24 marzo 2010

Come si fanno gli auguri a Mina


In una giornata come questa ci sono eventi che vanno sottolineati come si "deve", per il compleanno di Mina ho chiesto ad un suo profondo estimatore ed amico di farlo per me di scegliere le parole giuste, per celebrare una ricorrenza. Passo idealmente la tastiera a Donato Colucci, Buona Lettura
Rob

No, dico, Mina. Hai presente La Voce, La Melodia e La Poesia messi in note che senza eguali si inerpicano in un idillio senza fine? Che tipo è Mina? Cosa le piace? Come potrei conquistarla con gli auguri più originali? E poi, cos’è un augurio senza un regalo che lo ricordi per sempre? E non parlo certo di cose materiali, poiché nulla potrà eguagliare in valore il dono vocale gia ricevuto chissà da chi, chissà quando e che lei non lesina di certo, compiacendo puntualmente il mio appetito musicale come nessun altro mai.
Non è certo un compito facile. Il terrore si insinua tra i miei pensieri perché si dice in giro che con la sua personalità eccentrica lei si permetta di rifiutare rose su rose, ricchi premi e cotillon, rimanendo indifferente anche sotto una pioggia di caramelle lanciate da uomini ammaliati dalla Sirena di Cremona (o era la tigre? Vabbè!).
Qualcuno l’ha vista addirittura sbadigliare annoiata al suono dei violini e al profumo delle rose di innamorati folli che Lei puntualmente continua a declinare con il suo stile libero e unico e con la sua eleganza che addolcisce anche il più acre e crudele dei rifiuti.
Ma il problema rimane: come farle gli auguri per quello che non è certo un compleanno ma l’ennesima pietra miliare nel lungo cammino della musica italiana? Un piccolo dono che serva almeno per fingersi più forti di un desiderio assurdo come quello di schioccarle due baci sulle guance mentre le strillo gli auguri più clamorosi e stupefacenti (perché, siamo sinceri, è solo questo che il mio istinto farebbe; oggi e sempre).
I vestiti, la bellezza, l'argento, un lampione, un muro, un ponte, un bar un automobile e un tram con un suo grande occhio seducente disegnato su un fianco. Nulla da fare; tutto quello che mi viene in mente diventa di una banalità intollerabile nello stesso momento in cui viene affiancato al suo nome.
E allora, cara Mina, prima che questo tuo compleanno passi senza che ti abbia fatto uno straccio di augurio, cambierò registro e diventerò spudorato. Come posso mai tentarti? Dimmi tu! Ti parlerò come se tu fossi mia amica, che qualunque cosa dica, sarà quello che sarà.
Per partecipare alla tua festa ritrovata, ho un invito senza data, come senza fine è la lista di emozioni che ti riserverei per ricordare tutti i tuoi giorni più felici.
Non ti regalerei certo una telefonata, per paura che tu possa dirmi addio, né un giocattolo, un capriccio di un attimo o un effimera poesia ma nell’immaterialità unica che ti contraddistingue, al primo posto dell’elenco dei doni per il tuo compleanno di sicuro ci metto la cima di un batticuore, dalla quale sperare di essere spiato da te.
E, a seguire, ti regalerei una voglia di innocenza, un ritorno di incoscienza e una speranza ancora viva che dormiva in fondo a me in attesa, prima o poi, di regalarti la mia forza, la mia vita e il mio spasso e perfino un corridoio lungo più del Canadà (con l’accento sulla à).
Ah, quanto mi piacerebbe offrirti un pallone splendido per volare assieme sulle nuvole candide, nell’azzurro limpido e magico. E poi, tue sarebbero più di mille matite colorate per disegnare grandi laghi azzurri e l’occhiolino complice di una luna che ti chiede di uscire quando non vuoi farti vedere. A te consacrerei spazi infiniti, altezze incredibili e anche l’onda lunga di un pensiero romantico inventato da un blues, esaltato da un whisky e svanito nel fumo leggero di una sigaretta che ti brucia le dita.
Per te, solo per te, ordinerei un platano gigante e sul suo tronco ti dedicherei il ritratto in bianco e nero di una mia poesia per te. Ti offrirei il chiaroscuro delle cose, affinché le tue note continuino a prendere la forma precisa delle mie emozioni.
A te darei il mio entusiasmo di un momento e mi cimenterei in mille e più acrobazie per farti ridere e divertire. Per te organizzerei una partita a scopone (con la promessa di perdere un punto per te).
Non so come si faccia, ma a te intitolerei la forza dell’istante di una goccia che stilla e l’appetito della vita che per sempre torni a sciogliere nuovi giorni da lunghe notti.
Cosa manca? Forse un plaid che al primo freddo ti riscaldi l’aria intorno e che ti salvi dalle bestemmie della vita e ti protegga da un vento che vento non è. Manca anche una luce vista mai e un cielo mirabolante per farti volare sempre più su, in un parato di stelle.
Non lo so perché, però anche tutto questo non mi pare ancora abbastanza per guadagnare la tua spudorata inarrivabile grandezza.
Ma dai, siamo onesti, più di così cosa vuoi faccia per eguagliare il piacere che tu, che puntualmente vivi la mia vita, mi regali tutti i giorni e non solo al mio compleanno?
Allora, vinto dall’egoismo più dispotico, l’unico augurio che posso farti sono 100 di questi giorni e 100 anni ancora di tuoi impagabili, unici, preziosi regali che tu fai a me; ti voglio proprio come sei, portami via con le tue canzoni, purché si vada lontano; non abbandonarmi proprio adesso, devi dirmi di si.
Un altro regalo per te, per poco che sia, sarà la garanzia inesauribile del mio amore spassionato e incondizionato per la tua voce che ormai ha i limiti dell’universo, la poesia delle stelle e il mistero dell’infinito.
Però, ti prego Mina, stai attenta, perché così mi spacchi il cuore ormai.

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