10 settembre 2012

Cartolina a destinazione dopo 31 anni

MILANO - Non c'è poesia nella lentezza, non almeno in questo viaggio. La cartolina della signora Pasquina spedita dal mare a due colleghe ci ha messo trentuno anni, ad arrivare in città. Fu il 22 luglio del 1981, a Marina di Massa; è stato il 4 settembre, martedì, in via Vivaio. Dalle vacanze al lavoro, dal mare all'Istituto dei ciechi dove Pasquina, scomparsa a sessantaquattro anni il 24 agosto dopo una malattia, ha insegnato il mestiere del centralinista a cinquecento ragazzi non vedenti. E quant'è ulteriormente anomalo, anormale e stridente il tempo infinito rispetto al tragitto contenuto (250 chilometri appena) e soprattutto rispetto all'animo e al carattere di Pasquina. Originaria della Val Camonica, amata e gentile, donna così pratica, decisa, efficiente. Ed era rispettosa, aggiunge Rodolfo Masto, commissario straordinario dell'Istituto. «Rispettosa verso i ciechi il che, mi creda, davvero, ovunque così come in questo posto non è una cosa ovvia e scontata». Si può ancora parlare di coordinate e di coincidenze ma forse si darebbe eccessiva importanza a quel che rimane un errore, la cartolina impigliata e nascosta in un cassetto di qualche ufficio postale, in un cesto, fra mille altri documenti, sotto una poltrona, e ritrovata, e subito inviata, senza scuse, senza puntualizzazioni, senza spiegazioni, niente. Coordinate e coincidenze, si diceva comunque: il giorno di consegna a Milano è stato lo stesso giorno d'inizio del corso per centralinisti nel primo anno senza la prof . Infatti l'ottobre di un anno fa Pasquina aveva detto basta, pensione in anticipo, aveva abbandonato la cattedra, «telefonia e tecniche del centralino» la dicitura esatta del corso. Un addio per curarsi. Due figli, quarant'anni di carriera in via Vivaio dei quali una trentina da insegnante, aveva l'abitudine, dal luogo delle ferie, sempre a portata per carità e mai lontano verso mete esotiche, di mandare un brevissimo saluto con una cartolina a Enza e Maria, colleghe e anche amiche, oggi in pensione. Le firme - sua, dei bambini e del marito, che non c'è più da anni - e soltanto un Ricordandovi . La data, 21/7/81, e quel Ricordandovi . Basta. Lungo e avvolgente come un abbraccio. Il francobollo dal valore di 150 lire che reca impresso il castello di Miramare, Trieste, è accecato dalla luce, spiega il fotografo che esamina la cartolina prendendola dalla scrivania di Masto. Accecato nel senso scolorito, sbiancato. Un indizio, anzi una prova certa dell'età. Odora di libro dimenticato sugli scaffali sotto la polvere, la cartolina, che ha forza e resistenza: si è ben conservata, ha mantenuto la sua linea piana e regolare, piccole orecchiette, semplici tenere sbavature si sono formate a due angoli. Dettagli insignificanti. Cinque le fotografie sulla facciata. Un pescatore con tradizionale abbondante barba bianca e il viso cotto dal sole; la distesa degli ombrelloni, non una accozzaglia ma file ordinate e colori non sgargianti, un secco blu, un tenue giallo; scogli e onde; barche a vela; la battigia. In mezzo alle fotografie, in orizzontale la scritta tutto a carattere maiuscolo Marina di Massa. La missiva è stata consegnata nel mattino. Il postino ha percorso il cortile d'ingresso dell'Istituto, la custode si è fatta incontro per ritirare. Raccomandate, lettere istituzionali, e una cartolina. Toh. La custode e con lei altri, tanti altri, naturalmente han pensato d'aver sbagliato a leggere. Il 1981? Ma no, dai. Il 1981? Impossibile. Eppure entrambi i timbri sono evidenti, leggibili e non lasciano scampo a differenti spiegazioni. Il commissario straordinario Masto ha percorso gli spaziosi corridoi pieni di storia, di ritratti di benefattori, di grandi milanesi. Il legno che scricchiola, i soffitti alti. In una stanza alcuni impiegati hanno manovrato speciali macchine per l'ingrandimento, che hanno confermato le due date, una in particolare: quella di partenza, il 22 luglio di trentuno anni fa. Adesso, concluso il viaggio, la cartolina rimarrà qui in Istituto, per riposare finalmente in pace.

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