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11 luglio 2012
Lo Squallore di Canale 5
Il naufragio è stato «un incidente banale, nel quale la fatalità ha trovato breccia proprio nell'interagire tra esseri umani. Si è creato, credo, di base, un malinteso e proprio per questo c'è la rabbia. È come se tutte le teste, compresi gli strumenti, fossero andate in black-out». Così il comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, ricostruisce la tragedia del 13 gennaio scorso, al largo dell'isola del Giglio, quando l'urto della sua nave con uno scoglio provocò la morte di 32 persone. Schettino parla in un'intervista alla trasmissione Quinta Colonna, su Canale 5, andata in onda martedì sera. Sollecitato dalla giornalista Ilaria Cavo, il comandante ha accennato un mea culpa. «È normale che io debba chiedere scusa a tutti e che mi senta le 32 vittime sulla coscienza», ma si è definito lui stesso «vittima di tutto questo sistema».
LA RICOSTRUZIONE - Schettino dà la sua versione dei fatti: «Ho ordinato la navigazione manuale e non avevo io il comando - ha detto, ricostruendo i frangenti dello scontro con lo scoglio -, la direzione della navigazione era dell'ufficiale». La colpa, dice, è stata quella di «essere stato distratto». Poi ribadisce di essere stato guidato da una «mano divina», «nel senso che il fiuto, l'osservazione, l'essere attenti mi hanno fatto intuire un qualche cosa da compiere che era importante», tanto che «alla fine sono riuscito ad evitare l'impatto frontale». Anche il ritardo nell'ordinare l'abbandono della nave, secondo il capitano, è stato provvidenziale: «La nave stava andando a scarrocciare verso terra, quindi sarebbe stato un'imprudenza farla fermare. Se si ribaltava lì non so quante vittime ci sarebbero state».
«INCIDENTE, NON CRIMINE» - «Al carcere ci penso, ma un incidente nautico è differente da un crimine. Io non credo di aver commesso un crimine», ha detto ancora Schettino. Quella sera, ha aggiunto «ho fatto delle scelte da comandante, io mi sento sempre un comandante, certamente. Voglio che emerga la verità, qualunque questa sia». Poi, un pensiero alla famiglia: «Mia moglie e mia figlia mi sono state sempre vicino, mia figlia è intelligente, ha 16 anni, non ha esternato nessuna perplessità», ha aggiunto.
LA CENA - Schettino ha affrontato anche il tema della cena con la moldava Domnica Cemortan. È solo un'amica, ha detto, e quella sera «è stata a cena con me» ma «è stata assieme anche al capo commissario, perché, alla fine, ci sono delle persone con cui vale la pena farsi due risate, nient'altro».
DE FALCO - Sulla telefonata con l'ufficiale della Guardia costiera Gregorio De Falco, che più volte gli gridò «Salga a bordo!», Schettino ha detto: «Io da comandante non ho mai dato un ordine che non possa essere eseguito, cioè lui ha richiamato un dovere senza capire che non poteva essere fatto». Schettino ha spiegato che non vide persone annegare e che, se non tornò sulla nave, fu perché «dovevo fare 300 metri a nuoto, cioè buttarmi in acqua, fare il giro della prora, vedere la biscaggina, con il cellulare da preservare, perché nel frattempo dovevo parlare con l'unità di crisi, facevo una cosa molto più seria».
LE POLEMICHE - Già nel pomeriggio di martedì erano cominciati a circolare in Rete i primi stralci delle dichiarazioni del comandante. E subito sui blog e i social network era scoppiata la polemica. Con le critiche riguardanti sia il contenuto dell'intervista sia il presunto compenso che sarebbe stato dato a Schettino: circa 50 mila euro.
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