Se siete amanti della moda, se amate essere sempre aggiornati, se nel vostro armadio no ndeve mancare nulla delle ultime novità, eccovi qualcosa di interessante.
L'abito fa o non fa il monaco? In molti casi senz'altro sì. Lo stile di abbigliamento racconta sempre e comunque qualcosa della persona che lo indossa ed è un mezzo importante di comunicazione di sé. Chi vuole sbizzarrirsi e lanciare anche qualche messaggio particolare può ora optare per capi davvero bizzarri, dai jeans che scambiano dati elettronici come se fossero un bluetuth i, ai vestiti che si possono mangiare quando ci si è stancati di indossarli, a quelli che rivelano le emozioni o che permettono di condividere i file Mp3.
Ad esempio, chi ha poco spazio nell'armadio apprezzerà l'iniziativa di una studentessa britannica che ha disegnato una linea di abiti e gioielli commestibili, realizzati con uno speciale mix di gelatina, alghe e tinture per alimenti. Il miscuglio viene messo in ''scaffalature'' per prendere forma, poi i capi vengono congelati e lasciati seccare. ''Per ogni abito ci vogliono un paio di giorni anche se per la miscela bastano appena dieci minuti'', ha spiegato la creatrice Emily Crane, 22 anni, che sta prendendo un master di moda alla Kingston University e che spera con la sua invenzione di sfondare alla imminente London Fashion Week. Tra gli ingredienti, maiale, pollo, vaniglia, lamponi e uva. Insomma, quando ci si stanca di un abito o di una camicia, invece di lasciarlo invecchiare nel guardaroba o di buttarlo, semplicemente lo si mette in tavola.
Sono ancora frutto di giovani creativi i 19 abiti interattivi appena presentati al Museo del Tessuto di Prato. Questi capi, sposandosi con la tecnologia, sono capaci di lanciare stimoli visivi e sensoriali a chi li indossa o per incrementare l'interazione con altre persone, ad esempio per scambiare file musicali in mp3. Sono il risultato del progetto ''Italia. Experience in Interaction'', nato dalla collaborazione tra la Camera di Commercio di Prato e il corso di Laurea Magistrale in Design dell'Università degli Studi di Firenze.
Tra questi ci sono indumenti che ''reagiscono'' quando si trovano in prossimità di altri abiti interattivi: ad esempio c'è una giacca il cui bavero si illumina per mezzo di una striscia di led luminosi. Altri capi stimolano il movimento fisico segnalando quando si è seduti fermi da troppo tempo, altri ancora si ispirano al tema dell'amicizia e permettono alle tifoserie di sincronizzare effetti luminosi. Altri ancora permettono di scambiare file musicali, oppure ci sono capi da indossare in occasione di gite turistiche, che segnalano i punti più interessanti da visitare.
Sempre per trasformare un indumento in un mezzo di comunicazione, arrivano anche i jeans capaci di creare una connessione e un passaggio di dati da una persona ad un'altra attraverso un semplice sfregamento o un contatto fisico tra chi indossa l'indumento. A inventarlo è un'azienda pugliese, la AngelDevil che ha realizzato quattro diversi modelli per uomo e per donna, attraverso i quali si possono condividere e-mail, numero di telefono, indirizzo chat, profilo sui social network più diffusi, ma anche foto, video e musica.
Buon divertimento allora.
Rob
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