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06 febbraio 2012
Tutti pazzi per lo shampoo da cavallo.
MADRID – C’è chi (in Siberia) mangia i sassi, chi (nel Sahara) li “beve”, chi fa il bagno nel latte d’asina, chi fa il peeling con i rubini o si strucca con il guano dei passerotti. Qualche naufrago, sopravvissuto, disadattato ha vissuto per settimane a forza di scatolette per cani. Stranezze da super ricchi o necessità da super poveri. Ma nessuno, fin’ora, aveva pensato di lavarsi i capelli con uno shampoo per cavalli. E non perché è un gaucho della Pampa argentina. Ma a Madrid. Lo “Champù de caballo” si vendeva fino al novembre scorso solo dal veterinario. Ora è disponibile, in una versione approvata per uso umano, anche nei supermercati Mercadona. Il passa-parola ha fatto il miracolo di marketing tanto da spingere i manager della catena commerciale a commissionare un “champù” per umani che avesse gli stessi ingredienti e le stesse virtù di quello per animali. Bingo. Da prodotto per iniziati semi clandestino è diventato un successo da scaffale cosmetico.
Lo Champù de caballo nella versione umanaLo Champù de caballo nella versione umana
CONTROLLI SANITARI - «Rende i capelli più forti, ferma la caduta, aumenta la brillantezza e elimina le doppie punte», assicurano i seguaci. La «febbre dello shampoo per cavalli», come l’ha definita il quotidiano El Mundo che gli ha dedicato un’intera pagina, ha ignorato spensierata per anni le norme e i controlli sanitari che devono superare i prodotti curativi per uso umano. Approvato per i cavalli, nessuno sapeva davvero che effetti potesse avere sull’uomo. Ma, provato una volta, la gente non smetteva di adoperarlo e lo consigliava ad amici e parenti. «Lo vendiamo da anni per uso zoosanitario e abbiamo prove che la biotina, l’elemento essenziale del prodotto, aiuti a rinforzare e sgrassare la criniera», sostiene Guillermo Picabea, veterinario dei Laboratorios Bilper che producono lo shampoo.
IPPO-ENTUSIASTI - Potenziali calvi, donne in cerca del riflesso seducente hanno fatto da cavia volontaria fino a che il passa parola è diventata idea commerciale. «La biotina presente nello shampoo – assicurano dei biologi ostili all’operazione – è una vitamina del gruppo B, sicuramente utile ai capelli che però non si assorbe a contatto, ma va ingerita per bocca». L’effetto decantato dagli ippo-entusiasti sarebbe quindi solo auto suggestione. Business is business, fiutato il profumo degli euro, supermercato e laboratorio veterinario hanno cavalcato la domanda. Per non stare troppo a discutere con medici e esperti di laboratorio hanno scelto di portare dalle stalle alle docce la “miracolosa biotina” presentandola come prodotto cosmetico (e quindi senza test o autorizzazioni preventive) e non come sostanza sanitaria.
CAVALLO CALVO - Nonostante la scorciatoia sull’etichetta dell’ex detergente per criniere resta scritto che «aiuta a rinforzare i capelli sottili, migliora la qualità della cheratina rigenerando e rinforzando i bulbi capillari». Un po’ troppo per un prodotto di bellezza (umani o equini che siano) e non un medicinale. Chi lo compra, però, non ha neppure il tempo di leggere le paroline stampate in corpo 10. Gli basta il suggerimento dell’amico o dell’amica che lo usavano anche quando era solo, ufficialmente, un lava criniere. «Ferma la caduta, aumenta la lucentezza... D’altra parte, hai mai visto un cavallo calvo?». Miracoli della psicologia di massa.
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