30 agosto 2012

Scoperto il software salva olfatto

Il cervello entra in superlavoro se il naso si tappa e non sente più gli odori. «Memorizza» il sistema di reazione agli stimoli in modo da riattivarlo immediatamente appena si torna normali. E il tutto sembra legato ad una delle ataviche malattie dell’umanità: il raffreddore. Starnutiva anche l’uomo delle caverne e per lui l’incapacità a sentire profumi o puzze a volte significava la morte. PRESERVARE L'OLFATTO - Frequente, se non frequentissimo, il naso chiuso per un raffreddore o un’allergia, per esempio a un polline o ad una muffa ambientale. Prima sensazione: non si sentono più bene gli odori e anche il gusto appare alterato. E un raffreddore può anche essere estivo, effetto dell’aria condizionata per esempio. A parte il fastidio delle narici tappate, un vantaggio potrebbe essere quello di non avvertire per un po’ sgradevoli olezzi ambientali. Oppure di non venire attratti da irresistibili buoni profumi, per esempio quelli dei dolci appena sfornati. Si vive sospesi in una sorta di limbo dagli odori attutiti, ovattati. Ma la situazione è reversibile, il danno è momentaneo. Appena finito il raffreddore, il naso guarito torna ad avere un olfatto efficiente. Il cervello, infatti, fa gli straordinari dietro le quinte. In modo da preservare uno dei sensi principali, l’olfatto appunto. COSA SUCCEDE - Il meccanismo è stato scoperto da uno studio della Northwestern University di Chicago: l’esperimento era vedere che cosa accadeva al cervello se il naso umano veniva bloccato per una settimana. Ed è stato verificato che l’attività nelle regioni olfattive del cervello muta rapidamente. Si avvia un meccanismo che compensa in qualche modo l’interruzione del senso vitale. Appena si torna ad una libera respirazione, l’attività cerebrale ritorna alla normalità. IL PRECEDENTE - Una precedente ricerca sugli animali aveva suggerito che il sistema olfattivo è resistente ai cambiamenti percettivi dovuti alla privazione di odori. Ma negli animali, si sa, il naso come importanza va oltre le umane competenze. Gli studiosi di Chicago hanno invece focalizzato la loro attenzione sugli esseri umani per scoprire che cosa accade. Il lavoro scientifico è stato pubblicato dalla rivista Nature Neuroscience. «Sono necessari continui stimoli sensoriali affinché il cervello possa aggiornare le informazioni olfattive - spiega Keng Nei Wu, specializzando in Neuroscienze e prima firma dello studio -. Quando le narici sono bloccate, il cervello cerca di adattarsi alla mancanza di informazioni in modo che il sistema non si interrompa». Compensa il black out. LA SPERIMENTAZIONE - Quattordici i volontari sottoposti al test: narici completamente bloccate per una settimana, durante la quale soggiornavano in una speciale stanza d’ospedale a basso odore. Pausa notturna, respiro normale durante il sonno, ma sempre nella stanza inodorizzata. Dopo la deprivazione olfattiva, i ricercatori hanno rilevato un aumento dell’attività nella corteccia orbitale frontale e una diminuzione di attività nella corteccia piriforme (nel sistema limbico, al centro del cervello), due aree legate al senso dell'olfatto. «Questi cambiamenti del cervello servono proprio a preservare il nostro modo di odorare le cose, anche dopo sette giorni senza profumi», dice Wu. Finiti i sette giorni a naso tappato, è stata ripristinata la libertà di respirazione. E le persone-test hanno immediatamente mostrato la capacità di percepire gli odori. E una settimana dopo l'esperienza di astinenza olfattiva, la risposta del loro cervello agli odori è tornata ai livelli pre-esperimento. Il che indica che i cambiamenti indotti dalla deprivazione vengono rapidamente invertiti. Cosa questa che non accade quando sono in ballo altri sistemi sensoriali, come per esempio la vista. In genere, occorrono tempi più lunghi per un ripristino della normalità. E’ come se dovesse venir resettato il sistema di risposta agli stimoli. COME FUNZIONA - Il sistema olfattivo sembra essere molto più agile, suggeriscono i neuroscienziati, forse anche perché la deprivazione dell'odorato a causa di un’infezione virale o di allergie è molto comune. Come dire, il cervello nel tempo ha messo in campo le giuste contromosse al raffreddore. In modo da non perdere l’allenamento di un senso vitale, e salva-vita, come l’olfatto. Non sentire odore di bruciato significa rischiare di finire bruciati. Così come non avvertire una fuga di gas. Questo studio ha anche un significato clinico per le infezioni delle alte vie respiratorie e le sinusiti, soprattutto quando tali problemi diventano cronici e la continua carenza di olfatto potrebbe causare cambiamenti più profondi e duraturi. «I risultati implicano infatti che la deprivazione ha un impatto significativo più sul cervello che sul naso stesso - commenta Wu -. Una maggiore conoscenza di come il sistema reagisce alla deprivazione a breve termine, può aiutare ad affrontare il problema in caso di cronicità».

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