05 luglio 2012

Geolocalizzarsi fallimento per gli etero successone per i gay

Per un gay è come non conoscere Coco Chanel o Christian Dior». Insomma, praticamente impossibile. È la risposta che mi ha dato un amico parlando di Grindr, l’applicazione per smartphone che geolocalizza i gay. Proprio così: la scarichi, metti la tua foto, la tua descrizione (alto, basso, magro, colore di occhi e capelli) e poi individui tutti i gay che si trovano a pochi metri da te. In pratica un “cercagay”. Più di tre milioni gli iscritti (in 192 Paesi) al Geo social network che agevola gli incontri, non solo virtuali, grazie all’utilizzo della tecnologia Gps. E (a quanto pare) oltre 45mila iscritti sono residenti proprio in Italia. L’applicazione, a dire il vero, non è affatto una novità (è stata lanciata nel marzo del 2009) ma quando (con moltissimo ritardo, lo ammetto) ne sono venuta a conoscenza, ne sono rimasta colpita. Insomma, non sarà proprio romantico conoscere gente su un’app descritta come “soluzione per incontrare amici gay, bisessuali o solo curiosi per appuntamenti”, ma nessuno ti obbliga a scaricarla! Quando l’attore e scrittore Stephen Fry l’ha nominata nello show della BBC Top Gear, pare che in Inghilterra sia stata scaricata oltre 30.000 volte. Immagino che Joel Simkhai, uno degli sviluppatori, sia diventato ricco. Ma quello che più mi stupisce di tutto ciò è la libertà e la disinvoltura della comunità gay. Insomma, senza girarci troppo intorno, Grindr è usata moltissimo per incontri occasionali. Ma non solo: si socializza, ci si mette in contatto, si chatta. C’è chi ha scritto anche che sta riconfigurando il panorama dei rapporti umani. Sarà così? Quel che è certo che i creatori del programma hanno cercato di replicare lo stesso successo con un’app per etero (Blendr). Non ha funzionato. «Tra noi ha vinto il passaparola – spiega sempre il mio amico – tra gli etero c’è più pudore. Certo, c’è Meetic, ma dimmi la verità: tu lo diresti mai a un’amica che geolocalizzi gli uomini?»

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