26 novembre 2010

La voce....


Nella valle delle nostre incertezze e paure relazionali ecco un'altro metodo per cercare di capirci qualcosa. La voce suona con timbro grave e profondo? Rispecchia una personalità solida e affidabile. Un tono squillante e ritmico racconta invece di un "proprietario" sincero ed estroverso, mentre un tono acuto e rapide fa supporre che appartenga a una persona sensibile e un po' insicura. Insomma, il nostro modo di parlare apre una finestra sul nostro mondo interiore, o almeno influenza la percezione che gli altri hanno di noi. E' la scienza a sostenerlo, tanto che a questo tema è dedicato un workshop intitolato "La voce che sei", in programma all'università Cattolica di Milano.
L'appuntamento è promosso dal Centro studi e ricerche di psicologia della comunicazione e dal Laboratorio di psicologia dell'ateneo, che mette a confronto esperti di foniatria, ingegneria, psicologia e comunicazione. Lo studio professionale della voce ha molte applicazioni, sottolineano in una nota gli specialisti: dalla gestione della conversazione al canto, dalla comunicazione telefonica alla ricerca di empatia con lo spettatore in film e cartoon, fino agli strumenti di identificazione vocale usati nel settore della pubblica sicurezza, fino alla musicoterapia. Ma la voce è anche un importante elemento per l'affermazione della propria identità e per costruire l'immagine che ognuno vuole dare di sé a chi lo circonda. Ci qualifica come un'impronta digitale e come un biglietto da visita attraverso cui i nostri interlocutori ci attribuiscono particolari tratti caratteriali e differenti stati emotivi. E' anche un modo attraverso cui trasmettere e indurre emozioni positive e negative. Modularla, per esempio controllando il respiro o cantando, è un modo per "tarare" la propria espressività.
Possiamo dire a buon diritto che la voce è lo specchio dell'anima. Lo sa bene il cinema, dove scegliere il doppiatore giusto - nei film tradotti, come pure nei cartoni animati - può fare la differenza al botteghino.
Tra gli studi proposti durante il workshop esamina i cosiddetti "indizi vocali di comunicazione empatica". Gli studiosi hanno raccolto un corpus di 80 conversazioni telefoniche di 40 persone (20 operatori esperti di linee di ascolto, 20 inesperti), dimostrando che chi ha esperienza risulta più abile nel sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d'onda dell'interlocutore e delle sue emozioni. Gli studi provano inoltre che empatici non si nasce, ma si può diventare.
Buona Giornata
Roberto

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