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11 settembre 2012
Il grande inganno delle diete famose.
Funzionerà o non funzionerà? È il dubbio di chiunque si accinga ad affrontare una dieta dimagrante, magari suggerita da qualcuno che l’ha già provata. Risposte attendibili, ma non proprio incoraggianti, a questo interrogativo ora le fornisce per la prima volta una grande indagine epidemiologica francese: «Regimi dimagranti: accettabilità e percezione dell’efficacia», nell’ambito dello Studio Nutrinet Santé. «I risultati sono interessanti per il nostro Paese perché, mettono in luce una realtà presumibilmente simile alla nostra, anche in base alle osservazioni da noi condotte» afferma Sibilla Berni, già ricercatrice dell’Inran (Istituto nazionale ricerca alimenti e nutrizione), oggi Cra (Centro Ricerche in Agricoltura). Una realtà di aspiranti magri, costi quel che costi. «Su circa 106 mila volontari che hanno risposto ai nostri questionari, ben due donne ogni tre e metà degli uomini hanno dichiarato che vorrebbero pesare di meno — riferisce Serge Hercberg, coordinatore dello studio — . Ma quello che più ci ha sorpreso è che questa aspirazione è condivisa anche da più della metà delle donne e da un quarto degli uomini che hanno un peso del tutto normale e che quindi non avrebbero alcun bisogno di dimagrire».
Il problema è che molti non si accettano per come sono. Non per niente quasi la metà degli intervistati ha dichiarato di essersi messa a dieta non tanto per stare meglio di salute, quanto: «per sentirsi meglio nel proprio corpo». Molti hanno ammesso «per motivi estetici», soprattutto le donne. Il mito della magrezza fa dunque da volano a una sorta di spirale delle diete in cui molte precipitano. Basti pensare che circa 9 donne su 100, dai 15 anni in su (ma tante iniziano perfino prima), di diete ne hanno fatte addirittura più di 10. Quali le più seguite? Parecchio, davvero. «Più o meno le stesse che vengono seguite anche in Italia» sottolinea Berni. Praticamente poco meno di un terzo dei francesi si è affidato a diete «di nome», fra le quali spicca la Dukan, o a diete con caratteristiche specifiche, tipo dieta «della zuppa» o «del limone». Poco più di un terzo ha applicato le raccomandazioni nutrizionali della sanità pubblica, che coincidono con il buon senso: mangiare di meno, mangiare variato, nessun alimento è proibito e così via. Il resto ha per lo più seguito diete «fai da te»: i più hanno ridotto la quantità di cibo quotidiano; a seguire c’è chi ha diminuito o soppresso grassi e zuccheri, oppure ha smesso di mangiucchiare fra un pasto e l’altro, ho ha ridotto pane, pasta, patate o alternato le varie possibilità. Di questo gruppo fanno parte anche coloro che vanno a fare la spesa in farmacia e si affidano a prodotti dietetici, tipo le bevande iperproteiche o molto sbrigativamente a quelle barrette (e simili) che vengono proposte come sostituivi del pasto. E c’è anche una sparuta schiera di chi (1 su 10), non desidera affatto fare da sé e preferendo essere seguito passo passo, sceglie diete che prevedono un’alimentazione equilibrata confortata dal controllo di un "istruttore".
I risultati? Nella maggior parte dei casi, secondo lo studio francese, non sono affatto brillanti. Ma c’è di buono che perde la sconsideratezza, soprattutto di coloro che farebbero una dieta al giorno. «Le persone che hanno seguito una gran varietà di regimi dimagranti sono proprio quelle che ne denunciano la maggiore inefficacia. Sia perché non sono dimagrite, o sono addirittura ingrassate, sia perché a distanza di sei mesi hanno recuperato l’eventuale peso perduto» spiega Hercberg. Per quanto riguarda l’efficacia dei vari gruppi di diete, i risultati sono molto deludenti, a lungo termine, per la metà o più delle persone che hanno seguito regimi «di marca»: hanno spesso la caratteristica di fare perdere rapidamente qualche chilo, ma i chili presto si recuperano.
A uscire peggio dall’indagine Nutrinet Santè sono i regimi Cohen e Dukan, e le diete «fai da te» a base di sostituti del pasto e dietetici vari. Meglio la Weight Watchers. Ma quella che sembra funzionare davvero per perdere qualche chilo è la pazienza di migliorare la propria alimentazione, secondo le classiche indicazioni nutrizionali, noiose, forse, ma per lo più efficaci: 76 persone su 100 che hanno fatto questa scelta sono infatti riuscite a mantenere la propria linea a lungo nel tempo. Altro vantaggio: chi ha deciso di dare una svolta sana alla propria alimentazione, in genere accetta anche con più facilità di fare del moto. E questo è un bene, sia per la linea, sia per la salute. Naturalmente, però, quando si affronta una dieta, il problema non è solo che cosa mangiare, ma anche come e quando. Una dieta cervellotica può infatti complicare parecchio la vita quotidiana. «Per valutare questo aspetto, nei questionari abbiamo raccolto opinioni anche su difficoltà, senso di frustrazione e disagio che il nuovo regime può comportare, per esempio, nella preparazione dei pasti, da condividere con i familiari o nella scelta dal menu di un ristorante» spiega Hercberg.
Anche in questo caso, pollice verso nei confronti soprattutto delle diete "fai da te" con sostituti dei pasti e per la dieta Dukan, giudicate le soluzioni più difficili da seguire, le più ostiche per l’armonia della vita quotidiana e anche le più frustranti quanto a scelta degli alimenti. In termini di salute pubblica, sottolineano i ricercatori nello studio: i risultati completano le conclusioni del rapporto del 2010 dell’Agenzia Nazionale di Sicurezza Sanitaria di Alimentazione, Ambiente, Lavoro (ANSES) che hanno dimostrato come i regimi dimagranti restrittivi con marchi commerciali possono provocare squilibri nutrizionali e comportare pericoli più o meno gravi per la salute. I rischi: effetti nefasti sulla funzionalità corporea e soprattutto su ossa, cuore, reni; disturbi psicologici e soprattutto disturbi del comportamento alimentare.
Quali conclusioni trarre da questo studio? Dice Hercberg: «Premesso che le diete dimagranti vanno fatte solo quando servono davvero, all’occorrenza è meglio scegliere regimi meno spettacolari, seguire le raccomandazioni nutrizionali indicate dalle strutture pubbliche sanitarie, non pretendere risultati troppo rapidi, ma puntare a risultati adatti a mantenere la perdita di peso. E farsi seguire dal medico, nel caso esistano veri problemi dietetici».
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