Speaker Radiofonico di Pesaro, da qualche anno "Brianzolo di adozione" lo potete ascoltare su: Radio Sabbia (Riccione), Multiradio Tolentino (Mc) e sulla web Radio Stereopesaro.it.Mi potete contattare alla Mail:roberto@bagazzoli.it
30 aprile 2012
Gli italiani e le loro coste....
Oggi il mio animo ecologico si è riacceso di fronte a questa notizia.
Su quasi 8 mila chilometri di coste che disegnano il profilo dell'Italia, solo il 30% è rimasto allo stato naturale. Basta questo dato - che potrebbe essere accompagnato a quello del consumo di suolo - per spiegare il degrado di un importantissimo ambiente e della necessità di proteggere quelle parti che ancora mantengono un habitat naturale. Situazione che emerge dal dossier Coste: Il profilo fragile dell’Italia.
WWF - Dopo il successo dell’edizione 2011 che ha permesso di salvare due boschi, illancia il 29 aprile la nuova campagna . Nelle prossime tre settimane l'organizzazione ambientalista chiede l’aiuto degli italiani per proteggere tre preziose aree costiere in Sardegna, Puglia e Veneto: precisamente per dare vita alla nuova oasi di Scivu ad Arbus; bonificare la spiaggia della riserva naturale Le Cesine in Salento; riforestare e riqualificare le zone umide della golena di Panarella sul delta del Po.
TUTELA - «I pochi chilometri di coste italiane che sono sopravvissuti alla mano dell’uomo conservano fragili ecosistemi di dune, spiagge, delta fluviali e boschi costieri popolati da migliaia di specie animali e vegetali», ha detto Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf Italia. «Ma senza una quotidiana azione di tutela, questi preziosi ritagli di natura rischiano di soccombere». Erosione, degrado, cementificazione selvaggia e inquinamento sono alcune delle minacce che nell’ultimo secolo hanno già travolto e fatto sparire l’80% delle dune, eroso il 42% dei litorali sabbiosi e compromesso più del 50% delle nostre coste, dove vivono quasi 18 milioni di persone (30 milioni considerando la fascia dell’immediato entroterra), con una densità quasi doppia rispetto alla media nazionale.
FESTA - Per questi motivi il Wwf quest’anno dedica alla tutela del mare e delle coste la Festa delle oasi, in programma il 20 maggio, che saranno aperte gratuitamente con iniziative speciali insieme a dieci riserve del Corpo Forestale dello Stato, che quest’anno partecipa alla festa. Inoltre dal 29 aprile al 20 maggio si potrà partecipare a questa nuova mobilitazione per la natura italiana inviando un sms o chiamando il 45503 oppure recandosi (dal 14 al 27 maggio) presso le filiali e i bancomat Unicredit in Italia.
Un ottomo motivo per rifletterci su.
Buona giornata
23 aprile 2012
Il coraggio dei Vicini di negozio.
MILANO-Per capire che cosa veramente sta succedendo all'economia reale guai ad affidarsi solo ai calcoli sulle medie statistiche. Racconta Innocenzo Cipolletta che ha appena ultimato un'indagine sui processi di ristrutturazione dell'industria italiana: «Crescita zero è un concetto che ormai spiega poco e niente. Anzi, nasconde molte cose. Non ci fa vedere come un pezzo dell'offerta italiana, quella capace di produrre valore aggiunto, si sia addirittura rafforzata. A scomparire sono state, invece, le aziende e le produzioni che non reggono la competizione con i nuovi Paesi produttori».
Lo studio di Cipolletta uscirà sulla rivista Economia Italiana e servirà a comporre una fotografia inedita delle trasformazioni dell'industria italiana alla prese con: a) avvento dell'euro, b) globalizzazione, c) grande recessione. Tre terremoti che avrebbero deindustrializzato qualsiasi Paese che non avesse saputo reagire. Invece fortunatamente la risposta c'è stata e reca i volti degli imprenditori della fabbrica accanto, gente che ama il proprio lavoro più della mondanità/salotti e che quando deve scegliere un membro per il proprio consiglio di amministrazione recluta un abate benedettino, come ha fatto nei giorni scorsi l'imprenditore umbro Brunello Cucinelli. Prima matricola di Borsa del disgraziato anno 2012, Cucinelli ha imposto al mondo il suo cashmere tanto da aumentare il fatturato negli ultimi due anni del 51% e produrre, in soli dodici mesi, 30 milioni di utili.
Il virtuoso del cashmere non è una mosca bianca.
Secondo uno studio della società di consulenza milanese Pambianco ci sono una cinquantina di società quotabili del settore moda-abbigliamento e quasi tutte hanno un proprietario unico che coincide con il fondatore. Godono di ottimi brand, macinano utili e stanno attraversando la tempesta convinti di farcela, tanto che le banche d'affari li corteggiano per accompagnarli in Piazza Affari. Michele Tronconi, presidente di Sistema Moda Italia, è convinto che a determinare la forza dell'offerta italiana sia la struttura di filiera che ci rende più continui dei francesi, specializzatisi invece nel retail. L'economia di filiera sembra così essere l' italian way per reggere alla crisi perché garantisce specializzazione continua assieme a flessibilità organizzativa.
Altre sorprese arrivano dai distretti. Ciclicamente qualche guru - di quelli che parlano sempre ma non studiano mai - ne decreta ipocritamente la morte. Poi vengono pubblicati i numeri e arriva la smentita. Ben 25 hanno superato i livelli pre-crisi, ovvero in piena tempesta (2011) hanno fatturato di più del 2008, quando è iniziata la tormenta. Al primo posto di questa speciale classifica stilata dal Servizio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo c'è il distretto della pelletteria e delle calzature di Firenze, cresciuto rispetto al 2008 del 24,5%, 450 milioni di euro in più. Griffe come Gucci, Ferragamo, Prada producono qui a conferma di una tradizione di eccellenza dovuta a competenze artigianali, qualità dei materiali e ricerca stilistica. Dopo Firenze spunta l'oreficeria di Valenza, in provincia di Alessandria. Il numero delle imprese è calato in questi anni ma il distretto è cresciuto, si sono salvati quelli che hanno continuato a credere nell'azienda e investito in tecnologia. Risultato: i grandi marchi continuano a comprare a Valenza. Anche i vini delle Langhe, Roero e Monferrato, hanno venduto nel 2011 ben 200 milioni di euro in più rispetto agli anni pre-crisi e precedono le macchine per l'imballaggio di Bologna, che si possono tranquillamente consolare visto che hanno sfondato in Cina, diventata il loro mercato più importante.
Insistono nel macinare ordini anche gli industriali delle macchine utensili, quelli del sistema Ucimu. Sono all'ottavo trimestre consecutivo di crescita e quasi sempre con percentuali a due cifre. Anche nel primo trimestre del 2012 l'incremento sarà almeno del 10%, grazie però ai mercati esteri che apprezzano anche un made in Italy tecnologico, non solo quello degli Armani e dei Prada. Un colosso come Caterpillar per i suoi torni chiama l'azienda varesina Pietro Carnaghi mentre la bergamasca Losma ha appena vinto una commessa della tedesca Thyssen.
Accanto a storie di sistema (filiere, distretti, sistemi organizzativi) ci sono anche molti exploit individuali. Singoli imprenditori che non si sono fatti spaventare dalla recessione e hanno trovato la formula e i mercati giusti. E ora non si vogliono fermare. Sandro Veronesi, il patron del gruppo Calzedonia, esponente di punta della nouvelle vague del made in Italy democratico, per il terzo anno consecutivo ha superato il fatturato di un miliardo di euro, cresce al ritmo del 15% e dopo aver raggiunto in Italia una copertura capillare del territorio vuole aprire altri 400 negozi in giro per il mondo. Calzedonia è un laboratorio del mondo del lavoro che verrà, visto che il 92% dei suoi dipendenti è donna e il 74% di entrambi i sessi ha meno di 30 anni.
I piemontesi della Grom, Federico Grom e Guido Martinetti, hanno puntato sulle gelaterie artigianali e stanno sfondando. Nel centro storico delle città italiane quando si vede una lunga coda, due volte su tre è di patiti del gelato Grom. Fatturato circa 23 milioni di euro, hanno già 55 negozi di proprietà e ne aprono almeno una dozzina l'anno. Il loro credo è la qualità e i frequentatori abituali delle gelaterie Grom (una piccola setta, ormai) sostengono che da città a città il gusto non cambia ed è riconoscibilissimo. Hanno aperto punti vendita a New York, a Parigi e Tokio ma a decretare il loro successo è stato il mercato interno, quello che invece rappresenta l'autentica dannazione di tanti altri colleghi che non hanno mezzi, idee e prodotti per tentare la strada dell'export.
Di stretta osservanza slow food come i fondatori della Grom è anche Oscar Farinetti da Alba, l'inventore di Eataly, il supermercato del cibo italiano di qualità. In un'Italia che perde posti di lavoro, Farinetti ne promette altri 400 prima dell'estate e 150 aggiuntivi entro fine anno. Le banche lo corteggiano per creare assieme delle trading company con cui tentare la strada dei Bric, a Milano il suo sbarco nella centralissima Porta Garibaldi sarà di sicuro un evento. «In un momento così duro bisogna investire. Ci vuole coraggio, inventiva e tenacia» è il motto di Mister Eataly. Direte che Grom e Farinetti sono degli unicum, che la crisi non consente voli pindarici, che i portafogli languiscono, il credit crunch impazza e il coraggio imprenditoriale da solo non basta. Ma basta girare un po' per trovare storie di successo che magari non arrivano nemmeno all'onore dei giornali.
A Milano tutti conoscono la pizza al taglio Spontini, un business nato in un piccolo locale vicino corso Buenos Aires che puntava sul menu ridotto, il servizio rapidissimo e i prezzi bassi. Beh, ora Spontini è diventato un brand, già sono quattro i locali e il quinto aprirà nei primi mesi del 2013. La famiglia Innocenti che possiede il marchio dopo la pizza formato fast food sta puntando sulle birrerie con BirraMi e per il 2014 vuole aprire anche a Torino, Verona, Bologna e Firenze. Anche la storia del Birrificio Lambrate (Milano) è poco conosciuta nonostante abbia avuto l'onore di una citazione sul New York Times . È un pub con fabbrica annessa che punta sull'artigianalità e si sta avvicinando al milione di euro di fatturato. I grandi marchi avrebbero voluto integrarlo ma i proprietari hanno detto di no e proseguito per la loro strada. Puro orgoglio artigiano.
La Granarolo (latte) è una cooperativa ed era data per spacciata dopo che i francesi della Lactalis avevano comprato Parmalat. A un anno di distanza Granarolo non solo non ha mollato la sfida ma ha deciso di raddoppiare il fatturato in 4 anni e sta per lanciare sul mercato due prodotti innovativi: il primo latte fresco pastorizzato per bebè e il primo latte fermentato per gli immigrati musulmani in Italia. Gli Orsero, Raffaella e Antonio, amministratore delegato e presidente di GF Group, erano i distributori storici della frutta Dal Monte in Italia e si sono lanciati proprio ora in una nuova avventura. Entrano nel mercato internazionale della frutta esotica (ananas e banane) con un proprio brand e un posizionamento di marketing elevato. Hanno iniziato con una robusta campagna di comunicazione (circa 5 milioni di euro) per far conoscere il marchio Orsero, puntano nel giro di un anno a conquistare il 10% del mercato. Chapeau per il coraggio e la determinazione.
La stessa che anima i proprietari del gruppo bolognese NoemaLife (informatica sanitaria) che partita dall'idea di tre ingegneri elettronici - Francesco Serra, Angelo Liverani e Cristina Signifredi - in dieci anni ha acquisito 12 società del settore portandosi a circa 50 milioni di fatturato e con una crescita che nel 2011 è stata del 13%. L'ultimo blitz NoemaLife l'ha fatto in Francia comprando la Medasys e così i bolognesi sono diventati il principale fornitore europeo di soluzioni informatiche per processi clinici.
Tra tanto protagonismo imprenditoriale una menzione finale va a uno studio di professionisti di Vicenza, Adacta. È il più importante del Nord Est e ha come clienti 400 società di capitali del territorio. Conta ben 116 unità tra partner e dipendenti e nei mesi scorsi ha preso una decisione che in tempo di recessione fa sicuramente tremare i polsi. La vecchia sede non ce la faceva più a contenere gli Adacta boys e così è stato deciso di affittare addirittura un'antica villa sulla strada che collega Vicenza e Marostica. I lavori fervono e il presidente Diego Xausa spera di mandare gli inviti per il vernissage prima di Natale. Se non è ottimismo questo..
Fonte Corsera
Allarmante, sempre meno automobilista pagano la RC Auto.
ROMA - In media a Roma, secondo un'indagine di Altroconsumo, un automobilista di 35 anni paga 698 euro per il premio dell'assicurazione. Circa la metà di un coetaneo napoletano e quasi 200 euro in più di un milanese. È il costo medio dell'Rc auto che non tutti possono permettersi, anche se poi circolano lo stesso. La conferma arriva con il numero di fermi amministrativi di veicoli dall'inizio dell'anno sorpresi in strada con l'assicurazione scaduta. Sarebbero circa 300 - ma il dato è ancora provvisorio - i provvedimenti presi in questo senso dalle forze dell'ordine dal gennaio scorso. La multa è salata, 838 euro, e le conseguenze pesanti: fermo amministrativo ai fini della confisca che scatta se, entro 30 giorni, il proprietario dell'auto non dimostra di aver pagato sia la sanzione sia il premio.
Un fenomeno con evidenti risvolti sociali e non solo perché, in caso di incidente, il risarcimento dei danni ricade interamente sul proprietario del veicolo, ma anche perché emerge una difficoltà oggettiva di alcuni a pagare le polizze. Secondo una statistica sull'Rc auto di Ania, l'associazione delle assicurazioni, emerge che solo nella Capitale nel 2011 il numero degli assicurati è diminuito di 9.061 unità (2.729.086 contro 2.738.147). Un dato che segue anche l'andamento nazionale dove è stata registrata una diminuzione di oltre 260 mila assicurati (da 43.260.806 a 43.001.241). E, visto anche il numero di fermi amministrativi, c'è il sospetto che una discreta percentuale di chi non ha rinnovato la polizza nella Capitale stia continuando a circolare senza copertura assicurativa. Ma non basta.
C'è un altro dato preoccupante. Sempre secondo Ania, infatti, nel 2010 Roma era al terzo posto nella classifica delle peggiori province italiane per la frequenza di sinistri con 10.35% subito dietro Prato (11.70%) e Napoli(14.21%). Una percentuale, quella romana, staccata di oltre due punti dalla media nazionale (8,13%) e ben lontana dalle province migliori (Udine, Gorizia e Rovigo).
Ma oltre a chi non paga c'è anche chi truffa le assicurazioni, circolando con falsi tagliandi oppure chiedendo alle compagnie risarcimenti per incidenti mai avvenuti.
Secondo l'Isvap - l'Istituto di vigilanza sulle assicurazioni - i sinistri Rc auto in Italia nel 2010 riconducibili ad azioni illegali sono stati quasi 70 mila (69.763) per un danno di 298 milioni di euro. Si tratta di fenomeni contro i quali da gennaio, grazie anche alla legge sulle liberalizzazioni, è scesa in campo la «dematerializzazione» dei contrassegni assicurativi: le forze dell'ordine possono utilizzare varchi Ztl, telepass, tutor e autovelox per controllare la copertura Rc dei veicoli.
«I veicoli non assicurati sono sempre esistiti - spiega Vittorio Verdone, direttore del Settore auto di Ania -. Il fenomeno è grave perché i costi degli incidenti provocati da questi veicoli sono a carico della collettività con il Fondo di garanzie per le vittime della strada. Non assicurarsi - aggiunge Verdone - è inoltre un atto di grave incoscienza: il sistema pubblico, dopo aver pagato i danneggiati, si rivale sugli autori degli incidenti e i costi da restituire possono mettere in crisi i patrimoni familiari».
Secondo il direttore auto infine «non assicurarsi perché i prezzi delle polizze sono alti non è una difesa, è un atto illecito. Quanto ai livelli dei premi, è vero che a Roma i prezzi sono più elevati, ma questo dipende dall'alta rischiosità del territorio per numero di incidenti, numero di feriti e numero delle frodi e delle speculazioni che affliggono la Rc auto».
18 aprile 2012
La ginnastica che toglie il dolore
Lunghe ore seduti alla scrivania, in auto nel traffico, in posizioni obbligate e con i muscoli contratti. Il risultato lo conosciamo bene: dolori articolari, disturbi alla cervicale, torcicollo e mal di schiena ricorrenti, a volte anche peggio. Eppure tutto questo si può evitare, in modo naturale e senza far ricorso a farmaci. Arriva infatti anche in Italia il metodo di ginnastica LnB Motion, conosciuto e sperimentato con grande successo in Germania, che oltre a tonificare i muscoli e regalare un benessere generale a tutto il corpo, fa sparire i dolori legati alle posture scorrette e libera endorfine, regalando una sensazione di buon umore.
Questa rivoluzionaria formula di ginnastica prende nome dalle iniziali dei cognomi dei suoi inventori, l'ingegnere Roland Liebscher e la dottoressa Bracht. Dalla loro profonda conoscenza di varie discipline orientali e dai loro studi sul dolore è nata una scuola di movimento completamente nuova e di grande efficacia. Il metodo è suddiviso in due sezioni complementari, una terapeutica e una di allenamento generale, che puntano a ristabilire l'equilibrio muscolare e dinamico del corpo, alleviando gli stati dolorosi provocati da contratture muscolari, infiammazioni e irrigidimenti. La prima sezione, denominata LnB Painless, agisce sui punti specifici interessati al dolore e si effettua in rapporto diretto con un operatore qualificato. Il terapeuta, con una particolare tecnica di digito-pressione sui punti dolenti e con specifici esercizi di allungamento muscolare, ottiene lo sciogliersi del dolore. A volte bastano pochi minuti per ottenere sollievo da disturbi articolari e mal di schiena, ma anche da emicranie e tendiniti.
Una volta ottenuto il risultato immediato di eliminare o almeno ridurre il dolore, per mantenere nel tempo il sollievo e l'equilibrio ristabilito occorre ripetere con frequenza alcuni esercizi specifici insegnati dal terapeuta. Bisogna però anche acquisire una migliore elasticità generale, per evitare che il problema si ripresenti. Questo è l'obiettivo di LnB Motion, la sezione "attiva" del metodo, rivolta a tutti anche in assenza di problemi specifici. Grazie a una serie di esercizi a corpo libero che coinvolgono tutto il fisico, conferisce elasticità al corpo, rinforza e tonifica la muscolatura e ristabilisce il corretto equilibrio posturale. Il metodo parte dal principio che il nostro corpo è stato "progettato" per compiere movimenti molto complessi, ad esempio arrampicarsi sugli alberi o sulla roccia. In effetti, soprattutto negli ultimi decenni, abbiamo ristretto le nostre attività fisiche a circa il 15% dei movimenti possibili. Il nostro corpo si è perciò adattato a questa minore richiesta, lasciando diminuire la forza e l'elasticità richiesta dai movimenti che non vengono praticati con regolarità.
foto Ufficio stampa
Le 12 sequenze di esercizi LnB Motion puntano proprio a rimettere in movimento le parti del corpo che di solito non adoperiamo e fa lavorare tutti i muscoli del corpo, dalla punta dei piedi alla sommità della testa. Un particolare allenamento viene riservato ad alcune parti "critiche", come i muscoli di collo, spalle e braccia, coinvolti da frequenti stati dolorosi legati alle posture, e agli adduttori, ai dorsali e adli addominali, responsabili di mal di schiena e altri acciacchi. Imparando questi esercizi, ciascuno può, in base alle proprie specifiche esigenze, percorrere tutta la serie, o "Forma", per un allenamento globale, oppure concentrare l'esercizio su una specifica parte del corpo. Si tratta di una ginnastica adatta a tutti, per la quale non servono attrezzi, né abbigliamento particolare (basta una tuta comoda e un paio di calzettoni spessi o di scarpe da ginnastica leggere ai piedi), né grandi spazi (si può fare tranquillamente in un angolo di casa). Per percorrere tutta la "Forma" occorrono circa 50 minuti, ma si ottengono buoni risultati anche con una semplice ventina di minuti di esercizio. Al termine non ci sente stanchi, ma semmai carichi di energia e di vitalità.
L'efficacia di LnB Painless e Motion è stata dimostrata scientificamente da uno studio della Facoltà di Medicina dell'Università di Colonia, in Germania, tanto che i due programmi sono stati adottati dalla Nazionale di calcio tedesca, dalla Nazionale di sci e da tutte le squadre tedesche che si preparano alle Olimpiadi.
La diffusione del metodo nelle palestre e nei centri fitness in Italia è ancora all'inizio. Il merito della scoperta va a Franz Kostner, il quale ha sperimentato in prima persona l'efficacia del metodo: grazie a LnB Motion ha risolto un problema a un'anca per il quale stava per sottoporsi addirittura a un intervento chirurgico. Dopo esser guarito dal suo disturbo, è diventato istruttore di LnB Motion insieme ad alcune sue collaboratrici e ha introdotto il metodo nel ventaglio di proposte del suo albergo, l'hotel Posta Zirm di Corvara, in Val Badia (Alto Adige). L'albergo, un confortevole e accogliente quattro stelle, è al momento l'unica sede in cui è possibile allenarsi e imparare questi esercizi. Per il prossimo futuro sono in calendario due diverse settimane di allenamento, dal 16 al 23 giugno 2012 e dal 28 luglio al 4 agosto, abbinate ad un soggiorno di vacanza a Corvara, una delle località più suggestive delle Dolomiti. Tutte le informazioni sono sul sito Internet dell'hotel www.postazirm.com.
16 aprile 2012
Esselunga, quando i figli sono l'orgoglio di un padre.
Lo scorso 15 febbraio il giudice Angelo Mambriani ha respinto la richiesta di sequestro del pacchetto azionario di Esselunga avanzata da Giuseppe e Violetta perché l'assegnazione in nuda proprietà ai figli era una simulazione fittizia, avendone Caprotti senior sempre esercitato «ogni e qualsivoglia» potere. Gli avvocati di Giuseppe e Violetta non hanno fatto reclamo contro l'ordinanza, ma si apprestano a presentare nei primi giorni della prossima settimana un ricorso al Tribunale civile di Milano per rivendicare la proprietà della maggioranza del gruppo della grande distribuzione.
Chiamando in causa, anche questa volta, l'Unione fiduciaria, la società delle Banche popolari che deteneva fiduciariamente i titoli di Supermarkets Italiani (controllante di Esselunga). Tutto questo mentre è in corso l'arbitrato promosso da Bernardo e che vede al lavoro tre dei maggiori nomi del diritto italiano, Ugo Carnevali presidente, Pietro Trimarchi per Bernardo, Natalino Irti per Giuseppe e Violetta. È una sorta di corsa contro il tempo. L'arbitrato dovrebbe, infatti, concludersi con una decisione entro 90 giorni dal suo insediamento, avvenuto l'11 aprile scorso.
Il 28 maggio sarebbe in calendario il deposito delle memorie conclusionali, il primo giugno la discussione. Secondo fonti vicine ai due figli, il collegio arbitrale sarebbe stato messo al corrente della decisione di ricorrere al Tribunale civile, luogo più adatto, sostengono, a giudicare su una materia tanto estesa e che non riguarda la sola Esselunga ma comprende, appunto, anche il comportamento di Unione fiduciaria.
Le azioni contese
Il punto centrale del contrasto tra Bernardo e i figli Giuseppe e Violetta è la proprietà delle azioni Esselunga. Come si ricava dalle memorie depositate dalle due parti nell'ambito della richiesta di sequestro presentata lo scorso 12 gennaio, la questione nasce nel 1996 quando, il 29 aprile, Bernardo Caprotti decide di intestare la nuda proprietà delle azioni ai tre figli - Giuseppe e Violetta avuti dalla prima moglie Giulia Venosta, Marina Sylvia dalla seconda moglie Giuliana Albera - nell'ambito di un complesso programma di riassetto delle società operative e finanziarie. Secondo i figli maggiori si trattava del primo passo per «cominciare a configurare - è scritto nella memoria - i termini di una futura successione dei propri figli nella proprietà e nella conduzione delle società di famiglia». All'epoca la holding di controllo si chiamava Bellefin, poi trasformata in Supermarkets Italiani. Giuseppe - il figlio primogenito che ha lavorato nel gruppo fino al 2004, anno in cui lasciò la carica di amministratore delegato al termine di un violento scontro con il padre - era intestatario del 33,19% delle azioni, le due sorelle Violetta (in Esselunga per 10 anni) e Marina Sylvia del 29,19% ciascuna. Il padre deteneva l'8,43% in piena proprietà più l'usufrutto sul 52,36% dei figli.
La richiesta di sequestro
Dopo sedici anni, a febbraio del 2011 Bernardo estingue i mandati della fiduciaria con i figli e ne costituisce uno nuovo a proprio nome, si intesta il 70% delle azioni e lascia il restante 30% intestato a Unione fiduciaria. I figli maggiori scoprono questo passaggio per caso (nella memoria si parla di «blitz»). Così, il 12 gennaio scorso si rivolgono al Tribunale di Milano per chiedere il sequestro giudiziario dei pacchetti precedentemente da loro detenuti. Secondo Bernardo, invece, l'intestazione era «meramente fittizia», il vero proprietario delle azioni era lui e come tale se le è reintestate. Con un provvedimento datato 15 febbraio 2012 il giudice Mambriani riconosce le ragioni del patron di Esselunga - il quale ha intanto avviato il collegio arbitrale - scrivendo che «pur nell'ambito di questo procedimento a cognizione sommaria, i non trascurabili elementi sopra indicati fanno propendere per la simulazione del rapporto tra i figli e Unione fiduciaria, nel senso che fiducianti reali non sono i figli ma il padre».
Gli interrogativi
Perché Bernardo Caprotti ha deciso oggi, a 86 anni, di riprendersi il 100% del capitale Esselunga? E perché, subito dopo essersi intestato le azioni, ha «diviso» in due il gruppo, da una parte la società distributiva (Esselunga spa) e dall'altra gli immobili (La Villata Partecipazioni spa), la gran parte dei quali è sede dei supermercati del gruppo? Bernardo Caprotti spiega che la scissione immobiliare «costituisce un'operazione programmata, anche in ambito familiare, da tempo» e ha il fine di porre «il patrimonio immobiliare in una cassaforte di famiglia». Il timore dei figli maggiori è, invece, che il padre voglia vendere il gruppo senza condividere insieme a loro le decisioni. E che siano lesi i loro diritti di successione in favore della seconda famiglia di Caprotti, della figlia Marina Sylvia e della moglie Giuliana. Per il padre, invece, l'iniziativa dei figli maggiori mira «a spogliare il proprio padre ante tempus dell'azienda dallo stesso creata» e si traduce in un'azione «già di per sé destabilizzante e disgregatrice di un'azienda con ben 20 mila dipendenti».
La cessione
Da anni si dice che il patron di Esselunga sia pronto a passare la mano. Di volta in volta si sono fatti i nomi più diversi, Walmart, Tesco, Mercadona, Delahize... Ipotesi sempre smentite. Dagli atti emerge, però, per la prima volta la conferma che Caprotti è stato vicino a vendere. Era il 2004, un anno difficile per il fondatore di Esselunga. «Nel frattempo - dice la memoria presentata da Caprotti senior - la statunitense Walmart aveva manifestato il proprio interesse all'acquisizione della Supermarkets Italiani. In vista di una possibile cessione, il dottor Bernardo Caprotti richiedeva ai tre figli di trasferirgli, mediante tre atti di donazione simulata, una quota delle azioni di Supermarkets Italiani di cui erano fiducianti apparenti, in modo che egli avesse titolo, anche formale, per incassare una parte dell'eventuale corrispettivo» (è questo il momento in cui, cioè, Caprotti ridiventa titolare ufficiale di un pacchetto di azioni attorno all'8%). E oggi? Nel suo scritto il patron di Esselunga si affida alla smentita «Esselunga non è in vendita» pubblicata dal Sole 24 Ore dell'8 dicembre 2011.
E Aldo Grasso attacca le Kessler perchè pagano le tasse in Germania.
E meno male che si sentono «mezze italiane»!...scrive Aldo Grasso sul Corriere. Invitate nel salotto di Daria Bignardi le gemelle Kessler, le mitiche Kessler (38 anni per gamba), non sono state tenere con il nostro Paese. Da cui, per altro, hanno avuto tutto: fama, soldi, amore e amori. Se non ci fosse stato quel folletto di Guido Sacerdote, un farmacista di Alba stufo di aspirine e voglioso di spettacolo, che le notò al Lido di Parigi; se non ci fosse stato quel genio di Antonello Falqui che rese sexy due statue (come ebbe a ribadire Burt Lancaster incontrando Ellen sotto le coltri), forse le due sarebbero rimaste ballerine di fila e nulla più, devono tutto all'Italia.
Eppure, del nostro Paese, coltivano i luoghi comuni di certa stampa teutonica. Cosa dovremmo imparare dai tedeschi? Pronta e all'unisono la risposta: la disciplina e l'organizzazione. Mancava il passo dell'oca, sia pure fatto con la grazia di due ballerine, ed eravamo a posto.
Le gemelle ragioniere hanno fatto i loro conti e hanno deciso di tenere la residenza in Germania, vicino a Monaco. In Italia c'è troppa burocrazia (è vero) e poi ci sarebbe un misterioso libro di ben 80 pagine per sapere come si pagano le tasse. Certo, vedere ora le ex Bluebell Girls fare questi conti della serva fa una certa impressione.
Per molti italiani, le Kessler hanno rappresentato la scoperta del «proibito», del corpo, del censurabile (molto si è favoleggiato sui mutandoni che coprivano le loro gambe) a partire da due celebri sigle: «Pollo e Champagne» (Oh mon cheri, non vedo l'ora di tornare a Paris, e camminare sotto braccio con te...) e «Dadaumpa». Era il 1961, era il tempo di «Giardino d'Inverno» e di «Studio uno». In un suo libro, l'ex direttore generale della Rai, Ettore Bernabei, sostiene persino che le Kessler furono complici nel «delitto dei mutandoni» che sconvolse allora la dirigenza Rai e vide complice involontario nientemeno che Papa Pacelli. Ma è solo uno scherzo della memoria: il Papa era già morto nel 1958.
Questo per dire come la gratitudine invecchi molto prima di noi e come con due «mezze italiane» sia impossibile farne almeno una.
Ad Aldo Grasso Sfugge che ci sono fior fiore di Italiani che pur di non pagare le tasse a casa loro hanno la residenza a Monaco. Londra, San Marino, sarà l'età ?
Buona Giornata
Roberto
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