02 dicembre 2010

Commuoversi davanti ad un film.


Sdoganata l'era dei "piagnoni" quelli a cui senza vergogna davanti ad un film si commuovono.
Un tempo le lacrime erano quasi un tabù, una debolezza da riservare per i momenti di solitudine o, al limite a un colloquio intimo in compagnia di una persona cara. Ora invece il pianto non è più una fragilità da donnicciole, come dimostra il fatto che sempre più spesso i personaggi dei film si concedono uno sfogo lacrimoso, dimostrando che piangere è una reazione considerata sempre più legittima.
Pellicole alla mano, le scene di pianto sono molto più numerose nei film degli anni '90 che in quelli anni '50, segno che le lacrime con il passare degli anni sono state considerate molto più accettabili anche nella vita quotidiana. A fare il confronto è una ricerca del Laboratorio di psicologia della comunicazione dell'università Cattolica di Milano.
I ricercatori milanesi hanno analizzato in particolare gli elementi di verosimiglianza e finzione nel pianto di personaggi adulti tratti dalla filmografia di 60 anni fa o dell'ultimo decennio del secolo scorso. Partendo da un campione di 40 film (20 thriller e 20 drammatici), suddivisi in base all'epoca di produzione, sono stati isolati 238 episodi di pianto. Le sequenze estratte sono state quindi sottoposte alla valutazione di 50 giudici, che si sono espressi sugli elementi di realismo-artificiosità delle lacrime versate, esprimendosi con un punteggio da 1-10. Le immagini sono state inoltre sottoposte ad analisi acustica digitalizzata, per definire le caratteristiche vocali degli attori/doppiatori "impegnati" a piangere.
Il primo dato rilevato dagli studiosi e che "risultano significativamente più numerosi i pianti negli anni '90, rivelando unambiamento culturale nell'esibizione emozionale" Secondo elemento: "Risulta essere più coinvolgente il pianto non interrotto da segmenti di parlato". Terzo: "Le emozioni più presenti nelle 'etichette emotive' attribuite al pianto appartengono all'area semantica del dolore e, in misura minore, della paura". Per quanto riguarda poi le funzioni attribuite al pianto, "prevalgono la ricerca di empatia e inibizione dell'aggressore".
L'ultima scoperta degli psicologi milanesi riguarda invece uno stereotipo duro a morire, con buona pace delle lotte per la parità fra i sessi, le lacrime continuano a essere una prerogativa femminile. Le lacrime maschili saranno anche più accettate di un tempo, ma è sempre meglio che a disperarsi sia lei.
Una scatola di Kleenex ?
Roberto

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