giornata tipo di un italiano costa poco meno di 40 euro (39,40 euro appunto) mentre, con le stesse tipologie di consumi, quella di un tedesco costa 37,20 euro, di uno spagnolo 35,90 euro e di un ceco 28,08 euro. In Inghilterra, Francia e Svezia si spende in media di più, rispettivamente 50,60 euro, 44,30 euro e 42,70 euro al giorno. Tuttavia, in tutti gli Stati analizzati (con l'eccezione della Repubblica Ceca), il reddito medio è più elevato che in Italia e l'impatto del carovita sul bilancio dei lavoratori è di conseguenza meno duro. Ecco i numeri che lo dimostrano. Mentre da noi un lavoratore dipendente guadagna in media, al netto delle tasse, 1.410 euro al mese, in Germania per esempio percepisce 2.580 euro di compenso mensile. Lo stesso discorso vale per il Regno Unito, dove il reddito medio mensile è 2.570 euro, per la Francia (2.180 euro), per la Svezia (1.930 euro) e anche per la Spagna, in cui nonostante la crisi economica si guadagnano in media 1.850 euro al mese. Al di sotto dell'Italia, come detto, è solo la Repubblica Ceca, dove i cittadini possono contare su 810 euro di reddito medio mensile. In base a questi dati, è evidente che, riguardo all'incidenza delle spese quotidiane sul reddito, la differenza tra l'Italia e gli altri Paesi è abissale. Da noi una giornata tipo pesa, come detto, per l'83,8% sul reddito medio. Altrove, invece, l'impatto è molto minore. In Germania è quasi la metà (43,27%), in Spagna è del 58,8%, in Francia è del 60,67%, in Inghilterra del 58,83%, in Svezia del 66,73%. Solo nella "cenerentola" Repubblica Ceca, gli stessi consumi considerati assorbirebbero più dello stipendio, visto che il rapporto è del 103,97%. Che gli italiani avvertano gli effetti negativi della crisi più che negli altri Paesi europei lo si può capire anche guardando alle singole voci di spesa. Come fa notare il presidente dell'Adoc Carlo Pileri, "in Italia solo i costi della colazione, del canone, del trasporto pubblico di linea, del cinema e delle chiamate da rete mobile sono inferiori alla media europea al contrario delle utenze domestiche, del trasporto privato, della ristorazione e della spesa alimentare. Non a caso questi ultimi sono i settori, peraltro relativi a beni primari e indispensabili, dove negli ultimi anni si sono registrati i maggiori rincari". Buona Giornata Roberto

13 ottobre 2011

Quando a pensar male si fà peccato....

Quando la mia commercialista mi ha chiamato dicendomi che ogni tre mesi avrei dovuto adempiere ad alcune indicazioni specifiche perchè un mio ex cliente, l'ente radio televisivo di stato della Repubblica di San Marino era in un paese in "black List" sono rimasto basito. Una black list per alcuni paesi di cui i traffici di denaro non sono chiari e che tutelano eventuali evasori. Oggi mi "incazzo" perchè leggo di una classifica, si una classifica dei paradisi fiscali La Svizzeraè in testa alla classifica dei paradisi fiscali, con tre paesi europei che figurano nella top 10 stilata dall'organizzazione "Tax Justice Network". Usa e Germania conquistano rispettivamente il quinto e nono posto.Il Regno Unito è tredecesimo ma potrebbe essere classificato molto più in alto se Londra non fosse stata separata dalle sue isole satelliti, come Jersey (settima) e Guernsy.La seconda edizione dell'"indice di opacità finanziaria" è stato presentato dall'Ong in occasione di una conferenza stampa internazionale sul G-20.Senza pretendere di essere "perfetta", la classifica si rifà a 15 indicatori che permettono di valutare i flussi di finanze illegali e determinare quale sistema facilita più la corruzione.Le informazioni sono state raccolte e rielaborate dal FMI, dal Gafi (Gruppo di Azione finanzieria, un organismo intergovernativo) e talvolta dagli stessi paesi.Una delle maggiori soprese è vedere Stati Uniti e Germania così in alto in classifica. Solo isole Cayman (seconde), Lussemburgo (terzo) e Hong kong (quarto posto) fanno "peggio" di Washington.Il punteggio non è molto migliore per Berlino, che si piazza al nono posto. Crticata dall'Ocse per gli scarsi risultati nella lotta contro il riciclaggio di denaro sporco, la Germaia ha risposto votando una legge che cerca di rimediare in questo senso e la cui entrata in vigore è avvenuta lo scorso maggio, in concomitanza con la fase finale di preparazione della classifica. I primi 20 paradisi fiscali: 1) Svizzera 2) Isole Caiman 3) Lussemburgo 4) Hong Kong 5) Stati Uniti 6) Singapore 7) Jersey (isola satellite UK) 8) Giappone 9) Allemagne 10) Barhein 11) Isole Vergini britanniche 12) Bermuda 13) Regno Unito 14) Panama 15) Belgio 16) Isole Marshall 17) Austria 18) Emirati Arabi Uniti 19) Bahamas 20) Cipro E poi non ditemi che non stiamo giocando a "Risiko"....ma in che mondo viviamo ? Buona Giornata Roberto

Come cercare di risollevare un paese....

Lo tsunami dell'11 marzo 2011 ha inferto un duro colpo a molti settori dell'economia giapponese tra cui il turismo. Proprio per tentare di porre rimedio alla scomparsa dei turisti nel paese del Sol Levante, il governo ha pensato di offrire 10.000 biglietti aerei gratis. Per ottenerne uno basterà compilare una domanda sul il sito internet della Japan Tourism Agency, specificando anche la zona del paese che si desidera visitare. I fortunati vincitori dovranno poi inviare un report del proprio viaggio che verrà pubblicato online. La speranza è che i report positivi di coloro che avranno la fortuna di visitare gratuitamente il Giappone aiuti a sfatare le preoccupazioni internazionali che oggi bloccano i viaggi nel Paese. Ovviamente gli altri costi di viaggio come il vitto e l'alloggio resteranno a carico dei viaggiatori. Quando si potrà partecipare? Il programma inizierà in Aprile, dopo che il budget governativo sarà approvato, e i vincitori verranno selezionati all'inizio dell'estate. Il numero dei turisti in Giappone è calato di oltre il 50% rispetto al 2010, ovviamente con un picco nei tre mesi a ridosso del disastro dell'11 marzo, che ha provocato disastrose conseguenze alla centrale nucleare di Fukushima. Il declino è iniziato durante l'estate. In giugno e luglio i turisti sono calati del 36 % rispetto all'anno precedente, risalendo al 32% in agosto in concomitanza di un'azione rassicurante rivolta al mercato internazionale del turismo. Il governo giapponese ha assicurato che il Paese è sicuro, fatte salve le zone immediatamente circostanti l'impianto nucleare paralizzato, dove alcuni gruppi sono ancora al lavoro per facilitare le operazioni di raffreddamento. Sono circa 16mila i morti accertati nel doppio disastro di quest'anno, e ancora molte migliaia di persone risultano disperse. La paura innescata dal disastro e dalle ripercussioni sugli impianti nucleari ha dato il colpo di grazia al turismo. Ecco un buon esempio su come si cerca di gestire il bene di un paese. Fonte yahoo

Problemi veri...paliativi come soluzione.

In un momento in cui dovremmo correre e non oltre i limiti di velocità per fare qualcosa di concreto contro il "mal d'aria" di cui soffrono le nostre città, ad esempio provvedere immediatamente all'eliminazione degli impianti di riscaldamento condominiali non ancora a gas, e ce ne sono tantissimi specie nei grandi centri urbani. Ecco una novità: Sui campi italiani ci sono 18 milioni di tonnellate all'anno di scarti della produzione agricola che potrebbero essere convertiti in bioetanolo di seconda generazione. Si parla di 4,5 milioni di tonnellate sul totale dei 10 milioni di benzina consumata annualmente nel Paese. Il dato emerge dalla giornata nazionale del bioetanolo organizzata dal gruppo Mossi & Ghisolfi, in collaborazione con l'universita' di Firenze e Veronafiere nell'ambito del XIX simposio internazionale dello sviluppo del biofuel. I biocarburanti di seconda generazione utilizzano biomassa ottenuta da materie prime che non entrano nel ciclo alimentare. Nell'estate del 2012 a Crescentino (Vercelli) entrera' in funzione il primo impianto al mondo di bioetanolo di seconda generazione, che usera' come materia prima la paglia di scarto e la canna di fosso. Come carburante pulito, il bioetanolo all'interno dell'Unione europea rappresenta il 15% del mercato, il cui valore complessivamente supera i 5 miliardi di euro. Secondo le stime dello scorso luglio fatte da EurObserver, le vendite in Ue di biocarburanti sono passate da 1,7 milioni di tonnellate di petrolio equivalente del 2009 a 13,9 milioni. La cifra corrisponde al 2,6% del consumo europeo di benzina e gasolio, a fronte dell'obiettivo, posto dall'Ue, di arrivare al 10% nel 2020. E andiamo avanti con calma e partendo dalla coda del problema e non dall'inizio. Buona Giornata Roberto

10 ottobre 2011

E' L'amore che conta....si sposano 100 volte.

Lauren e David Blair, una coppia di americani, si sono sposati per la centesima volta. Dopo aver detto “sì” in un canyon, alle Hawaii e perfino in un Hard Rock Cafè, marito e moglie hanno spostato ancora più in là il proprio record mondiale di matrimonio ripetuto dalle stesse persone. E’ buffo come per alcuni andare all’altare sia un sogno, mentre da altri sia visto come una sorta di condanna all’ergastolo. Al di là delle singole opinioni personali che si posizionano tra questi due estremi, più o meno tutti ricordano lo scalpore suscitato dalla seconde nozze tra Liz Taylor e Richard Burton. Va bene sposarsi otto volte con partner diversi, ma due volte con lo stesso no. Eppure la storia di questi due americani del Tennessee, 60 anni lei e 58 lui, è vera fino all’ultimo sposalizio. Evidentemente i due piccioncini amano dirsi il fatidico “sì”. Il primo sposalizio è avvenuto nel lontano 1984, in quella occasione il luogo prescelto per lo scambio delle fedi fu il canyon Taponga e da allora i due non hanno smesso di celebrare la loro unione, ogni volta in un posto diverso.Nel 2001 sono arrivati al sessantaseiesimo matrimonio stabilendo un nuovo record mondiale e da allora la loro strada è stata asfaltata da confetti e bomboniere. Verrebbe da chiedersi cosa mai può spingere due persone, per quanto spasmodicamente romantiche, a ripetere la promessa di un’unione perpetua così tante volte. Lauren e David si dicono fatti l’uno per l’altra e affermano di adorare il guardarsi negli occhi durante la pronuncia del giuramento. Ma in realtà non sono tutte rose e fiori e anche una coppia felice non può andare d’accordo su tutto. A quanto pare infatti Lauren ha dichiarato che le nozze per lei sono un modo per catturare e ripetere il momento di idillio iniziale che ogni coppia ben conosce. David invece pare più interessato al fatto che dopo ogni matrimonio c’è una luna di miele. La scintilla tra i due è scoccata nel 1982, ma le cose non andarono subito lisce. All’inizio infatti Lauren rifiutò la prima proposta di matrimonio di David. A essere corretti con la sposa però bisogna ammettere che da allora è decisamente riuscita a farsi perdonare. Evviva gli sposi. Roberto

Invece di pensare: "potrebbe andare peggio !", guardiamo al meglio.

In ogni Paese, la crescita o la riduzione dell'occupazione è determinata da diversi fattori tra cui l'andamento dell'economia, la domanda complessiva di beni e servizi, le leggi che disciplinano l'attività lavorativa, lo stato di salute dei conti pubblici, l'attivismo delle imprese operanti sul mercato, la facilità di accesso alle professioni, le norme sulle pensioni e i costi del lavoro. Questi ultimi sono tra gli elementi che incidono di più sulle possibilità che hanno i lavoratori di trovare un impiego. Nella busta paga mensile di un dipendente, come è noto, oltre alla retribuzione netta, figurano anche le trattenute fiscali e previdenziali, nonché altre voci a carico dell'azienda che cambiano a seconda delle situazioni. In più, ogni datore di lavoro ha l'obbligo di versare il Tfr (trattamento di fine rapporto) al lavoratore quando quest'ultimo interrompe la collaborazione con chi lo ha assunto. Prima di assumere nuova forza lavoro, quindi, ogni impresa deve prendere in considerazione l'entità dei costi che deve sostenere. E in parecchi casi, soprattutto in Europa, tali costi sono molto elevati. Rispetto agli altri, infatti, l'Europa è il continente che nella media "vanta" i salari lordi, e quindi i costi del lavoro, più alti. Quali sono i Paesi europei in cui il lavoro costa di più? Ecco una classifica degli Stati del Vecchio Continente (anche non appartenenti all'Ue) con gli stipendi lordi più elevati. I dati, relativi all'anno 2009 (ultima rilevazione disponibile), sono quelli, espressi in dollari americani, della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) e della Commissione statistica dell'Onu (UNSD). E per mettere in risalto le differenze, per ogni Stato è menzionato anche il Pil pro capite, un indicatore che misura il livello di benessere di un Paese. Al primo posto della graduatoria dei Paesi in cui il lavoro ha i costi più elevati c'è la Svizzera, dove la retribuzione lorda mensile è di 6.407 dollari [guarda il cambio in euro], a fronte di un Pil pro capite annuo pari a 65.003 dollari [guarda il cambio in euro]. In seconda posizione c'è un Paese membro dell'Unione europea: la Danimarca. Qui, le buste paga dei lavoratori, al lordo delle trattenute, sono in media di 5.970 dollari al mese [guarda il cambio in euro]. Il Prodotto interno lordo pro capite è invece pari a 56.687 dollari [guarda il cambio in euro] Sul terzo gradino del podio c'è il piccolo e ricco Lussemburgo, in cui i lavoratori percepiscono in media uno stipendio lordo di 5.864 dollari [guarda il cambio in euro] al mese. In questo caso, anche in virtù del numero degli abitanti, il reddito pro capite è molto più elevato di quello dei primi due Paesi della classifica: 108.706 dollari [guarda il cambio in euro]. Costi del lavoro elevati anche in Norvegia (4° posto), Paese extracomunitario che però intrattiene numerose relazioni economiche con i membri dell'Ue. I datori di lavoro norvegesi pagano mediamente 5.632 dollari [guarda il cambio in euro] al mese per ogni dipendente. Ma a giudicare dal dato del Pil pro capite annuo, 78.674 dollari [guarda il cambio in euro], nel Paese scandinavo anche il livello medio delle retribuzioni nette è molto elevato. Chiude la top five l'Irlanda (5° posto), dove la paga mensile lorda di un lavoratore è in media di 5.423 dollari [guarda il cambio in euro] e il reddito medio è di 49.115 dollari [guarda il cambio in euro] annui. In questo caso però va precisato che la situazione potrebbe essere cambiata nettamente rispetto all'anno di riferimento, che come detto è il 2009. L'ex Tigre Celtica, ormai a pieno titolo tra i "Pigs" (Portogallo, Irlanda, Grecia, Spagna), è infatti uno dei Paesi più colpiti dalla crisi globale e il suo debito pubblico si è più che triplicato in pochi anni, superando il rapporto del 100% rispetto al Pil. Come si può notare, tra i primi cinque Paesi in cui il lavoro costa di più non sono presenti le maggiori economie europee. Per trovare la prima "big" bisogna scendere alla decima posizione della classifica, occupata dalla Francia. Oltralpe, i salari lordi ammontano in media a 4.001 dollari [guarda il cambio in euro] al mese, in rapporto a un reddito pro capite pari a 41.226 dollari [guarda il cambio in euro] all'anno. Subito dopo la Francia, troviamo il Regno Unito (11° posto). Tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, imprese e enti pubblici sborsano in media 3.930 dollari al mese [guarda il cambio in euro] per la retribuzione dei loro dipendenti al lordo delle trattenute. Rispetto ai "rivali" transalpini, anche il Pil pro capite è più basso e ammonta a 35.239 dollari [guarda il cambio in euro] annui. La prima economia europea, la Germania, si trova al dodicesimo posto della graduatoria. In proporzione al reddito pro capite, piuttosto elevato, 40.528 dollari [guarda il cambio in euro] annui, il costo del lavoro è relativamente basso: ogni dipendente percepisce in media uno stipendio lordo di 3.703 dollari [guarda il cambio in euro] al mese. E l'Italia? In base ai dati dell'Onu rilevati nel 2009, il nostro Paese occupa la quindicesima posizione della classifica. I salari lordi sono in media di 3.200 dollari [guarda il cambio in euro] dollari al mese, che al cambio attuale significa circa 2.400 euro. I costi del lavoro sono quindi inferiori rispetto agli altri Paesi più industrializzati d'Europa. Ma il dato sul reddito pro capite annuo, pari a 35.289 dollari [guarda il cambio in euro], circa 26mila euro, fa capire che, in relazione agli altri Stati menzionati, anche la retribuzione netta è più bassa. In proporzione, quindi, i costi che le imprese italiane devono sostenere per pagare i dipendenti sono alquanto elevati. Buona Giornata Roberto

07 ottobre 2011

E poi ti chiedi perche' sempre a noi ?

I recenti sacrifici imposti dalla congiuntura economica sfavorevole hanno alimentato ulteriormente il dibattito sui costi della politica. Da una parte c'è chi considera troppo alti gli stipendi dei nostri rappresentanti, dall'altra si fa notare come siano inferiori alle retribuzioni dei manager pubblici e privati. Andrea Garnero, dottorando di ricerca presso la Paris School of Economics e l'Université Libre di Bruxelles, ha pubblicato su Lavoce.info un'analisi in cui si evidenzia come le indennità dei presidenti e dei consiglieri delle nostre Regioni "non sembrano legate ai risultati economici del territorio in termini di Pil pro capite, disoccupazione e occupazione". Emerge, invece, una relazione negativa tra la remunerazione dei politici locali, il benessere e la composizione del mercato del lavoro. Tuttavia in Italia non c'è una tendenza omogenea, poiché retribuzioni e rimborsi variano, e di molto, a seconda della Regione. La Lombardia si colloca al primo posto di questa particolare classifica: ogni consigliere usufruisce di un totale di 12.523 euro al mese. Subito dietro la Sardegna, con compensi che si attestano a circa 11.500 euro. Poi Veneto e Puglia, con rispettivamente 10.800 euro e 10.400 euro. L'Emilia Romagna si caratterizza invece come la più virtuosa, dato che i suoi rappresentanti si "accontentano" di 5.666 euro al mese. Cifre contenute anche per Abruzzo e Umbria, con 6.000 e 6500 euro. I n studi precedenti, lavoce.info aveva evidenziato che c'è una relazione positiva tra lo stipendio dei politici dei vari Paesi europei e il benessere economico dei cittadini. L'Italia, invece, si discosta da questa tendenza e costituisce un'anomalia nel panorama continentale. In primo luogo, l'analisi di Garnero mostra infatti che nel nostro Paese esiste una relazione negativa tra il Pil pro capite degli italiani e le remunerazioni dei consiglieri regionali. Un altro dato eloquente è quello che indica come le aree italiane con un tasso di disoccupazione più elevato vedono anche i loro rappresentanti locali pagati meglio. Se poi si fa riferimento all'indennità percepita dal presidente della Regione, "la relazione negativa tra remunerazione e benessere è ancora più forte". Quest'ultimo indicatore certifica che Puglia, Sardegna e Sicilia rivelano la situazione peggiore, in quanto presentano una quantità consistente di persone fuori dal mercato del lavoro e stipendi notevoli per i loro dirigenti politici. Il trend negativo che caratterizza il Meridione risalta ancor di più se si prendono in considerazione le cinque Regioni a statuto speciale, cioè quelle che hanno più competenze e in cui ci si potrebbe attendere un guadagno maggiore per consiglieri e presidenti a causa del più elevato carico di lavoro. Lo studio evidenzia invece che "Sicilia e Sardegna hanno, effettivamente, indennità di carica particolarmente alte, mentre al contrario il Trentino-Alto Adige, la Valle d'Aosta e il Friuli Venezia Giulia hanno indennità inferiori alla media italiana. A più poteri non corrisponde quindi una maggiore remunerazione". Nel complesso, emerge un elemento preponderante che, soprattutto in questa fase di profonda crisi economica, rappresenta un importante campanello d'allarme: i nostri politici locali non sono retribuiti sulla base di un criterio meritocratico che tenga conto dell'andamento dei territori amministrati. Si tratta di un problema che si manifesta in maniera ancor più evidente nel Sud, dove i dirigenti ricevono lauti stipendi nonostante il benessere e il tasso di occupazione della popolazione si mantenga sempre su livelli bassi. Buona Giornata Roberto

06 ottobre 2011

Consigli sani contro l'insonnia

Il periodo è quello del cambio di stagione, umore ballerino e sonni agitati. Ecco un interessante articolo di Francesca Amé con tanti buoni consigli utili da seguire. Consiglio di stampare la lista e appenderla al frigorifero. Avete fatto ore di palestra, lavorato a lungo dopo cena di fronte al computer oppure vi siete 'rilassati' con un paio d'ore di sguardo catatonico davanti alla 'tv spazzatura' e poi, una volta a letto, apparentemente esausti, siete rimasti con gli occhi spalancati senza dormire? Consolatevi: siete in buona compagnia. Stando alle ricerche del Dipartimento degli Studi sul Sonno dell'Università di Torino circa il 40 per cento della popolazione italiana soffre di insonnia notturna. Troppo esercizio fisico, troppo lavoro al tablet e persino troppa trash-tv non sono il sonnifero migliore. Anzi, sono addirittura controproducenti per un sonno ristoratore: gli studiosi bollano questi comportamenti come dei veri e propri "furti di sonno". Se volete migliorare il vostro riposo notturno, bisogna mettere in pratica alcuni trucchi. Eccone cinque alla portata di tutti. Latte caldo? Sappiamo tutti che bersi un caffè prima di andare a letto non è l'ideale per dormire bene. Ma bisogna evitare anche alcolici o tisane "corrette" perché l'alcool altera il ciclo sonno-veglia favorendo l'addormentamento immediato ma anche i risvegli notturni. Pareri discordi anche sulla "innocua" tazza di latte caldo, antico rimedio per rilassarsi prima di andare a letto. Kevin Moragan della Loughborough University, nel Leicestershire, Inghilterra, sottolinea come negli anni Settanta studi abbiano dimostrato l'efficacia di una bella tazza di latte caldo per dormire meglio, mentre recentemente è stato dimostrato che funziona solo se la bevanda piace davvero a chi viene somministrata. Altrimenti, risulta indigesta (e dunque provoca insonnia). Il giusto allenamento. Bisogna evitare di svolgere attività fisica pesante nelle quattro ore precedenti il sonno: "L'esercizio fisico aiuta sì ad allentare lo stress ma rialza anche la temperatura corporea, e questo rende l'addormentarsi più difficile", spiega il dottor Sunil Mathews, direttore scientifico dello Sleep Center del Texas. Comodi, comodi. Gli studiosi concordano nel ritenere che la temperatura del corpo e il ciclo sonno-veglia siano strettamente collegati. Bisogna dormire con pigiami comodi, non troppo caldi (evitare ad esempio calzettoni per la notte o pigiama in pile) e la stanza da letto deve essere fresca e preferibilmente buia e tranquilla. Non stare a letto. Sforzarsi di rimanere sdraiati quando si è preda ad un attacco di insonnia può far degenerare le cose. Se è passato un quarto d'ora da quando avete spalancato gli occhi nella notte e nulla lascia presupporre un veloce addormentamento, meglio vincere la frustrazione del sonno mancato con qualche attività rilassante, come ascoltare, a basso volume, musica classica o fare una piccola passeggiata per la casa. A letto presto! Gli esperti hanno messo a punto un piccolo trucco, valido però solo per gli insonni cronici. Se dormite non più di 5 ore a notte, provate ad andare a letto all'1 e a svegliarvi alle 6, con sveglia puntata. Continuate così per una settimana o due e poi provate ad andare a letto un quarto d'ora prima ogni settimana fino ad arrivare alla vostra tradizionale ora di messa a letto (poniamo le 23). Il vostro corpo si abituerà a dormire esattamente il tempo che gli è necessario per sentirsi riposato, vi sveglierete molto presto al mattino, ma eviterete lunghi e stressanti risvegli notturni.

Anche le pause hanno un prezzo

Una pausa per una sigaretta, un caffè alla macchinetta o al bar sotto l'ufficio: impossibile rinunciare a un momento in cui scambiare due parole con il vicino di scrivania: le chiacchiere da ufficio costano care, anzi carissime alle aziende. Il conto per i datori di lavoro italiani potrebbe arrivare a toccare gli 83 milioni di euro. E altrove in Europa va ancora peggio. A renderlo noto è un sondaggio internazionale realizzato da 'lastminute.com' su 10 mila viaggiatori appartenenti a 9 diversi Paesi europei (Inghilterra, Irlanda, Francia, Germania, Spagna, Italia, Svezia, Danimarca e Norvegia), che mostra, numeri alla mano, quanto incidono le conversazioni extra-lavoro sui costi per le aziende. Il sondaggio ha preso in esame, in particolare, un momento "caldo" come quello del ritorno dalle ferie, in cui le vacanze appena concluse offrono ricco materiale di conversazione a chi lavora. Tra gli abitanti del Vecchio Continente, i più chiacchieroni sono gli irlandesi, seguiti da tedeschi e svedesi. Gli italiani chiudono la classifica, risultando i meno ciarlieri al rientro dalla villeggiatura. Nonostante le possibilità offerte da e-mail, SMS e social network, gli italiani continuano a preferire la conversazione face-to-face per raccontare le proprie vacanze: lo si fa a cena (65%) o durante un'uscita con gli amici (38%), mentre il 19% non resiste al fascino della cartolina. Se ne parla, ovviamente, anche sul posto di lavoro, un passatempo in apparenza innocuo che sembra attenuare lo stress da rientro, ma alla quale vengono dedicati 21 minuti in media, per un costo che arriva a sfiorare gli 83 milioni di euro per le aziende italiane. Gli irlandesi sono invece gli europei più chiacchieroni sul luogo di lavoro, con ben 26 minuti in media passati a scambiare racconti di viaggio con i colleghi. Sorprendentemente al secondo e al terzo posto della classifica troviamo tedeschi (25 minuti) e svedesi (23 minuti), solitamente poco noti per la loro loquacità. Gli italiani sfatano il luogo comune che li vede tra i più comunicativi piazzandosi al quinto posto, ex-aequo con i danesi, con 21 minuti in media di conversazione sulle vacanze appena trascorse. Riguardo alle storie di viaggio che si raccontano più volentieri, gli europei preferiscono riportare aneddoti divertenti (49%), come essersi smarriti o dialoghi in lingue straniere improvvisate, mentre gli italiani hanno una predilezione per le storie d'amore nate in vacanza (23%, la percentuale più alta in Europa) o per i racconti che li vedono in compagnia di persone incontrate durante il viaggio (36%) Buona Pausa Roberto

Le leggende metropolitane per dimagrire....

Facendo colazione stamattina davanti al pc e smangiucchiando il ciambellone fatta da mia suocera, mi sono imbattuto in questa divertenete notizia.
Dimagrire è il grande desiderio di moltissime persone, ma sulle strategie da seguire per raggiungere questo obiettivo c'è ancora una certa confusione. Uno dei campi in cui i falsi miti sono particolarmente numerosi e duri a morire è il ruolo che lo sport svolge nell'ambito di un programma dimagrante. C'è chi sostiene che l'attività fisica fa dimagrire, ma anche che lo sport gonfia troppo i muscoli, oppure che il grasso si perde localmente. Ecco allora come orientarsi e che cosa è il caso di sapere quando si deve scegliere l'attività sportiva da praticare o la palestra a cui iscriversi. I consigli arrivano dagli esperti di Melarossa.it, il sito Web dedicato all'alimentazione e al benessere, che da quasi dieci anni fornisce diete personalizzate gratuite, elaborate con la consulenza scientifica della SISA - Società Italiana di Scienza dell'Alimentazione. Lo sport fa dimagrire - Di per sé non è vero. Certo, praticare attività fisica in modo regolare aiuta a scolpire il corpo e a bruciare le calorie. Questo consumo energetico, però, costituisce solo una piccola parte delle calorie consumate dal corpo per le sue funzioni. Per riuscire a perdere peso, è necessario associare allo sport un'alimentazione equilibrata. Insomma, oltre a correre sul tapis roulant occorre mangiare meno. Per dimagrire bisogna bere tanta acqua - Anche questo non è vero: l'acqua non aiuta a bruciare grassi, né a perdere peso. E' vero invece che il dimagrimento provoca la produzione di tossine che è importante eliminare: per questo, quando si è dieta, è importante bere acqua o tisane non zuccherate per idratare l'organismo e facilitare il drenaggio di queste tossine. Durante l'allenamento, il grasso si trasforma in muscolo - anche questo è falso! Il lavoro fisico mette in azione i muscoli consumando grasso, ma tutto dipende dal tipo di attività che si sceglie. Ad esempio chi pratica uno sport di resistenza come andare in bicicletta, la corsa o il nuoto, si brucia effettivamente il grasso. Ma chi sceglie un'attività legata ai muscoli, come le lezioni di GAG (gambe, addome e glutei), oppure la ginnastica, il corpo produrrà muscolo, ma non farà sciogliere il grasso. Sudare fa dimagrire - Ancora una volta è falso. Chi passa ore ad arrostire nella sauna per perdere peso è destinato a una delusione: il calore e gli esercizi intensi fanno sudare e perdere peso, è vero, ma si tratta semplicemente di una perdita idrica e non di un vero dimagrimento, che comporta la riduzione dei grassi. Basterà una bottiglietta d'acqua alla fine della seduta per tornare al punto di partenza. Per dimagrire localmente, bisogna lavorare localmente – Sbagliato. Fare esercizio permette di smaltire il grasso collocato nei tessuti adiposi e quindi nelle zone in cui ce n'è di più, non necessariamente in quelle che si sta facendo lavorare. Per esempio, chi fa quotidianamente esercizi di addominali nella speranza di liberarsi della pancetta, sarà molto deluso: non otterrà probabilmente il suo scopo. Però, avrà un altro beneficio: manterrà in buona salute il cuore e i muscoli, avrà un fisico tonico e riuscirà anche a calare di peso seguendo una dieta equilibrata. Dimagrire equivale a perdere peso - Questo è vero, ma solo per chi non pratica attività fisica. Ma a chi è a dieta e insieme fa sport, può capitare di vedere quasi immobile l'ago della bilancia. Questo avviene perché il muscolo pesa più del grasso: con la dieta si perde grasso e con lo sport si acquista muscolo. La soluzione per capire se la dieta sta funzionando è provare un vecchio paio di jeans che ci erano diventati stretti: se tutto è ok riusciremo ad entrarci e, meglio ancora, a chiudere la zip. Buona Giornata Roberto

05 ottobre 2011

La nuova Frontiera dei viaggi.

Prima, si andava a Budapest, Bucarest o Zagabria. Tre anni dopo, le nuove mete sono Cracovia e Tirana. Cambiano i luoghi, ma non la sostanza: in Italia andare dal dentista costa troppo. Complici le offerte delle compagnie low cost, il «turismo dentale» continua a fare proseliti tra gli italiani che, tra manovre, inflazione e crisi del debito, non riescono ad affrontare esose visite odontoiatriche. Quindi meglio andare dove le offerte sono decisamente a buon mercato — si paga dal 40 al 60% in meno — fuori dai confini nazionali. In genere, il pacchetto offerto dalla pletora di siti d'intermediazione che sono nati in questi anni è tutto compreso: volo low cost, soggiorno in hotel o appartamento (in molti casi gratuito) e tour guidato della città. Tutto convenzionato e studiato in modo da alleviare il peso della visita medica. Sugli interventi più complessi, l'esempio classico è quello delle protesi o degli impianti dentali, si risparmia fino al 50%, vitto e alloggio compreso. Il turismo dentale non è una novità. Da due decenni, schiere di veneti e friulani varcano il confine di Stato per curare il mal di denti a Fiume, Umago o Zagabria, approfittando della vicinanza geografica e del minor potere d'acquisto delle kune croate, sulla lira prima, e sull'euro poi. Nel 2008, giornali e tv avevano acceso i riflettori sulla Dental Group, società che organizza viaggi a Sopron, cittadina al confine tra Austria e Ungheria, presso il Rosengarten Hotel, struttura alberghiera che ospita una clinica odontoiatrica. Un successo, quello dei dentisti magiari, che ha spinto imprenditori e intermediatori vari, italiani e non, a gettarsi a capofitto nel business. «Ritorna al tuo Paese con un bel sorriso e un bel risparmio!» è lo slogan di Dental Adriatic, il policlinico dentistico di Umago, cittadina ad appena 35 km da Trieste, 130 km da Udine e 300 da Verona, che offre sconti per comitive e famiglie. «Il turismo dentale non è mai diventato un fenomeno di massa. Si va avanti con il passaparola, arrivano solitamente amici o parenti di persone che sono già state in Croazia o Ungheria. In Croazia vanno tantissimo i veneti, mentre a Budapest i lombardi o i piemontesi. I vantaggi sono indubbiamente nei costi e nella vicinanza geografica, soprattutto per gli interventi complessi, che richiedono più di un viaggio», racconta a Linkiesta Attila Kiss, ungherese, pioniere del turismo dentale in Italia e titolare di Holident, un sito nato quattro anni fa che si occupa di intermediazione tra Italia e Ungheria. «Ci chiamano molte persone — continua Kiss - ma scartiamo la maggior parte delle richieste perché non ha senso che vadano fino a Budapest per una semplice igiene dentale, quindi parte del nostro flusso la giriamo ai dottori italiani convenzionati con noi». La sfida principale, per chi offre un dentista da oltrecortina, è conquistare la fiducia del cliente italiano. Ingrediente base è un sito curato, con la presentazione dello staff e i relativi titoli di studio, le tariffe, ovviamente comparate con l'Italia, e le informazioni "logistiche". Due esempi: Dentistinalbania.com e Dentistipolonia.it. Quest'ultimo, che ha un calcolatore automatico del preventivo e del confronto con i prezzi italiani a seconda dell'intervento richiesto, fornisce addirittura un cd di dubbio gusto dell'intervento realizzato, come "prova" della qualità del lavoro. «Effettivamente non è il massimo del buon gusto, ma lo hanno chiesto loro, come dimostrazione di trasparenza», ci racconta Diego Bellini, che da otto anni vive a Cracovia e dopo un delicato intervento ai denti, andato a buon fine, un anno e mezzo fa ha deciso di lanciare il servizio in Polonia. «Abbiamo 200 contatti al mese, ma finora sono venute da noi una decina di persone», racconta Bellini. «L'importante è dimostrare al paziente la qualità e la professionalità, noi usiamo impianti di una marca americana che ha sede a Vicenza, e la scuola odontoiatrica polacca non ha niente da invidiare a quella italiana», spiega. «Prima di mettere in piedi tutto questo ho girato 60 cliniche, non sono andato dal primo che capitava. Qui costa meno semplicemente perché a Cracovia lo stipendio medio è di 450 euro al mese. Il mio ultimo cliente era un signore di Torino, che ha fatto un impianto spendendo 1.000 euro invece che 2.200. Io offro anche alloggi, ho una convenzione con un amico che gestisce il sito appartamenticracovia.com, e gite turistiche in una città che non ha nulla da invidiare alle altre capitali europee». Il meccanismo è semplice: la prima visita si fa in Italia, le lastre vengono poi inviate alle cliniche estere, che le esaminano e definiscono un preventivo. Poi si parte. Buona Giornata Roberto (Fonte Yahoo)

04 ottobre 2011

I luoghi del Benessere.

Qui si perdono i chili di troppo, ci si disintossica, si ammirano paesaggi meravigliosi e ci si ritempra in vista dell'inverno. Non è un luogo esattamente dietro l'angolo, ma talmente bello da meritare… un sogno, E' nata in India la SPA galleggiante del Lake Palace, un palazzo interamente costruito con marmi pregiati e ancorato sulle rive del lago Pichola nella regione del Rajasthan. Una cornice da fiaba, con le atmosfere delle "Mille e una notte", fortemente voluta nel XVIII secolo dal 62esimo maharadjah della dinastia Mewar, Jagat Singh II. Nel 1980 all'interno di questa dimora principesca, che ora appartiene alla catena di hotel Taj, sono state girate alcune sequenze di "Octopussy", uno degli episodi della saga cinematografica di James Bond. Gli interni della SPA sono stati tutti ricostruiti, con marmi e legni chiarissimi, una piscina jacuzzi, tra bagni salutari e promenade sull'acqua. Per una permanenza massima di 3 ore si arriva a spendere intorno alle 13mila rupie (circa 206 euro), ma se si scelgono i trattamenti di coppia la cifra si aggira intorno alle 21mila rupie, circa 316 euro per due persone. I trattamenti sono principeschi, anzi, "royale", con veri e propri rituali come quelli riservati un tempo ai neo sposi appartenenti all'aristocrazia del luogo o ai guerrieri 'rajputs'. Massaggi, frizioni, assoluto relax prima di cominciare a combattare, a base di ingredienti rigorosamente top secret, con i quali si confezionano gli oli, le creme, gli unguenti: le ricette sono tramandate di generazione in generazione e ogni prodotto è realizzato in modo artigianale e confezionato sul posto con ingredienti doc. Buona relax, in fondo sognare si può ! Buona Giornata Roberto

La vita a due secondo...lei.

Oggi uno spunto di riflessione su q
uali sono i modi in cui si incontra il proprio futuro compagno? Quali sono i difetti che proprio non siamo disposte a perdonare e, al contrario, le accuse che il nostro partner ci rivolge più spesso? E ancora: come ci comporteremmo se scoprissimo che il nostro lui ci tradisce? A queste e altre domande sulle gioie e dolori della vita a due cerca di rispondere un sondaggio dedicato alla coppia e alla sua quotidianità. L'indagine è stata realizzata da alfemminile.com, il sito web dedicato al mondo femminile che rappresenta il Gruppo aufeminin nel nostro mercato, consultando oltre 3.000 utenti italiane. L'INCONTRO – Le vecchie abitudini resistono anche nel Terzo Millennio. Circa un terzo delle intervistate ha incontrato il proprio compagno a casa di amici, il 25% ha trovato l’anima gemella in ufficio o nelle aule di scuola e università, mentre è invece pari al 23% la quota di chi ha conosciuto il proprio lui in internet, navigando in siti d’incontri, chat e social network. Insomma, cambiano i luoghi, ma l'incontro è ancora vecchio stile: infatti ben il 48% alla domanda “chi ha fatto il primo passo?” risponde “Lui, naturalmente!”. Non manca però un moderno 38% che ammette un avvicinamento reciproco. CHE COSA AMO DI TE - Il punto di forza del partner, responsabile della magica scintilla è, secondo il 26% delle donne italiane, un fatto di charme. Il 21% non riesce invece a resistere a uno spiccato senso dell'umorismo, mentre solo il 12% si lascia sedurre dal fisico e il 4% dal look. Il 34% delle donne ritiene che l’uomo ideale deve essere sincero e comunicativo, mentre per il 26% il compagno perfetto è rassicurante e paziente, gentile e pieno di attenzioni. Infine, il 15% lo sogna seducente e brillante. LA COPPIA: NASCE QUANDO… - Il 34% delle intervistate si è sentita “in coppia” dopo il primo bacio, mentre il 30% dopo diversi incontri a due. L’11% stabilisce la prima volta a letto come il vero momento d’unione, a partire dal quale ci si può definire una coppia. TI VORREI PIÙ… - In genere le donne vorrebbero un compagno più partecipe degli aspetti pratici della vita a due. Il 31% gradirebbe più collaborazione nelle faccende domestiche, mentre un altro 30% gradirebbe un maggior coinvolgimento maschile nell’organizzare uscite e vacanze. Il 18% ritiene che il partner non curi abbastanza il rapporto con amici e parenti, mentre il 9% delle donne rimprovera ai compagni un deficit anche nelle attenzioni verso i bimbi. I SOLDI – Quando poi si tratta di questioni di denaro, nel 47% dei casi i conti vengono fatti insieme, mentre il 22% preferisce tenere separate le questioni economiche da quelle del compagno. Il 14% dichiara di occuparsi personalmente anche delle spese, mentre il restante 14% affida a lui queste incombenze. ACCUSE E DIFETTI – Il rimprovero che le donne si sentono ripetere più spesso dal loro compagno è, per il 54% delle intervistate, il fatidico: "ti lamenti troppo!”, il 18% si sente ripetere spesso “mi trascuri”, mentre il 15% è accusata di non aver mai voglia di fare l’amore. Solo l’11% si sente rimproverare di non avere abbastanza cura di se stessa. Al contrario, le colpe più spesso ascritte al partner da parte del gentil sesso sono il fatto di non esprimere i propri sentimenti (25% delle risposte), di non avere mai le idee chiare (20%), e soprattutto di non ascoltare abbastanza (33%) Solo il 10% critica il proprio lui per essere troppo maschilista o per aver paura di impegnarsi (9%). GUERRA E PACE - Le donne italiane sono in genere soddisfatte della sintonia e del dialogo all’interno della coppia. Non mancano comunque le occasioni di scontro: quando si litiga il 46% delle intervistate discute, ma senza esagerare, mentre il 35% ammette di gridare letteralmente contro il proprio partner. Per quasi la metà delle intervistate (49%) la gelosia è la causa principale dei litigi, seguita dalle spese (14%), dalla suocera (13%) e dalla lotta a chi deve riordinare (13%). Solo l’8% si trova in disaccordo sull’educazione dei figli. La gelosia in particolare è una miccia sempre pronta ad accendersi. Il 40% delle intervistate si dichiara certa di lasciare il proprio partner in caso di sua infedeltà, mentre un altro 32% se ne andrebbe, anche se con mille dubbi e interrogativi, solo il 24% sarebbe disposto a perdonare il tradimento, cercando di capirne i motivi. Il 3% confida di avere una relazione aperta e di non interessarsi di cosa lui combini fuori casa. Quando poi si vuole fare pace, il 62% preferisce spiegare il proprio punto di vista con calma e tranquillità, mentre il 15% si affida all’umorismo, cercando di sdrammatizzare la situazione. L’11% è disposto poi a metterci una pietra sopra, senza parlarne, mentre un altro 11% rivela di preferire di gran lunga fare pace sotto le lenzuola. SESSO E INTIMITÀ – Quando si entra in camera da letto, secondo il 53% è l'uno o l'altro dei partner a prendere l'iniziativa, a seconda delle situazioni. Il 38% dichiara che di solito è lui a fare il primo passo. Un intraprendente 8%, invece, prende in mano la situazione, senza tabù. Ma il letto è anche il luogo della massima intimità: un romantico 45% dichiara di vivere il momento in cui ci si addormenta vicini come uno dei migliori della vita in due. Buona Giornata Roberto (fonte TGCOM)

03 ottobre 2011

Quelle decisioni che...

Penso non sia una cosa semplice, ma ad un certo punto del nostro commino, ciò per cui abbiamo lavorato, lottato, mangiato, diventa ridimensionabile, davanti a quello che è la vita e gli anni che passano. Di lui ricordo Panama, La mia Banda suona il Rock, e di nuvo camcio casa e tante altre opere straordinare cantate da lui o da lui scritte per grandi interpreti della musica Italiana. Con il suo ultimo disco 'Decadancing', Ivano Fossati porrà fine alla sua carriera. Lo ha detto lo stesso cantante durante 'Che tempo che fa', in onda stasera su Rai3. "Ho pensato, non in questi due giorni, ma in due o tre anni, che con questo Decadance, non farò altri dischi, altri concerti". "Fine della carriera?", ha chiesto Fabio Fazio al cantautore genovese. "Sì", ha risposto Fossati il quale ha aggiunto che si tratta di "una decisione serena, presa in tanto tempo". "Ho sempre pensato che, alla mia età, ho compiuto da poco 60 anni - ha proseguito Fossati - avrei voluto cambiare". "Mi sono sempre chiesto - ha concluso - se al prossimo disco avrei potuto garantire la stessa passione che mi ha portato fino a qui. Non credo che potrei ancora fare qualcosa che aggiunga altro rispetto a quello che ho fatto fino ad ora". Una decisione tra l'assennato e forse il peccato, ma tutta la mia stima a Ivano Fossati, artista coerente. Buona Giornata Roberto

Le Castagne

La castagna, buona abbrustolita e poi gustata nel cartoccio nelle serate di inverno passeggiando in città....l'inverno rigido non si sente da un pò. Sono il frutto dell'autunno gustato in mille modi. Cotte nella padella bucata e messe poi nel panno umido e mangiate a casa in compagnia. Sotto la dura buccia della castagna si nascondono inaspettati benefici per la bellezza: trattamenti che profumano di sottobosco e che sfruttano le proprieta' antiossidanti, rigeneranti e vitalizzanti del frutto. Protagonista della tradizione gastronomica nazionale la castagna e' infatti ricca di virtu' cosmetiche, particolarmente utili in questo periodo dell'anno. L'autunno e' una stagione critica per la pelle, affaticata dalla troppa esposizione al sole dei mesi estivi e sottoposta all'azione irritante degli sbalzi di temperatura e dello smog cittadino. Le qualita' nutrizionali della castagna hanno reso per secoli questo frutto una risorsa alimentare essenziale, spesso sostitutiva del pane nell'alimentazione delle popolazioni di montagna, ed tutt'oggi un alimento consigliato nei casi di astenia e forte stress fisico e mentale e a chi pratica molto sport. Ricca di fibre, minerali e vitamine, la castagna uno dei pochi frutti coltivabili senza l'uso di fitofarmaci e, grazie al riccio e alla spessa buccia, immune dall'inquinamento. Forte dei suoi 780 mila ettari di boschi di castagno, l'Italia il primo produttore europeo di castagne e marroni, il terzo a livello mondiale, dopo Cina e Corea. Ne fanno tesoro spa e centri termali che sfruttano principalmente le proprieta' dell'escina, sostanza estratta dai semi di ippocastano, che svolge azione vasoprotettiva a livello del microcircolo. Escina, tannini, flavonoidi e curarine estratte da castagne, marroni e ippocastani costituiscono la base di trattamenti autunnali proposti dai centri benessere delle principali regioni produttrici (Toscana, Campania, Calabria, Lazio, Sicilia e Piemonte). Per il viso maschere astringenti e disinfettanti che contrastano l'eccesso di sebo e la formazione di brufoli; impacchi decongestionanti e tonificanti capaci di restituire luminosita' anche alla pelle pi asfittica; trattamenti nutrienti e lenitivi che sfruttano i principi attivi della castagna resi piu' efficaci dall'abbinamento con le acque termali. Per il corpo l'offerta di trattamenti si fa ancora piu' ampia: scrub al fango termale e farina di castagna oppure al sale marino e miele di castagno, che preparano la pelle a ricevere i benefici di un massaggio vitaminico all'olio di ippocastano; bagni rinvigorenti e manipolazioni con emulsioni di castagna per contrastare la ritenzione idrica; pediluvi rivitalizzanti a base di decotti di corteccia e foglie di castagno; tisane rilassanti e depurative agli estratti del coriaceo frutto d'autunno. Una pelle morbida e compatta si puo' ottenere anche a casa: l'industria della cosmetica offre marmellate rigeneranti e gel vitaminici alla castagna, mentre, per le appassionate di rimedi della nonna, una maschera che dona lucentezza e corpo ai capelli opachi e sfibrati si ottiene mescolando purea di castagne bollite a germe di grano e henne neutro. Le Castagne....che buone. Buona Giornata Roberto