Speaker Radiofonico di Pesaro, da qualche anno "Brianzolo di adozione" lo potete ascoltare su: Radio Sabbia (Riccione), Multiradio Tolentino (Mc) e sulla web Radio Stereopesaro.it.Mi potete contattare alla Mail:roberto@bagazzoli.it
30 novembre 2011
La crisi che accorcia l'albero di Natale.
La crisi economica colpisce anche il Natale e "accorcia" di una trentina di centimetri l'altezza dell'albero che le famiglie si apprestano ad addobbare nelle loro case, rispetto alle dimensioni abituali una decina di anni fa. Il Natale è anche il momento della scelta tra l'abete naturale e quello sintetico. Le previsioni sulle preferenze degli Italiani sono discordati: secondo Coldiretti, l'albero "vero" continuerà ad essere il preferito dalle famiglie, mentre Codacons annuncia per la prima volta il "sorpasso" del numero di alberi di Natale sintetici rispetto a quelli naturali.
La Coldiretti spiega che i nostri connazionali si apprestano a scegliere alberi di taglia più piccola rispetto a quanto facevano in passato, per effetto congiunto dell'andamento climatico, del minor numero di metri quadrati disponibili per abitazione, ma anche della crisi economica che spinge a privilegiare alberi di costo inferiore con una dimensione media più ridotta, fermandosi attorno al metro e mezzo. In Italia saranno acquistati circa 6 milioni di alberi veri, per una spesa di 140 milioni. Gli abeti naturali, a differenza di quelli di plastica, non consumano petrolio e non liberano gas a effetto serra per la loro realizzazione e il trasporto. Gli alberi sintetici, inoltre, impiegano oltre 200 anni prima di degradarsi nell'ambiente.
L'albero naturale, insomma, "concilia il rispetto della tradizione con quello dell'ambiente e mantiene un grande fascino", anche se per quest'anno si prevede un aumento delle importazioni soprattutto dai Paesi del Nord e dell'Est Europa, in quantità superiore alla produzione nazionale: "si tratta del preoccupante risultato dell'abbandono dell'attività di coltivazione da parte di molti produttori nazionali".
Nel nostro Paese "gli alberi naturali sono coltivati soprattutto nelle zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all'abbandono e contribuiscono a migliorare l'assetto idrogeologico delle colline e a combattere l'erosione e gli incendi. Gli abeti utilizzati come ornamento natalizio - rileva Coldiretti - derivano da coltivazioni vivaistiche che occupano stagionalmente circa mille aziende agricole specializzate che danno lavoro a circa 10mila addetti".
I prezzi al consumo quest'anno sono sostanzialmente stabili e cambiano a seconda della varietà, della presenza o meno del vaso e dell'altezza. Dai 10-30 euro dell'abete più piccolo si può arrivare sino ai 500 per le piante di grandi dimensioni.
Secondo dati Codacons, però, per la prima volta nelle case degli italiani il numero di alberi di Natale sintetici supererà quello degli alberi veri. L'Associazione dei consumatori ha monitorato le propensioni al consumo dei cittadini in vista delle prossime festività e da quanto è emerso fino a questo momento si stima che saranno acquistati 10 milioni di alberi di Natale: contrariamente a quanto sostiene Coldiretti, che prevede una quota di abeti veri di poco superiore a quelli finti, Coldiretti ritiene che il 60% delle famiglie sceglierà quello sintetico, mentre il 40% rimarrà fedele all'albero naturale.
"L'inversione di tendenza - spiega il presidente Codacons, Carlo Rienzi - è attribuibile innanzitutto alla crisi economica in atto, che porta i cittadini a scegliere beni e addobbi che possano essere riciclati nel tempo. L'albero vero, inoltre, presenta problemi di varia natura, dalla perdita di aghi alla necessità di spazio dove collocarlo dopo le feste. Proprio a causa della crisi - conclude Rienzi - sale al 13% la percentuale di famiglie che quest'anno non allestirà alcun albero in casa".
E il vostro albero sarà ecologico o Vero ?
Buona giornata Roberto
28 novembre 2011
In forma...cuore e amore....
La rima nasce già baciata direi leggendo questa iniziativa tutta americana.
Due cuori e una bici: negli States, l'anima gemella si conosce al bike club. Altro che approcci in chat e speed dating: l'appuntamento al buio scatta tra un giro sulla ciclabile e un fuori pista avventuroso.
Complice la passione comune per la mobilità sostenibile. Tant'è: nelle città americane si moltiplicano le «bike love lane», percorsi ad hoc per eco-romantici incollati al sellino. Le preferenziali per ciclisti a caccia di flirt sono segnalate sull'asfalto dalla sagoma di una bicicletta, sormontata da un cuore. A San Francisco, popolata da una folta comunità di cicloamatori, i bike club non si contano.
E il ventaglio di opzioni, ognuna con una caratteristica diversa, consente di restringere il campo e aumentare le probabilità di trovare la persona giusta. Già, perché se la sintonia sportiva è l'ABC, meglio condirla con altre affinità. Gli spiriti solidali possono iscriversi al programma di volontariato della Bycicle Coalition, mentre Different Spokes propone pedalate settimanali per gay, lesbiche, bisessuali e transgender. Non solo: a San Valentino, la Bycicle Coalition organizza «Love on wheels», gioco per far conoscere «ciclo-laureati e laureate nella vita di tutti i giorni».
In Italia, qualcuno sta pensando di importare l'idea: «Vorremmo promuovere iniziative analoghe – anticipa il presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli – lungo l'itinerario dei castelli della Bassa (75 chilometri che toccano luoghi suggestivi, tra cui le rocche di San Secondo e di Fontanellato, il Museo di Giovannino Guareschi e quello del Parmigiano Reggiano ndr)».
La rete, costruita nel 2002, necessita di nuove risorse per essere valorizzata in questa nuova chiave: «Ci piacerebbe inserire il logo all'americana delle bike love lane – ammette Bernazzoli – e offrire al pubblico un'altra opportunità di vivere il territorio».
Su Internet, nel frattempo, impazzano le piattaforme per single dall'animo sportivo. Salutisti e amanti del training all'aria aperta possono incontrarsi su siti tematici come Fitness Singles, con oltre 100mila iscritti (l'abbonamento mensile al servizio costa 39.50 dollari).
Specifico, e gratuito, Cyclingsingles rassicura gli amanti delle due ruote: «Che cerchiate una relazione sentimentale o una semplice amicizia, finalmente potrete trovarle in un ambiente frequentato da persone come voi».
La tendenza spopola anche nel Regno Unito, vedi il gruppo di ciclisti sul forum urbansocial.com, con più di 5.000 biker solitari alla ricerca del partner ideale. Da fenomeno glocale a business planetario: il flirt ciclistico è terreno di conquista per i tour operator, che per sopravvivere in un settore sempre più inflazionato puntano sull'originalità. È il caso del brasiliano DuVine Adventures, specializzato in cicloturismo di lusso per single. Tra le mete più gettonate, l'Italia: Puglia, Toscana, Umbria.
Gli operatori nostrani, fiutato l'affare, iniziano a confezionare pacchetti a tema: Postificio Viaggi propone un percorso di tre giorni in mountain bike per single sulle Dolomiti di Brenta. Jonas vacanze ecologiche, da maggio a luglio organizza weekend in bicicletta a Torino. Chi preferisce la formula fai-da-te, può consultare il «cerca amici» di Bici & Tour.
La filosofia è semplice: «Stai organizzando le tue vacanze in bicicletta e cerchi un compagno di viaggio? Vuoi contattare un gruppo di pazzi scatenati come te per organizzare il raid cicloturistico dell'anno? O, semplicemente, cerchi un amico per condividere qualche uscita domenicale in bici? Allora, benvenuto sulla nostra bacheca».
E chissà che, tra i numerosi post, non si nasconda qualche rider solitario in vena di scorribande: tra sentieri sterrati o su quelli, non meno scoscesi, delle emozioni.
Buon Inizio di settimana.
Roberto
23 novembre 2011
Falsi miti per i mali di stagione
È arrivato ormai quel periodo dell'anno in cui andiamo incontro a raffreddori, tosse e ai tipici malanni del primo freddo. Non c'è momento migliore allora per parlare di alimenti immunostimolanti, ovvero sostanze capaci di stimolare il sistema immunitario contro raffreddore, mal di gola, tosse e allergie.
Ma fate attenzione ai falsi miti che ruotano intorno agli immunostimolanti. Vediamo quali sono i 4 miti da sfatare sugli alimenti salva-influenza.
1° Mito. La vitamina C per scongiurare il raffreddore
È opinione diffusa che la vitamina C è una valida arma contro il raffreddore. Niente di più falso. A dimostrarlo sono stati vari studi clinici che non hanno rilevato alcun effetto della vitamina C nella prevenzione del raffreddore in situazioni normali. Tuttavia le ricerche hanno mostrato che la vitamina C, presa in dosi da 200 mg fino ad un massimo di 2000 mg al giorno, può contribuire a ridurre la durata di leggeri raffreddori. Naturalmente le probabilità di successo variano da persona a persona.
Un rimedio contro il raffreddore potrebbe essere lo zinco. Uno studio pubblicato sul Journal of Infectious Diseases sostiene che gli adulti che hanno preso pasticche di zinco (13,3 mg ogni 2 o 3 ore per tutta la durata del raffreddore), già dal primo giorno, hanno notato dei miglioramenti. Gli studiosi pensano che lo zinco si lega ai recettori delle cellule della bocca e della gola, bloccando il virus del raffreddore e la sua diffusione. Lo zinco si presenta in varie forme, ma le pasticche sono sicuramente le più efficaci. Senza contare che spray nasali e tamponi potrebbero danneggiare l'olfatto.
2° Mito. Il miele cura le allergie
La teoria che il miele può curare dalle allergie si basa sul fatto che le api raccolgono il polline (principale causa delle allergie) che finirà poi accidentalmente nel miele. Consumando il miele, prendiamo anche una piccola dose di polline, che può stimolare il sistema immunitario e ridurre le allergie. Ma il polline raccolto dalle api non è sufficiente a fare la differenza. Inoltre, finora non ci sono studi scientifici a confermare che il miele allevia i sintomi dell'allergia. Il miele, però, può aiutare a lenire la tosse. I ricercatori della Penn State University hanno testato, infatti, che il miele è più efficace del destrometorfano, l'ingrediente attivo nella maggior parte dei farmaci come sedativo per la tosse.
3° Mito. I latticini favoriscono l'influenza
Alcune persone quando sono ammalate evitano i latticini perché pensano di favorire l'influenza. Questa teoria non è stata ancora scientificamente respinta né confermata. Sono stati solamente fatti dei test per cui utilizzando una bevanda a base di soia con caratteristiche simili al latte, i soggetti hanno subito le stesse modifiche di quelli che hanno bevuto il latte di mucca. Quindi, continuate a bere tranquillamente latte: contiene vitamina D, un valido supporto per il sistema immunitario.
4° Mito. Le bevande multivitaminiche impediscono di ammalarsi Quando sulle bevande multivitaminiche troviamo ad esempio vitamine A, C, E, zinco e altri nutrienti, è vero che sono tra le vitamine e i minerali di cui il nostro sistema immunitario ha bisogno, ma vanno assunte con moderazione. Se si esagera con le quantità, potrebbero essere addirittura dannose, oltre che inefficienti, per la nostra salute. Fate attenzione, dunque, a prendere bevande multivitaminiche solo se ne avete realmente bisogno. Al posto delle bevande ricche di vitamine e sali minerali, provate semplicemente un multivitaminico quotidiano, sarà un supporto utile soprattutto in questo periodo dell'anno.
Buona Giornata
Roberto
Più è morbida più inquina
Anche la carta igienica inquina. Soprattutto quella troppo bianca e morbida. É quanto emerge da un recente studio di Greenpeace che ha classificato i principali produttori americani di rotoli e rotoloni in base all'impatto sull'ecosistema.
Come molti altri tipi di carta, anche la carta igienica è mix di carta nuova prodotta a partire dalla cellulosa degli alberi, e carta riciclata. Più è alto il contenuto di fibra nuova più la carta risulta essere morbida e soffice. Secondo Greepeace gli americani, nonostante la maggior sensibilità ai temi ecologici, sono tra i maggiori consumatori mondiali di carta supersoffice: solo il 2% dei produttori d'oltreoceano utilizza infatti materiale riciclato. Molto poco, soprattutto se paragonato al 20% dei marchi europei.
A fare le spese di tutta questa morbidezza sarebbero le foreste secolari del Canada e del Sud America: meno della metà della polpa impiegata per produrre carta igienica proviene infatti da boschi coltivati. Il resto deriverebbe da antiche foreste di seconda crescita, essenziali nell'assorbire il diossido di carbonio, uno dei maggiori responsabili del riscaldamento globale.
Ma a rischio non ci sono solo i boschi: convertire un albero in carta richiede infatti molta più acqua di quella che serve per ottenere fibra dalla carta già prodotta e, come se non bastasse, per offrire carta bianchissima molti ricorrono a candeggianti a base di cloro.
La crisi economica sta però facendo sentire i propri effetti anche tra gli scaffali del supermercato: secondo le ultime stime negli USA le vendite di carta pregiata sono diminuite di oltre il 7% a tutto vantaggio della carta riciclata, sicurmente più impattante sulla pelle ma meno pesante per l'ambiente e il portafogli.
E mentre si dibatte sulle qualità tattili della carta igienica, un'azienda giapponese, la Nakabayashy di Tokyo, lancia sul mercato il primo riciclatore di carta da ufficio: un grosso marchingegno che converte i fogli usati da stampanti e fotocopiatrici in carta da toilette.
La macchina ha una capacità di produzione di circa 2 rotoli l'ora a partire da 1800 fogli A4 e pesa 600 kg. Unico neo il prezzo, che per ora si aggira sugli 80.000 euro.
Buona Giornata
Roberto
17 novembre 2011
Le sigarette antincendio ???
Che il fumo provochi il cancro e le sigarette uccidano oltre mezzo milione di persone ogni anno in Europa sono verità ormai appurate. Tuttavia pochi fumatori sanno che nello stesso lasso di tempo le sigarette causano circa 30mila incendi con un bilancio stimato in mille vittime e 4.000 feriti. Per limitare i rischi di incendi involontariamente causati dai fumatori, la Commissione Europea ha stabilito che nel nostro continente saranno vendute esclusivamente sigarette «con ridotta propensione alla combustione» già ribattezzate dalla stampa firesafe cigarettes, «sigarette antincendio».
Ma come funzionano ? L'imposizione scatta da oggi ma le sigarette a bassa infiammabilità sono in commercio in Europa già da agosto. La differenza rispetto alle sigarette normali fino a ieri in commercio è la riduzione della propensione alla combustione, cioè della capacità di una sigaretta lasciata accesa di provocare un incendio. Lungo la cartina della sigaretta sono stati inseriti due anelli di carta più spessa che riducono l'apporto di ossigeno. Nel momento in cui una persona incautamente non spegne la sigaretta, ma smette di fumarla e la lascia incustodita, oppure la getta ancora accesa, il tabacco brucerà finché non raggiungerà uno di questi due anelli che provocherà l'automatico spegnimento della sigaretta. La sigaretta antincendio brucia più lentamente e quindi diminuisce anche la possibilità che una sigaretta spenta male possa trasmettere fuoco ad alberi, a mobili e a qualsiasi oggetto combustibile.
E se smettessimo ?
Buon Serata
Roberto
16 novembre 2011
Bugie in chat...uomini e donne alla pari.
Gli uomini raccontano più bugie delle donne, ma la menzogna è praticata abitualmente da entrambi i sessi che frequentano i siti d'appuntamenti online. E' ciò che emerge da un sondaggio effettuato dall'agenzia di ricerca OpinionMatters su un campione di 1000 persone, adulte e non sposate e commissionato da Beatifulpeople.com, il celebre sito internazionale d'incontri a cui possono iscriversi solo persone belle dopo aver superato un dura selezione. La ricerca dimostra che gli uomini, per apparire più affascinanti, mentono principalmente sul loro lavoro, sulla propria altezza e in generale sul fisico (spesso descritto come quello di un atleta) mentre le donne nascondono il loro vero peso, l'età e le proprie forme.
GLI UOMINI - Nell'epoca dell'edonismo virtuale gli uomini appaiono vanitosi ed egocentrici, ma alle partner multimediali raccontano bugie soprattutto sulla propria occupazione. Circa il 40% dichiara di guadagnare più di quanto realmente intasca solo per far apparire il proprio lavoro più interessante (di solito affermano di lavorare nella sanità, nella finanza o nel cinema). Seguono a ruota bugie legate all'altezza (i maschietti si aggiungono sempre qualche centimetro in più) e al peso (di solito chi è in carne si toglie qualche chilo, mentre chi è molto magro preferisce presentarsi più tonico). Tanti uomini sulle chat online millantano di avere un fisico atletico e sportivo e allo stesso tempo raccontano di vivere in una condizione economica privilegiata. Spesso dichiarano di avere un ruolo più importante di quello che realmente svolgono in azienda e alcuni per sedurre le partner multimediali raccontano di essere amici di celebrità dello star-system. Bugie meno comuni, ma presenti nella top ten dedicata alle menzogne degli uomini, sono quelle di chi dichiara di avere un assistente personale o di chi confessa di lavorare nel mondo cinematografico.
LE DONNE - Le bugie del gentil sesso sono legate soprattutto all'aspetto fisico. La menzogna più ricorrente di una donna che frequenta un sito d'incontri è legata al peso (il 58% dichiara di avere qualche chilo in meno), ma tante si presentano al partner di chat più giovani (una donna su cinque invia vecchie foto per apparire più attraente) e con forme più avvenenti. Non mancano bugie legate all'altezza e alla propria condizione economica e sono tante le donne che mentono sulla taglia del proprio seno. Anche tanti membri del gentil sesso raccontano falsamente di avere un lavoro glamour e di conoscere personaggi famosi. Meno frequenti, ma comunque presenti nella top ten, sono coloro che dichiarano di avere un assistente personale e di lavorare nel mondo dell’intrattenimento.
CAMPO MINATO - Greg Hodge, amministratore delegato di Beautiful People.com, analizza con ironia il sondaggio: «L'industria dei siti d'incontri è davvero un campo minato – dichiara il Ceo al Telegraph di Londra -. Sono tante le persone che mentono pur di apparire migliori. E spesso capita che siete convinti di aver organizzato un appuntamento con una bella ragazza e quando poi la incontrate vi sembra di avere davanti sua sorella, solo che è più grassa e più vecchia della persona che vi aspettavate. Così la fiducia è perduta e il primo appuntamento diventa anche l'ultimo».
Australiani...pendolari.
MILANO – Sareste disposti a svegliarvi un’ora prima e prendere il treno alle 6 di mattina pur di non pagare il biglietto? Lascereste la vostra auto in garage se vi offrissero un abbonamento gratuito ai mezzi pubblici? In Australia, nello stato di Sydney, gli amministratori pensano che viaggiare gratis sui treni all’alba possa essere un forte incentivo a non accalcarsi nell’ora di punta. Convincendo gli abitanti a cambiare abitudini, oltretutto, potrebbero risolvere il problema della congestione stradale nelle ore calde della giornata, ridurre il numero di auto in circolazione e aiutare l’ambiente. Infrastructure NSW, l’ente strumentale del governo del Nuovo Galles del Sud appena nato e impegnato a definire le priorità statali sul tema delle infrastrutture, ha lanciato la sua proposta, adesso al vaglio del governo locale: offriamo a chi deve arrivare in centro il treno gratis. Ma solo se ci si muoverà entro le 7 di mattina.
LA RICERCA – Questa proposta è supportata anche dai risultati di una ricerca condotta nel 2010 dalla Southern Cross University, presentata nel corso dell’Australasian Transport Research Forum e riportata dal Sydney Morning Herald: già proponendo uno sconto sui trasporti del 30 per cento, un 15 per cento di viaggiatori sarebbero disposti ad anticipare il loro viaggio verso il lavoro o il luogo di studio di almeno 30 minuti, mentre un temerario 4 per cento partirebbe da casa anche un’ora prima per spendere meno. Certo, molti non possono comunque permettersi di cambiare ritmi di vita e orari in funzione di uno sconto: bambini da accudire e accompagnare a scuola, turni di lavoro con esigenze particolari sono alcune delle cause principali di una scarsa elasticità nei tempi.
L’ULTIMO TRENO – Forse anche per questo motivo, simili tentativi da parte di amministrazioni locali passate non sono mai riuscite ad arrivare alla loro realizzazione. Ma anche all’interno degli orari «gratuiti», in passato si sono creati ugualmente ingorghi: per esempio, mettendo a disposizione una serie di treni pendolari senza pagare il biglietto, la folla si concentrava tutta sull’ultimo disponibile, quello più vicino agli orari «normali» di viaggio, lasciando le corse precedenti completamente deserte. O ancora, lo specchietto dei trasporti gratuiti verso il centro della città di Sydney spingeva ad affrontare il viaggio anche chi normalmente sarebbe rimasto a casa in quegli orari, creando ulteriore traffico.
LA STRATEGIA – L’idea del treno gratuito per incentivare l’abbandono dell’auto è parte di una piano ventennale allo studio dell’ente australiano dedito ai miglioramenti nelle infrastrutture di tutto lo stato. Insieme con accessi tariffari facilitati per i viaggiatori che scelgono i mezzi pubblici, la strategia dello stato prevede anche di inasprire i prezzi dei tratti autostradali e dei pedaggi per raggiungere il centro di Sydney in automobile. E tra le molte proposte, questa volta meno popolari rispetto ai treni gratis, si parla anche di sistemi tariffari differenziati a seconda delle ore prescelte: chi viaggia in auto all’ora di punta (ma anche in treno o in bus), potrebbe presto pagare di più rispetto a chi ha la fortuna di andare al lavoro in orari meno inflazionati.
Si può fare ?
Roberto
14 novembre 2011
Il Kamasutra dell'Infedele.
L’infedeltà è un pianeta misterioso che stuzzica sempre di più. Una delle curiosità più intriganti in proposito fa chiedere: ma lei, nel letto con il suo amante, si comporta come con il marito? Ovvero: il fatto di trovarsi in compagnia di un uomo diverso genera comportamenti differenti oppure le abitudini consolidate vengono riproposte anche fuori dal rapporto stabile?
Lo staff del sito Incontri-Extraconiugali.com, portale specializzato in incontri per persone sposate, ha svolto un’indagine in proposito: dal sondaggio è emerso che per le donne la relazione extraconiugale ha una serie di caratteri propri e specifici, nella maggior parte dei casi molto differenti da quelli che contraddistinguono la storia ufficiale. La relazione "istituzionale", infatti, vive anche e soprattutto di situazioni che richiedono tenerezza, baci e carezze. Quando invece ci si trova in compagnia dell’amante subentra invece quel pizzico di trasgressione che rende piccante il rapporto clandestino. In particolare, le stesse donne che con il proprio partner dichiarano di apprezzare nell'amore le posizioni più “tradizionali” e che concedono una maggiore intimità (ad esempio che consentono di guardarsi negli occhi durante il rapporto), preferiscono abbandonarsi con l'amante a situazioni più passionali e inconsuete.
Da questo punto di vista il 36% delle donne dichiara di preferire, durante l’incontro "fedifrago", le posizioni che consentono loro di stare sopra e dettare i ritmi, mantenendo il controllo del rapporto. Insomma, in questo modo si sentono dominatrici della situazione e nello stesso tempo creano una situazione ideale dal punto di vista fisico. Tra l’altro si tratta di posizioni più facili da mettere in pratica anche in automobile, per necessità uno dei luoghi più popolari per gli incontri clandestini.
Al secondo posto, con il 27% delle preferenze, si classificano le posizioni che consentono lo svolgimento del rapporto in piedi, altra caratteristica frequente degli incontri extra-coniugali, spesso consumati in posti inconsueti. Infatti, mentre il letto è per lo più identificato come il luogo dell’amore nuziale, incontrarsi con il partner in luoghi insoliti e preferibilmente, appunto, in piedi, regala al rapporto adulterino un maggiore slancio passionale.
La medaglia di bronzo di questa ideale classifica spetta, nel 22% dei casi, ai rapporti nei quali danno le spalle all’amante, in particolare con posizioni laterali o nelle quali gli amanti si ritrovano sdraiati l’uno sull’altra. Molto apprezzata in questi casi la presenza di specchi o di altre superfici riflettenti che consentano di vedersi durante il rapporto.
Le preferenze femminili, quindi, non sembrano riservare grandi sorprese. "Quanto dichiarato è perfettamente in linea con il tradimento visto come scappatella per distrarsi dalla monotonia e dalla routine della vita coniugale quotidiana. Risulta quindi perfettamente sensato e comprensibile che tale voglia di novità e di un maggiore slancio passionale si concretizzi anche sotto le lenzuola”, conclude lo staff di Incontri-Extraconiugali.com.
Mi chiedo perchè cercare "fuori" quello che potremmo trovare anche in casa parlandone con il partner ?
Buona Giornata
Roberto
11 novembre 2011
Superstiziosi ?
I superstiziosi sono avvertiti da giorni: l'11 novembre 2011 è giorno palindromo, ovvero una data costituita da una particolare serie di numeri che non cambiano se li si legge nei due sensi. Per qualcuno è un segno negativo, per altri è un segno di fortuna: per noi ora è l'occasione per una riflessione sulle convinzioni in materia di fortuna e sfortuna. Uno dei luoghi in cui si espongono con maggiore frequenza amuleti, cornetti di corallo e santini è l'automobile, con specchietti retrovisori e cruscotti in pole position.
Il primo dato di fatto è che la scaramanzia su quattro ruote non è morta, anche se ci si crede con minore convinzione.
Lo riferisce Chiarezza.it, il portale online di confronto tra polizze assicurative, dopo aver realizzato un sondaggio per scoprire le abitudini scaramantiche degli italiani quando si trovano al volante. Secondo i risultati del sondaggio il 60% degli intervistati ammette di credere a riti e superstizioni, ma dichiara di non lasciarsi influenzare più di tanto.
Non manca a dire il vero uno zoccolo duro, pari a circa il 10% del campione, che non nasconde una vera e propria dipendenza da amuleti e gesti scaramantici anti iella. A fare da contraltare c'è una quota del 30% che si dichiara completamente immune a queste pratiche.
Insomma, in auto la superstizione è dura a morire, anche se accompagnata da coscienza e consapevolezza. Il 73%, infatti, ritiene che i portafortuna non siano indispensabili, mentre il 25% sostiene di essere molto affezionato ai suoi amuleti. Resiste anche un inossidabile 1,7% che non si mette alla guida senza la benedizione del talismano prescelto.
I portafortuna più gettonati sono i “ninnoli” appesi allo specchietto (13,5%): dai dadi di peluche, ai gadget o ai pupazzetti di ogni genere e foggia. Un po' superato è invece il classico cornetto rosso (3,8%), ancora però particolarmente amato dai guidatori partenopei. Solo l’1,9% manifesta attaccamento a simboli religiosi come rosari, crocifissi e immagini sacre: più diffusi sono invece i gadget legati alla squadra del cuore, presenti sul 3,9% delle auto degli intervistati. Ma qui la fantasia regna sovrana, con coccinelle, quadrifogli, disegni dei bambini, foto dei propri cari, scritte che esortano a moderare la velocità, folletti, collane e pendenti. E' curioso anche il fatto che ancora resiste un 1,9% convinto che un CD, grazie al riflesso, riesca a impedire agli autovelox la lettura della targa.
"Questa indagine apparentemente molto ‘leggera’ conferma la consapevolezza che gli italiani hanno dei rischi che si corrono quando ci si trova al volante", ha dichiarato Serena Cellamare, Responsabile Comunicazione di Chiarezza.it. “Un cornetto rosso attaccato allo specchietto dà sicuramente un tocco di colore all’abitacolo: l’importante è che chi si mette alla guida presti attenzione a tutte quelle misure di sicurezza che garantiscono la prevenzione di incidenti ed episodi spiacevoli, spesso causati da piccole disattenzioni e dalla poca prudenza”.
Buona giornata
Roberto
08 novembre 2011
Le piccole pesti d'Europa
I bambini italiani sono i meno amati dagli albergatori europei. L'associazione Donne e qualità della vita ha chiesto a 500 proprietari di hotel in tutto il continente quali fossero i bimbi meno graditi nelle loro strutture: il 66% di questo campione ha indicato gli italiani.
I più amati, invece, sono i figli degli svedesi: il 27% degli albergatori ne apprezza l'educazione e il rispetto. Al secondo posto i piccoli danesi, al terzo gli svizzeri. Bella figura anche per gli irlandesi e gli inglesi, mentre ai livelli più bassi della classifica della maleducazione infantile, con gli italiani, ci sono spagnoli e russi.
Confusione, caos e impertinenza: ecco i motivi per questa ostilità nei confronti dei nostri bambini. Secondo il 22%, il principale problema è la troppa vivacità: parolacce, rumori molesti, urla, capricci, sia negli spazi comuni che nelle stanze private. Il 17% lamenta addirittura danni alle strutture, come la distruzione di mobili o oggetti e scritte sui muri. Non va meglio a tavola, dove il 15% degli intervistati ha individuato chiari sintomi di cattiva educazione, come volume troppo alto della voce e corse tra i tavoli. Non manca l'ascensore nella lista delle lamentele: secondo il 12% degli albergatori, i nostri bimbi la usano come un divertente gioco. Infine, secondo il 9%, c'è anche il problema del volume troppo alto della Tv nelle stanze.
Non tutti gli italiani sono uguali. I peggiori sarebbero, quasi a pari merito, i piccoli romani(19%) e i milanesi (17%). Dopo vengono napoletani (14%), torinesi (13%), bolognesi (11%), baresi (10%), palermitani (8%) e calabresi (7%). I virtuosi sono invece i fiorentini, gli umbri e i veneziani.
Capitolo buone maniere: come dobbiamo farli comportare, i bimbi, per non fargli fare la figura dei cafoni? La prima regola da seguire è niente rumori molesti. Non soltanto negli ambienti comuni ma anche all'interno delle stanze. E questo vale non solo per urla e strepiti ma anche per il volume di televisione, telefono e radio. Secondo aspetto importante, i corridoi: non si corre e non si gira in pigiama. Punto terzo: niente furti e fare attenzione a non rompere nulla. Quarto: essere gentili con il personale. Quinto: a tavola non abusare del buffet. Infine: al ristorante non si ciondola tra i tavoli.
Buona Giornata
Roberto
06 novembre 2011
Il "gomito del tennista" è out !
"C'erano una volta i dolori tipici della casalinga e il gomito del tennista...". Così potrebbe iniziare una moderna favola sui mali contemporanei. Oggi infatti la tecnologia gioca un ruolo importante nella vita di tutti i giorni, a prescindere dalla professione che si svolge. Ma la conseguenza è che porta con sé una lunga serie di nuovi e inaspettati malanni.
A lanciare l'allarme per primi sono stati i chiropratici inglesi, esperti di medicina alternativa che si sono ritrovati negli ultimi anni a dover affrontare i danni inaspettati di smartphone e cellulari: sono sempre più numerosi i casi di pollice da sms o di collo da cellulare. Parliamo di minacce inattese ai nostri arti causate, nella maggioranza dei casi, da movimenti o da posizioni sbagliate. Le molte ore passate a rispondere agli sms, a parlare al cellulare mentre si fa altro o più semplicemente davanti a un pc provocherebbero precisi dolori ai polsi, al collo e alla schiena.
Obbligare il corpo a posizioni innaturali, come quelle che si adottano spontaneamente quando si guarda un monitor o si scrive sulla tastiera, per molto tempo senza muoversi, induce a un affaticamento e al conseguente irrigidimento dei muscoli. Ripetere lo stesso movimento in maniera meccanica, come quando si digita sul cellulare o si usa il mouse per molte ore, affatica e usura le articolazioni. Queste due macro-categorie di comportamenti a lungo andare possono essere non solo la fonte di dolorose infiammazioni, ma anche la causa di danni permanenti.
Il fastidio fisico, a causa del comportamento intelligente del nostro corpo che cerca di compensare, tende poi a diffondersi e quindi a scendere dal collo verso le spalle e la schiena, per esempio. E nei casi più gravi sono in agguato vere e proprie forme precoci di artrite. I soggetti più a rischio sono i bambini e gli adolescenti, il cui sistema fisico è ancora in divenire. Nei più giovani infatti il peso della testa è ancora sproporzionato rispetto al resto del corpo e quindi tutti gli sforzi producono effetti maggiori che negli adulti.
Una particolare patologia che è entrata di diritto nel novero dei casi classificati dai medici è quella del cosiddetto "texter's thumb" ossia il pollice di chi scrive sms. Riconosciuto come una forma di dito a scatto, è una vera e propria forma di tendinite che affligge soprattutto i ragazzi dediti al costante uso di messaggini e simili, tanto che è stata fissata una soglia di sms oltre la quale si viene considerati a rischio: tra gli 80 e i 100 al giorno. Oltre al numero, che rimane un parametro indicativo, chiaramente è molto importante anche la lunghezza dei singoli messaggi.
I modi con cui vengono solitamente affrontate queste situazioni consistono in una dose di antidolorifici o al massimo in qualche massaggio, mentre solo nei casi più gravi si parla di fisioterapia. Bisognerebbe ricordare invece che mai come in materia di salute, prevenire è meglio che curare, per cui sarebbe bene evitare posture sbagliate e posizioni scomode o forzate.
Ad ogni modo la cosa migliore rimane fare una pausa ogni tanto. Staccare e dare modo ai propri muscoli, oltre che alla propria testa, di rifiatare, di muoversi e allentare la pressione. Così facendo si potrebbero evitare non solo dolori articolari, ma forse anche tanti fastidiosi mal di testa.
Un altro aspetto meno serio, ma che non mancherà di impensierire molte persone è quello che in gergo viene chiamato "rughe d'espressione". Il risultato di un'attività emotiva intensa, e resa sempre più pressante grazie alla costante interconnessione garantita dalle nuove tecnologie, può portare al formarsi di rughe in quei punti della faccia che utilizziamo con maggiore frequenza. Gesti ripetitivi infatti possono portare all'apparire anche su un viso giovane le temute "zampe di gallina" o la raggiera intorno alla bocca. Per evitare che questa avvenga bisognerebbe prima di tutto cercare di rilassarsi e controllare i propri impulsi, e poi eventualmente pensare di attuare una vera e propria ginnastica per mantenere il tono dei 54 muscoli della faccia.
04 novembre 2011
Quanto costerebbe il carburante senza tasse ?
E' di questi giorni l'annuncio di un ulteriore aumento delle "accise" sui carburanti deciso dall'Agenzia delle Dogane per far fronte alle recenti inondazioni che hanno colpito Liguria e Toscana e che hanno portato il Governo a dichiarare lo "stato di emergenza".
La tassa, che resterà in vigore fino al 31 dicembre prossimo, prevede un aumento di 8,9 Euro ogni mille litri di benzina e gasolio acquistati e, nella pratica, si traduce con un aumento alla pompa di 1 - 1,1 centesimi al litro. Ma come funziona la tassazione italiana sui carburanti? Oltre all'IVA del 21% sono infatti comprese non poche tasse "extra" che nel corso dei decenni si sono sommate per coprire i costi di svariate "emergenze": guerre, inondazioni, terremoti e crisi varie.
La storia inizia nel lontanissimo 1935, quando il Regime Fascista decise di scatenare la guerra per la conquista dell'Etiopia. Per far fronte alle sanzioni comminate per questo atto dalla Società delle Nazioni, il Governo decise di introdurre una tassa di 1,9 lire per ogni litro di carburante acquistato.
Nel corso degli anni si è ricorso molte altre volte a tale strumento, con questa cronologia degli eventi più importanti:
0,007 Euro per la crisi di Suez del 1956
0,005 Euro per il disastro del Vajont del 1963
0,005 Euro per l'alluvione di Firenze del 1966
0,005 Euro per il terremoto del Belice del 1968
0,051 Euro per il terremoto del Friuli del 1976
0,039 Euro per il terremoto dell'Irpinia del 1980
0,106 Euro per la guerra del Libano del 1983
0,011 Euro per il finanziamento della missione UNMIBH in Bosnia Erzegovina del 1996
0,020 Euro per il rinnovo del contratto degli "autoferrotranvieri" del 2004
0,005 Euro per l'acquisto di autobus ecologici nel 2005
0,007 Euro per il finanziamento alla cultura nel 2011
0.040 Euro per far fronte all'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011
E ad emergenza rientrata? Ovvio: non si tocca nulla, gli aumenti restano e gli automobilisti di oggi continuano a pagare le "crisi" di oltre 50 anni di Storia. Alla fine la somma di tutte le accise ci costa 0,6221 Euro in più per ogni litro di benzina e 0,4811 Euro per ogni litro di gasolio. Considerando un prezzo alla pompa di circa 1,64 Euro/litro e togliendo l'IVA del 21%, si scopre che un litro di "verde" costerebbe, senza l'intervento dello Stato, soli 0,733 Euro/litro.
Facciamo due conti ?
Buona Giornata
Roberto
03 novembre 2011
Le 10 domande per capire se siete felici
LONDRA - Il governo britannico non vuole soltanto il voto ovvero il sostegno dei suoi cittadini. Vuole anche che siano felici: certo ragionando che non c'è un sostenitore più fedele di quello che si alza la mattina contento della propria vita. Per questo il primo ministro David Cameron ha deciso di lanciare un "sondaggio sulla felicità", con una lista di dieci domande da inviare a tutti gli abitanti del Regno Unito per misurarne per l'appunto "l'indice della felicità".
Siete soddisfatti della vostra vita? Siete soddisfatti di vostra moglie (o di vostro marito)? Come giudicate la vostra salute fisica e mentale? Avete un lavoro e ne siete soddisfatti? Siete contenti di vivere nel vostro quartiere e avete paura del crimine? Siete soddisfatti del vostro salario? Avete ricevuto una buona istruzione? Vi fidate dei politici nazionali e locali? Queste sono le principali domande del sondaggio, cui se ne aggiungono altre sullo stato dell'economia e dell'inquinamento, le cui risposte provengono dalle statistiche ufficiali.
Lo stato ha speso due milioni di sterline e impiegato un anno per preparare questa iniziativa. L'opposizione afferma che è una perdita di denaro e di tempo. Ma Cameron, accogliendo le raccomandazioni di due premi Nobel per l'Economia (Joseph Stiglitz e Amartya Sen), è convinto che il progresso di un paese non si misura soltanto in termini di prodotto interno lordo e tasso di disoccupazione, bensì anche su come e quanto i cittadini sono in grado di godersi la vita.
Un modo per portare in Europa quel "diritto alla felicità" che un popolo più ottimista, e forse anche un po' più ingenuo, come gli americani hanno voluto scrivere nella propria carta costituzionale.
Proviamo ?
Buongiorno
Roberto
02 novembre 2011
Lifting per cani...ma loro che ne pensano ?
numeri sono sorprendenti: Petplan, una delle maggiori compagnie assicurative per cani del Regno Unito, ha stimato che negli ultimi 3 anni sono aumentate del 25% le operazioni di rinoplastica ai cuccioli inglesi, per una spesa totale di 1,7 milioni di euro nel 2010. Oltre un milione di euro è stato versato dalla compagnia per i lifting alle palpebre e un quarto di milione per interventi dentali. Se alcune di queste procedure sono curative (è il caso di Shankly, lo Shar-pei di Wellington finito sul Daily Mail, i cui occhi erano completamente coperti dalle pieghe e che quindi non poteva più vedere), in molti casi sono dettate dalla vanità di padroni insicuri. Negli Stati Uniti, dove secondo l'American Veterinary Medical Association ci sono 17 milioni di cani sovrappeso (il 40% del totale), esistono cliniche, come quelle di Austin, in Texas, che pubblicizzano sui loro siti interventi di liposuzione per cani.
La mania non risparmia il Vecchio Continente: nel 2007 l'Agenzia Europea di Valutazione del Farmaco ha registrato lo Srentrol, il primo farmaco della Pfizer per il trattamento dell'obesità nel cane adulto, approvato pochi mesi prima oltreoceano dalla Food and Drug Administration. E cosa dire dei Neuticles, i finti testicoli in silicone per l'autostima del cane, inventati da Gregg A. Miller, di Oak Grove, in Missouri? «Devo dire che da noi non c'è grande richiesta. Comunque il concetto della gratificazione del cane legata ai testicoli è una bischerata» afferma il toscanaccio Marco Melosi, da 30 anni veterinario e oggi vice presidente dell'Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani. «I testicoli in silicone" continua "sono deontolgicamente vietati perché la ragione per cui venivano richiesti è la partecipazione alle mostre canine. Venivano messi in modo fraudolento a quei cani in cui uno o entrambi i testicoli non erano scesi. Questa pratica è vietata anche per legge». La normativa a cui si riferisce è l'ordinanza dell'onorevole Francesca Martini del 2009, ripresa nel 2011, che ha anche posto fine ai tagli di orecchie e code per scopi estetici, con buona pace di alani, dobermann e boxer. «Queste operazioni non sono mai richieste dal cane», scherza, amaro, Melosi.
Razza umana brutta gente !!!
Buongiorno !!!
Roberto
Curiosità sui nomi delle vetture.
I nomi delle auto hanno provenienze tra le più disparate, possono spaziare dalle semplici operazioni di marketing a delle invenzioni più o meno casuali. Una fetta importante, anche se recentemente un po' trascurata è quella di denominare le vetture secondo indicazioni "geografiche", cioè con nomi di città o, più raramente, di interi Stati. Ecco una breve rassegna di alcune tra le più importanti e significative.
Lancia Aprilia
Prodotta tra il 1937 e il 1949, fu l'ultima vettura della Casa ad essere prodotta sotto la guida di Vincenzo Lancia, il quale però non riuscì a vedere il primo modello uscire dalla fabbrica a causa della morte prematura. Montava in origine un motore quattro cilindri da 1.352 cc per 47 CV di potenza e una velocità massima limitata, per volontà di Lancia stesso, a 125 Km/h. Il nome era un omaggio alla cittadina della pianura pontina, appena fondata dopo la conclusione della bonifica del territorio.
Ford Torino-Gran Torino
Prodotta dal 1968 al 1976, è stata per anni l'icona della classica "muscle car" americana; era spinta da propulsori V8 con dimensioni variabili tra i 4.9 e i 7 litri. La versione più diffusa proponeva un motore da 5.800 cc per 165 CV che permetteva una velocità massima di 180 Km/h. La versione GT (Gran Torino) è stata protagonista della leggendaria serie TV "Starsky e Hutch" e del bellissimo film di Clint Eastwood del 2008. Il nome era un ovvio omaggio a quella che gli americani consideravano la "Detroit d'Italia".
Ford Cortina
Prodotta nel ventennio 1962-1982, era stata pensata come una spaziosa vettura per famiglie; la prima serie era spinta da motori da 1.197 cc e 1.499 cc, con potenze che arrivavano ai 78 CV. Il nome derivava dalla famosa località sciistica sede delle Olimpiadi invernali del 1956 e per il lancio pubblicitario alcuni modelli vennero fatti scendere dalla pista di bob costruita per quell'occasione.
Bentley Mulsanne
Tipico esempio di modello extra-lusso realizzato dalla storica Casa inglese, fu costruita dal 1980 al 1992 (in foto la versione recentemente rinnovata) e montava un propulsore V8 da 6,75 litri che permetteva a questa vettura lunga più di cinque metri di raggiungere i 208 Km/h con un'accelerazione 0-100 Km/h di dieci secondi. La sua denominazione deriva dalla cittadina francese il cui territorio è attraversato da uno dei tratti più veloci della 24 Ore di Le Mans, gara nella quale la Bentley ha trionfato cinque volte.
Seat Ibiza
Uno dei modelli storici della Casa di Martorell; è sul mercato dal 1984 e ha venduto finora più di quattro milioni di esemplari. La prima serie montava propulsori con potenze dai 44 ai 105 CV, mentre l'ultima, uscita nel 2008, può vantare motori che arrivano anche a 180 CV. Il nome deriva dalla famosa isola dell'arcipelago delle Baleari.
Maserati Indy
Disegnata da Virginio Varo, fu prodotta nel quinquennio 1969-1974 in poco più di 1.100 esemplari. Tra le motorizzazioni disponibili spiccava quella dotata del V8 da 4.9 litri che, forte di ben 320 CV, poteva arrivare alla velocità di punta di 265 Km/h. Il suo nome è il diminutivo della città americana di Indianapolis, sede della leggendaria 500 Miglia che venne vinta dalla Casa italiana nel biennio 1939-1940.
Dodge Monaco
Prodotta ininterrottamente per 13 anni (dal 1965 al 1978), questa vettura di 5,42 metri è stata una delle vetture più famose del grande schermo: la "Bluesmobile" del film Blues Brothers era infatti una Monaco, dotata di un motore V8 che erogava ben 375 CV.
Ferrari California
Una delle Ferrari più belle degli ultimi anni, questa granturismo monta un motore V8 da 4,3 litri da 460 CV. Riesce ad arrivare a 310 Km/h e, grazie anche al dispositivo "Launch control", ferma il cronometro nello scatto 0-100 Km/h a soli 3,9 secondi.
Alfa Romeo Montreal
La coupé prodotta dal 1970 al 1977 in quasi 4.000 esemplari nacque come una "concept car", presentata in occasione dei festeggiamenti per il centenario della nascita della Federazione Canadese, svoltasi appunto a Montreal nel 1967. Il motore era un V8 da 2,6 litri che sprigionava una potenza di 197 CV per una velocità massima di 225 Km/h.
Chevrolet Malibù
Questo pezzo di storia americana venne prodotto dal 1964 al 1983 con varie motorizzazioni, per poi riemergere nel 1997 con una versione moderna. Nella sua prima generazione era dotata di motori V8 con potenze che potevano arrivare fino a 350 CV. Il suo nome deriva dalla famosa cittadina della California, set naturale per moltissimi film e serie tv.
Buona Giornata
Roberto
01 novembre 2011
Novità per le "maxi taglie".
Gli esperti la chiamano “globesity”: è l'epidemia di obesità che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con numeri e mortalità in costante crescita. La popolazione italiana è tra quelle in Europa ad avere la più alta incidenza di obesità: secondo i dati Istat, ci sono 20 milioni di persone in sovrappeso e 5 milioni obese, con un'incidenza maggiore al Sud (ma in crescita al Nord-Ovest), in leggero aumento negli uomini.
Nemmeno i bambini sono risparmiati: a 8 anni, il 36% è troppo grasso. Nonostante lo scenario sia così allarmante, non sempre le strutture sanitarie risultano adeguate e pronte ad affrontare il fenomeno: solo lo 0,4% degli obesi patologici italiani ha la possibilità di intervenire anche a livello chirurgico nell'ambito di un approccio multidisciplinare.
Per dare risposta a questa urgenza è stato inaugurato oggi a Milano l'Istituto Nazionale per la Chirurgia dell’Obesità (INCO), all’interno dell'Istituto Clinico Sant'Ambrogio: un centro di eccellenza con 12 posti letto. L'equipe chirurgica multidisciplinare comprende anche dietista e psicologo perché l' obesità - legata allo stile di vita - richiede un approccio clinico che tenga conto anche di questi aspetti.
“Non per tutti gli obesi la chirurgia definita bariatrica rappresenta la cura migliore – spiega il professor Alessandro Giovanelli, direttore del centro – per molti casi è possibile eseguire una restrizione gastrica per mangiare meno, che si ottiene attraverso il bendaggio gastrico o il palloncino intergastrico. Gli interventi malassorbitivi che puntano invece a far assimilare meno ciò che si mangia, sono la diversione biliopancreatica e il bypass biliointestinale. Infine ci sono gli interventi ormonali, come il bypass gastrico e la sleeve gastrectomy, che consentono di modificare l'assetto metabolico e la produzione delle sostanze che agiscono sul senso di fame».
Molto importante anche il fatto che le diverse tipologie di intervento identificate dagli specialisti sono accessibili a tutti: le cure sono rimborsate dal servizio sanitario nazionale.
"Un altro fatto importante è che più della metà dei pazienti obesi è esposta a rischio di diabete di tipo 2, un fatto costoso per il ssn: con il calo di peso associato alle variazioni metaboliche si ottiene il controllo o la guarigione dal diabete stesso» aggiunge Giovanelli. Molti pazienti arriveranno da tutta Italia? Nessun problema: il centro coordinerà una rete nazionale di strutture affiliate per assicurare su tutto il territorio nazionale la continuità assistenziale.
Buona Giornata
Roberto
Buone notizie dai Biocarburanti.
Crescono le vendite di biocarburanti nell'Ue e anche l'Italia accelera sui biocarburanti, provando a seguire i Paesi piu' attenti alla sostenibilita' ambientale con l'obiettivo di migliorare la produzione interna di energia con progetti come quello sull'etanolo da biomassa lignocellulosica.
Nell'Unione europea, a valle delle Direttive 28 e 30 del 2009, diversi Stati membri nel 2011 hanno aumentato le quote nazionali di miscelazione dei biocarburanti rispetto al 2010, sulla base del contenuto energetico. Cosi' l'Italia (passata da 3,5 a 4%), la Polonia (da 5,75 a 6,2%), Spagna (da 5,83 a 7%), Bulgaria (3,5 a 5%), Danimarca (adotta per la prima volta una quota del 3,5%).
Come risultato di questo scenario, aumenta il tasso atteso con un maggior consumo di biocombustibili per trasporti in Ue.
Secondo EurObserv'Er (stime a luglio 2011), le vendite di biocarburanti sono passate da 1,7 milioni di tonnellate petrolio equivalente del 2009 a 13,9 milioni.
Di pari passo con la crescita delle produzioni di biofuel, si sta diffondendo una visione piu' ampia nel settore dei biocarburanti. Nel 2009 i soli biocarburanti in Italia occupavano 5.600 unita' (rispetto ai 63.200 delle fonti rinnovabili) per un fatturato complessivo di 1,5 miliardi di euro (su 9,7 miliardi complessivi delle rinnovabili).
L'Italia, con progetti quali quello del gruppo Mossi & Ghisolfi sull'etanolo da biomassa lignocellulosica (l'impianto dimostrativo oggi piu' grande al mondo), si trova a svolgere un ruolo di punta a livello internazionale. E questo comporta nuova occupazione altamente specialistica nella ricerca, varie centinaia di occupati (diretti ed indiretti) nella produzione industriale, ed altrettanti nel comparto agricolo.
Buona Giornata.
Roberto
(fonte ansa)
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