Speaker Radiofonico di Pesaro, da qualche anno "Brianzolo di adozione" lo potete ascoltare su: Radio Sabbia (Riccione), Multiradio Tolentino (Mc) e sulla web Radio Stereopesaro.it.Mi potete contattare alla Mail:roberto@bagazzoli.it
30 ottobre 2012
La citta Intelligente
Sapere quand'è il momento di gettare i rifiuti; non perdere due ore a cercare parcheggio, sprecando tempo ( e carburante); segnalare un incidente avvenuto davanti ai tuoi occhi. Subito, velocemente, immediatamente. La città del futuro, organizzata, efficiente, ottimizzata è già presente. E si materializza per tre giorni, tra incontri, dibattiti, mostre, da lunedì 29 a mercoledì 31, alla fiera di Bologna: è la «Smart City Exhibition», perché la città del futuro è una città intelligente, appunto smart.
L'ESPERIENZA DI SANTANDER - Si parlerà delle varie esperienze italiane ( Milano ha ad esempio un assessorato dedicato anche alla "smart city") e si parlerà di quella che forse è l'avanguardia assoluta in materia, almeno in ambito europeo, Santander. La cittadina spagnola sulle coste della Cantabria, nel nord della Peninsula, da due anni ha avviato l'integrale informatizzazione di tutta l'area urbana: dodicimila sensori registrano tutto quanto avviene e lo rimandano a un'unica piattaforma. «Una città intelligente sa coordinare tutti i servizi: generando una struttura tecnologica unica, un cervello centrale che rimanda a tutte le attività periferiche» spiega Iñigo de la Serna , giovane sindaco di Santander, 41 anni, ingegnere civile.
REALTA' AUMENTATA E POLSO DELLA CITTA'- De la Serna ha avviato due progetti in direzione della smart city: «Uno si chiama realidad augmentada. Basta puntare il proprio smartphone verso qualsiasi punto di Santander: se è un negozio, per esempio, ti dirà le sue caratteristiche, gli orari, le fermate di autobus vicine, e quando questi autobus passeranno, ecc. ecc.» racconta il primo cittadino. La "Realtà aumentata" è già fattuale: in divenire è invece Pulso de la ciudad, il polso della città, per ora sperimentato su 25 persone. «Un utente vede un incidente- spiega ancora il sindaco- lo segnala via smartphone al consigliere comunale che lo dice a un tecnico. Ma anche a un giornale locale ( El Diario Montañés) che a sua volta gli invia informazioni sulla natura del sinistro, sulle eventuali deviazioni del traffico e così via. La cittadinanza si avvicina così alla politica. E per tutti migliora la qualità della vita».
ANTIDOTO ALLA CRISI -La «città intelligente» è anche un antidoto alla crisi che in Spagna ha colpito duro, vedi il crollo del settore edilizio che aveva trainato per anni l'economia iberica. De La Serna ci punta molto: «Abbiamo firmato quattro accordi con imprese di IT che vogliono venire ad investire a Santander. La nostra è una città di quasi duecentomila abitanti, non molto grande quindi, ed ogni progetto che lanciamo è in scala totale. Ovvero lo puoi misurare su tutta l'area urbana: è chiaro che questo fa gola alle aziende. Che arrivano e creano impiego». E conclude il sindaco: «Perché l'intelligenza di una città non si misura da quanto wi-fi o quante incredibili app ci sono, ma dalla coordinazione integrale delle attività, dal cervello che le dirige». Dall'intelligenza, appunto.
Fondale dellArtico invaso dalla plastica.
ROMA - La plastica ''invade'' il fondale del Mare Artico. Da una nuova analisi condotta dai ricercatori dell'Alfred Wegener Institute for Polar and Marine Research tedesco (AWI)e' stato messo in evidenza come l'inquinamento sia arrivato ad intaccare la regione piu' settentrionale del pianeta e la sua biodiversita'.
Gli scienziati, attraverso una speciale apparecchiatura fotografica chiamata Ocean Floor Observation System (OFOS), hanno osservato le condizioni del fondo marino ad Hausgarten, un ''osservatorio'' del mare Artico che si trova nello stretto di Fram, tra la Groenlandia e l'arcipelago norvegese delle Svalbard.
Con oltre 2.000 immagini, i risultati dell'analisi fotografica hanno dimostrato che i rifiuti sul fondo di questa area marina - per lo piu' sacchetti di plastica - sono raddoppiati nel corso di un decennio (dal 2002 al 2011), con un picco particolare tra il 2007 e il 2011. Secondo i ricercatori un tale aumento, pari al 2%, e' una cifra ritenuta ''molto elevata'' per la regione piu' isolata della Terra aggiungendo inoltre che nella zona e' stata registrata una quantita' di immondizia superiore di quella osservata non lontano dalla industrializzata Lisbona.
Inoltre, come riporta Live Science, a preoccupare e' anche la sorte della biodiversita': quasi il 70% dei rifiuti fotografati dall'OFOS erano in stretto contatto con gli organismi delle acque profonde, potendo quindi compromettere la loro capacita' di respirare e assorbire il cibo. (ANSA)
Esordio Strepitoso in Inghilterra per James Bond !
(ANSA) - LONDRA, 29 OTT - E' record al box office nel Regno Unito per il primo weekend nelle sale di Skyfall, l'ultimo e attesissimo film di James Bond, nel cinquantesimo anniversario dall'uscita dellla prima pellicola di 007. Tra venerdi' e domenica Skyfall ha incassato 21,1 milioni di sterline (circa 26,2 milioni di euro): il piu' alto incasso per un film di James Bond nel primo fine settimana di programmazione nel Regno Unito.
26 ottobre 2012
Esselunga: I Caprotti ? Figli ingrati.
Una guerra in famiglia. Prosegue il lungo contenzioso all'interno della famiglia Caprotti che controlla i supermercati Esselunga. Giuseppe e Violetta Caprotti annunciano in una nota di aver impugnato il lodo arbitrale che aveva confermato, nel luglio di quest'anno la legittimità del blitz con cui il padre si era appropriato delle azioni dei figli. L'impugnazione è stata chiesta «per i gravi vizi processuali» nonché per la (presunta) contrarietà del lodo alle regole di ordine pubblico sulla circolazione delle partecipazioni attribuite a società fiduciarie. L'atto di impugnazione, spiega la nota, è già stato depositato presso la Corte d'Appello di Milano. E la prossima udienza si svolgerà venerdì 26 ottobre.
IL CONTENZIOSO- La controversia tra il padre Bernardo Caprotti e i figli Giuseppe e Violetta nasce dall'assetto che il padre diede al gruppo Esselunga a partire dal 1996. Da quel momento e sino al 2011 la proprietà della holding che controlla Esselunga, formalmente intestata a una società fiduciaria, era in larga misura attribuita al padre in usufrutto e ai figli in nuda e in piena proprietà. Tale assetto, stabilito sulla base di precisi patti stipulati tra padre e figli, avrebbe dovuto, da un lato, garantire l'unità della direzione imprenditoriale del gruppo nelle mani del capostipite; dall'altro, determinare una successione serena al momento della morte del fondatore. E ha mantenuto la sua stabilità per i successivi quindici anni: nel febbraio 2011 il padre, valendosi di una procura generale fattasi rilasciare dai figli nel 1996 (15 anni prima), assumendo di essere sempre stato il solo e unico proprietario effettivo delle azioni, ha intestato a sé le azioni dei figli, spossessandoli completamente non solo delle quote in nuda proprietà ma anche di quelle già ad essi appartenenti a pieno titolo. L'intestazione, affermano gli «eredi», è avvenuta a totale insaputa dei figli che lo hanno appreso «casualmente» molti mesi dopo. Il giudice, nel mese di febbraio, respinse il sequestro accogliendo la tesi del padre.
Il miele eccellenza italiana rischia di scomparire
Ci mancava il miele cinese. Industriale, di scarsa qualità, di basso costo. Niente a che vedere con il nostro, ottimo, miele. In verità, meglio sarebbe parlare di mieli, al plurale. L’Italia è l’unico Paese al mondo a vantarne oltre 50, che attingono alle numerose fioriture mediterranee. Ma la produzione (in media, più di 20 mila tonnellate l’anno) è discontinua, soprattutto a causa delle variazioni meteorologiche; e il rischio è che, pur in un periodo favorevole ai consumi (raddoppiati negli ultimi dieci anni, con 400 grammi pro capite), le insidiose importazioni attacchino il mercato. Per inciso, l’Italia importa annualmente circa 107.000 quintali di miele e il maggior fornitore è l’Argentina.
INVASIONE - La paventata invasione degli stranieri, quest’anno, preoccupa ancora di più. Infatti, dopo la felice ripresa (il nostro Paese, tuttavia, nei consumi resta sotto del 35 per cento rispetto alla media europea), il settore sta attraversando un momento difficile: dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, il raccolto risulta drasticamente ridotto. Un crollo del 65 per cento, nel 2012, hanno denunciato apicoltori, esperti e istituzioni, durante gli stati generali del settore, convocati recentemente a Montalcino. La primavera piovosa e l’estate torrida hanno influito negativamente su fiori e piante, impedendo di produrre il nettare necessario alle api. Senza contare le malattie devastanti per due delle principali varietà floreali da miele, cioè il castagno e l’eucalipto, attaccati dai parassiti, che li stanno lentamente distruggendo. Ciononostante, poiché la crisi morde, gli apicoltori nazionali (50 mila con 1.100.000 alveari e 55 miliardi di api) sono intenzionati a tener fermi i prezzi, mentre invitano a consumare miele made in Italy.
VARIETÀ - «Rinunciate alla varietà preferita e scegliete il classico millefiori italiano piuttosto che un qualunque prodotto di indubbia provenienza estera», avverte Hubert Ciacci, presidente della Settimana del miele di Montalcino. Come riconoscerlo? È buona regola controllare l’etichetta apposta sul vasetto del miele, in cui, per legge, è obbligatorio indicarne la provenienza: nome e indirizzo del produttore, il lotto di appartenenza. Talvolta è segnalata l’origine botanica (castagno, acacia, timo, lavanda, biancospino eccetera) del prodotto locale. Un dettaglio: al pari di altre colture legate alla terra, si sta consolidando anche l’apicoltura biologica. Ma quanto può costare il miele al consumatore? Un vasetto di 500 grammi oscilla da un prezzo minimo di 4,50 euro per il più diffuso «millefiori» a un massimo di 13-14 per un miele raro, quale il corbezzolo o il lampone selvatico.
ALVEARI DA GIARDINO - E miele sia. Molto utilizzato nell’industria dolciaria e cosmetica, questo alimento naturale si è imposto con fatica sulle nostre mense. Esaltato per le performance terapeutiche, vere o presunte (disintossicante, calmante, diuretico, antisettico, balsamico, a seconda della tipologia), solo di recente ha fatto breccia come abitudine alimentare. Di più: il suo irresistibile appeal si traduce in nuove mode non solo di consumo, ma anche di produzione. All’Inghilterra, per dirne una, si deve il lancio dell’alveare da giardino/balcone: un contenitore ad hoc, colorato, lungo un metro e alto 50 cm. A detta dei produttori fai-da-te, basta un’ora di manutenzione a settimana per ricavare in un anno 50 barattoli di prodotto. Comunque sia, numerosi apicoltori italiani illuminati, riuniti in associazioni, contribuiscono efficacemente alla conoscenza del miele e quindi all’incremento dell’acquisto ragionato. Con una cinquantina di Comuni associati, che organizzano eventi, fattorie didattiche, aziende aperte, promuovono mieloteche, percorsi informativi sul miele e su altri prodotti dell’apicoltura (il settore ha un giro d’affari di 60 milioni di euro), «Le città del miele» è il network più attivo.
RICADUTE POSITIVE - Le ricadute positive mirano per ampio raggio. In varie regioni italiane, ad esempio, si va affermando il «turismo del miele» (con percorsi guidati), così come è avvenuto per il «turismo del vino». Fatto sta che il cibo degli dei, sinonimo di dolcezza, apprezzato fin dall’antichità, ispiratore di miti e leggende fra molti popoli, intriga già dalla sua origine. A partire dalla vita, ammantata di mistero, della regina e delle operaie, vale a dire le api, minuscoli zuccherifici viventi. E dal nettare (o dai nettari), la cui composizione è vitale per il ciclo produttivo. Poi, quando il miele diventa tale, trasferendosi dall’alveare alla tavola, richiede pochissimi passaggi: l’estrazione per centrifugazione e la purificazione, ottenuta tramite filtrazione e decantazione.
MIELE - Nell’immaginario, il miele è un liquido denso, brillante, di colore ambrato. Ciò ha condizionato a lungo il mercato, fino al rifiuto di prodotti fuori dallo stereotipo. Oggi è noto a tutti che i mieli, liquidi al momento dell’estrazione, quindi si cristallizzano, in un tempo che varia da pochi giorni ad alcuni mesi. Si tratta di evoluzione naturale secondo la quale gli zuccheri in eccesso (soprattutto il glucosio) precipitano in forma di cristalli. Sull’alto valore nutritivo del miele non si discute. Nei secoli passati il miele era l’unico dolcificante largamente utilizzato. Successivamente, è stato spodestato dallo zucchero bianco, pratico ed economico. Resta il fatto che il miele è un alimento naturale, ricco di enzimi e sali minerali, vitamine, zuccheri semplici di immediata assimilazione per il nostro organismo. Alimento e medicina? In effetti, tra leggenda e realtà, affiorano le (blande) proprietà terapeutiche del miele. Ne è convinto l’appassionato Tonino Strumia di Sommariva Bosco (Cn), che sugli scaffali della sua bottega, Il trovarobe di cose buone (diventato, nel tempo, trova-mieli), espone una vasta gamma di autentiche rarità. Vogliamo citare il miele di santoreggia, considerato afrodisiaco? Con un pizzico di malizia, Tonino rivela: «I nostri prodotti sono sempre più ricercati dalle spose. Sta diventando di moda la bomboniera con micro-vasetto di miele di lavanda, corbezzolo, santoreggia (erba del satiro). Quest’ultima, in particolare, accende fantasia e sano erotismo».
MIELE E ARTE - Vincenzo Buccheri, sindaco di Sortino (Siracusa), è il presidente in carica delle Città del miele. Nel suo territorio si produce il pregiato nettare di timo. Un’esclusività del luogo. Racconta: «Sortino sta sui monti Iblei, a 500 metri, tra agrumeti ed erbe aromatiche. Timo soprattutto. Si contano almeno 50 apicoltori, la metà sono nostri associati. Da 32 anni, il primo weekend di ottobre, si svolge la sagra del miele. Prendo spunto da Sortino per allargare il discorso a tutta l’Italia», continua, «il mio obiettivo è insistere sulla conoscenza del prodotto ed esaltarlo, incrementando i concorsi dedicati al miele di qualità. Ma la cosa più importante è l’abbinamento miele/territorio, che può sviluppare una straordinaria forma di turismo culturale». A Tornareccio (Chieti) sono andati oltre, unendo miele e arte. Oggi l’antico borgo è un museo a cielo aperto, con i mosaici che abbelliscono le facciate della abitazioni. Frutto dell’annuale concorso artistico. Il tema è libero. Ma, in omaggio a questa città del miele, numerosi soggetti ne prendono ispirazione. Con risultati stupefacenti.
La classifica delle richieste più bizzarre per i telefonini danneggiati.
C’è chi giura che gli sia stato rubato da un gabbiano durante una passeggiata sulla spiaggia o da una scimmia nel bel mezzo di un safari e chi di averlo cotto in un dolce (non ha retto il forno a 200 gradi) o di averlo fatto cadere nella tazza del water (tirando pure lo sciacquone alla fine). L’oggetto smarrito in questione è il cellulare e quella che segue è la top ten delle scuse più assurde usate per chiedere il risarcimento del telefonino perduto o danneggiato, stilata dalla compagnia di assicurazione inglese Mobileinsurance.co.uk. E fra giustificazioni talmente improbabili da dover essere vere per forza (va bene avere fantasia, ma inventarsi di aver perso il cellulare mentre si stava ricreando la scena del Titanic è troppo anche per un bugiardo professionista) e altre perlomeno ridicole (come l’allevatore del Devon che sostiene di aver perso l’iPhone nel didietro di una mucca mentre lo stava usando come torcia), è emerso che oltre 60 persone hanno chiesto il risarcimento del telefonino per averlo rotto mentre mandavano messaggi camminando per strada e andando a sbattere contro qualche ostacolo imprevisto.
«NE SENTIAMO DI TUTTI I COLORI» - Ovviamente, come ha precisato l’amministratore delegato John Lamerton al Telegraph, ognuna delle dieci richieste presenti in classifica è stata accuratamente esaminata per accertarne la veridicità nella sua assurdità e tre di queste non hanno passato l’esame. «Indubbiamente, ne sentiamo di tutti i colori dai nostri clienti – ha raccontato Lamerton – ma queste dieci richieste sono senz’altro le più strane che ci siano arrivate nell’ultimo anno. E visto quanto costano oggi i cellulari, forse è davvero il caso di assicurarli contro qualsiasi evenienza, anche se il mio consiglio resta quello di usarli come telefoni e basta».
LA CLASSIFICA - Di seguito la top ten delle richieste di risarcimento più assurde.
1) un allevatore del Devon ha perso l’iPhone, che stava usando come una torcia, nel posteriore di una mucca che stava assistendo durante il travaglio. Il dispositivo è riemerso dopo il parto, ma era irrimediabilmente danneggiato.
2) Una 40enne di Nottingham ha cotto il suo Nokia 6303 nel dolce che stava facendo per la figlia: il cellulare non ha retto al calore.
3) Una 30enne gallese ha visto "volar via" il suo Samsung Galaxy durante una passeggiata con il suo cocker spaniel sulla spiaggia di Barry Island: a rubarglielo è stato un dispettoso gabbiano.
4 ) Una 20enne di Bristol ha chiesto un nuovo Blackberry Bold 9900 dopo che il precedente aveva smesso di funzionare perché usato come sex-toy in modalità vibrazione (richiesta respinta).
5) Un operaio edile ha fatto cadere il suo iPhone 4S nel water dopo che il telefono gli era scivolato dalla tasca posteriore dei jeans. Peccato che l’uomo non se ne sia accorto e che, una volta fatto quello che doveva, abbia tirato lo sciacquone.
6) Un 30enne è stato derubato da una scimmia al Longleat Safari Park: l’animale è salito sul tetto dell’auto e gli ha strappato l’HTC One X dalle mani.
7) Una coppia ha perso il telefono durante una crociera in nave mentre cercava di farsi una foto in modalità Titanic.
8) Un pirotecnico di Plymouth, che si stava preparando per il National Fireworks Championships, ha "sparato in aria" per sbaglio anche il suo iPhone insieme ai fuochi d’artificio (richiesta respinta).
9) Una 20enne di Liverpool ha fracassato il suo HTC Desire X contro il muro: in realtà, voleva prendere il fidanzato, perché aveva scoperto che la stava tradendo, ma ha sbagliato mira.
10) Un fan del Blur ha fatto cadere il cellulare mentre era arrampicato su un albero di Hyde Park per riprendere il concerto della band e tutto per non pagare le 60 sterline del biglietto (richiesta respinta).
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24 ottobre 2012
La grande festa per i 50 anni del compagno di Elton John.
Ci saranno Lady Gaga e Cher (la prima canterà “Happy Birthday” al ricevimento di giovedì e la seconda si esibirà in un nightclub la sera successiva), Rod Stewart e Ringo Starr (con le rispettive consorti), Sharon Stone e i Beckham (che hanno sponsorizzato il loro wedding planner, Peregrine Armstrong-Jones, come organizzatore dell’evento), più una sfilza di altri ospiti vip, usciti dritti da “Who’s Who?” e quasi tutti alloggiati al Four Season di Beverly Hills (dove le stanze partono da 500 dollari a notte). Mancherà invece Madonna, depennata dalla lista perché ai ferri cortissimi con il compagno del festeggiato, che non ha voluto nemmeno la madre e i quattro fratellastri, con cui non parla da anni (mentre i genitori del festeggiato arriveranno regolarmente dal Canada).
COMPLEANNO DA FAVOLA- Niente da dire, quando Elton John si mette in testa di fare una festa, le possibilità che sia una cosina intima e tranquilla sono praticamente nulle: del resto, che altro attendersi da un uomo che per i suoi 50 anni organizzò un party a Londra in stile XVIII secolo, con tanto di parrucca oversize argento e vestito di broccato in tinta, se non un evento altrettanto grandioso (se non pure di più) per il mezzo secolo del suo adorato David, “sposato” con rito civile nel 2005? Il “Save The Date” è stato spedito con largo anticipo, così che gli ospiti potessero organizzarsi per tempo, perchè i festeggiamenti dureranno quattro giorni (ovvero, da domani a sabato notte) e saranno pure itineranti, spostandosi sull’asse Los Angeles-Las Vegas. A mettere il naso nella festa dell’anno (se non forse del decennio) è stato il Daily Mail, che nell’edizione odierna ha dedicato due pagine al mondanissimo evento, facendo anche i conti in tasca al povero Elton (povero si fa per dire, visto che una fortuna personale stimata in 180 milioni di sterline), che per regalare un compleanno da favola al suo amato maritino alla fine staccherà un assegno di oltre 2 milioni di sterline. Che sarebbero sicuramente diventate almeno il doppio se il cantante avesse dovuto pagare anche i suoi amici artisti, che invece si esibiranno gratis (nel cast anche gli Scissor Sisters), ad eccezione dei funamboli del Cirque du Soleil, la cui performance è in programma giovedì sera (che è poi il giorno del compleanno di Furnish) nella sala da ballo del Belasco Theatre di Los Angeles.
I REGALI -Come detto, i festeggiamenti prenderanno il via mercoledì sera nella nuova casa di Elton e David sulle colline di Hollywood (la coppia ha venduto il vecchio appartamento nell’esclusivo complesso delle Sierra Tower perché non adatto per il figlioletto Zachary, due anni a dicembre, nato da una madre surrogato, con un cocktail di benvenuto per gli ospiti sulle note dei Gypsy Queens (band che si esibisce nel ristorante preferito da David a Nizza, la Petite Maison) e, dopo il clou di giovedì (cena seduta per 200 ospiti con lo chef degli Oscar, Ludo Lefebvre, a cucinare per tutti), la sera dopo l’intera comitiva si trasferirà al Greystone Manor (locale notturno fra i più quotati di Los Angeles) per assistere alla performance di Cher, prima del gran finale di sabato al Caesars Palace di Las Vegas, con Elton John a dedicare il suo Million Dollar Piano Show proprio a David. A seguire, party privato in hotel, con i piatti preparati apposta per l’occasione dal celebrity-chef Gordon Ramsay. Quanto ai regali, dopo una simile “quattro giorni” trovarne di adatti sarebbe stato perlomeno arduo: ecco perché Furnish ha chiesto agli ospiti di trasformare i cadeaux in donazioni alla Elton John Aids Foundation, anche se Sir Elton ha comunque voluto fare l’originale fino in fondo, comprando – pare – uno straordinario capolavoro d’arte ad un’asta di Sothebys per il compagno.
Investimenti anticrisi ???
MILANO- «Quest’auto è un assegno circolare»: è una delle affermazioni più comuni tra i possessori-collezionisti di Ferrari. Ed è vero. Difficilmente il valore di una «rossa» decresce. Anzi, per alcuni modelli più passano gli anni, più si raggiungono cifre astronomiche. Alle aste più recenti per esempio erano presenti modelli come la Ferrari Testa Rossa del 1957 venduta a Pebble Beach nel 2011 per 16,390 milioni dollari e la 250 California Competizione del 1960, venduta quest’anno per 11,275 milioni di dollari.
MEGLIO DEI TITOLI-In base a quanto riportato nell’ultimo Classic Car Auction Yearbook, nella stagione 2011-2012 delle 100 aste concluse con i maggiori incassi, in 37 occasioni sono state vendute. Anche il Wall Street Journal in un servizio sui beni di investimento alternativi si è occupato di questo fenomeno in un articolo intitolato «Vedi una Ferrari nel tuo futuro?» e il giornale americano ha sottolineato il costante aumento del valore delle vetture classiche nel corso degli ultimi anni, con un incremento per i modelli Ferrari più importanti che, solo quest’anno, raggiunge una media del 28 per cento. Il mercato mostrerebbe una forte tendenza generale ad orientarsi verso le Ferrari da collezione: «Interesse accresciuto – sostengono a Maranello - anche a seguito della nascita di Ferrari Classiche, il reparto della Casa di Maranello dedicato alle vetture con più di 20 anni di vita, che fornisce i servizi di certificazione di autenticità, manutenzione tecnica specializzata e restauro, sulla base dei dettagliati archivi dell’azienda».
Hollande e la cravatta storta
Per i francesi il suo stile trasandato e austero è una sorta di legge del contrappasso per punire il paese che più di tutti, nell'ultimo secolo, ha esportato con le sue griffe e i suoi stilisti il concetto di eleganza e di alta moda. Eppure i cittadini d'Oltralpe non riescono proprio ad accettare il portamento non impeccabile di François Hollande, da appena cinque mesi Presidente della Repubblica francese e già diventato - secondo i suoi più acerrimi avversari - il bersaglio preferito degli "arbiter elegantiae" della snob società parigina. Non bastava un articolo ironico comparso la scorsa settimana sulla rivista Le Point in cui il Presidente francese, soprannominato "budino", è accusato di essere molto ingrassato e di indossare giacche ormai troppo strette . Negli ultimi tempi a mettere alla berlina lo stile goffo del Presidente è stato un anonimo studente transalpino, che ha creato il sito "François ta cravate!" nel quale evidenzia come il politico socialista sia un maestro nell'indossare la cravatta di traverso.
STATISTICHE - Secondo l'attento osservatore, militante dell'UMP, in 223 apparizioni pubbliche, Hollande avrebbe messo per ben 132 volte la cravatta storta. Le foto pubblicate sul sito web e le statistiche parlano chiaro e dimostrano come il Presidente «non sia un asso nell'indossare le cravatte». Il 50,2% delle volte ha messo la cravatta di traverso - si legge sul sito - Il 18,9% non si capisce se l'abbia sistemata bene, mentre solo il 30,8% delle volte è riuscito nell'impresa. Esiste anche una gallery di foto in cui sono raccolte le 10 occasioni in cui Hollande «ha indossato le cravatte in modo meno impeccabile» (tra queste vi è anche la cerimonia d'investitura in cui è stato proclamato Capo di Stato). A dire la verità il Presidente nei mesi scorsi ha cercato di risolvere il problema. In un primo momento aveva anche cominciato a indossare un fermacravatta, ma i suoi consiglieri l’hanno fatto tornare sui suoi passi facendo notare che l'accessorio non solo era demodé, ma dava un tono troppo austero al Capo di Stato.
IL PRECEDENTE A CAMP DAVID - Sin da quando è stato eletto Capo di Stato francese, la cravatta è sempre stata il tallone d'Achille per Monsieur le President. Durante il suo debutto internazionale, lo scorso maggio, al G8 di Camp David, in Maryland, Hollande fu l'unico tra i politici a presentarsi in cravatta, nonostante Obama avesse consigliato un abbigliamento casual da indossare nella residenza più informale del potere americano. Quella volta fu proprio il Capo di Stato americano a rimproverare scherzosamente Hollande e a suggerirgli di togliersi la cravatta. Chi sicuramente riderà di gusto per queste veniali cadute di stile del politico socialista è Nicolas Sarkozy che, quando era Presidente, nonostante portasse i tacchi alti e facesse di tutto per non sembrare troppo basso, durante i summit internazionali e le uscite pubbliche riusciva ad apparire impeccabile e sempre con la cravatta giusta.
23 ottobre 2012
Esperimento elettrico per i pendolari.
MILANO- L'autostrada più trafficata d'Italia potrebbe diventare la prima dedicata alle auto elettriche. Parliamo della Milano-Brescia, 97 chilometri di asfalto dove ogni giorno transitano 113 mila veicoli con picchi di 148 mila fra Cavenago e Agrate.
SERVONO INVESTIMENTI-Secondo un progetto che sarà presentato domani al «MobilityTech» di Milano, manifestazione dedicata alla mobilità ecologica, si potrebbero risparmiare 26,3 tonnellate di emissioni di CO2 al mese e più di 20 mila in carburante. Come? Con una flotta di 72 auto elettriche, 18 parcheggi di interscambio con 144 punti di ricarica presso le uscite autostradali e nei nodi di scambio con la metropolitana (Cascina Gobba o Cologno per esempio) e 10 punti di fast charge (con tecnologie che permettono di riportare all'80% dell'energia in meno di 20 minuti), con pensiline fotovoltaiche per sfruttare le fonti pulite. Un'infrastruttura che consentirebbe di superare i limiti di autonomia delle auto a batterie. Il progetto pilota «ZET – Zero Emission Territory» è stato messo a punto da una società di consulenza sulle tecnologie verdi, la «Clickutililty» che ha calcolato anche gli investimenti necessari: € 3,8 milioni, di cui € 1,8 milioni destinati alla flotta, € 1,2 milioni per le infrastrutture di ricarica, € 400 mila per i costi di gestione annuale. Indispensabile l'integrazione con modelli di mobilità già esistenti come car-sharing e car-pooling. Secondo ricercatori la «sostenibilità economica del servizio è raggiunta con un fatturato mensile compreso tra i 600 e gli 800 € per singola automobile». Magari sono dati ottimistici, ma è un fatto che in altri paesi esperimenti simili siano già in fase avanzata: in Olanda, per esempio, il governo ha trovato le risorse prelevando fondi dalla lotteria nazionale.
Guai per i Cab Londinesi rischiano di sparire
MILANO-Tempi durissimi per i taxi di Londra. La società che produce i mitici «Black Cab» ha chiesto l'amministrazione controllata: in cassa non c'è la liquidità necessaria per continuare le operazioni. La Manganese Bronze, il cui 20% è in possesso del costruttore cinese Geely (lo stesso che possiede la Volvo) da tempo navigava in acque tempestose: quest'anno era stata costretta a richiamare 400 esemplari del nuovo modello Tx4 a causa di seri problemi allo sterzo. Una«disavventura» pagata a caro prezzo in Borsa dove le azioni sono state sospese per eccesso di ribasso all' inizio di ottobre.
PERDITE PER MILIONI DI STERLINE- Per salvarsi la società con base a Coventry - 300 gli addetti- attiva dal 1948 avrebbe chiesto l'aiuto del socio cinese, che però al momento non scopre le sue carte. Di certo non sarà facile per il produttore uscirne da solo: i conti sono in rosso dal 2007 e ci vorrebbero «diverse milioni di sterline» secondo la stampa inglese per risollevare le casse della società. Che comunque continua a ostentare ottimismo con una nota. Ma è chiaro che le speranze dipendono dall'intervento della Geely, con la quale la Manganese Bronze ha siglato una joint-venture per produrre i «black cab» anche a Shanghai da distribuire sui mercati asiatici . In Inghilterra le vendite sono crollate e sono sempre di più i tassisti che, infischiandosene della tradizione, scelgono minivan tedeschi o giapponesi. Per i nostalgici è un altro pezzo di «Made in England» che se ne va. Per gli altri solo un segno dei tempi.
Vacanze con il brivido ?
Un uomo d'affari australiano vuole trasformare la camera mortuaria di un ospedale psichiatrico, in Tasmania, in un piccolo motel, puntando a clienti in cerca di sistemazioni originali. Tavoli per le autopsie e celle frigorifere di Willow Court, l'istituto di igiene mentale dell'era coloniale, torneranno a funzionare, dopo essere stati inutilizzati per più di dieci anni. «Ha ancora i suoi tavoli del terrazzo, e qualche frigo a cassetta, è molto bello», ha detto Owner Hadyn Pearce, che ha acquistato i sette acri dell'istituto qualche anno fa. L'obitorio, che risale agli anni Cinquanta, fa parte di una serie di edifici che ospitavano l'ospedale psichiatrico, e che poco alla volta, man mano che venivano abbandonati dagli originari occupanti, sono stati restaurati. «Stiamo cercando di mettere in ogni stanza due letti e poi abbiamo tre tavoli mortuari e un frigo che possono essere usati», ha detto Pearce. L'idea piace a David Llewellyn, che è a capo del comitato per proteggere gli edifici storici di Willow Court, ha detto che l'obitorio era fuori dal suo obiettivo, ma che l'idea di Pearce è ottima. Pearce vorrebbe aprire il suo motel nel 2013. La struttura si potrà prenotare anche online.
19 ottobre 2012
Prima censura di Twitter
Per la prima volta nella sua (breve) storia su Internet Twitter ha oscurato ufficialmente un account: da qualche ora è infatti bloccato l'accesso a un conto di un gruppo neonazi di Hannover su disposizione della polizia. E’ la prima volta che la piattaforma di microblogging applica la sua nuova politica di censura annunciata a gennaio. Tuttavia, solo in parte.
L'account bloccatoL'account bloccato
La nuova politica permette all'azienda di San Francisco di bloccare contenuti nei singoli Paesi se i cinguettii violano le leggi locali. Il profilo censurato è quello chiamato Besseres Hannover, un gruppo di estrema destra vietato e che ora non è più possibile vedere in Germania. In altri Paesi, tuttavia, i suoi messaggi restano ancora visibili. In questo modo la società americana ha applicato solo in parte la richiesta del Dipartimento di polizia di Hannover che chiedeva la chiusura immediata e totale dell'account @hannoverticker.
«Non vogliamo negare i contenuti; bene avere gli strumenti per farlo in modo mirato e trasparente», ha scritto in un tweet il rappresentate legale del social network, Alex Macgillivray. Il legale ha inoltre pubblicato il link alla lettera inviata dalla polizia tedesca con la richiesta di bloccare il conto, in cui si sottolinea che l'organizzazione in questione - la Besseres Hannover - è stata messa al bando dal governo in Germania a fine settembre. Il gruppo di estrema destra, il più attivo in Bassa Sassonia, è stato al centro di un'inchiesta perchè collegato ad alcuni episodi di violenza contro le comunità immigrate, oltre alla distribuzione di opuscoli e materiale razzista nelle scuole. Fondato nel 2008, conta una quarantina di membri.
Cancro al cervello per il cellulare, la Cassazione dà ragione al manager malato
Non vuole parlare di vittoria, ma di rispetto delle norme e della necessità che ci sia consapevolezza su quanto siano dannose le onde elettromagnetiche e che le persone usino i cellulari seguendo alcune regole ben precise per evitare gravi problemi di salute. Non vuole enfatizzare il successo, ma la Corte di Cassazione, sezione lavoro, nei giorni scorsi ha dato ragione a Innocente Marcolini, 60 anni di Carpenedolo, ex dirigente d'azienda: è stato l'uso continuo del cellulare per motivi di lavoro a sviluppare il tumore benigno al trigemino, la sua è una malattia professionale. I giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso dell'Inail costretta a versare al dirigente una pensione per una invalidità all'80 per cento.
«La mia non è una battaglia personale - ci tiene a precisare - ma volevo solo che venisse riconosciuto il legame che c'era tra la mia malattia e l'uso del cellulare e del cordless. Volevo che questo problema diventasse di dominio pubblico perché molte persone non sanno ancora il rischio che corrono parlando a lungo al cellulare senza utilizzare l'auricolare, oppure tenendolo infilato nella tasca dei pantaloni». E non è un caso che la stessa malattia abbia colpito anche un collega, Francesco Morelli, stessa multinazione e stesso uso smodato del cellulare.
Il dolore Marcolini l'ha provato sulla sua pelle. Nel 2002 gli viene diagnosticato un tumore benigno al trigemino sinistro. «Per dodici anni - spiega - sono stato direttore finanziario e del personale di una multinazionale bresciana. Ero sempre al telefono, o meglio al cellulare e al cordless: facevo telefonate continue, almeno 5 o sei ore al giorno. Sempre con il cellulare attaccato all'orecchio. Il vivavoce lo usavo solo in auto». Tutto normale fino all'estate del 2002: «Mi sono alzato con un formicolio al mento, come se fossi stato anestetizzato. Mi sono rivolto al medico di base che mi ha indirizzato al pronto soccorso e poi ho fatto una risonanza magnetica. Era il 2 luglio, dopo tre ore di risonanza magnetica il medico mi ha spiegato il problema: neurinoma del ganglio di Gasser, un tumore benigno al nervo trigemino sinistro».
Marcolini si è preoccupato, ma non disperato. E ha iniziato a voler capire. «Mi ricordavo le lezioni alle medie del professore di Educazione tecnica che parlava del rischio delle onde elettromagnetiche. Sono partito da quelle conoscenze e poi ho navigato in Internet e ho maturato la convinzione che i miei problemi di salute fossero legati al lavoro, all'uso continuo del telefono senza fili. Non mi ero ammalato perchè sfortunato, ma c'era una ragione nella mia malattia». La sua grinta e la competenza di chi lo ha accompagnato nella sua battaglia - i professori Giuseppe Grasso, neurochirurgo di Brescia e il professor Angelo Gino Levis, oncologo e ordinario di Mutagenesi Ambientale all'Università di Padova (il suo sito è applelettrosmog.it) l'hanno portato alla vittoria dei giorni scorsi.
Ma per Marcolini non è finita: il suo calvario non è finito, la sofferenza è costante, ma una nuova sfida si profila all'orizzonte. Ne parla con entusiasmo. Da quest'estate è presidente dell'Asd, l'associazione sportiva dilettanti di Carpenedolo. L'associazione ha già più di cento iscritti, ragazzini che vogliono calcare il prato, affondando i chiodi delle scarpette nell'erba, lasciando perdere per qualche ora alla settimana videogiochi e cellulare. Ma un pericolo si insinua anche qui e Marcolini l'ha già individuato. «Dietro alla porta sud del campo c'è una torre di antenne alte 30 metri e sotto ci sono anche la piscina comunale e il tennis. Che rischi corrono i bambini e gli sportivi?». Marcolini lo vuole sapere.
Addio Newsweek di carta, dal 2013 solo online
« I tempi non sono ancora maturi» così la proprietà del Guardian, il quotidiano liberal-progressista d'Inghilterra, smentiva le voci di chi dava per chiusa l'edizione cartacea del giornale che sarebbe dovuto trasmigrare integralmente online.
TAGLI AL PERSONALE - I tempi devono essere evidentemente già maturi per Newsweek, da ottant'anni il settimanale per eccellenza d'America insieme al Time: il passaggio in digitale, dal 1 gennaio 2013, questa volta ha tutti i crismi dell'ufficialità. Perché l'annuncio è stato dato direttamente dalla direttrice inglese Tina Brown: un cambio che non sarà indolore, perché comporterà diversi tagli al personale, ancora non quantificati.
Record per Led Zeppelin,48000 spettatori
(ANSA) - ROMA, 18 OTT - Quarantottomila spettatori sono accorsi nelle oltre 250 sale italiane che per un solo giorno hanno proposto Celebration day, il film del concerto dei Led Zeppelin, ripreso all'02 Arena di Londra nel 2007. Un dato record, come anche gli incassi, 560 mila euro. Il concerto e' schizzato cosi' in testa alla classifica dei film piu' visti della giornata. Quasi 1 milione le visualizzazioni del trailer sul canale youtube della band.
17 ottobre 2012
Starbucks evade le tasse.
A onor del vero sarebbe soltanto l'ultimo dei grandi marchi globali - conosciuti e apprezzati in tutto il mondo - ad essere accusato di "finanza creativa". Di capolavoro di ingegneria contabile. Di (presunta) evasione fiscale, al netto della sua diffusione, della sua capillarità nei paesi avanzati (Italia esclusa, ma si sa da noi la cultura del caffè risponde a una tradizione secolare iscritta nel corredo cromosomico del Paese).
L'ACCUSA - L'accusa - diffusa dall'agenzia Reuters e ora "tracimata" sui principali quotidiani britannici, Guardian in testa - è che la catena Starbucks abbia pagato (solo) 8,6 milioni di sterline di tasse dal '98 oggi su un fatturato complessivo di oltre tre miliardi. Il principale brand al mondo di caffetteria ora annovera 735 punti vendita (dislocati in tutte le grandi metropoli occidentali) divenendo ormai una catena veramente globale grazie all'intuizione dello storico amministratore delegato Howard Schultz che nel 1983 rimase colpito dalla straordinaria cultura italica del caffè e decisa di riprodurla negli Stati Uniti - con le ovvie modifiche soprattutto in termini di distribuzione (nota dolente, qui da noi) - per poi prendere piega ovunque.
GLI ULTIMI ANNI - Di più rincara il Guardian la catena americana negli ultimi tre anni non avrebbe versato neanche una sterlina all'erario inglese (non certo famelico) registrando a bilancio perdite a dir poco inusuali, soprattutto se i dirigenti del gruppo di stanza a Seattle abbiano più volte confermato agli investitori che il mercato britannico era "profittevole". Nel 2007 - ad esempio - il direttore generale, Martin Coles, aveva confermato agli analisti gli ottimi risultati dell'ultimo trimestre del gruppo. Profitti che facevano prevedere un'ulteriore espansione di Starbucks sul mercato britannico. Tesi condivisa dall'allora direttore finanziario Peter Bocian, che aveva assicurato margini di profitto del 15% (per un controvalore di 50 milioni di sterline) all'anno per la divisione del Regno Unito.
LA REPLICA - Ovviamente non si è fatta attendere la replica di Starbucks alle accuse di evasione provenienti da oltreoceano. Una nota del gruppo ha risposto piccatamente alle insinuazioni britanniche sostenendo che di aver sempre pagato e di voler continuare a pagare le imposte in accordo con le leggi vigenti nel Regno Unito. Affermando anche come Starbucks abbia sempre considerato «la necessità di un equilibrio tra la volontà di fare profitti e la coscienza sociale» di rispettare le leggi (e il contribuente onesto, aggiungiamo noi).
30.000 tovaglioli al mese spariscono da un ristorante inglese.
LONDRA - Crisi o cleptomania? Jamie Oliver, il mago inglese dei fornelli, si trova davanti a un fenomeno di natura e entità sorprendenti. Dai suoi ristoranti italiani spariscono ogni mese 30.000 tovaglioli, rubati dai clienti al ritmo di 1.000 al giorno.
LA PROTESTA - Capita di andare in albergo e fare incetta di campioncini, ma «questa è una situazione diversa», si lamenta Jamie. «I nostri tovaglioli sono di lino, hanno il nome del ristorante lavorato sopra». Un vero e proprio furto, insomma, soprattutto considerando che chi vuole un ricordo della serata, o più semplicemente desidera ricreare lo stile del ristorante a casa, può acquistare i tovaglioli alla cassa dei 30 ristoranti della catena. Quattro costano 8 sterline (circa 12 euro).
FURTI ANCHE NEI BAGNI - Povero Jamie. Su Twitter i commenti abbondano. «Si sono un ribelle, ho rubato un tovagliolo di Jamie», scrive qualcuno , ma c’è chi dai ristoranti di Jamie’s Italian ruba più di un tovagliolo. Oliver precisa infatti che spariscono anche i rubinetti dei bagni e le maniglie dello scarico dell’acqua dei water. «Avevo scelto un modello un po’ retrò perché mi piaceva molto – si è sfogato con la rivista Radio Times – in realtà siamo stati costretti a correre ai ripari e a saldare tutto. La gente viene a cena e torna a casa con mezzo bagno. Pazzesco». I precedenti non mancano. Negli anni 90, quando ancora si poteva fumare nei ristoranti, aveva suscitato un certo scalpore il caso dei portaceneri di Quaglino, ristorante dello stilista Terence Conran. Andavano letteralmente a ruba. Mille al mese.
Beatles disfida del THE su Wikipedia
Sono giorni di pazza Beatlemania questi, col fresco cinquantenario dell'uscita di Love Me Do, il singolo che lanciò in orbita i quattro di Liverpool. Ovvero fioriscono ovunque iniziative celebrative, si rispolverano archivi fotografici o registrazioni inedite dei Fab Four. In tutto questo, c'è anche spazio per una gustosa e filologica polemica. Che sembrerebbe per pochi ed è invece ascesa alle auguste pagine del Wall Streetb Journal.
IL FEROCE DILEMMA- Il feroce dilemma è dunque questo: il «the», l'articolo che precede la parola Beatles, si scrive con la t maiuscola o minuscola? Nei dischi e nelle pubblicazioni ufficiali si è sempre optato per la T grande, mentre negli articoli e nelle recensioni per quella piccola. Una questione di lana caprina? No, almeno per gli estensori di Wikipedia che si sono divisi in due partiti, i sostenitori del minuscolo e quelli del maiuscolo : non sono quisquilie, visto che oramai l'enciclopedia in rete per molti detta legge. I «minuscoli» sostengono che le linee guide di Wikipedia imporrebbero l'uso da loro sostenuto; i «maiuscoli» che dovrebbe invece dettar legge il marchio ufficiale della band, graficamente scritto come dicono loro.
I BEATLES VIVENTI? NO COMMENT- Wikipedia ha vietato ai propri collaboratori di partecipare alle polemiche nei forum, perché stavano assumendo contorni troppo accesi e ha deciso di sciogliere il nodo affidando ai lettori la scelta con un sondaggio online. I Beatles ancora viventi? Non ne vogliono sapere: al giornalista del Wall Street Journal, l'agente di Paul McCartney ha detto che al suo assistito della vicenda importava un fico secco, quello di Ringo che il suo era al momento ( e forse per sempre) irrintracciabile. E pure a noi italiani alla fine il dilemma interessa poco. Il the l'abbiamo eliminato, per noi sono "i" Beatles, punto e basta. Con buona pace dei focosi wikipediani.
16 ottobre 2012
Durante l'ovulazione la donna è spietata.
MILANO - Se il capo è donna (e voi pure) ricordate: i suoi giorni di picco della fertilità saranno anche quelli in cui farà più volentieri lo sgambetto alle proprie dipendenti, specie a quelle più attraenti. Secondo uno studio americano del Wellesley College le signore tendono infatti a essere "acide" con le proprie colleghe carine nel momento più propizio per procreare, e se esercitano un ruolo di leadership emergeranno i lati meno nobili del potere. Se proprio in quei giorni la boss dovrà prendere decisioni che chiamano in causa l’aspetto monetario tenderà a dare il meno possibile alle lavoratrici attraenti e potendo non esiterà a metterle in difficoltà.
DONNE SOLIDALI E TERRIBILI - Insomma tra tante storie di solidarietà femminile sul lavoro (e nella vita) continua a resistere anche lo stereotipo della donna competitiva e invidiosa, che scimmiotta l’uomo nei suoi lati peggiori condendo il tutto con quella cattiveria sottile tipica delle streghe delle favole. In Una donna in carriera (1988) era Sigourney Weaver-Katherine, capo dispotico, capriccioso e scorretto che tiranneggiava Melanie Griffith-Tess, segretaria deliziosa e ambiziosa. Ma di figure femminili che nel mondo del lavoro tirano fuori la parte peggiore purtroppo rimangono popolati molti film e libri. E dunque, con ogni probabilità, molte storie vere.
LO STUDIO - Secondo i ricercatori del Wellesley College si tratterebbe in realtà di una risposta ancestrale, motivata dall’esigenza di continuità della specie e assolutamente irrazionale. Insomma quando la donna è nel picco della propria fertilità diventa competitiva, e questo è di per sé comprensibile. E in ufficio questo atteggiamento si traduce nell’ostacolare la collega più avvenente, vista in quei giorni come minaccia. Lo studio ha coinvolto un campione esclusivamente femminile al quale è stato chiesto di cimentarsi in un gioco economico che prevedeva di fare una determinata offerta alla parte virtuale, tenendosi il resto per sé. Al tempo stesso i ricercatori hanno attribuito un punteggio da 1 a 10 in termini di fascino alle donne coinvolte nell’esperimento, accertando anche quali signore fossero nel periodo fertile. A conclusione del test è emerso che le donne più fertili mediamente avevano offerto una cifra inferiore del 25 per cento alle corrispettive seducenti, mentre le donne in periodo non fertile avevano proposto una somma superiore del 20 per cento alle partner attraenti. Margery Lucas, psicologa del Wellesley College, spiega molto bene le dinamiche femminili sul lavoro in relazione al ciclo biologico, sottolineando che non è così strano che nei giorni di massima capacità procreativa il gentil sesso sia più propenso a comportamenti egoistici e agonistici. Del resto siamo comunque essere umani e può capitare a tutti, uomini e donne, di farsi condizionare in ufficio da variabili estranee alla produttività. Ma se siete donne, belle e magari anche brave, prima di chiedere un aumento al vostro capo-donna è bene informarvi sul suo ciclo e individuare i giorni giusti.
Scomparso il bacio della buonanotte
MILANO - Il bacio della buonanotte, simbolo di tenerezza, intimità, rassicurazione e amore, sta scomparendo, minacciato dalla quotidianità, dal disamore, dall’abitudine, magari anche dalla crisi (che ormai spiega un po’ tutto). Il bacio della buonanotte, spesso accompagnato dall’augurio di sogni d’oro, è dunque in via d’estinzione e l’allerta proviene da uno studio britannico che non si limita però ad annunciarne l’imminente estinzione, ma fa anche un ritratto a tutto tondo della coppia di oggi, fotografata nei suoi lati decisamente meno romantici. Con qualche sorpresa e molte novità.
LO STUDIO – Il sondaggio in questione è stato promosso dalla catena alberghiera inglese Travelodge con l’intento di indagare la società e la coppia attraverso le abitudini notturne e ha coinvolto ben duemila coppie, rivelando che per otto coppie su dieci il bacio di congedo prima del sonno è semplicemente una cosa che appartiene al passato. Il 25 per cento inoltre ha apertamente dichiarato di non sopportare di venire toccato dal partner e ben il 90 per cento degli intervistati ha ammesso di non dirsi nemmeno un "ti amo". Infine, il 46 per cento dei volontari ha raccontato di dormire voltato di spalle al proprio/a compagno/a. Come fa notare l’autrice dello studio Corinne Sweet, «la posizione nel sonno più ricorrente è quella fetale, che esprime innocenza e verità». Ma il fatto che consorti e compagni di vita dormano di spalle significa anche e inevitabilmente un certo distacco e una resistenza a mostrarsi all’altro nella propria vulnerabilità.
COSA DA FILM – L’uomo che cinge la vita dell’amata, la quale reclina il capo sulla spalla maschile bisognosa di protezione: è ormai un’immagine hollywoodiana, smentita dalla realtà ben più cinica. Anche se c’è un 1 per cento delle duemila coppie che dichiara di dormire proprio nella stessa posizione ritratta dai film americani, ribattezzata heroic romantic movie scene sleeping position. In generale il sondaggio sottolinea come il tempo di frequentazione smorzi anche il desiderio di contatto fisico e con l’abitudine il riposo notturno sia visto soprattutto, e molto praticamente, come un momento per rigenerarsi e ritemprarsi. La lista delle piccole e grandi intolleranze e insoddisfazioni della convivenza è lunga: in una coppia su quattro uno dei due coniugi dichiara di rimanere sveglio per colpa dell’altro, mentre molti (e per la maggior parte maschi) sentono il peso della scarsa affettività, sostenendo di desiderare più abbracci, più coccole e magari anche qualche rapporto in più. Infine una coppia su quattro tra quelle intervistate (di età compresa tra i 35 e i 44 anni) dichiara di dormire in camere separate.
UN NOME PER OGNI POSIZIONE - Shakila Ahmed, portavoce della Travelodge, rimarca come le abitudine notturne rivelino molti aspetti della coppia moderna: «La scelta dei letti separati può essere spiegabile da esigenze pratiche, mentre è molto più triste che non ci si dica più "ti amo"». Ma se sta morendo un’espressione che ha suggellato tanti amori, è anche vero che stanno nascendo nuovi modi di scambiarsi amore, intimità, promesse e affetto. Per esempio una delle posizioni che si sta affermando maggiormente nella coppia del terzo millennio è la cosiddetta Cherish (avere a cuore): uomo e donna dormono ciascuno con le spalle rivolte al compagno/a, ma si toccano e mantengono un contatto fisico nella notte. È scelta dal 21 per cento degli intervistati e rivela fiducia e intimità. Mentre solo l’otto per cento propende per la Pillow talk (chiacchiere da cuscino): la coppia si guarda in faccia, ciascuno abbracciato al proprio cuscino. Denuncia un bisogno di chiacchiere e di dialogo profondo. Le definizioni sono moltissime e per ciascuna esistono poi altre sottovariabili a seconda che i due amanti mutino poi la posizione assunta dopo un certo intervallo temporale. Come la Lovers Knot (nodo degli amanti): faccia a faccia, gambe intrecciate per 10 minuti, per poi separarsi durante il sonno. Questa posizione rivela indipendenza, intimità, amore e attività sessuale. Anche se poco prima di cadere tra le braccia di Morfeo ci si allontana, preferendo all’abbraccio hollywoodiano un sonno comodo e terapeutico.
Contro ogni spreco
La sofferenza della fame, delle carestie, della mancanza di cibo 87o milioni di persone nel mondo. Lo spreco e la distruzione di enormi quantità di cibo nelle società industrializzate. Due estremi di un problema finora irrisolto sulle risorse alimentari al centro della Giornata mondiale dell'Alimentazione che si celebra il 16 ottobre, anniversario della fondazione della Fao. Gli obbiettivi sono «sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema della fame nel mondo, ma soprattutto incoraggiare la partecipazione delle popolazioni rurali, in particolare le donne e le categorie meno favorite, ai processi decisionali ed alle attività che influenzano le loro condizioni di vita e incoraggiare la cooperazione economica e tecnica tra i Paesi in via di sviluppo».
COOPERATIVE - Il tema di quest'anno è «Le cooperative agricole nutrono il mondo», scelto per «sottolineare il ruolo fondamentale che svolgono le cooperative per migliorare la sicurezza alimentare e per eliminare la fame nel mondo», come spiega la Fao sul suo sito. «Tutti abbiamo la responsabilità personale sociale e politica di ognuno di noi per il futuro del Pianeta attraverso una riflessione sull'alimentazione, il gesto più naturale che accompagna la nostra vita» ha detto Mario Monti, presidente del Consiglio, nel suo intervento al meeting internazionale sull'Expo 2015. Serve un «nuovo sviluppo sostenibile centrato sulle risorse del territorio e del paesaggio» e non sprecare cibo è un obiettivo «che va perseguito con determinazione, è un principio etico che accomuna ricchi e poveri, e che ci servirà nei decenni perché ci aiuterà ad imparare ad alimentarci correttamente».
RIDURRE LO SPRECO - Gli sprechi nella catena commerciale sono ingenti e spesso difficilmente contrastabili se non inserendo l'attività di recupero che può essere fatta da associazioni di volontari, come quelle che recuperano gli alimenti che le catene di supermercati tolgono dai banconi perché vicini alla scadenza ma non ancora scaduti. Il centro di ricerca sulla comunicazione Fabrica ha realizzato un video di sensibilizzazione proprio sul tema degli sprechi del cibo, che ha ottenuto il sostegno dell’ufficio europeo delle Nazioni Unite. Alcune cifre sul settore agricolo italiano, contenute nel «Libro nero dello Spreco: il Cibo» possono rendere l'idea. Nel 2011 il 3,2% della produzione agricola italiana è rimasta in campo, per complessive 15.128.702 tonnellate tra frutta e verdura. Due le ragioni, spiega il rapporto: la non convenienza da parte dell'gricoltore nel raccogliere il prodotto perché i prezzi di mercato non sono remunerativi e i difetti commerciali, dalle pezzature troppo grosse o troppo piccole, ai danneggiamenti da eventi atmosferici.
15 ottobre 2012
Montete per celebrare gli Hobbit
Wellington (Nuova Zelanda), 11 ott. (LaPresse) - Le monete degli Hobbit avranno corso legale in Nuova Zelanda. I personaggi Bilbo Baggins, Gandalf e Gollum, protagonisti della nuova trilogia di Peter Jackson tratta da 'Lo Hobbit' di John Ronald Reuel Tolkien, in uscita imminente nelle sale, appariranno su un set speciale di monete commemorative. Alcune di queste verranno coniate in argento o oro puro. La più costosa varrà 3.695 dollari neozelandesi (circa 2.500 euro), mentre la più economica 30 dollari (circa 20 euro). Tuttavia, il valore delle monete a corso legale sarà molto inferiore: andrà da 1 a 10 dollari neozelandesi.
Le Poste della Nuova Zelanda, che avranno i diritti mondiali di esclusiva delle monete, hanno annunciato che le monete sono le prime di una collezione che uscirà negli anni a venire. Il primo film della trilogia, 'Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato', sarà presentato in anteprima mondiale a Wellington il 28 novembre. Tra gli attori del cast Ian McKellen, Elijah Wood, Andy Serkis, Cate Blanchett, Bret McKenzie, Orlando Bloom e Benedict Cumberbatch. Il secondo capitolo, 'The Hobbit: The Desolation of Smaug' è atteso per fine 2013, mentre il terzo, 'The Hobbit: There and Back Again' uscirà nel 2014.
Gara di Rubik
Breslavia, 13 ott. (LaPresse/AP) - Diabolicamente difficile da risolvere, ma chiunque almeno una volta ci ha provato. E' il cubo di Rubik: gioco su cui grandi e piccini si scervellano da sempre. Ieri 300 concorrenti provenienti da 26 Paesi si sono riuniti a Breslavia, in Polonia, per prendere parte al quinto campionato europeo di cubo di Rubik. E ce n'è per tutti i gusti, dai cubi 2x2 a quelli 7x7, oltre ai classici 3x3. E poi c'è chi lo risolve con gli occhi bendati o addirittura con i piedi. L'attuale campione in carica a livello mondiale è proprio un polacco, Michal Pleskowicz, che l'anno scorso a Bangkok ha portato a termine la risoluzione in 8,65
Le Figlie non aiutano mamma canadese in sciopero.
Calgary (Alberta, Canada), 13 ott. (LaPresse/AP) - Esasperata dalla pigrizia e dal disordine delle tre figlie, una mamma canadese è ricorsa allo sciopero per convincerle a cambiare attitudine. Jessica Stilwell, 37 anni, madre e lavoratrice, è diventata famosa in tutto il mondo grazie al suo blog 'Crazy Working Mom: Diary of a mother on the brink of snapping!' dove ha tenuto una ironica cronistoria del suo sciopero e invitato le altre mamme a imitarla. Perché, alla fine, ha avuto la meglio. Per sei giorni, ha lasciato pile di piatti sporchi in cucina e ignorato la biancheria sporca che le figlie accumulavano.
Alla fine ha dichiarato vittoria sull'indolenza delle figlie, le gemelle Olivia e Peyton di 12 anni e Quinn di 10 anni. "Se l'avrei immaginato? Assolutamente no. È stato fantastico", ha detto la mamma in sciopero intervistata in un talk show televisivo. Nel frattempo, la sua storia ha raggiunto i media di tutto il mondo, dagli Usa al Regno Unito, e il suo blog ha ricevuto commenti di madri solidali da altrettanti Paesi europei.
12 ottobre 2012
Le app per gli sms gratuiti “costano” alleLe app per gli sms gratuiti “costano” alle telco 18 miliardi
Le applicazioni per inviare messaggini gratuitamente dagli smartphone, come l’ormai immancabile WhatsApp capace di generare 10 miliardi di messaggi al giorno, faranno perdere nel corso di quest’anno 23 miliardi di dollari, ossia quasi 18 miliardi di euro, alle compagnie telefoniche di tutto il mondo per il mancato invio di sms a pagamento. L’allarme (per le “telco”) arriva da una ricerca del centro studi Ovum, specializzato nel mercato delle telecomunicazioni, secondo cui la cifra è destinata a lievitare nei prossimi anni.
Questo tipo di app, spiegano gli esperti, stanno prendendo – inevitabilmente – sempre più piede, e nel 2016 strapperanno al mercato degli sms 54 miliardi di dollari. Secondo l’analista Neha Dharia della società di ricerca, “Il social messaging sta diventando sempre più pervasivo, e gli operatori devono capire l’impatto di queste app sui comportamenti dei consumatori. Sia in termini di cambiamenti nel modo di comunicare, sia di impatto sui ricavi dagli sms, cambiando di conseguenza l’offerta di servizi”.
Un cambiamento che dovrà avvenire, e sta di fatto avvenendo già da qualche anno con appunto una maggiore concentrazione sul business legato al traffico dati, considerando che le cifre che riguardano il mercato dei messaggini sono incredibili. Nel 2009, dagli sms veniva il 57% dei ricavi non legati alla voce delle compagnie, quest’anno la percentuale scenderà al 47%. E il trend negativo è appena all’inizio.
In arrivo, afferma il rapporto, ci sono diverse nuove app che portano all’erosione della quota di sms a pagamento – nel testo sono segnalate texPlus e il social network Pinterest, fondato nel 2010 e ora arrivato a sfiorare i 20 milioni di iscritti – e che vanno ad aggiungersi alla selva di software in circolazione già da anni che consentono di inviare messaggi gratuitamente (anche online, cfr. questo vecchio post del 2007). Tra queste, Google Talk per i dispositivi Android, iMessage per quelli di Apple e il Messenger di BlackBerry.
Ulteriori scoperte sul luogo dove morì Cesare.
ROMA - Giulio Cesare è morto nel cuore di Roma antica. Dove, per la precisione, è ancora difficile stabilirlo anche se gli ultimi scavi archeologici indicherebbero come luogo del decesso largo Argentina. Di sicuro, lo scranno su cui era seduto in quelle idi di marzo del 44 a.C. non è stato ancora trovato, come spiega l’archeologa Marina Mattei della sovrintendenza comunale di Roma. Tuttavia è stato rinvenuto il muro cementizio in cui sarebbe stato collocato quello scranno… Il quotidiano spagnolo El Pais nei giorni scorsi è corso un po’ avanti - con una notizia infondata - affidando la scoperta del sedile (non ancora trovato) a uno studioso spagnolo del Csic (Consejo Superior de Investigaciones Cientificas), Antonio Monterroso, ma è stata una forzatura. Eppure Cesare morì da queste parti, in una delle aree monumentali più note della moderna Capitale.
NON-LUOGO ARCHEOLOGICO - E' certo che nell’area archeologica di Largo Argentina sono stati identificati la sede della Curia di Pompeo e il muro di tamponatura con cui Augusto poi procedette a chiudere il primo Senato romano. La Curia al Foro Romano ha accolto il Senato venuto dopo. Ed è sicuro, infine, che tutta questa area sacra dell’Argentina, in cui si scava e si studia ormai da sei anni, scoperta nel 1926 da Giuseppe Marchetti Longhi e divenuta nel tempo un non-luogo archeologico lasciato abbastanza a se stesso e ai gatti, ora - con la scoperta dell'area in cui morì Cesare - è candidata finalmente a voltare pagina trasformandosi in un vero sito archeologico monumentale visitabile.
L'area degli scavi condotti negli ultimi sei anni (Jpeg)L'area degli scavi condotti negli ultimi sei anni (Jpeg)
«APRIRE AL PUBBLICO» - «Tutti i miei sforzi – dice Marina Mattei che lavora in questa area da sei anni – sono tesi ad aprire ai visitatori questo che è il cuore della Roma repubblicana». Umberto Broccoli, sovrintendente comunale, aggiunge: «Il cantiere archeologico chiuderà entro il 2013…».
Il giallo del luogo in cui sarebbe morto Giulio Cesare è legato all’area adiacente al lato del Teatro Argentina. Si tratta di un muro di tamponatura sovrastato da un pino secolare che svetta alto. E’ ciò che resta del primo Senato romano, quello della Curia di Pompeo. E’ volto in direzione di Campo de’ Fiori dove all’altezza di piazza dei Satiri è stato rinvenuto il Teatro di Pompeo.
Una statua di Giulio Cesare (Wikipedia)Una statua di Giulio Cesare (Wikipedia)
UCCISO SOTTO LA STATUA DI POMPEO - Sulla sommità del teatro c’era il tempio di Venere Genitrice. Tutta lo spazio è dunque frutto dell’urbanizzazione di Pompeo a metà del primo secolo a.C. nell’area di Campo Marzio. Fonti come Svetonio dicono che Augusto lo chiuse. Dunque, il muro ritrovato è quello fatto costruire da Augusto. Svetonio dice anche che la statua di Pompeo fu trasferita, Cicerone aggiunge che sotto quella statua è morto Giulio Cesare.
«Stiamo analizzando tutti questi elementi – spiega Marina Mattei -. Siamo partiti dalla pianta della Curia e stiamo indagando sulla struttura e questo lavoro è condiviso con gli spagnoli che hanno investito in questa area…».
Il muro fatto costruire da Augusto sul luogo dove forse si trovava lo scranno di Cesare (foto Jpeg) Il muro fatto costruire da Augusto sul luogo dove forse si trovava lo scranno di Cesare (foto Jpeg)
SEI TEMPLI NELLA STESSA AREA - Su un punto la Mattei è categorica: «Questa area è la più importante comunque di tutta la Roma repubblicana». Non è semplice identificare i passaggi che dal IV secolo portano ai giorni di Giulio Cesare ed Augusto., a cavallo del passaggio nell’era volgare. «Qui ci sono almeno sei templi – spiega Marina Mattei -, sotto ci sono le fondamenta in peperino che poggiano sull’argilla a sette metri di profondità».
Sono quattro i resti di tempio oggi visibili, sono indicati da lettere che vanno dalla a alla d. Difficili le attribuzioni. Al centro dell’area si erge il tempio più conservato, a pianta rotonda, del II secolo, dedicato alla Fortuna huiusce diei. Ai suoi due lati altri due templi di epoca precedente: quello forse di Giuturna e l’altro dedicato a Feronia.
L'area archeologica di Largo Argentina a Roma L'area archeologica di Largo Argentina a Roma
LA CHIESA BIZANTINA - Il quarto edificio (quello verso Corso Vittorio) poi ospitante una chiesa bizantina dell’alto medioevo (di cui si ammirano ancora affreschi e mosaici) è quello dedicato ai Lari Permarini protettori dei naviganti. Tutte attribuzioni da verificare ancora. «Abbiamo lavorato e scavato in tutto questo complesso grazie a un paio di milioni di euro derivati da fondi Arcus – spiega l’archeologa -. Con noi collaborano cattedre universitarie come quella di Patrizio Pensabene, topografi, epigrafisti, geologi con cui abbiamo fatto carotaggi. Il tutto per ottenere in primo luogo i rilievi e la verifica dei documenti e delle fonti antiche. La Spagna ha inoltre finanziato le indagini al laser scanner del Csic, utili soprattutto per le ricostruzioni topografiche».
FONTI DI RILETTURA STORICA - Insomma verifica attenta di tutte le fonti e rilettura di questa complessa struttura organizzata su oltre quattro secoli di vita, in cui si nasconde l’epicentro della storia repubblicana romana. Un posto dove, questo è certo, il 15 marzo del ’44 è morto Giulio Cesare. A sorvegliare il luogo si erge la torre medievale che dà nome allo slargo. E’ chiusa, c’è il progetto di aprirla e farla diventare il centro visitatori. Intanto sui muri dell’angusto luogo scorrazzano indisturbati (e fotografatissimi) i gatti romani di tutti i colori.
Scoperto un pianeta di puro diamante
Sembra proprio che dopo qualche stella con un cuore ricco di diamanti ora sia stato scoperto anche il primo pianeta tutto di diamante (55 Cancri e). E mentre le prime rimangono, pure nella fantasia, inaccessibili per le loro infernali caratteristiche, un pianeta solido appare (sempre con la fantasia) un luogo più concreto se non conquistabile.
IDENTIKIT - Il luogo della scoperta è conosciuto e indagato da anni, da quando si è rilevato che la stella 55 Cancri nell’omonima costellazione aveva intorno dei pianeti. Infatti si è arrivati a cinque e l’anno scorso si identificò il soggetto che, studiato più a fondo, ha portato alla conclusione che la natura fosse diamantifera. La sua taglia è doppia rispetto alla Terra, dista da noi 40 anni luce, e ruota velocissimo intorno alla stella-madre in sole 18 ore quando la nostra Terra impiega 365 giorni. Il suo intrigante (e seducente) identikit è stato costruito da Nikku Madhusudhan della Yale University americana descrivendolo su Astrophysical Journal Letters.
DIAMANTE - Così sappiamo che il corpo celeste dovrebbe avere uno strato superficiale di grafite e uno consistente sottostante di vero diamante. Scendendo in profondità si troverebbero altri minerali con molto silicio e un cuore di ferro fuso. La sua massa è otto volte la Terra e si è calcolato che lo strato di diamante rappresenta circa un terzo: quindi una massa enorme.
ANALISI - Ma come sono arrivati a stabilirlo dal momento che il pianeta non è possibile fotografarlo e analizzarlo direttamente? Il primo passo è stato constatare che la stella madre era ricca di carbonio e quindi nel processo di formazione planetaria questa presenza ha influito avendo stella e pianeta la stessa origine da una nebulosa planetaria. Il diamante è formato da carbonio (anche la grafite, ma in forma diversa) e le ulteriori indagini hanno permesso di concludere che nella super-terra la quantità del diamante era considerevole, accompagnato dal carburo di silicio. Non doveva, invece, esserci acqua e, grande delusione, la sua temperatura superficiale era invivibile, anzi un vero inferno, essendo di oltre mille gradi centigradi. Insomma una realtà ben diversa dalla Terra, ricca di ossigeno e povera di carbonio.
EXOPIANETI - La scoperta, teorizzata da tempo, rende sempre più interessante il nuovo mondo dei pianeti extrasolari soprattutto perché le loro diverse caratteristiche da quelle dei corpi del nostro sistema solare dimostrano la possibilità di processi geochimici e geofisici molto doversi da quelli immaginati in passato. Se poi si arriva ai pianeti di diamanti il loro fascino, ovviamente, va ben oltre la scienza. E per gli altri quattro pianeti di 55 Cancri quale sarà la loro natura? Per il momento le loro caratteristiche appaiono differenti (anche nella taglia), ma le indagini continuano.
10 ottobre 2012
Acqua una bella iniziativa in Lombardia
Questa volta «L'abbiamo imbroccata». L'iniziativa alla quale hanno aderito 126 locali in Lombardia tra ristoranti, agriturismi, circoli Arci e Acli, bar e rifugi alpini, cioè servire acqua di rubinetto invece di quella in bottiglia, ha permesso di risparmiare in un anno 1.500.000 bottiglie di plastica e oltre 100 tonnellate di anidride carbonica non emessa in atmosfera.
I DATI - Questi i primi risultati di un anno di attività della campagna L'abbiamo imbroccata, rivolta ai cittadini e alle amministrazioni locali per promuovere l'uso dell'acqua «del sindaco» in casa, negli esercizi pubblici e negli uffici lombardi. Dei 126 locali che si sono convertiti all'acqua del rubinetto, 79 sono a Milano, 47 fuori città, di cui 28 nei Comuni serviti da Amiacque e uno nella provincia di Monza Brianza. Al progetto hanno aderito anche 18 aziende dove ora i dipendenti possono bere acqua del rubinetto durante la pausa pranzo.
OBIETTIVI - Grazie all'iniziativa sono stati raggiunti gli obiettivi di ridurre i costi ambientali legati a produzione, trasporto e smaltimento delle acque in bottiglia e incentivare il consumo dell'acqua di rete come risorsa di qualità da valorizzare e non sprecare. Amiacque partecipa a questo progetto mettendo a disposizione dei locali dei comuni serviti brocche corredate dell'etichetta dell'acqua, che riporta i valori dell'acqua di rete del Comune di appartenenza del ristorante.
Italia claas action contro Apple.
Nuovi guai per Cupertino e questa volta il fuoco incrociato arriva dall'Italia. Federconsumatori e il Centro Tutela Consumatori e Utenti (Ctcu) di Bolzano hanno avviato una class action contro le società del colosso Apple per reiterazione in riferimento al diritto di garanzia biennale. Un'azione legale che era già nell'aria, dopo che il commissario alla Giustizia dell'Unione Europea, Viviane Reding, aveva esortato i paesi membri dell'Ue a vigilare sul rispetto delle norme Ue che impongono una garanzia di due anni.
DOPO LA MULTA DELL'ANTITRUST - L'obiettivo dell'azione è «ottenere per i consumatori il risarcimento di tutti i danni conseguenti ai comportamenti passati e presenti delle aziende del Gruppo Apple». Lo scorso 21 dicembre - ricorda il Ctcu - l'Antitrust ha condannato tre società del Gruppo Apple a pagare sanzioni per quasi un milione di Euro. «Le società - prosegue la nota - sono state ritenute responsabili di pratiche commerciali scorrette e precisamente: non hanno informato in modo adeguato i consumatori circa i loro diritti di assistenza gratuita biennale sui prodotti venduti limitandosi invece a riconoscere la sola garanzia commerciale di un anno di Apple; in merito alla natura, al contenuto ed alla durata dei servizi di assistenza aggiuntiva offerti ai consumatori in occasione dell'acquisto di un bene di consumo non hanno chiarito adeguatamente il diritto del consumatore alla garanzia biennale di conformità da parte del venditore così da indurli ad attivare un rapporto contrattuale nuovo, a titolo oneroso, il cui contenuto risultava in parte sovrapposto ai diritti già spettanti in forza della garanzia legale, che non prevede addebito di costi o limitazioni». Lo scorso maggio il Tar del Lazio ha confermato le sanzioni, condannando anche alle spese di lite le società del Gruppo Apple. «È notizia di questi giorni che l'Antitrust ha riaperto il Caso Apple in quanto le aziende continuerebbero a disattendere il Codice del Consumo.
PREOCCUPAZIONI PER L'IPAD MINI - Ma i problemi per Cupertino non sono finiti. Le voci su un'imminente presentazione del nuovo iPad Mini (una versione più piccola dell'iPad, il cui lancio non è ancora stato ufficialmente confermato da Apple) si fanno sempre più insistenti. Secondo il Wall Street Journal, la compagnia guidata da Tim Cook avrebbe già ordinato ai fornitori asiatici 10 milioni di schermi più piccoli di quelli dell'iPad (apparentemente attorno ai 7.8 pollici), un numero quasi doppio alle forniture richieste da Amazon.com per il Kindle Fire. Secondo le fonti, rigorosamente anonime, Apple avrebbe in mente di produrre tra i 9 e i 10 milioni di mini-tablet nel quarto trimestre. Nel frattempo, il vortice di indiscrezioni non fa bene al titolo di Apple: oggi in ribasso dell'1,9% circa a 625,9 dollari, le azioni sono del 9% più basse rispetto al record intraday fissato il 21 settembre a 705,07 dollari e del 3% al di sotto della media degli ultimi 50 giorni a 658 dollari. Inoltre i dieci milioni di iPad Mini minacciano le vendite del Nuovo iPad, l'ultimo tablet lanciato da Apple. Gli esperti avvertono che, considerando il successo dei tablet concorrenti di piccola dimensione, i clienti preferiranno l'iPad Mini rispetto al modello precedente, troppo ingombrante e pesante. «L'iPad Mini rischia di eclissare il nuovo iPad» - ha avvertito Brian White di Topeka Markets al blog All Things Digital - «perché la sua dimensione e maneggiabilità saranno molto apprezzate».
Le troppe comoditaà fanno male ?
MILANO - Sui treni italiani dotati di wi-fi l'esposizione alle onde magnetiche ed elettromagnetiche «supera complessivamente i limiti fissati dalla legge, e rappresenta pertanto un potenziale pericolo per la salute dei passeggeri»: la denuncia arriva dal Codacons, che riferisce di avere effettuato delle rilevazioni all'interno delle carrozze di Trenitalia e di Ntv.
ESPOSTO - Il Codacons ha presentato un esposto alle Procure di Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze, ai Ministeri dell'Ambiente e della Salute e all'Arpa, chiedendo di disporre la disattivazione del wi-fi su tutti i treni nelle tratte in cui vengono superati complessivamente i limiti fissati dalla legge, e qualsiasi altro intervento per il rispetto delle soglie massime all'esposizione magnetica ed elettromagnetica. L'associazione ha inviato la perizia anche a Trenitalia e Ntv, per consentire alle due società di presentare osservazioni. Proprio sulla questione del wi-fi sui treni Frecciarossa e Frecciargento verrà discusso l'11 ottobre un ricorso del Codacons al Tar del Lazio, attraverso il quale l'associazione chiede misure volte a tutelare i cittadini da possibili pericoli derivanti dall'esposizione alle onde elettromagnetiche«.
INDAGINE - Le misurazioni, spiega il Codacons, sono state eseguite sul treno 9655 Frecciarossa delle ore 19 in servizio tra Milano e Roma e sul treno Italo 9940 delle ore 13,55 in servizio tra Roma-Ostiense e Milano-Porta Garibaldi. Sul primo le misurazioni avrebbero registrato un superamento del 60,4% dei limiti fissati per legge. Sul secondo i limiti invece sarebbero stati superati del 272%. Il Codacons conclude che cioè è ancora più gravi se si considerano i limiti previsti dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC): i valori sul treno Frecciarossa farebbero registrare un superamento dei limiti del 588%, mentre per il treno Italo si arriverebbe addirittura a un +6.800%.
09 ottobre 2012
Stress differenza tra uomo e donna
MILANO - Giorno feriale in città. Ora di punta. L'ennesimo ingorgo stradale. Nella prima automobile ferma al semaforo c'è un uomo: è furente, frustrato e sta dando in escandescenze. Nell’automobile accanto, invece, una donna siede apparentemente imperturbabile, nonostante sia evidentemente seccata: ascolta la radio, aspetta. Gli uomini e le donne non reagiscono allo stesso modo davanti allo stress. Certo ci sono, ovviamente, moltissime eccezioni, ma, in media, il maschio tende ad avere una reazione "di lotta", mentre la femmina accetta meglio gli eventi e cerca di adattarcisi. Di recente alcuni ricercatori australiani hanno proposto che tutto ciò possa dipendere, almeno in parte, da un gene, chiamato SRY, che si trova sul cromosoma maschile Y, che finora si credeva responsabile "soltanto" del sesso del feto.
ADRENALINA - Oltre infatti a regolare lo sviluppo dei testicoli e, quindi, la produzione degli ormoni mascolinizzanti, la proteina codificata dal gene SRY nell'adulto si ritrova nel cervello, nel cuore e nei polmoni, ovvero proprio negli organi coinvolti particolarmente nella risposta allo stress. L'ipotesi è che la proteina aumenti la produzione di catecolamine sostanze, tra cui, in particolare, l'adrenalina, che aumentano l'afflusso di sangue agli organi, mettendo loro a disposizione, quindi, più energia da spendere subito: tutto questo creerebbe le premesse biologiche per una risposta allo stress più aggressiva da parte dell’uomo, mentre nella donna (in cui è comunque presente l’azione delle catecolamine) prevarrebbe l'azione degli estrogeni e si attiverebbe la produzione di oppioidi, portando a una reazione meno combattiva. «Sicuramente i geni rivestono un ruolo importante nella risposta allo stress - conferma Liliana Dell'Osso, coordinatore scientifico del Dipartimento di Neuroscienze dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana -. Uomini e donne sono "sistemi" diversi: la differente situazione ormonale, ad esempio, può influenzare l'attivazione o meno di specifici geni e tutto questo, poi, si esprime, fra l’altro, in una diversa reazione allo stress. Poi entrano in gioco anche altri elementi, come la capacità fisica di reagire ad alcuni eventi stressanti o l'impatto e il significato emotivo che tali eventi assumono nella vita di una persona a seconda del sesso: un'aggressione, ad esempio, viene vissuta molto diversamente da una donna rispetto a un uomo».
EVOLUZIONE - «E non bisogna dimenticare la nostra eredità ancestrale - continua la dottoressa Dell’Osso -. Noi siamo arrivati fin qui sotto la pressione di una selezione che ha scelto uomini "cacciatori", addestrati alla lotta e quindi ad affrontare "di petto" gli eventi stressanti, e donne con lo scopo di accudire, per le quali la capacità di reagire in modo aggressivo allo stress era meno essenziale». Il maschio vulnerabile al panico di fronte alle avversità, in altre parole, si è ormai estinto da tempo, così oggi la maggioranza dei maschi in caso di stress reagisce in maniera "proattiva". Una conferma? Nel caso di stress da "mal di traffico", per fare esempio, una ricerca britannica ha dimostrato che dopo soli 20 minuti in coda il cortisolo e altri marcatori dello stress aumentano ben 7 volte di più negli uomini rispetto alle donne. Senza contare le influenze culturali: se da un lato le donne sono più allenate a gestire l'emotività, gli uomini vengono educati a essere pratici, razionali, pronti all’azione. Così di fronte allo stress la donna preferisce riflettere e magari condividere con altri il suo problema, mentre l'uomo si arrabbia, vuole agire e cerca attività che lo distraggano e incanalino il disagio.
QUALE STRESS - Certo, bisogna anche mettersi d'accordo su che cosa qualificare come stress: una cosa infatti è quello a cui siamo sottoposti ogni giorno, una sorta di sottofondo perenne delle nostre vite affannate; tutt'altra cosa sono gli stress consistenti, che possono provocare un vero disturbo post-traumatico: non soltanto eventi catastrofici o guerre, ma anche ripetuti fallimenti a scuola o sul lavoro, discussioni gravi in famiglia, l'essere presi in giro o molestati, aver subito un incidente o aver dovuto affrontare una malattia oppure un intervento chirurgico, aver dovuto fronteggiare qualcosa che abbia messo in seria discussione l'impiego, la sicurezza economica, il proprio stato sociale o professionale. Anche in questi casi il sesso può fare la differenza. I ricercatori dell'Università di Pisa hanno dimostrato che il terremoto de L'Aquila del 2009 ha "colpito" soprattutto le donne in età fertile, risultate più vulnerabili alle conseguenze dello stress subito.
I DISTURBI - Come capire però se la nostra risposta agli eventi che ci turbano sta diventando patologica? «I campanelli d'allarme che devono far pensare a un disturbo post-traumatico vanno dall'aumento di ansia, irritabilità e irrequietezza a sogni e incubi che ricordano l'esperienza o la situazione stressante, dai flashback con immagini intrusive di ricordi sgradevoli alla tendenza a evitare luoghi, persone o cose che possano far pensare a ciò che ci ha scosso - spiega Liliana Dell'Osso -. Nelle donne lo stress cronico induce più spesso sintomi ansiosi e depressivi, provocando apatia, scarsa iniziativa, incapacità di provare piacere nella vita; negli uomini scatena più spesso irritabilità e aggressività. Va anche detto che le differenze più eclatanti fra i due sessi si trovano quando si considerano quadri francamente patologici di disturbo da stress, nelle forme intermedie è tutto molto meno genere-specifico. E si tratta della maggioranza dei casi: il confine fra "malattia" e "normalità" anche nelle risposte allo stress non è netto, esiste una larga fascia di soggetti con reazioni al di fuori di ciò che si potrebbe considerare standard ma non chiaramente patologiche. Peraltro conta molto la "preparazione" emotiva e personale nei confronti delle situazioni stressanti: gli studi condotti su soggetti addestrati per mestiere a dover fronteggiare eventi che possono indurre traumi, come i poliziotti, dimostrano che in questi casi uomini e donne hanno la stessa probabilità di sviluppare disturbi post-traumatici da stress. Segno che è soprattutto l'evento inatteso, vissuto con un senso di impotenza, a scatenare la reazione patologica allo stress».
TERAPIE - L'importante è essere attenti ai sintomi che indicano un disagio profondo e intervenire quando ci si accorge che lo stress cronico ci sta condizionando la vita. «Spesso si utilizzano psicoterapie e tecniche di rilassamento o la cosiddetta mindfulness, la meditazione per la consapevolezza — dice la psichiatra —. Questi metodi facilitano un maggiore distacco emotivo e aiutano a ridurre i sintomi di ansia, favorendo la rielaborazione di eventi stressanti e la gestione dello stress quando diventa cronico; in caso di traumi veri e propri si fa anche ricorso al cosiddetto debriefing, in cui l'evento viene narrato e rivissuto, ma talvolta questo non risolve il problema e anzi tende a peggiorare e cronicizzare i sintomi. Perciò, quando lo stress è patologico, è sempre opportuno strutturare e personalizzare l'intervento sulla base delle esigenze del singolo».
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