09 ottobre 2012

Stress differenza tra uomo e donna

MILANO - Giorno feriale in città. Ora di punta. L'ennesimo ingorgo stradale. Nella prima automobile ferma al semaforo c'è un uomo: è furente, frustrato e sta dando in escandescenze. Nell’automobile accanto, invece, una donna siede apparentemente imperturbabile, nonostante sia evidentemente seccata: ascolta la radio, aspetta. Gli uomini e le donne non reagiscono allo stesso modo davanti allo stress. Certo ci sono, ovviamente, moltissime eccezioni, ma, in media, il maschio tende ad avere una reazione "di lotta", mentre la femmina accetta meglio gli eventi e cerca di adattarcisi. Di recente alcuni ricercatori australiani hanno proposto che tutto ciò possa dipendere, almeno in parte, da un gene, chiamato SRY, che si trova sul cromosoma maschile Y, che finora si credeva responsabile "soltanto" del sesso del feto. ADRENALINA - Oltre infatti a regolare lo sviluppo dei testicoli e, quindi, la produzione degli ormoni mascolinizzanti, la proteina codificata dal gene SRY nell'adulto si ritrova nel cervello, nel cuore e nei polmoni, ovvero proprio negli organi coinvolti particolarmente nella risposta allo stress. L'ipotesi è che la proteina aumenti la produzione di catecolamine sostanze, tra cui, in particolare, l'adrenalina, che aumentano l'afflusso di sangue agli organi, mettendo loro a disposizione, quindi, più energia da spendere subito: tutto questo creerebbe le premesse biologiche per una risposta allo stress più aggressiva da parte dell’uomo, mentre nella donna (in cui è comunque presente l’azione delle catecolamine) prevarrebbe l'azione degli estrogeni e si attiverebbe la produzione di oppioidi, portando a una reazione meno combattiva. «Sicuramente i geni rivestono un ruolo importante nella risposta allo stress - conferma Liliana Dell'Osso, coordinatore scientifico del Dipartimento di Neuroscienze dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana -. Uomini e donne sono "sistemi" diversi: la differente situazione ormonale, ad esempio, può influenzare l'attivazione o meno di specifici geni e tutto questo, poi, si esprime, fra l’altro, in una diversa reazione allo stress. Poi entrano in gioco anche altri elementi, come la capacità fisica di reagire ad alcuni eventi stressanti o l'impatto e il significato emotivo che tali eventi assumono nella vita di una persona a seconda del sesso: un'aggressione, ad esempio, viene vissuta molto diversamente da una donna rispetto a un uomo». EVOLUZIONE - «E non bisogna dimenticare la nostra eredità ancestrale - continua la dottoressa Dell’Osso -. Noi siamo arrivati fin qui sotto la pressione di una selezione che ha scelto uomini "cacciatori", addestrati alla lotta e quindi ad affrontare "di petto" gli eventi stressanti, e donne con lo scopo di accudire, per le quali la capacità di reagire in modo aggressivo allo stress era meno essenziale». Il maschio vulnerabile al panico di fronte alle avversità, in altre parole, si è ormai estinto da tempo, così oggi la maggioranza dei maschi in caso di stress reagisce in maniera "proattiva". Una conferma? Nel caso di stress da "mal di traffico", per fare esempio, una ricerca britannica ha dimostrato che dopo soli 20 minuti in coda il cortisolo e altri marcatori dello stress aumentano ben 7 volte di più negli uomini rispetto alle donne. Senza contare le influenze culturali: se da un lato le donne sono più allenate a gestire l'emotività, gli uomini vengono educati a essere pratici, razionali, pronti all’azione. Così di fronte allo stress la donna preferisce riflettere e magari condividere con altri il suo problema, mentre l'uomo si arrabbia, vuole agire e cerca attività che lo distraggano e incanalino il disagio. QUALE STRESS - Certo, bisogna anche mettersi d'accordo su che cosa qualificare come stress: una cosa infatti è quello a cui siamo sottoposti ogni giorno, una sorta di sottofondo perenne delle nostre vite affannate; tutt'altra cosa sono gli stress consistenti, che possono provocare un vero disturbo post-traumatico: non soltanto eventi catastrofici o guerre, ma anche ripetuti fallimenti a scuola o sul lavoro, discussioni gravi in famiglia, l'essere presi in giro o molestati, aver subito un incidente o aver dovuto affrontare una malattia oppure un intervento chirurgico, aver dovuto fronteggiare qualcosa che abbia messo in seria discussione l'impiego, la sicurezza economica, il proprio stato sociale o professionale. Anche in questi casi il sesso può fare la differenza. I ricercatori dell'Università di Pisa hanno dimostrato che il terremoto de L'Aquila del 2009 ha "colpito" soprattutto le donne in età fertile, risultate più vulnerabili alle conseguenze dello stress subito. I DISTURBI - Come capire però se la nostra risposta agli eventi che ci turbano sta diventando patologica? «I campanelli d'allarme che devono far pensare a un disturbo post-traumatico vanno dall'aumento di ansia, irritabilità e irrequietezza a sogni e incubi che ricordano l'esperienza o la situazione stressante, dai flashback con immagini intrusive di ricordi sgradevoli alla tendenza a evitare luoghi, persone o cose che possano far pensare a ciò che ci ha scosso - spiega Liliana Dell'Osso -. Nelle donne lo stress cronico induce più spesso sintomi ansiosi e depressivi, provocando apatia, scarsa iniziativa, incapacità di provare piacere nella vita; negli uomini scatena più spesso irritabilità e aggressività. Va anche detto che le differenze più eclatanti fra i due sessi si trovano quando si considerano quadri francamente patologici di disturbo da stress, nelle forme intermedie è tutto molto meno genere-specifico. E si tratta della maggioranza dei casi: il confine fra "malattia" e "normalità" anche nelle risposte allo stress non è netto, esiste una larga fascia di soggetti con reazioni al di fuori di ciò che si potrebbe considerare standard ma non chiaramente patologiche. Peraltro conta molto la "preparazione" emotiva e personale nei confronti delle situazioni stressanti: gli studi condotti su soggetti addestrati per mestiere a dover fronteggiare eventi che possono indurre traumi, come i poliziotti, dimostrano che in questi casi uomini e donne hanno la stessa probabilità di sviluppare disturbi post-traumatici da stress. Segno che è soprattutto l'evento inatteso, vissuto con un senso di impotenza, a scatenare la reazione patologica allo stress». TERAPIE - L'importante è essere attenti ai sintomi che indicano un disagio profondo e intervenire quando ci si accorge che lo stress cronico ci sta condizionando la vita. «Spesso si utilizzano psicoterapie e tecniche di rilassamento o la cosiddetta mindfulness, la meditazione per la consapevolezza — dice la psichiatra —. Questi metodi facilitano un maggiore distacco emotivo e aiutano a ridurre i sintomi di ansia, favorendo la rielaborazione di eventi stressanti e la gestione dello stress quando diventa cronico; in caso di traumi veri e propri si fa anche ricorso al cosiddetto debriefing, in cui l'evento viene narrato e rivissuto, ma talvolta questo non risolve il problema e anzi tende a peggiorare e cronicizzare i sintomi. Perciò, quando lo stress è patologico, è sempre opportuno strutturare e personalizzare l'intervento sulla base delle esigenze del singolo».

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