02 febbraio 2012

Decolla la musica legale ?

Boom della musica legale e pirateria in calo su internet: è uno scenario che sembrava impossibile solo fino a poco tempo fa quello che si sta realizzando anche nel mercato italiano. E il merito è soprattutto delle nuove offerte per gli utenti. Lo dicono i dati ufficiali che Fimi (Federazione industria musicale italiana) presenterà oggi: il fatturato del 2011 è salito del 22 per cento, a 275 milioni di euro, molto di più della media globale, che è stata del +8 per cento. Si riduce così un gap tra l'Italia e gli altri Paesi: adesso il digitale equivale al 21 per cento del mercato discografico italiano. Un dato doppio rispetto a quello del 2010, anche se ancora lontano dalla media globale. Nel mondo, infatti, ormai il 32 per cento del fatturato musicale dipende da internet. "I fenomeni più importanti in Italia sono la crescita dello streaming - Youtube in particolare - e il boom della vendita di album", dice a Repubblica.it Enzo Mazza, presidente di Fimi. Vedere videoclip su Youtube è gratis, ma questa piattaforma (di Google) paga i diritti alle etichette discografiche, che in Italia ne hanno ricavato 4,5 milioni di euro nel 2011. Una crescita del 64 per cento sul 2010. "Ma incide anche l'arrivo di tanti nuovi servizi musicali di streaming, nel 2011, in Italia: Rara, Deezer, Cubomusica di Telecom; il passaggio della piattaforma di Dada allo streaming", continua Mazza. Al solito, in questi casi l'utente paga un canone che permette di ascoltare musica via internet, via computer o cellulare, scegliendola da un catalogo di milioni di brani. Come una radio con libera scelta della canzone, insomma, senza poterla possedere permanentemente (anche se alcuni servizi permettono pure di scaricarla, con un costo extra). "Per il download di musica legale in Italia è campione indiscusso iTunes, il servizio di Apple", dice Mazza. Gli italiani tendono a scaricare di più album interi, adesso. Ed è una novità, visto che storicamente il download di musica su internet è sempre stato associato a una preferenza per i singoli; tanto che alcuni profetizzavano la fine della forma album, la sua decomposizione in canzoni isolate dal contesto. E invece: il fatturato degli album digitali è salito del 37 per cento (più che triplicati rispetto al 2009) contro una crescita dei singoli del 25 per cento. "Il motivo è che sta maturando il pubblico della musica online legale. Infatti vediamo che i giovani preferiscono ancora il download di singoli e lo streaming; gli utenti più maturi, che prima compravano solo cd, adesso scaricano l'intero album", spiega Mazza. La tendenza si percepisce anche in altri Paesi. Negli Usa gli album digitali sono cresciuti del 19 per cento, nel Regno Unito del 27 per cento e in Francia del 23 per cento. La media globale è del +23% (dati Ifpi, la federazione internazionale dell'industria musicale). E come effetto del boom del download legale, cala la pirateria. Secondo i dati Fimi, adesso è il 23 per cento degli utenti internet italiani a usare servizi illegali (per lo più cyberlocker come l'appena defunto Megaupload; in forte calo il peer to peer, come eMule). Ancora un dato molto alto, ma l'anno scorso era il 27 per cento. "Bisogna ringraziare, di questo, la crescita dell'offerta legale e il boom degli smartphone. I quali sono collegati direttamente a piattaforme legali di ascolto e download di musica", spiega Mazza. Molto meno facile l'uso di servizi pirata su smartphone. "Ma il merito è anche dell'azione di contrasto alla pirateria: adesso gli italiani sono più consapevoli che è una cosa sbagliata". La sensazione è che sul calo della pirateria incida molto di più la crescita dell'offerta legale. Del resto, dal 2004 ad oggi, le forze dell'ordine hanno colpito solo 600 "pirati" di musica, riporta Fimi; e si trattava sempre di persone che mettevano online album (per lo più, appena usciti o in anteprima). In Italia è illegale anche il semplice download di musica, ma chi si limita a fare questo, senza condividerla con altre persone, non viene di fatto più perseguito dagli aventi diritto. E comunque ancora il successo del digitale non basta a contrastare la perdita di ricavi totali (fisici e digitali) del mercato discografico: del 4 per cento, nel 2011, a quota 130,5 milioni di euro (contro i 135 milioni del 2010), riporta oggi Fimi.

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